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Desperados 3, Recensione

Mimimi Games e THQ Nordic ci offrono il terzo capitolo della serie rts ambientata nel vecchio West

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Li chiamano Real-time Tactics oppure Rtt e sono un sottogenere di wargames tattici che vanno affrontati in tempo reale, mai a turni, e ricreano coerenti scene di tattica militare applicata. Idealmente si fanno risalire al primo Close Combat, del 1995 ma questo sottogenere ha ricevuto un’autentica ventata di rinnovamento nel 1998, quando gli iberici Pyro Studios irruppero nel mercato con il loro Commandos: Behind Enemy Lines. Fu il primo di una lunga serie di titoli che ne seguirono la scia e che oggi, dopo ventidue anni, ritroviamo trainato da Desperados 3, che è l’oggetto della nostra recensione e che fa il suo debutto proprio oggi su Pc, PS4 ed Xbox One a firma di Mimimi Games e THQ Nordic.

UN PO’ DI STORIA

Come scritto in apertura, Commandos: Behind Enemy Lines traccia una nuova strada nel novero dei giochi Rtt propriamente detti, quella che si configura (in inglese) come stealth-based real-time tactics, che potremmo tradurre in videogiochi di tattica in tempo reale basati sull’infiltrazione.

Nel 1998 e negli anni seguenti, il giocatore era posto alla guida di un piccolo manipolo di eroi della seconda Guerra Mondiale. Lo scopo era portare a termine missioni di sabotaggio, assassinio o – genericamente – infiltrazione, spesso anche coordinando un’azione contemporanea che potesse distrarre una sentinella troppo zelante, per dirne una.

Il tutto era seguito da una prospettiva “a volo d’uccello”, isometrica, dall’alto che i più giovanissimi tra i nostri lettori possono ricondurre alla “visuale tipo Diablo 3”.

La serie Commandos, chi vi scrive, la ritiene esaurita nel 2003 con il terzo capitolo ufficiale che chiude un’ideale trilogia. Vediamo un altro Commandos: Strike Force, nel 2006, ma è quanto di più lontano ci si aspetta. I primi tre capitoli hanno praticamente inventato un sotto-genere a cui sono seguiti quelli che potremmo definire dei cloni.

Robin Hood: The Legend of Sherwood è uno di questi, è sviluppato da Spellbound Interactive e pubblicato nel 2002 (il pieno “regime” di Commandos) come validissima alternativa all’ambientazione moderna, proposta da Pyro Studios. L’esperimento dello sviluppatore teutonico, pur non soffrendo di grandi difetti e pur essendo apprezzato da pubblico e critica, dovette fare i conti con un pubblico di nicchia, del tutto insufficiente a portare incassi che potessero incoraggiarne lo sviluppo di una serie di videogiochi tematici.

Diversa sorte è toccata a Desperados: Wanted Dead or Alive, sempre di Spellbound Entertainment e pubblicato nel 2001, che ricalca la ricetta offerta da Commandos ma la ambienta nel Selvaggio West. E’ sufficiente per fare breccia nel cuore del pubblico, che premia questo sforzo creativo e incoraggia lo sviluppatore a confezionare Desperados 2: Cooper’s Revenge nel 2006.

L’eredità di Pyro Studios e di Spellbound Enternainment fu raccolta dal brillante studio di sviluppo Mimimi Games, anch’esso teutonico come Spellbound, che a dieci anni di distanza da Desperados 2: Cooper’s Revenge ha meravigliato le platee di mezzo mondo grazie a Shadow Tactics: Blades of the Shogun nel 2016. E’ abbastanza per entrare nel novero dei migliori esponenti di questo sotto-genere, è sufficiente per affermare che l’eredità di Pyro Studios è in buone mani.

Quattro anni dopo Shadow Tactics: Blades of the Shogun, Mimimi Games tornano a dettare legge su questo campo con un sequel ad alto tasso nostalgico: Desperados 3.

UN PASSO AVANTI E TRE INDIETRO PER AMORE DELLA STORIA

Desperados 3 è ambientato prima del primo gioco della serie, quello datato 2001. Narra di un giovane Cooper (il protagonista) alle prese con le sue prime avventure. E narra, inoltre, delle origini dei suoi rapporti d’amicizia o di lavoro con gli altri componenti della banda che abbiamo avuto modo di conoscere nel corso delle precedenti installazioni.

L’espediente del prequel narrativo è apprezzatissimo, perché così anche le nuove generazioni di videogiocatori possono conoscere i protagonisti/anti-eroi di questi videogiochi ambientati negli anni ‘70 del Diciannovesimo secolo. Non è questa la sede per rivelarvi ulteriori dettagli di trama, basti sapere che ogni compagno d’azione di Cooper ha delle abilità singolari. Lo stesso Cooper è un provetto pistolero e può contare su un bravo cecchino e su un personaggio bravissimo ad infiltrarsi in zone affollate, giusto per citare due esempi. Impareremo ad affezionarci e ad affidarci delle abilità di Hector Mendoza, Doc McCoy, Isabelle Moreau e Kate O’Hara.

SELVAGGIO, CALDO E FANGOSO

Desperados 3

Desperados 3 poggia la sua ragion d’essere nell’Unity Engine, magistralmente impiegato da Mimimi Games per ottenere il perfetto compromesso tra vecchio stile visivo e gioia per gli occhi tramite dettagli, effetti visivi e sonori, recitazione sopra la media, colonna sonora di sicuro impatto.

Chi ha giocato (e, immaginiamo, adorato) Shadow Tactics: Blades of the Shogun saprà cosa aspettarsi, visivamente. Per tutti gli altri, invece, provvediamo subito a spiegare: come accennato più su, la visuale di gioco è dall’alto. I personaggi controllati dal giocatore e quelli che ne ostacoleranno il cammino, quindi, saranno visualizzati in maniera del tutto simile a quanto visto su Diablo 3 o Path of Exiles, ma con uno zoom più generoso che cerca di abbracciare una porzione di mappa più grande. Il perché è presto spiegato: Desperados 3 è un gioco di infiltrazione e sotterfugio, occorre passare inosservati e quindi è utile conoscere la posizione delle sentinelle o delle guardie.

Desperados 3

Tornando a chiudere il discorso visivo: Desperados 3 offre degli scorci riprodotti con una cura che si può definire maniacale. Dalle fangose paludi alle rosse rocce di un canyon, tutto è talmente ben fatto che possiamo quasi sentire caldo quando agiamo nel deserto oppure freddo e fango sotto i piedi quando ci muoviamo in una zona paludosa.

Il fango, come la neve, tradisce i nostri spostamenti imprimendo delle impronte sul terreno: se non stiamo attenti, potrebbero condurre una guardia troppo innamorata del proprio lavoro a stanarci. Quando le cose si mettono male, non avendo grandi volumi di fuoco e agendo costantemente in inferiorità numerica, il game over diverta praticamente certo. In Desperados 3 bisogna combattere d’astuzia, non di forza.

PIU’ DETTAGLI E “RESA DEI CONTI”

Desperados 3

Abbiamo accennato, oltre che al versante visivo, a quello che coinvolge l’udito e la recitazione. Una nota di merito va data al comparto audio, che fra pallottole sparate da rivoltelle e fucili, passando da locomotive ed esplosioni, è sempre convincente. Quello che ci ha convinto ancora di più è la colonna sonora, decisamente molto ispirata. Pensiamo che farà breccia nel cuore di qualche appassionato.

Qualcosa di autenticamente sorprendente, infine, è la recitazione affidata a doppiatori esperti. Questi, non solo interpretano bene tutti i personaggi durante le scene in cui la storia di evolve, ma vanno ad interpretare tante linee di dialogo che i protagonisti (o le guardie) si scambiano durante le partite. Tale accorgimento è quel tipo di dettagli che differenzia un lavoro fatto “tanto per fare” ed uno concepito per essere ricordato. La memoria di un videogioco passa anche (soprattutto) da qui, cioè dai dettagli e dalle finezze.

Un aspetto di gameplay di cui vogliamo parlare a parte è la cosiddetta “resa dei conti”, che in lingua originale è tradotta in “showdown”. Si tratta di una pausa tattica che permette di far compiere delle azioni in contemporanea: per esempio quando ci sono due guardie appaiate e impossibili da eliminare singolarmente. La Resa dei Conti permette a Cooper di impugnare due pistole e premere contemporaneamente i grilletti di queste, oppure di far agire Cooper insieme ad un suo compagno per stordire/pugnalare le sentinelle senza fare rumore.

Rumore, già, perché in un videogioco di infiltrazione che si rispetti occorre agire senza essere scoperti. Questo significa muoversi lontano dal campo visivo delle guardie (che possiamo comodamente visualizzare) e agire senza far scattare l’allarme con rumori forti. I rumori vengono riprodotti da un’onda concentrica che indica subito fino a dove il suono viene avvertito. Se le guardie si trovassero dentro questa circonferenza, accorrerebbero subito ad indagare o chiamerebbero i rinforzi.

COMMENTO FINALE

Desperados 3 è la consacrazione di Mimimi Games nel novero dei giochi stealth-based real-time tactics. A quattro anni di distanza dal sempre ottimo Shadow Tactics: Blades of the Shogun, i nuovi maestri del Rtt tornano a spostare l’asticella degli standard qualitativi ancora più in là.

Graficamente sontuoso, sonoramente d’impatto e memorabile, recitato bene e narrativamente valido: tecnicamente assistiamo ad un lavoro che ha del prodigioso. E’ raro vedere tanta qualità condensata a tanto amore per i dettagli.

Desperados 3, per la sua natura stealth e la difficoltà generalmente tarata verso l’alto, dedicata ad un pubblico che pensa invece di sparare, necessita anche di un approccio “a tentativi”, perché non sempre la tattica prevista dal giocatore ha calcolato tutte le variabili che potrebbero interferire. Insomma: “qualcosa potrebbe andare storto” non è solo una frase estrapolata da tanti film, ma quello che può accadere durante una normalissima partita di Desperados 3, che di base invita a salvare spesso i propri progressi.

Se vi piacessero i giochi di strategia e tattica in tempo reale, l’ambientazione western, storia e personaggi per scritti, difficoltà tendenzialmente alta e una giusta dose di “prova e sbaglia/sbaglia e impara”, avete trovato la vostra isola felice.

Se vi fosse piaciuto Shadow Tactics: Blades of the Shogun, adorerete Desperados 3.

Il sottogenere degli stealth-based real-time tactics ha un nuovo re: lunga vita al re.

Pregi

Graficamente sontuoso. Sonoro davvero memorabile. Ottima la storia. Grandi personaggi. Difficoltà mai spietata e sempre stimolante.

Difetti

Richiede tanta pazienza e astuzia. Il gioco è concepito per fare imparare dagli errori: prepararsi a tanti salvataggi e tanti tentativi.

Voto

9

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