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Kingdom Come: Deliverance, Recensione PS4

Warhorse Studios ci porta in una memorabile Boemia medievale tra alcuni difetti e tanta atmosfera

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Fin da quando Kingdom Come: Deliverance venne annunciato, nel lontano dicembre 2013, il titolo seppe catturare la nostra attenzione. I motivi erano piuttosto semplici: gdr ad esplorazione libera, ambientazione medievale e votato al realismo. Pur sempre riferendosi ad un videogioco.

Da subito, inoltre, Kingdom Come: Deliverance venne presentato come un titolo Dungeons & No Dragons, una frase semplice per indicare che non ci sarebbero stati gli elementi fantasy fiore all’occhiello di tantissime produzioni dello stesso genere.

Accompagnato da una campagna Kickstarter di interesse che tra gennaio e febbraio del 2014 fruttò 1.106.371 sterline (a fronte di 300.000 richieste per il “gioco base”) grazie a 35.384 appassionati che fecero la loro donazione, il gioco di ruolo di Warhorse, uno studio indie di Praga, raccolse ulteriori attestati di stima e di interesse per un progetto che poi nel corso degli anni, pur andando a rilento, continuò tutto sommato nella sua fase di sviluppo senza troppi intoppi.

Inoltre, Warhorse Studios ha saputo trovare anche il publisher Deep Silver che si è occupato della distribuzione del gioco su Pc, PS4 ed Xbox One. Ebbene, il titolo, è finalmente uscito lo scorso 13 febbraio, quindi due settimane fa.

Saprà questo lavoro essere memorabile? Fin da subito vi diciamo di si e vi spieghiamo il perché nel corso di questa recensione. Buona lettura.

LA BOEMIA DI INIZIO 1400, CHE GUAZZABUGLIO MEDIOEVALE

C’era una volta… un bellissimo castello. Non proprio. I castelli in Boemia sono tanti, così come i villaggi ed i boschi, zone più dense di vita e più “selvagge”, contrade dove il tempo sembra essersi incastonato nel Medioevo in un’atmosfera generale che è davvero ben ricostruita.

Certo, i detrattori potranno notare alcuni particolari non fedelissimi o storcere il muso su altri dettagli (più o meno rilevanti) che potrebbero non essere coerenti al cento per cento rispetto a quanto più volte decantato nel corso di questo lunghissimo periodo di gestazione dagli sviluppatori.

Ma non dobbiamo fare un trattato di storia o di filosofia. Vi basterà sapere comunque, che se ogni tanto il singolo dettaglio può essere anche non troppo coerente, il resto – a nostro avviso –  può fare al caso degli appassionai in quanto riesce benissimo a catturare l’atmosfera di quel periodo.

Ci troviamo, come detto, in Boemia nell’anno del Signore 1403 e più precisamente nella piccola cittadina di Skalica. Protagonista un ragazzo come tanti: Henry, il figlio del fabbro del paese. Un ragazzo sulla quindicina, neppure dall’aria intelligente che tende ad essere uno scansafatiche che ama l’alcol, le scazzottate e le belle ragazze. Protagonista umano, umanissimo, senza particolari capacità, piuttosto lontano dal cliché scritto per rappresentare gli eroi.

Fin dall’inizio possiamo notare comunque l’imponenza dell’ambientazione e dai ritmi lenti e compassati della vita medievale. Kingdom Come: Deliverance trasuda atmosfera da tutti i pori.

Troviamo i mestieri di un tempo e tutto un mondo che ad una vista di nove decimi di diottrie ci è sembrato denso, di contenuti, di eventi, di luoghi da esplorare. Ma prima di tutto (e tutti), troviamo Henry che, da buon figlio di famiglia (o no?) svolge i compiti che il padre – il quale comincia ad essere stanco fisicamente dalle fatiche di un lavoro a dir poco logorante – gli impartisce. Capita così di andare da un debitore a chiedere i soldi per i lavori svolti, poi andare a comprare il carbone con i soldi recuperati e così via.

Tutte cose normali perché nel Medioevo, non c’è spazio per i supereroi ed anche perché, diciamocelo pure, non c’era una gran varietà nella vita quotidiana.
Tanti compiti comuni, dicevamo, che possono essere svolti in piena libertà. Il mugnaio debitore non ci paga? Potremo derubarlo, o malmenarlo, o decidere di chiedere aiuto e fargli davvero una lezione memorabile che, però, potrebbe indurlo a meditar vendetta. La primissima missione (il tutorial vero e proprio) consiste nello svolgere questi compiti e di andare a ritirare anche una spada al palazzotto nobiliare da rifinire per consegnarla a Sir Radzig, nonché una pinta di birra fresca per il buon padre. E, come detto, si può fare tutto quel che si vuole (a rischio e pericolo). Aspettiamoci, per coerenza, delle ripercussioni ad ogni cosa che faremo… soprattutto se non lecita o forzata.

Contrattare ad esempio col carbonaio il prezzo della sua merce primaria non è proprio facile (almeno all’inizio) per cui si può tentare di rubare il carbone. Hanno molta importanza, ovviamente, i dialoghi a risposta multipla. Il doppiaggio è in inglese ma il tutto è sottotitolato in un discreto italiano.

Conteranno le azioni e la percezione che le persone attorno a noi avranno. Henry potrà fare il bravo ragazzo (nonostante le sue inclinazioni naturali) o il mascalzone. O ancora potremmo farlo comportare come una sorta di miscuglio tra Semola e Caio tratti direttamente da “La Spada nella Roccia”. Il nostro, ovviamente, è un esempio.

Si può decidere di camminare vestendo in modo pulito, decidendo di non estrarre mai le armi o di essere veri e propri farabutti ma in quel caso sarà davvero difficile muoversi lungo tutto il mondo di gioco. L’aspetto farà il resto: brutti sporchi e monelli? Verremo visti con diffidenza con la conseguenza che chi avrà paura ci lascerà fare quello vogliamo ma guai ad incontrare nostri “simili”: avremo pane per i nostri denti… ma grazie al “Tanfo Virile” potremo divertirci di più con le gentil donzelle… anche se questo porterà un ulteriore malus nei dialoghi con tutti gli altri.

Puliti ed anche vestiti di tutto punto, attireremo l’attenzione e la fiducia dei personaggi più ricchi. E potremmo, con tanta abilità (e quel pizzico di fortuna) chiudere la nostra avventura senza spargimento di sangue, almeno direttamente da parte nostra, visto che gli sviluppatori hanno assicurato che si può concludere il gioco senza usare le armi. Ma questo comporterà tantissime virtù e molti sforzi rinunciando magari ai piaceri dell’alcool.

Quello che raccontiamo può sembrare una cosa normale ma è frutto di un lavoraccio di gruppo trasportato all’interno di un gioco. Non una cosa facile e questo sforzo di dare costrutto e coerenza è stato, a nostro avviso, davvero memorabile. Un equilibrio fatto da dialoghi, scelte e comportamenti.

La storia principale è lunga, ricca ed intrecciata ma anche le missioni secondarie sono di indubbio interesse ed utilità. Si può anche imparare a leggere ed effettuare anche compiti più raffinati, più adatti al Semola già citato.

Ma la vita reale, che non fa sconti a nessuno (soprattutto ai figli del popolo), impone anche il soddisfare alcuni bisogni. Mangiare e dormire per sopravvivere. Particolari che magari chi è abituato a Skyirm o Oblivion non è abituato.
Avremo il bisogno di mangiare ed anche in modo “equilibrato”. Mangiando in modo adeguato per qualche giorno si bloccherà un talento per avere bonus fisici. Diversamente, rischieremo l’estinzione se non mangeremo adeguatamente e, comunque, i malus saranno pesanti. Altra chicca? Rubare. Saremo liberi di rubare ma dovremo essere bravi a non farci cogliere con le mani nella marmellata. Ed anche questo potrebbe non bastare. Se avvezzi ad impossessarci delle cose altrui ed a rivenderle per guadagnarci potremmo anche avere serie difficoltà in città dove ci sarà un servizio d’ordine col rischio di perquisizioni.

Henry potrebbe essere controllato ed i mercanti del luogo potrebbero essere meno avvezzi a fare affari con lui: la ricettazione del resto, non era una cosa carina neppure nel Medioevo senza i draghi e neppure senza i draghi viola, grifoni ed unicorni. Il consiglio, quindi, è quello di fare i propri colpi lontano dai posti in cui si sono realizzati.

LA BOEMIA DEL 1403, PARTE II

Parlavamo di Skalica (che ad oggi è un minuscolo paesello in Boemia centrale con poco più di 1.100 abitanti, ndr), il luogo di inizio della storia vera e propria del gioco…

Bene, Skalica – incastonata in una regione nel cuore dell’Europa, ricca di cultura, argento e castelli – viene colpita pesantemente dalla guerra civile tra Sigismondo, figlio del defunto (e compianto) Carlo IV, e Venceslao, suo fratellastro e re dell’Ungheria soprannominato la Volpe Rossa. Quest’ultimo ha intuendone le debolezze e – fingendo buone intenzioni – fa rapire il suo fratellastro. Con la corona vacante, Sigismondo è ora libero di saccheggiare la Boemia e impadronirsi delle sue ricchezze.

Questo episodio reale fa da appoggio per la nostra storia: Henry rimane orfano perdendo i suoi buoni genitori ed anche una buona parte dei suoi amici perde la vita.
Il gioco vero e proprio inizia qui. Sir Radzig, che avrebbe dovuto avere la spada rifinita dal padre di Henry, aiuta il protagonista iniziandolo ad un percorso cavalleresco che mai si sarebbe sognato tra aspetti marziali e politici.

Chiaramente le vicende storiche fanno da sfondo al nostro cammino che, come detto, offre tantissime cose da fare con tante storie secondarie degne di nota che vorremmo raccontare ma che preferiamo omettere per non togliervi il gusto.

Il gameplay finisce per essere protagonista assoluto assieme agli intrecci che, in base alle nostre scelte, verranno creati. Incontri con nobili, prelati, cittadini normali, mercanti ed altro possono diventare memorabili e rendere ancora più splendido e godibile il gioco. Noteremo alcune missioni davvero notevoli altre che faranno sorridere perché ad esempio se non sapremo leggere faremo errori clamorosi e grossolani.

Altre, invece, possono sembrare più noiose ma rimangono coerenti (questa parola la stiamo usando parecchio) nell’economia del gioco. Il ritmo è altalenante. Lento e compassato con ovviamente punte più evolute. In alcune fasi si ha la sensazione, inoltre, che i combattimenti ed altre cose siano piuttosto macchinose.

Partiamo dal fatto che siamo figli del popolo e senza istruzione. Forti ma goffi. Andando avanti tutto migliorerà. Più faremo una cosa, più la sapremo fare meglio.
Un po’ come in The Elder Scrolls. Correndo aumenteremo la vitalità, parlando con i personaggi impareremo ad avere dialoghi più fluenti. Il passaggio di livello offre un punto da spendere per sbloccare una caratteristica. Abilità importanti e concrete: velocità nello scatto o utilizzo di determinate armi e così via. Si, anche in questo caso, massima libertà di crescita per il nostro Henry.

La gestione del nostro personaggio prevede il solito inventario e qualche slot per equipaggiare il nostro Henry.

Certo, a volte potrà sembrare frustrante, e qualcuno potrebbe scoraggiarsi in alcuni passaggi ma anche essere un po’ spiazzato dalle tantissime informazioni che vengono via via aggiornate nel Codex (il nostro diario di bordo, in vero una vera e propria enciclopedia sempre in aggiornamento, in grado di offrirci dettagli su tutto quello che scopriremo).

Merita una nota a parte il sistema di combattimento di cui avevamo appena parlato definendolo macchinoso. A primo acchito ostico e quasi un incubo che potrebbe far paura a chi è abituato alla scioltezza dei giochi moderni.
Ad ogni modo anche questo si evolve con l’utilizzo e l’addestramento. Ogni armi, spade, mazze o asce, hanno una crescita indipendente e tecniche specifiche da sbloccare. Si utilizza anche lo scudo e si para quindi col grilletto sinistro. Il sistema premia il tempismo: pareremo con la tempistica giusta? Potremo effettuare un contrattacco. Ne nascono duelli all’arma bianca tattici.

Ma se nell’uno contro uno possiamo cavarcela, quando i nemici aumentano le cose si complicano un po’ (come crediamo sia normale). In Kingdom Come Deliverance troveremo anche gli archi. Del resto si andrà anche a caccia e quale miglior arma? Ebbene, scordatevi i mirini. Sarà nostra bravura. Un po’ come giocare a Fifa settando tutti i comandi in manuale. Nel Medioevo, poi, non c’erano i mirini.

Se vogliamo, una piccola licenza poetica (che ci sta tutta) sul racconto del XV secolo voluto da Warhorse può trovarsi nell’alchimia dove sarà possibile realizzare pozioni che danno effetti fisici accentuati..

Insomma, Kingdcom Come: Deliverance ci è piaciuto parecchio pur non riscontrando l’immediatezza di The Witcher 3, di Skyrim o di altri grandi esponenti del gioco di ruolo (fantasy). Tutto questo, infatti, è controbilanciato da un’enorme soddisfazione nell’andare avanti nonostante alcune fasi siano altalenanti, magari con qualche pausa e con qualche calo qua e là dell’intelligenza artificiale con comportamenti a volte che sembrano frutto di cali di zucchero. Pensiamo che le prossime patch previste saranno cruciali.

Del resto Kingdom Come: Deliverance non avrà espansioni (almeno così hanno dichiarato gli sviluppatori) e quindi il team potrà dedicarsi in toto al bilanciamento e ri-bilanciamento e correzione dei bug e problemi. Inoltre, la versione PS4 non supporta mouse e tastiera. I comandi col DualShock 4 rispondono bene ma in certi casi siamo certi che la combinazione mouse-tastiera sia ancora più adatta.

IL CRYENGINE MOSTRA I MUSCOLI… MA ANCHE ALCUNE PROBLEMATICHE

Tutta la mole di gameplay che abbiamo appena accennato è supportata da tonnellate di codice. Ma c’è anche un lato tecnico da sottolineare. Warhorse ha fatto una scelta coraggiosa: utilizzare il non semplicissimo CryEngine per realizzare la sua opera prima. Un motore estremamente potente ma utilizzato per pochissimi titoli (tra i più famosi la serie Crysys, il primo Far Cry, Ryse: Son of Rome e Warface).

Il primo impatto visivo con Kingdom Come: Deliverance è impressionante. Avevamo visto tantissimi filmati, immagini e quant’altro ma vederlo dal vivo è stata tutta un’altra cosa. Quasi emozionante anche se non è tutto oro quel che luccica.

Il fatto stesso che al day one il titolo fosse aggiornato con una patch da oltre 20 gb la dice lunga su quanto lontano sia stato il titolo dalla perfezione. E quanto lontano continui ad esserlo.

Provando la versione PS4 abbiamo notato alcune volte dei rallentamenti nel framerate (poca roba, per fortuna) e tantissimi effetti pop up lungo le nostre passeggiate e scorribande che rovinano un po’ il paesaggio che però, una volta composto, è incantevole nella stragrande maggioranza delle occasioni. Un vero e proprio quadro in movimento.

Questi effetti pop up non tolgono nulla al lavoro mastodontico e certosino di Warhorse Studios. Che si tratti di scorci naturali, che di centri rurali che di castelli, o palazzi nobiliari (sia nelle bellezze architettoniche che negli interni rifiniti) e molto altro, il titolo offre un bel vedere.
Sul lato personaggi, quelli principali sono ben fatti, i secondari hanno – anche per ovvi motivi di budget – meno dettagli. Henry, però, nonostante tutto, non è che ci abbia convinto granché soprattutto nel volto non tanto espressivo anche in situazioni più concitate. Stesso dicasi per gli altri personaggi. Comprimari o secondari che siano. Non manca anche qualche compenetrazione (sporadica) poligonale ma riteniamo che sia fisiologico ancorché perché trattasi di produzione indie.

La visuale in prima persona funziona bene e mostra anche alcune finezze che comunque non possiamo ritenere originali. Durante i combattimenti, infatti, anche la forma dell’elmo (laddove venisse indossato) influirà sul nostro campo visivo. Elmi a copertura intera ci proteggono la capoccia ma (calata la visiera) possono ridurre la visuale al minimo rendendo problematico uno scontro.

La maggior parte dei particolari, come vedrete, sono ben fatti. Nonostante il mondo di gioco sia così grande da consigliare l’utilizzo dei cavalli per potersi muovere in modo discretamente veloce.
Armature, vessilli, riproduzione delle armi sono molto ben fatte. Gli effetti particellari, luci, ombre, riflessi, effetti Meteo e quant’altro sono allo stato dell’arte. Sarà bello visitare le sontuose dimore ma anche le taverne ed altre ambientazioni. Andare a caccia sarà anche un piacere per gli occhi (che però come visto, dovranno essere allenati per prendere la mira contro la preda desiderata) e spostarsi da un punto all’altro ci mostrerà le meraviglie di una Boemia medievale riprodotta molto bene.

Purtroppo non manca qualche problema alle quest. Alcune si bloccano, vanno a vuoto. Ed è seccante. Molti giocatori attendono i rimedi.

Parliamo pur sempre di un titolo realizzato da un team indipendente che magari ha pensato in grande, ha trovato un ottimo finanziamento su Kickstarter, lavorato per diversi anni, e trovato anche un publisher, ma che pur sempre rimane indie. Al massimo una via di mezzo tra l’indie ed il tripla A.

Non possiamo dimenticare neanche la colonna sonora orchestrale che ci offre momenti di giubilo per le orecchie riproducendo spesso e volentieri note che ci danno l’idea medievale grazie al lavoro dei compositori Jan Valta ed Adam Sporka.

COMMENTO FINALE

Siamo finalmente giunti alla conclusione. Kingdom Come Deliverance è il frutto di un lavoro certosino fatto da Warhorse Studios in sei anni. Lontano dall’essere perfetto, però, ha saputo conquistare la nostra fiducia grazie ad una ricostruzione storica di alto livello (magari con qualche licenza, ma votato al realismo in buona sostanza), un’atmosfera medievale marcata che raramente abbiamo potuto respirare in altri giochi. Raramente abbiamo vissuto in un mondo medievale così spinto, salvo qualche ricordo sulla saga adventure King Quest e la sua recente riproposizione in chiave moderna, Dragon’s Lair (che ha molto di fantasy) ma anche Castles, Stronghold e Medieval Total War, ma (quasi) mai con questa intensità.

Kingdom Come: Deliverance offre un gameplay estremamente articolato che ci permette tanta libertà ma che al tempo stesso punta a proporre realismo e coerenza tra comportamenti tenuti dal nostro giocatore e nostre scelte. Le quest sono notevoli e molte missioni secondarie aprono storie da vivere intensamente. Bene anche i dialoghi (almeno quelli principali). I combattimenti sono difficili ma anch’essi coerenti (abbiamo detto caccia e pratica di arco e frecce senza mirino?). Non ci sono supereroi e dovremo usare la testa oltre che i muscoli benché il nostro Henry non ci sia sembrato furbissimo all’inizio… si svezzerà. Come abbiamo scritto, infatti, sarà possibile risolvere la questione in diversi modi, anche parlando o eludendo. La vita medioevale è dura, non fa sconti a nessuno, soprattutto se sei Henry, sei figlio di un fabbro e sei pure orfano. Crudele ma “coerente”. Giusto no…

Come non apprezzare in generale il comparto visivo? Anche su PS4 possiamo trovare paesaggi splendidi, ricchi di natura ma anche di vita (sia umana che animale), posti incantevoli da visitare e molto altro. Immaginiamo che su Pc il tutto sia più accentuato dal diverso potenziale hardware.

La colonna sonora chiude un quadro tecnico perlopiù lusinghiero. Ma Kingdom Come: Deliverance non è comunque un gioco perfetto. Difetti evidenti come gli effetti pop up, alcuni episodi di compenetrazione ed altre sbavature (leggasi glitch). Un sistema di salvataggio manuale (la grappa del Salvatore) che potrà essere coerente ma che non ci ha convinti (un po’ penalizzante) e che a quanto pare sarà modificato con le patch in arrivo ed un gameplay macchinoso da apprendere soprattutto per quanto riguarda i combattimenti.

I difetti sono evidenti e si materializzano anche in qualche abbassamento di zuccheri dell’intelligenza artificiale che a volte si comporta come non dovrebbe nonché in una qualità altalenante di molti personaggi secondari. Nondimeno alcune quest sono “rotte” e molti utenti aspettano patch correttive.
Tuttavia questi non rovinano (in linea di massima) il divertimento, né le dinamiche, né il gameplay, né la storia… ovviamente se non si incontrano problemi con le missioni e li sono seccature. Al di là di questo, Kingdom Come: Deliverance offre un racconto profondo dove le nostre azioni la fanno da padrona, un’atmosfera quasi unica dove i giocatori sono liberi di muoversi nella Boemia e di immergersi in un Medioevo molto coerente e ricco di tutto quello che fa grande un gioco. Non perfetto, ma da ricordare senza dubbio e da apprezzare.

 

Pregi

Atmosfera medievale fortissima. Ricostruzione curata. Estrema libertà d’azione. Gameplay per la maggior parte intuitivo. Grafica con scorci davvero belli da vedere. Colonna sonora molto bella. Alcune quest sono veramente notevoli. Crescita del personaggio. Tutto sommato funziona anche il combattimento…

Difetti

… ma è macchinoso. Tanti bug e difetti tecnici che comunque (e per fortuna) non minano l’esperienza di gioco nella stragrande maggioranza dei casi. Alcuni problemi con le quest rotte... A volte, le espressioni facciali dei personaggi non ci sono piaciute. Qualità dei personaggi secondari altalenante.

Voto

8,5

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