RecensioniMulti

Disintegration, la nostra recensione

Il nuovo titolo di Marcus Letho (cocreatore di Halo) è un mix interessante che è in grado di crescere

Sostieni IlVideogioco.com

Caro lettore, la redazione de IlVideogioco.com lavora per fornire aggiornamenti precisi e affidabili in un momento lavorativo difficile messo ancor più a dura prova dall’emergenza pandemica.
Se apprezzi il nostro lavoro, che è da sempre per te gratuito, ti chiediamo un piccolo contributo per supportarci. Vorremmo che il vero “sponsor” fossi tu che ci segui e ci apprezzi per quello che facciamo e che sicuramente capisci quanto sia complicato lavorare senza il sostegno economico che possono vantare altre realtà. Sicuri di un tuo piccolo contributo che per noi vuol dire tantissimo sotto tutti i punti di vista, ti ringraziamo dal profondo del cuore.




Vi abbiamo già parlato di Disintegration, in una nostra anteprima risalente al gennaio di quest’anno. E di Disintegration parleremo ancora affrontando, però, le peripezie di un gioco a mesi di distanza, questa volta chiamati a darne un giudizio “totalizzante” per quanto, oggigiorno, una recensione al day one o quasi possa esserlo.

E il gioco in questione, almeno sulla carta, non ha bisogno di grosse presentazioni: il titolo è il nuovo parto del cocreatore di Halo, Marcus Letho, in partnership con lo studio di sviluppo indipendente V1 Interactive e col publisher Private Division. Il risultato di tre anni di intenso lavoro non solo di programmazione ma anche e soprattutto di ricamo di una visione non assolutamente originale, ma sicuramente distante dal “copia/incolla” a cui l’industria è ormai, largamente, assuefatta. E cosa, un utente afiçionados, può pretendere da chi ha creato una delle saghe più iconiche della storia dei videogames? Naturalmente, il non plus ultra. Sarà questo il caso? Andiamo con ordine.

UN DISTOPICO E METALLICO UNIVERSO

Disintegration è uno sparatutto fantascientifico in prima persona ibrido e che mescola, ai canoni più o meno classici degli fps, spiccati elementi strategici e, in misura minore, ruolistici. Nel caso in cui volessimo fare un paragone per titoli ludici, Disintegration è un po’ Call of Duty e un po’ Age of Empires, piazzandosi comunque sia ben lontano da entrambi.

Una mescolanza che, in una sommatoria che sin dalle prime battute risulta temporalmente azzeccata per dosare il passaggio tra i due canoni, sulla carta cronologicamente “drammatico”, ma che poi si concretizza in modo lineare ed energico una volta avviato il tutorial.

Diciamolo subito: Disintegration è un titolo ambizioso. E l’ambizione, spesso, porta a compiere scelte difficili e difficilmente digeribili per un’audience sempre più accasciata, esanime, agli standard di settore. Ma, prima di procedere alla disamina, una piccola parentesi sull’ambientazione: nella campagna del gioco impersoneremo Romer Shoal, un ex pilota di gravicicli (i mezzi un po’ hovercraft un po’ mech che utilizzeremo nel gioco) che, suo malgrado, si ritroverà ben presto a guidare una ribellione contro una dittatura robotica intenzionata a “ripulire” la Terra da tutti gli uomini biologicamente “puri”.

Il mondo di Disintegration, infatti, è ambientato 150 anni avanti nel futuro che, come spesso accade nell’immaginazione di chi crea videogames, non è esattamente felice: una Terra cupa e sull’orlo dell’Apocalisse che ha visto gli uomini superstiti costretti a tragedie immani e di vario tipo, adoperare una radicale tecnologia, nel gioco chiamata Integrazione, per poter sopravvivere. Uomini divenuti “robot”, in sostanza. Ma, da appiglio estremo, ben presto la “robotizzazione” divenne il mantra unico e possibile di alcuni estremisti: di qui, la ribellione di cui sopra.

Premesse oscure a parte, il nostro compito sarà vestire nuovamente i panni di pilota di gravicicli per poter, una battaglia alla volta, annientare la “concorrenza”. Le premesse narrative non particolarmente originali se si volge lo sguardo a settori extra-ludici ma, comunque, interessanti e curate (peccato perdano un po’ di mordente nel corso del gioco), ci stimoleranno inizialmente l’appetito ludico e ci motiveranno sufficientemente all’esplorazione dei contenuti che gli sviluppatori hanno in serbo per noi. Ma, al contempo, se cercheremo l’intreccio narrativo supremo, il titolo non sarà lì per noi: i fasti delle interessanti premesse si perdono velocemente in una trama scontata e, in alcuni punti, solo abbozzata. In linea di massima, la sensazione è che la campagna in singolo sia più che altro un lunghissimo tutorial per farci accedere al multiplayer.

IL DESTINO DELL’UMANITÀ

Disintegration

Come sottolineato in incipit, Disintegration si presenta come un mix atipico tra uno shooter ed uno strategico in tempo reale: il giocatore resterà a visionare “dall’alto” nel suo graviciclo il campo di battaglia, nel mentre ordinerà (e al contempo, potrà utilizzare strumenti di morte di cui sarà dotato lo stesso graviciclo) a diverse tipologie di unità, il da farsi.

Ad esempio, in una combinazione di mouse e tastiera che è parsa sin dai primi istanti piuttosto versatile ed azzeccata, potremo compiere diverse azioni come comandare le nostre truppe di terra affinché indirizzino il fuoco su di uno specifico obiettivo, piuttosto che indagare l’interno di un container alla ricerca di risorse o interagire con meccanismi elettronici al fine di proseguire nella missione.

Naturalmente, il cuore del gameplay del titolo V1 Interactive/Letho sarà ovviamente la gestione delle truppe, formate da un massimo di 4 elementi contemporanei: esse si presenteranno di una manciata di tipi diversi con annessi differenti livelli di attacco/difesa e capacità speciali che potremo richiamare con una intuitiva combinazione di tasti. Come detto, avremo facoltà di impartire ad ogni singola unità di muoversi in un determinato punto dello stage, concentrare il fuoco su di una singola unità nemica oppure, semplicemente, non dar loro comandi. In quest’ultimo caso, essi ci seguiranno e apriranno il fuoco automaticamente, non appena abbastanza vicini agli avversari.

Ma, com’è possibile immaginare, non sarà tutto incentrato sul lato “generalesco”: a darci man forte in battaglia, naturalmente, ci penserà anche il nostro amato/odiato graviciclo di cui avremo, naturalmente, un controllo diretto.

Il nostro mezzo saprà infatti difendersi e anche piuttosto bene: avrà a disposizione due bocche di fuoco, due piccoli mitragliatori ed una abilità speciale, oltre che la possibilità di muoversi liberamente nell’area di gioco, sia in orizzontale che verticale (seppur avrà bisogno sempre di un terreno “solido” al di sotto). Sia per quanto concerne le unità che il graviciclo, avremo a disposizione una serie di abilità speciali, sia di attacco che di difesa, come cupole di cura, potenti raffiche di missili ecc., le quali saranno fondamentali nel pieno svolgimento delle nostre mansioni.

È bene sottolinearlo, chiaramente: l’insolito miscuglio di generi funziona, meccanicamente parlando. Disintegration risulterà probabilmente più “lento” di un canonico shooter competitivo senza però risultare tedioso, grazie ad un complessivo button mapping di alto livello.

L’azione cambia dinamicamente, alternando fasi più “ispettive” a segmenti più action e strategici che, nonostante la necessità pre-impostata del gioco di farci dirigere anche l’operandi dei nostri “minions”, terranno bene il mordente e risulteranno solidi e frenetici al punto giusto. Cosa c’è, quindi, che non va in Disintegration?

Nella complessiva campagna in singolo di gioco, lunga 12 missioni, si sentirà ben presto una certa ripetitività meccanica delle situazioni che affronteremo. In aggiunta, tranne che per contesti specifici, la conformazione dei livelli, così come gli obiettivi da raggiungere, non saranno mai particolarmente complessi: in sostanza, per la maggiore, procedere innanzi nella campagna significherà semplicemente affrontare via via nemici più potenti, senza cambi di registro particolari e con una serie di situazioni strategiche che è possibile ridurre a 3 o 4 archetipi “diversi”. Se a questo aggiungiamo l’impossibilità di scegliere le dotazioni iniziali e il tipo di unità allo start delle missioni, avremo chiara una certa (e inspiegabile) chiusura del single player. Nonostante ciò, il tran tran di Disintegration si rivelerà tutto sommato soddisfacente seppur avrebbe potuto esser di gran lunga diverso, con qualche accortezza in più.

DISTRUZIONE SOCIALE

A completare il pacchetto di gioco complessivo offerto da Disintegration, avremo modo di testare le nostre capacità di piloti generaleschi anche in un comparto multiplayer competitivo.

Nella modalità online, avremo facoltà di scegliere tra nove archetipi differenti, ognuno con una dotazione di armi, unità e abilità diverse, oltre che caratteristiche “passive” differenti.

Le modalità presenti nel gioco, in questo caso, sono in totale tre: “recupero”, dove dovremo carpire dal team avversario dei nuclei energetici, “controllo zona”, la classifica modalità di conquista di punti specifici della mappa e infine “collezione”, nulla più che un deathmatch “modificato” in cui dovremo raccogliere i nuclei lasciati dai giocatori eliminati.

Tutte le modalità online di Disintegration saranno impostate come scontri 5 vs 5, naturalmente rispettando dogmaticamente il mix shooting/strategy mostrato con la campagna a giocatore singolo, dandoci così modo di controllare sia truppe che graviciclo in battaglia. In linea di massima, il multiplayer sarà sufficientemente divertente e appagante e il miscuglio di generi, nonostante le poche modalità e nemmeno particolarmente originali, si rivelerà azzeccato anche se usato in modo “peggiore” rispetto al singolo (lo spiegheremo più avanti).

Naturalmente, il multiplayer che, a meno di improvvise espansioni della modalità in singolo, è probabilmente il cuore pulsante del gioco, dovrà essere espanso e, perché no, votato agli eSports: con le giuste cautele e una solida programmazione, Disintegration potrebbe essere un piccolo gioiello del mondo competitivo. Una programmazione che dovrebbe, innanzitutto, premere per far sì che l’utente conti di più sulla propria strategia “generalesca” che sul mero shooting a caso. Fattore, quest’ultimo, non propriamente facile e che, probabilmente, potrà davvero emergere solo con delle modalità competitive più lente e tese alla strategia.

Anche perché, come si evincerà piuttosto velocemente testando l’online, la frenesia complessiva ci porterà più a calcolare Disintegration come un classico fps, procedendo innanzi furenti con il graviciclo cercando l’azione e portando “a spasso” come zavorre automatiche i nostri fidi minions. Una competizione che, al momento, è anche inficiata da un non particolarmente preciso bilanciamento generale del gioco che vedrà alcuni archetipi primeggiare nettamente sugli altri.

L’ANGOLO DELLA TECNICA

Passiamo, infine, al “setaccio tecnico” del titolo: Disintegration si appoggia all’ormai consolidato Unreal Engine, solida base di innumerevoli titoli dell’attuale generazione che presto, probabilmente, sarà “messo in cantina”.

In generale, il lavoro svolto dal duo V1 Interactive/Letho è notevole: le ambientazioni, seppur non particolarmente varie esteticamente, sono ben realizzate e dettagliate. Stesso discorso per i modelli poligonali, di ottima fattura e che non mostreranno nessuna sbavatura, nemmeno a distanza ravvicinata.

Un altro plauso, complessivo, alla generale ottimizzazione: il titolo è stato testato su due macchine, una di alto livello e una intermedia, a diverse risoluzioni. Il risultato? Giocando (davvero) poco con le impostazioni tecniche, peraltro sufficientemente in deep e in grado, quindi, di darci una vasta libertà decisionale tra il classico e dicotomico dubbio dell’utente (prestazioni o grafica?), Disintegration è parso sempre in grado di garantire una fluidità alta piuttosto facilmente, offrendo al contempo una scalabilità piuttosto “immediata” da ottenere.

Unico neo, dell’intero comparto tecnico, è probabilmente il netcode del gioco: online, non saranno rari lag momentanei e qualche capriccio complessivo nell’accesso alle partite. Nulla che poi, in sostanza, non sia risolvibile con qualche patch.

COMMENTO FINALE

Alla fine, ripartiamo… dall’inizio! Disintegration è ambizioso e, per certi versi, sufficientemente personale: un gioco coraggioso, a maggior ragione perché largamente proveniente da un team indipendente.

Nonostante non sia privo di difetti, fra cui il più grave una certa e consolidata ripetitività, la base di partenza è solidissima e innovativa: Disintegration ha personalità. Una roadmap “con le palle” e le giuste modifiche potrebbe renderlo il prossimo “titolone” degli eSports. Al momento, il gioco ha diversi limiti che, appunto, ne limitano enormemente la potenzialità complessiva. Un must try se avete sviluppato una naturale intolleranza a fps e battle royale.

Pregi

Un mix che funziona di shooting e strategia. Tecnicamente ben realizzato. Multiplayer divertente...

Difetti

... seppur limitato da più punti di vista. Campagna in singolo ripetitiva.

Voto

7,5

Tags

Sostieni IlVideogioco.com

Caro lettore, la redazione de IlVideogioco.com lavora per fornire aggiornamenti precisi e affidabili in un momento lavorativo difficile messo ancor più a dura prova dall’emergenza pandemica.
Se apprezzi il nostro lavoro, che è da sempre per te gratuito, ti chiediamo un piccolo contributo per supportarci. Vorremmo che il vero “sponsor” fossi tu che ci segui e ci apprezzi per quello che facciamo e che sicuramente capisci quanto sia complicato lavorare senza il sostegno economico che possono vantare altre realtà. Sicuri di un tuo piccolo contributo che per noi vuol dire tantissimo sotto tutti i punti di vista, ti ringraziamo dal profondo del cuore.




1 commento su “Disintegration, la nostra recensione”

Commenta questo articolo