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Necrobarista, la nostra Recensione Pc

Lo studio Route59 esordisce con una visual novel accattivante, ambientata in una caffetteria che funge da limbo tra il mondo dei vivi e quello dei morti

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Già Coffee Talk, visual novel di matrice indonesiana rilasciata lo scorso febbraio, ci aveva mostrato l’ordinario tran-tran all’interno di una tranquilla caffetteria. Seppur situata in una Seattle alternativa popolata, oltre che da quella umana, da numerose razze appartenenti al fantasy quali orchi, elfi ecc. Con Necrobarista invece ci si allontana dalla normalità ancora più vigorosamente dal momento che, sempre in una caffetteria, entrano in gioco negromanzia, anime umane e aldilà. La via intrapresa dall’esordiente studio Route59 è sempre quella delle visual novel, proposta però in maniera assai poco convenzionale.

Difatti i giocatori non si ritroveranno di fronte alle classiche schermate bidimensionali, con personaggi quasi stilizzati rispetto ai fondali e animazioni scarse o assenti. Davanti ai loro occhi le vicende si mostreranno viceversa in tre dimensioni, con uno stile anime che agli avvezzi al genere ricorderà da vicino alcune opere del celebre studio Trigger, quali Kill la Kill. A livello di elementi narrativi i più allenati scorgeranno invece delle similitudini con un’altra nota serie animata, Death Parade. Anch’essa ambientata in un bar, il Quindecim, che si ritrova ad avere a che fare con i defunti, seppur con risvolti totalmente diversi rispetto a Necrobarista.

Distribuito da Coconut Island Games, il titolo è attualmente disponibile su Pc e iOS mediante Apple Arcade. Route59 ha però in cantiere l’arrivo della sua visual novel su PS4 e Switch, previsto per il 2021. Di seguito la nostra recensione della versione Steam di Necrobarista. Vi auguriamo una piacevole lettura.

ARRIVATI AL CAPOLINEA

La trama di Necrobarista si sviluppa a Melbourne, in Australia. Una scelta di certo non dettata dal caso, visto che gli sviluppatori hanno proprio lì il loro quartier generale. Tuttavia le vicende si svolgono unicamente in un luogo di fantasia, ovvero nella caffetteria nota come il Capolinea. Notevolmente raffinata e alla moda se paragonata allo squallido vicolo dove è situata, essa costituisce un luogo di ristoro tanto per i vivi quanto per i defunti. Per questi ultimi si tratta di una sorta di limbo, dove possono trascorrere circa 24 ore prima di passare “allo step successivo”. Nel gioco vengono chiamati eidolon, un termine risalente all’antica Grecia che veniva usato per indicare l’immagine spirituale di una persona, una sorta di ombra/fantasma della stessa.

Necrobarista
Il primo avventore con cui si avrà a che fare, il giovane Kishan

A gestire il locale (di cui è sia barista che proprietaria) c’è Maddy, un’esuberante e giovane ragazza abile nella negromanzia e nell’alchimia. Con lei vivono un famoso negromante di nome Chay e una geniale ragazzina, la tredicenne Ashley. Un quadro familiare bizzarro così come la situazione del locale, che ha debiti con un’istituzione nota come il Consiglio dei Morti. Un’organizzazione che sembra gestire tutte le attività coinvolte nella relazione con i defunti. Una situazione difficile che funge da incipit allo sviluppo della trama, scandita principalmente dalle questioni e dalle riflessioni scaturite dall’incontro con gli avventori della caffetterià. Sia vivi che morti.

STESSA FINALITÀ, DIVERSA FRUIZIONE

Necrobarista
Un elemento interessante è dato dal fatto che i defunti possono giocare d’azzardo mettendo in palio alcune delle 24 ore che hanno a disposizione prima di andarsene. In caso di vittoria, ne ottengono di extra. In caso di perdita, gli vengono sottratte

Nonostante l’originale scelta di proposizione in tre dimensioni, Necrobarista rimane una visual novel. Fedelmente alle caratteristiche del genere vi è infatti una sostanziale assenza di gameplay propriamente detto. Con la pressione di un tasto potremo comodamente scandire la prosecuzione delle linee di dialogo, intervallate e accompagnate da vere e proprie sequenze “filmiche”. Di fatto sembrerà proprio si trovarsi di fronte a un anime. Persino quando l’azione si fermerà (in attesa di un nostro input), in diversi casi permarranno effetti particellari e animazioni, atte proprio a cancellare (come l’intera produzione) la sensazione di “staticità” tipica delle visual novel.

Necrobarista
Tutte le parole proposte provengono dalla sezione immediatamente precedente. Riflettendo sulle circostanze attorno a esse, potremo intuire ciò che si cela dietro ai ricordi che potremo recuperare

Anche se molto marginali rispetto al titolo complessivo, in Necrobarista figurano due sezioni che in qualche misura danno una parvenza di gameplay. La prima riguarda una sorta di minigioco che potremo svolgere alla fine di ogni sezione narrativa. A seconda delle parole che selezioneremo potremo ottenere dei frammenti con i quali poter ricostruire dei ricordi legati a personaggi secondari e semplici avventori della caffetteria. La seconda è invece relativa alla possibilità, sempre circoscritta, di muoversi tridimensionalmente nel locale. Lì potremo selezionare i ricordi da ricostruire con i frammenti in passesso, oppure scegliere di continuare la trama principale. In ogni caso, la storia ci terrà impegnati per diverse ore. Starà a noi scegliere quali ricordi ricostruire per primi durante l’esperienza di gioco.

ROMANZO VISIVO TRIDIMENSIONALE

Necrobarista
In alcune sezioni potremo esplorare il Capolinea con una visuale in prima persona, per poi scegliere se continuare con la trama o se mettere insieme i frammenti di ricordi raccolti

Abbiamo accennato più volte alle inusuali caratteristiche tecniche di Necrobarista in veste di visual novel. Una scelta, quella del tridimensionale, che di fatto risulta vincente nell’atto di proporsi a un pubblico poco avvezzo al genere. Oltretutto il comparto artistico è veramente di rilievo. Da quello grafico, con una curata grafica 3d in cel-shading, a quello sonoro, con una colonna sonora d’eccezione, curata dal noto compositore britannico-australiano Kevin Penkin. Già autore di quelle di videogiochi come Florence, ma anche e soprattutto di quelle di serie animate di fama internazionale quali Made in Abyss, The Rising of the Shield Hero e più recentemente Tower of God. Da anime in salsa visual novel (o viceversa) qual è, in Necrobarista non manca una vera e propria opening, eseguita dal gruppo Soft Science.

Per quanto solitamente assente nelle visual novel, in questo caso l’assenza di un doppiaggio si rivela oltremodo pesante. Specie data la formula tridimensionale e dinamica con cui il titolo sottopone al giocatore le vicende. Apprezzabile invece lo sforzo fatto in sede di localizzazione, visto che non mancano degli ottimi sottotitoli in italiano, tra le varie lingue disponibili. Sul fronte della narrazione spiccano i vari personaggi, molto ben caratterizzati e ben amalgamati nella trama. Che a dispetto di un incipit lievemente banale si rivela sempre più coinvolgente e interessante. A incidere negativamente sull’esperienza è l’ottimizzazione, che al momento non risulta essere curata come le altre componenti tecniche. Non mancano infatti diversi cali di framerate, che per quanto poco incisivi all’interno di una visual novel, risulteranno spesso evidenti, e dunque non proprio piacevoli.

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COMMENTO FINALE

Con Necrobarista l’esordiente studio australiano Route59 propone un nuovo “tipo” di visual novel, contraddistinto da tridimensionalità, dinamismo e un comparto tecnico curatissimo, a partire da quello audio. Che seppur orfano di un doppiaggio che avrebbe arricchito notevolmente la produzione, spicca per la sua innata qualità, firmata Kevin Penkin. Un anime in forma di videogioco (o viceversa) incentrato sulla morte, che in questo caso costituisce una semplice tappa, di un viaggio ben più lungo.

24 ore da spendere sorseggiando una buona bevanda, nella speranza di lasciarsi alle spalle risentimenti e preoccupazioni legati alla vita precedente ormai conclusasi. Peccato che non siano state approfondite alcune tematiche, come la negromanzia e l’alchimia, che invece fanno da sfondo alla pur avvincente e curata storia principale. Sia quel che sia, non resta che immergersi in un buon racconto, colmo di riflessioni e spunti. Benvenuti al Capolinea.

Pregi

Sviluppo originale e approfondito di una trama inizialmente e apparentemente appesantita da clichè. Personaggi memorabili, molto ben caratterizzati. Comparto grafico ben curato, mentre quello audio si avvale della firma di un nome importante.

Difetti

La mancanza di un doppiaggio tarpa notevolmente le ali a un titolo che si sarebbe potuto spingere molto più in là, date le premesse. Alcune tematiche secondarie avrebbero meritato ulteriori approfondimenti. Ottimizzazione da rivedere, con frequenti cali di framerate.

Voto

7,5

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