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The Messenger, Recensione

I ninja tornano di moda in questo action platform sospeso tra gli 8 ed i 16 bit

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Il mondo dei videogiochi ha visto, soprattutto in passato, i ninja tra i protagonisti di alcune serie di gran successo. Eroi-antieroi. queste figure misteriose hanno mosso la fantasia di molti sviluppatori. E non solo.

Ed è così che Sabotage Studio, software house indipendente canadese, ha realizzato The Messenger, un action-platform metroidvania di grande spessore che si ispira chiaramente ai primi Ninja Gaiden, quelli per intenderci usciti tra la fine degli anni ’80 (il tutto iniziò con Shadow Warriors nel 1988) e seconda metà anni ’90, ben prima del 2004, anno in cui Koei Tecmo realizzò il primo, clamoroso, Ninja Gaiden in 3d su Xbox.

Che The Messenger non si ispiri soltanto ma omaggi calorosamente Ryu Haybusa è chiaro fin da quando si vede il protagonista che ricorda davvero l’iconico protagonista di Ninja Gaiden sia nell’aspetto che nelle movenze.

Ma il lavoro di Sabotage va oltre all’apparenza ed all’omaggio. Dopo il primo impatto, infatti, si supera questa apparenza e si assapora l’anima di The Messenger, edito da Devolver Digital e pubblicato su Steam e console.

Noi vi lasciamo alla recensione Pc. Buona lettura.

UNA STORIA, TANTA IRONIA, RICHIAMI AI CLASSICI

Il gioco in questione rappresenta quello che sarebbe stato un sogno per molti appassionati che adesso sono vicini o hanno superato la quarantina. The Messenger ha tutto: è vasto, è vario (soprattutto nel set di location proposto), offre una sfida davvero ardua (solo ogni tanto con passaggi davvero problematici) ma che si fa giocare con una buonissima fluidità.

Ma ha, come accennato sopra, un’anima propria. Il tutto nasce da una storia che ha un incipit piuttosto semplice e scontato: il nostro eroe deve portare un messaggio evitando al contempo che un’armata di demoni invada non solo il villaggio ma anche la terra. Il suo messaggio non è altri che una pergamena magica da consegnare a tre saggi che vivono sulla vetta di un monte.

Il cliché è servito… se il tutto fosse narrato in modo tradizionale. The Messenger offre tantissima ironia. A cominciare dal demonietto, il Quarble, che ci accompagna dopo aver perso la vita. Terrà il conto delle nostre dipartite (se saranno numerose non esiterà a sfotterci con le sue battute taglienti) ed in più prenderà alcuni cristalli che raccoglieremo lungo il tragitto (ne parleremo dopo) per pagare il suo servizio: quello di averci resuscitato all’ultimo checkpoint. Ed a tal proposito c’è anche un’abilità che andremo a sbloccare proprio per dimezzare il costo di ogni nostra resurrezione. Questo non lo fermerà dallo sbeffeggiarci dopo ogni morte.

L’ironia non finisce qui. Anzi. A dare ancora più pepe alla ricetta è lo Snopkeeper, un venditore druidico (anche se ci ricorda Orko di He-Man). Da lui acquisteremo non solo i potenziamenti necessari per andare avanti: sbloccheremo abilità attive e passive come aumentare i nostri punti vita nella barra d’energia, acquisire la possibilità di lanciare shuriken o di avere una miglior difesa. Cose che fanno bene alla profondità del gameplay.

Ma il dialogare con lui diventa divertente soprattutto quando cercheremo di aprire l’armadio del suo negozio (più volte ci intimerà con diversi messaggi di evitare di dare una sbirciata) e soprattutto quando chiederemo informazioni sui vari luoghi in cui saremo e su eventuali boss da affrontare. Sono indizi dati a cuor leggero che comunque possono dare un’idea di quello che da li a poco capiterà e dovremo affrontare.

Non è soltanto lui ad essere sui generis ma anche i dialoghi pre-combattimento contro i boss presentano battute divertenti. The Messenger offre un canovaccio brillante che non si prende mai veramente sul serio visto che va anche a sfruttare ed ironizzare sui cliché.

GAMEPLAY DI LIVELLO PER UN VIAGGIO LUNGO

Altro punto forte di The Messenger, che davvero è una sorpresa, è senza dubbio il gameplay. Il livello di sfida è arduo ma mai assillante. Certo, qualche passaggio può essere complicato ma quasi mai la giocabilità è frustrante. Basterà inoltre conoscere un po’ quel determinato ambiente osservando i movimenti dei nemici, i loro attacchi, le loro tempistiche e la struttura dell’ambiente circostanze e non ci saranno troppi problemi. Insomma, per una buona percentuale, il gioco coccola gli appassionati grazie anche ad una curva di difficoltà mai ripida ma al tempo stesso in grado di dare soddisfazioni.

La sfida dura molto per essere un action in 2d. La storia può essere conclusa in una dozzina d’ore. Questa indicazione è variabile dalla bravura dei giocatori. Uno esperto può anche terminare la corsa in meno di 9 ore, un altro meno smaliziato in più di 15. Inoltre c’è la possibilità di raccogliere degli oggetti da collezione (medaglioni verdi) che sono circa una quarantina e che i “completisti” vorranno senza dubbio arraffare anche ripetendo il cammino.

Il gameplay è avvalorato, però, da un ottimo lavoro sulla risposta dei comandi. Non potremo dare la colpa all’impunt lag (una delle frasi carine a noi rivolte da Quarble quando il protagonista muore): oggettivamente i comandi sono ottimi per questo genere di giochi e ce ne accorgeremo soprattutto nella seconda parte dell’avventura quando dovremo utilizzare piccole combo per poter superare alcuni passaggi.

È comunque giusto far notare che i comandi sono semplici ma padroneggiarli non sarà sempre facile: soprattutto nel doppio salto che si concretizza quando faremo un salto mortale colpendo un oggetto a mezz’altezza. Il nostro Ninja ha altre abilità che saranno importanti per portare a termine il suo delicato compito: il “volo in planata” che permette di svolazzare in maniera controllata per qualche attimo, il già sopracitato lancio degli shuriken, la possibilità di usare un rampino per poter raggiungere in volto appigli e la corsa sull’acqua.

La gestione di questa progressione è comunque libera e si concretizzerà quando andremo dal venditore per spendere i nostri cristalli. Ci sarà un piccolo skill three che sbloccheremo sbloccando abilità. Una piccola sfumatura RPG benché non si menzioni mai a “livellare”.

Tutto finito? No. Un’altra caratteristica del gioco che lo fa evolvere al rango di Metroidvania (benché quest’ultima caratteristica non possa essere paragonata a quella, ad esempio, di La-Mulana, soprattutto come grandezza del mondo da esplorare). Ad un certo punto, il gioco – per trama – ci porterà nel futuro.

L’anticipazione è minimale: si sfrutteranno i viaggi nel tempo per compiere il nostro cammino fino in fondo. Questo porta anche a far cambiare aspetto al titolo. Da una grafica in pixel art ad 8 bit ne ritroveremo una a 16 bit. Anche le musiche saranno adeguate. L’esplorazione a questo punto diventa libera riassaporando le ambientazioni già conosciute in precedenza ma, appunto, in chiave 16 bit. Ed ovviamente non mancheranno le citazioni anche ad alcuni classici.

Ma su questi omaggi non diremo nulla lasciandovi a voi il piacere della scoperta. Abbiamo detto dell’esplorazione libera, questo renderà ovvia la presenza di passaggi segreti, scorciatoie e location nascoste oltre al backtracking (il tornare indietro ad ambientazioni già conosciute). Questo può complicare la fluidità ma sarà possibile chiedere aiuto al nostro simpatico venditore (o vendor se vi piace il termine inglese) per avere le giuste indicazioni. Il gioco lascia libertà permettendo agli appassionati di fare per conto proprio senza aiuti.

Segnaliamo, inoltre, che il respawn dei mostri è molto rapida. Basterà superare anche una parte del segmento affrontato per poi ritrovarsi di fronte altri nemici nello stesso posto di quelli eliminati.

PIXEL ART, BUONA MUSICA, VARIETA’ NELLE AMBIENTAZIONI

Siamo pronti a parlare del comparto tecnico di The Messenger. È un piccolo gioiello sia dal punto visivo che sonoro.

La grafica ha una doppia veste in pixel art a 8 e 16 bit. Le ambientazioni sono discretamente vaste e soprattutto sono molto variegate. Anche i nemici sono differenti tra loro, vi è un discreto numero di nemici diversi anche se sotto questo aspetto, probabilmente si sarebbe potuto fare di più.

Sabotage, ad ogni modo, ha fatto un gran bel lavoro e se la pixel art in 8 bit è ottima, quella a 16 bit fa il suo lavoro in modo splendido. Bella la transizione dalle due grafiche (una cosa simile già vista in Castlevania: Simphony of the Night per citare un classico e, in tempi più moderni, in Rad Rodger ed altri titoli). Il nostro protagonista e tutti gli altri nemici, sono comunque evocativi e le animazioni sono eccellenti. Alcuni boss, inoltre, sono veramente belli da vedere.

Da elogiare anche le musiche in chiptune firmate da Eric W. Brown ed i vari effetti ambientali. Ci sono piccole finezze che le orecchie apprezzano. Ad esempio, andando sott’acqua, la musica di sottofondo sarà più ovattata, mentre altalenando dal mondo ad 8 bit a quello a 16 bit, cambierà anche il sound diventando più “pulito” ed adeguato ai tempi nelle ambientazioni a 16 bit.

COMMENTO FINALE

Cosa si può aggiungere? The Messanger strizza l’occhio agli amanti dei platform action ad 8 bit omaggia moltissimo i Ninja Gaiden in 2d (quelli della “prima ora” per intenderci), si trasforma in metroidvania, cambia aspetto in 16 bit.

Offre una bella sfida (ardua ma non impossibile e ricca di soddisfazioni), un ottimo comparto tecnico supportato da un buonissimo supporto artistico. Colonna sonora adeguata ed insomma, un vero e proprio paradiso che aggiunge anche nella sua seconda parte, elementi metroidvania. The Messenger offre tanta ironia e moltissimi momenti narrativi che regalano più di un sorriso. Il gioco ha il merito di non prendersi mai sul serio. E, nonostante manchi la traduzione in italiano, la storia è godibile visto che l’inglese utilizzato è poco più che scolastico.

Il cammino verso la gloria del nostro ninja (che strizza l’occhio più volte a Ryu Hayabusa) è lungo e non lineare. Ci sono dei difetti? Forse gli stessi combattimenti con i boss che non sono troppo complicati. Inoltre, ad una varietà di ambientazioni non corrisponde la stessa moltitudine di nemici. Inoltre, a meno che non si sia dei “completisti”, una volta terminato, si hanno ben pochi motivi – se non per piacere personale – per rigiocarlo. Ma per il resto, The Messenger deve far parte della vostra ludoteca, soprattutto se siete amanti del genere.

Pregi

Un action-platform fatto con tutti i crismi che diventa anche metroidvania. Tanti momenti ironici e divertenti. Vasto e vario nelle ambientazioni. Ottimo sonoro. Grafica in pixel art ad 8 e 16 bit molto buona. Longevo. Gameplay buono con spruzzi gdr e mai punitivo.

Difetti

Forse le boss battle sono piuttosto elementari. La varietà dei nemici poteva essere più estesa. Non ci sono troppi motivi per rigiocarlo dopo averlo concluso.

Voto

8,5

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