Sea of Stars, recensione di una lettera d’amore ai JRPG di una volta

Un gioco di ruolo giapponese a tutto tondo che sfoggia una pixel art capace di far innamorare

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Negli ultimi due anni la discussione sul mutamento del genere JRPG è stata oggetto di alti e bassi, che sovente hanno acceso l’animo di quasi tutti gli appassionati. È palesemente ovvio che i grandi nomi, in particolar modo, abbiano cambiato radicalmente il modo di intendere un genere avvolto in dettami non tanto precisi quanto peculiari. Ecco quindi Bandai Namco con Tales of Arise (qui la nostra recensionei) e Square Enix con il remake di Final Fantasy VII, oltre all’ultimo Final Fantasy XVI. Ci sono però sviluppatori che continuano a sfornare prodotti che omaggiano gli albori del genere, e Sea of Stars è sicuramente uno di questi.

Portato sui nostri schermi dai ragazzi di Sabotage Studio, software house indie canadese già conosciuta per il buon The Messenger, il gioco in questione è dichiaratamente ispirato a due pezzi da ’90 come Chrono Trigger e Super Mario RPG. Via quindi lo stile moderno occidentale fatto di realismo e action a tutti i costi per far spazio a tratti ben più “giapponesi”,  come grafica in pixel art e combattimento a turni. Di seguito la nostra recensione della versione di Pc di Sea of Stars. Ricordiamo che il gioco, pubblicato dallo stesso studio di sviluppo, è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.

QUANDO LA STORIA FUNZIONA

Parlare di Sea of Stars richiede necessariamente un passo indietro, concludendo il discorso iniziato nell’introduzione. I tempi odierni vedono spesso grossi publisher e studi andare sul sicuro, con prodotti di “sicura vendita”. E’ altrettanto noto quanto l’universo degli indie rappresenti invece un terreno fertile per esperimenti, atti a innovare o anche svecchiare un genere che possiamo considerare come una giacca di pelle. Ovvero qualcosa che non passa mai veramente di moda.

Un altro fattore importante da considerare è che questi titoli emergenti hanno sempre più spesso origine in Occidente, sia esso suolo americano o europeo. Cercare di imitare i grandi esponenti di un genere nato in Giappone e nel contempo riuscire a offrire qualcosa di nuovo richiede due elementi imprescindibili. Una storia ben congegnata e personaggi ben caratterizzati, possibilmente non stereotipati se non per risultare essi stessi parte di una sceneggiatura magari scherzosa e scanzonata.

Nel mondo fantasy di Sea of Stars (che ricordiamo essere lo stesso di The Messenger) il giocatore seguirà le avventure di Zale e Valere. Certamente non due ragazzi normali poiché entrambi “Figli del Solstizio””, rispettivamente del Sole e della Luna. I loro poteri e l’addestramento fungeranno da incipit per una componente narrativa altalenante, che comunque proverà a sorprenderci con qualche colpo di scena.

Durante il nostro viaggio (che porterà via più di una trentina d’ore per chi cercherà di completare quanto più possibile) assisteremo ovviamente all’incontro con altri personaggi. Dall’amico d’infanzia Garl al capitano Klee’shäe, fino ad un archivista che fungerà anche da narratore e un’anima solitaria la cui esteriorità ci ha ricordato Solosis. Un cast variopinto purtroppo non approfondito a dovere, che offrirà qualche battuta di spirito e momento di riflessione. Il mondo di Sea of Stars non sarà roseo quanto i pixel di cui è composto.

VERTICALI E COMBAT SYSTEM

Anche se la storia di Sea of Stars non brilla per originalità, il giocatore sarà continuamente attratto dal mondo di gioco per via di una conformazione coerente e ben congegnata. Le mappe sono piuttosto estese e Sabotage Studio ha lavorato bene sul fronte esplorativo grazie a un sapiente uso di verticalità e opzioni in termini di movimento. Ci saranno muri da scalare, enigmi da risolvere, piante da raccogliere e una cucina non così opzionale affiancata alla pesca.

Non siamo ai livelli di Bandai Namco e dei suoi Tales of ma il risultato è comunque pregevole. Il gameplay infatti non si limita solo ad azioni e combattimenti. La progressione oltretutto chiede al giocatore di esplorare quante più terre possibili poiché l’acquisizione di svariate abilità garantirà accesso a nuove aree precedentemente inaccessibili. Passando ai combattimenti, noteremo come tutti i mostri che incontreremo potranno essere virtualmente evitati, poichè “presenti” sulla mappa di gioco.

Prenderli di sorpresa garantirà dei bonus, mentre il buon esito di una battaglia richiederà al giocatore di agire in prima persona. Premendo i tasti con il giusto tempismo, durante la fase d’attacco potenzieremo danni e difesa corredati da combo che varieranno in base ai personaggi presenti.

Nel complesso avremo un buon risultato, anche se privati di una concreta progressione in quanto le abilità offensive del roster saranno disponibili quasi subito. Questo fattore annulla la personalizzazione e in un certo senso inficia una valutazione inizialmente molto positiva per quanto riguarda questo elemento.

COMPARTO TECNICO

Passando al comparto tecnico, per quanto riguarda Sea of Stars già i diversi screenshot proposti mostrano chiaramente la fattura del lavoro svolto da Sabotage Studio. Gli sprite sono molto dettagliati e godono di un buon numero di animazioni, mentre gli ambienti sono colorati e visivamente distinti e ricchi di colori. Il tutto viene inoltre incorniciato da un sistema d’illuminazione dinamico che ci ha positivamente sorpreso, poiché rende vivi gli scenari e amplifica un’atmosfera già ispirata.

Certo, a nostro avviso titoli come Graveyard Keeper propongono ancora oggi una delle migliori pixel art viste finora, ma finalmente ci troviamo in presenza di una produzione che ci si avvicina seriamente. A livello audio troviamo una buona colonna sonora, che però non risulta epica o orecchiabile come quelle delle produzioni a cui il gioco si ispira dichiaratamente. A impreziosire la lista delle tracce troviamo infatti alcune opere dell’iconico Yasunori Mitsuda (compositore di Chrono Trigger e dei recenti Xenoblade ndr).

Apprezzabile anche il suono ambientale, con diversi campionamenti che ci accompagneranno durante l’esplorazione. Nota dolente riguardo alla lingua, poichè a oggi Sea of Stars risulta sottotitolato in numerose lingue (ben dieci) ma non nella nostra.

Tralasciamo il discorso generale in merito alla localizzazione perchè altrimenti andremmo per le lunghe, ma riteniamo doveroso sottolineare quanto nel nostro paese produzioni come questa abbiano sempre venduto piuttosto bene…

DA AVERE SENZA RISERVE

Sea of Stars è un buon JRPG che riesce a riportare in auge le atmosfere cui egli stesso si ispira, e più in generale l’età dell’oro della nicchia di riferimento: i mitici anni ’90. La storia è interessante (per non dire toccante, a volte), ma scade in alcuni errori fin troppo grossolani. Senza contare che i personaggi potevano essere meglio approfonditi. Tolta questa pur evidente sbavatura, il resto della produzione risulta complessivamente più che positiva. Questo grazie a un sistema di combattimento coinvolgente, una colonna sonora adeguata e un’ambientazione piacevole da esplorare.

In particolare quest’ultimo elemento rappresenta l’apice della creatura di Sabotage Studio, visto che il giocatore sarà costantemente incuriosito dalle porzioni precedentemente inaccessibili del mondo di gioco per mano di un sano piacere della scoperta. Peccato per la mancanza di progressione e personalizzazione del roster, che al pari della componente narrativa giudichiamo più come errori di “gioventù” che come veri e propri passi falsi. Si tratta in ogni caso di un titolo di sicuro interesse per ogni appassionato di giochi di ruolo giapponesi che si rispetti. Adatto anche a chi dovesse avvicinarsi per la prima volta al genere.

Pregi

Mondo di gioco ampio e vario. Molte cose da fare. Level design di pregio. Direzione artistica ispirata.

Difetti

Qualche incertezza sul fronte narrativo. Progressione del party minimale. La poca personalizzazione si riflette sul combat system.

Voto

8