Hades, recensione Xbox Series X

La morte è solo il principio

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Hades, il titolo indie rivelazione del 2020, approda sulle nostre pagine con una recensione della versione per Xbox Series X. Con 8 candidature e 2 titoli vinti allo scorso The Game Awards, SuperGiant Games, in collaborazione con il publisher Private Division, punta alla conquista del mondo console. Il genere non a tutti può piacere, questo bisogna metterlo in preventivo sin da subito. Parliamo di un roguelike puro – o quasi – con pochi compromessi rispetto ai canoni “classici”. Il permadeath c’è ed anche coerente con la lore ideata dagli sviluppatori.

Vestiremo i panni di Zagreus, figlio di Ade e principe degli inferi. Il regno dei morti è troppo stretto per il ragazzo, che punta verso il monte Olimpo. Tra favori, incontri e qualche colpo di scena, stanza dopo stanza l’atmosfera diventa sempre più calda. Il livello dei nemici si alza in maniera progressiva e costante, con la morte (e la resurrezione, ndr) sempre pronta a farvi ricominciare da capo. Il genere roguelike non risparmia nessuno. La vostra saggezza, in più occasioni, vi porterà ad abbandonare una run prima di disintegrare il pad contro il muro.

L’accoglienza della versione PC di Hades ha sbalordito tutti. Giocatori e stampa sono stati concordi nel valutarlo più che positivamente. Metacritic e OpenCritic viaggiano sul 93/100, votazioni riservate – di solito – ai titoli AAA. Ma attenzione a un piccolo dettaglio che, in passato, ci ha abituato a brutte sorprese. Le dinamiche, sul mondo console, sono completamente diverse da quello PC. Da un roguelike hack’n’slash, con tanta azione e frenesia, ti aspetti controlli sempre reattivi ed efficaci.

L’esperienza ci porta ad essere prudenti, oltre che obiettivi. Per quanto il bigliettino da visita parla “da solo”, sulle ammiraglie di Microsoft e Sony Hades ricomincia da zero, come se fosse la prima volta. Non ci siamo risparmiati con le run, cercando di pronunciare una sentenza che risulti oggettiva “per spazio e luogo”, dimenticando premi e trascorsi. Il verdetto vi attende nella nostra recensione della versione per Xbox Series X.

UNA SCALATA INFERNALE

Se non vi piace il genere roguelike, Hades ve lo farà odiare ancora di più. Dobbiamo dire le cose come stanno, per quanto la verità, a volte, ferisce più della lama di una spada. Attenzione, però. Questo non deve essere, di certo, una maniera per scoraggiarvi. Tutt’altro, consideratelo il nostro guanto di sfida. E sulle note del concetto di “sfida” che tutta l’infrastruttura del gameplay trae la sua linfa vitale.

Dopo le fatiche di Bastion, Transistor e Pyre, Supergiant Games è riuscita a creare quella che possiamo definire la sua creatura perfetta. Quando si dice “imparare dal passato”. Il percorso degli sviluppatori indie ha seguito le orme del loro genere preferito. Impari, muori e ricominci da quello che hai appreso. Tutte le volte che inizi una nuova run, parti con la consapevolezza che il tuo bagaglio di crescita diventa sempre più consistente. L’anima del roguelike è insita all’interno di questa filosofia, dove la sconfitta è il preludio di una vittoria imminente. Sempre se ci credi, e loro ci hanno creduto.

Senza deragliare dalle nostre reali intenzioni, torniamo a parlare di Hades e del suo gameplay. Come già anticipato in precedenza, abbiamo tra le mani un roguelike con uno skill tree dinamico scalabile con diversi tipi di abilità. Alcune di queste sono permanenti (nell’ambito della run), altre, invece, hanno una durata “per stanze” attraversate. L’obiettivo del gioco è arrivare sul monte Olimpo, con il principe Zagreus pronto ad espugnare le varie camere della sua dimora infernale. Gli stage, però, cambiano in maniera dinamica, con un ordine mai stabilito a priori. Trovare dei punti di riferimento non sarà facile, anche se studiare il meta dei vari nemici è assolutamente fattibile.

Ogni camera conquistata consente di accedere a i vari favori concessi dalle divinità maggiori. Questi altri non sono che dei perk, vantaggi che migliorano le nostre statistiche base. Vita, attacco base e potente, schivata e lancio dovranno, quindi, essere potenziati nel corso della run, in vista della battaglia con il boss di livello. Il villain di fine stage arriva sempre e comunque, senza avere la possibilità di potenziare ulteriormente il personaggio. Una scelta, questa, che rischia di essere ,forse, un po’ troppo punitiva nel lungo termine e che genera un’ulteriore fattore di stress. Una maggiore libertà all’interno del dungeon non sarebbe stata una brutta idea, così come la presenza di una mappa (con entrambe legate a doppio filo, ndr).

Su console si è abituati, anche con un roguelike, ad un lock system o a un sistema dove i nemici si possono scegliere prima di attaccare. Non lo vogliamo considerare un difetto, ma un modo poco furbo per far finta che non esista una levetta analogica. Come vi abbiamo detto all’inizio, le dinamiche, nel mondo console, hanno una storia a sé, figlia dell’esperienza passata e dei metodi di fruizione dei contenuti.

IL SEGRETO STA NEGLI INGREDIENTI

È impossibile restare indifferenti allo stile di Hades. È un qualcosa di altamente contagioso, un’assoluta rarità quando si parla di videogiochi. Sono in pochi al mondo a crearne uno e far si che questo ti influenzi in qualche modo. La ricetta funziona alla perfezione, con tutti gli ingredienti che si amalgamano con il giusto equilibrio. Gameplay, grafica e colonne sonore sono in grado di dar vita a un qualcosa che merita di essere vissuto intensamente.

La visuale isometrica rende giustizia al gameplay che viaggia sulle note di un hack’n’slash fast paced. La strategia serve a poco mentre si attraversano le varie stanze. Quello che conta è arrivare alla boss fight con quanta più vita possibile. Il tutto appare molto scriptato, o quanto meno così si rivela dopo essere morti un numero considerevole di volte. Le run non sono lunghe ed estenuanti e dopo un po’ si va spediti verso la battaglia finale con Ade. Non abbiamo inserito, volutamente, il dettaglio circa la durata del gioco. La riteniamo, con un roguelike, un’informazione che poco rileva sulla qualità del titolo.

Quello che invece merita parole di elogio è lo stile grafico di Hades. Semplicemente, da applausi. La scelta degli sprite disegnati a mano è solo una piccola parte dell’estro creativo del Direttore Artistico Jan Zee, che merita una menzione speciale in questa nostra recensione. Chi vi scrive ha un debole per questa “faccia” di un videogioco e ritrovare in Hades questa voglia di creare Originalità (con la “O” maiuscola, ndr) è un momento di puro godimento. Ogni stanza è sempre diversa, con un contesto che riesce a trasmettere la difficoltà che di lì a poco si manifesta. Al tempo stesso, però, racconta qualcosa sulla lore dei personaggi, senza bisogno di alcun tipo di dialogo sottotitolato. In una sola parola: ARTE.

Ultimo aspetto, ma non per questo meno importante, è dato dalla colonna sonora che accompagna il gioco. Un sound progressivo, che aumenta i BPM della sua anima rock man mano che ci si avvicina al boss di livello. In un certo modo, le note ti spingono involontariamente verso la battaglia, anticipando che il nostro potenziale crescerà con il tempo. Sempre e solo se siete pronti ad assaporare la sconfitta un numero indefinito di volte.

DA AVERE SENZA RISERVE

Se siete dei veri cultori del genere roguelike, Hades non può di certo mancare nella vostra collezione. Saltare un simile appuntamento è una macchia nella carriera di un giocatore. Per chi, invece, non è avvezzo al genere, come primo approccio non sarà di certo una passeggiata. Fare i conti con il permadeath, anche se in versione leggermente “light”, non è facile per nessuno. Nemmeno per i veterani.

Hades è arrivato, come si dice in questi casi, già “presentato”. Il trailer di lancio su console mostrava, prima i meritati riconoscimenti e poi il gioco. Il rammarico è che su quelle 8 candidature ai TGA 2020, a nostro avviso 2 premi sono troppo pochi. Non capita tutti i giorni di avere tra le mani un Signor Videogioco, in grado di dimostrare ai big che il talento viene prima dei soldi.

Supergiant Games non cambia nulla rispetto alla versione PC. Sulle console next gen si viaggia fissi a 60 fps (anche se a 120 fps si potevano raggiungere in scioltezza, come in Samurai Shodown). A livello contenutistico, l’offerta resta invariata. Le dinamiche del mondo console mostrano alcuni limiti del combat system. L’assenza di un lock system non permette alcuna forma di strategia circa la scelta del nemico di turno, rischiando di scivolare in uno smashing button ossessivo compulsivo.

La progressione e la difficoltà appaiono costanti, con qualche piccola difficoltà – giustificata e dovuta – in occasione delle fasi conclusive del gioco. La direzione artistica è ineccepebile. Da sola merita il prezzo del biglietto.

Pregi

Per noi non è una rivelazione, anche perchè Hades lo conoscevamo già di fama. L'attesa è valsa il prezzo del biglietto. Un nuovo e significativo esempio di come il talento, quello vero, è in grado di mettere tutti d'accordo. Il gameplay è dannatamente ipnotico, con la scure del permadeath in attesa di un nostro errore...

Difetti

... anche se a volte alcuni di questi si potevano evitare. L'impossibilità di selezionare, con precisione, il nemico di turno, fa scivolare verso un involontario e controproducente "smashing button". Una frustrazione aggiuntiva e non gradita.

Voto

8,5