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For Honor, Recensione PlayStation 4

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Vichinghi, Cavalieri e Samurai. Tre universi storici che danzano in contemporanea per la conquista della gloria, anzi dell’onore. E For Honor, titolo in terza persona, li riunisce in un turbinio d’azione ed in una lotta senza quartiere.

Fin da quando venne annunciato, il pubblico ha avuto una forte aspettativa da For Honor che ha avuto fasi Beta molto frequentate e che dallo scorso 14 febbraio è disponibile su Pc Windows, PlayStation 4 ed Xbox One.

Ambientato in un medievo di fantasia, il titolo mette il giocatore nei panni di un guerriero appartenente, appunto, ad una delle tre fazioni presenti: Vichinghi, Samurai oppure Cavalieri che si combattono, senza esclusione di colpi, per decretare quale sia la fazione più forte del mondo di gioco.

IL MILITE IGNOTO

Trattenuti da una tregua che non accontenta nessuno, cavalieri, vichinghi e samurai vengono spinti oltre ogni indugio ad impugnare le armi. La colpa di questo conflitto è di Apollion, comandante della Legione di Ossidiana, che non desidera altro che vedere il mondo bruciare e i guerrieri vivere per ciò che sanno fare meglio: combattere.

La storia di For Honor, tirando molto le somme, è tutta qui. Il giocatore viene chiamato ad impersonare i protagonisti della storia, spesso anonimi, che vengono identificati solo tramite la loro classe di appartenenza (l’Orochi e la Valchiria, per fare un paio di esempi). Si viene, così, a sapere perché questa “dea della guerra” abbia scatenato un così grande conflitto e quali motivazioni spingono i combattenti sui campi di battaglia.

La trama, per pochi tratti, risulta anche interessante e godibile, ma quello che non abbiamo apprezzato fino in fondo è l’assoluta assenza di carattere dei personaggi: semplici pedine nella scacchiera, quasi senz’anima e con un solo scopo, che è quello di uccidere tutto quello che si frappone tra loro e l’obbiettivo da raggiungere. E’ un peccato, perché le basi di un’ambientazione indimenticabile c’erano tutte, ma subito crollano quando si capisce che tutti parlano dietro i propri elmi, dei nostri alter-ego si vedono solo gli occhi oppure solo la bocca (quando siamo fortunati) e sono parecchio lontani dall’essere considerati “espressivi”. Il doppiaggio totalmente in italiano si difende bene, ma è davvero difficile dare un tono a delle armature vuote.

Nell’arco di un pomeriggio si arriva ai titoli di coda e la sensazione – per niente sorprendente – è quella di aver giocato un lungo e gustoso tutorial che ci prepara al vero punto forte dell’offerta: la competizione online. Niente di strano e nulla da eccepire: è almeno dai tempi del primo Modern Warfare che il giocatore solitario, in certi tipi di giochi, completa una sorta di lungo tutorial. Anche Battlefield non fa eccezione. Tuttavia, qui, diversamente da molte altre produzioni, si può giocare in cooperativa con un amici, purché si abbiano due console, due giochi e due abbonamenti Ps-Plus (nel caso si giocasse su PlayStation 4, come abbiamo fatto noi).

PER L’ONORE

For Honor offre il meglio di sé nel comparto multigiocatore online. Qui si trovano diverse modalità di gioco, tutte ben studiate e avvalorate da ambientazioni davvero spettacolari. La migliore delle modalità risulta essere quella del Duello, 1 contro 1, l’unica modalità in cui la qualità del proprio equipaggiamento vale poco e la bravura di chi gioca è molto più importante. In questa modalità si assapora tutta l’essenza di For Honor, il suo sistema di combattimento atipico. Con la levetta destra si sposta la guardia in direzione destra, sinistra oppure alto. Con la sinistra di muove il personaggio, con i grilletti di destra si effettuano colpi veloci e deboli o lenti e potenti. Si può parare, contrattaccare, schivare, prendere, proiettare e – alla fine – giustiziare il proprio avversario con una rapida e veloce “fatality” che oltre a garantire, talvolta, una minima dose di raccapriccio funge da fugace e povera rigenerazione da eventuali ferite. For Honor offre anche scontro 2 contro 2 e 4 contro 4. Non esiste il “tutti contro tutti”, ci si schiera sempre a squadre e l’alternativa alla modalità di gioco che prevede il controllo di tre territori è l’eliminazione, che non ammette rientro in partita in caso di morte prematura del nostro alter-ego.

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Tecnicamente parlando assistiamo a qualcosa di portentoso. Sebbene siamo lontanissimi da concetti quali “miglior grafica in assoluto”, niente risulta fuori posto. Il livello di dettagli è molto elevato, ogni parte della mappa sembra studiata con cura, quasi possiamo sentire gli odori di quelle mappe in cui si corre e si menano fendenti. Anche il sonoro è convincente, soprattutto negli effetti sonori. Dimenticabile ed anonima ci è sembrata la colonna sonora, forse l’unica cosa poco ispirata e che non ci ha impressionato particolarmente. La risposta ai comandi, generalmente, è buona. Siamo certi che giocare in condizioni hardware migliori o senza fastidiosa latenza agli input che diamo possa far salire l’apprezzamento ad un’esperienza ottimale.

La Guerra tra Fazioni è la componente più intrigante che ci sia dato da segnalare, perché mette in pratica, in maniera trasversale e sulla mappa del mondo di gioco l’esito delle battaglie giocate su Pc, PlayStation 4 e Xbox One. Ogni partita portata a termine frutta delle risorse di guerra da impiegare in un territorio da attaccare o da difendere. Ogni giocatore concorre in questo impiego di risorse e definisce se la propria fazione difende e conquista, espandendo i propri possedimenti oppure perde e mostra il fianco agli invasori. Al termine del ciclo vitale di For Honor, ogni stagione di guerre viene passata agli atti e scriverà la storia del futuro del mondo fantasy che difendiamo e conquistiamo. Intrigante, coinvolgente e davvero ben studiato.

SENZA ONORE

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Troviamo che For Honor sia un grandissimo gioco. Imperfetto come tanti, come tutti i giochi pubblicati, tuttavia studiato in una maniera che sorprende, se si pensa a tutte le polemiche che Ubisoft ha suscitato negli ultimi anni. Uno dei più grandi nei, a nostro parere, è la richiesta di connessione permanente ai server di gioco, che limita la fruizione ai soli giocatori che hanno accesso alla Rete. Mentre il secondo più grande limite è dato dalla natura multigiocatore di For Honor, che tiene lontani coloro che cercano più varietà. Nonostante la presenza di dodici personaggi, tutti opportunamente caratterizzati per stile di scherma e abilità, dopo lunghe sessioni e molte ore di gioco, “l’esplorazione” di For Honor si esaurisce. Affrontare il titolo Ubisoft come un’avventura o una scalata lascia con l’amaro in bocca chi cerca storia, collezionabili (che pure non mancano, ma sono meno che altrove) e continue novità.

E’ un discorso che vale per For Honor quanto per uno sparatutto online (Battlefield) o un picchiaduro (Mortal Kombat), perché a questi due generi il gioco di Ubisoft Montreal si affaccia pur volendo mantenere una propria identità definita. E’ per questo motivo che un utente che non sia affascinato né da uno stile ridondante come quello di un picchiaduro classico né da situazioni di battaglia online sotto pressione in mappe di numero finito come il più apprezzato degli sparatutto non sarà mai attratto dalla prospettiva di investire il suo tempo libero nel pur affascinante mondo di For Honor.

Tra le imperfezioni da segnalare, sicuramente, l’assoluta mancanza di sportività e di “onore” in molti giocatori. Basta poco, infatti, per rendere una bella battaglia un mischione caotico e congestionato, in cui si scambiano fendenti alla cieca colpendo nemici ed amici finché uno non resta in piedi. I più impreparati, poi, avranno molto da dire circa le continue proiezioni a proprio danno: avversari che li afferrano e li buttano giù dai dirupi senza concedere la minima possibilità di tirare due fendenti. In quest’ultimo caso, basta apprendere come rispondere e divincolarsi dalle prese, ma al pestaggio selvaggio che spesso si scatena quando una squadra resta in maggioranza numerica no. La presenza di una “modalità vendetta” che si attiva quando subiamo troppi colpi e ci rende forti ed invincibili per qualche secondo, certamente, non basta. Bisognerebbe tornare ad abusare di un trucco che in molti hanno dimenticato nel corso degli anni: usare il buonsenso, oltre che ad essere sportivi.

COMMENTO FINALE

For Honor è una delle nuove IP che promettono di costellare questo 2017. Fondamentalmente si tratta di un picchiaduro in terza persona, con telecamera vicino alle spalle del protagonista e offre quasi ogni modalità presente nei picchiaduro più classici – uno contro uno e due contro due, senza disdegnare le licenze in stile Moba – come le modalità Deathmatch o Dominio – e quando lo si affronta in solitaria sembra di giocare una moderna declinazione dei vecchi ed appassionanti picchiaduro a scorrimento che tanto andavano in voga negli anni ‘90.

La modalità storia, sebbene contempli la possibilità di essere giocata in cooperativa, è legata comunque a doppio filo alla connessione costante ai server di gioco, tagliando fuori tutti i curiosi/interessati che non hanno o non possono giocare For Honor se privi di connessione alla Rete. Si finisce in una manciata d’ore e non regala molti acuti, ma solo bellissimi scorci che anticipano lo sfondo delle battaglie online, vero nucleo dell’offerta del gioco.

Tecnicamente risulta molto curato, le animazioni sono molto convincenti e le ambientazioni semplicemente bellissime. Il gioco competitivo online è stimolante e divertente, ma a patto di armarsi di tanta pazienza e tanta voglia di apprendere “l’arte della guerra” o, come preciseremmo noi, l’arte della spada.

Già, perché ogni fazione ha la propria tecnica di scherma e padroneggiarle tutte richiede tempo, costanza, apertura mentale e, in ogni caso, tanta pazienza. For Honor è pensato per essere un gioco competitivo di squadra o di singolar tenzone, dove da semplicemente il meglio di sé e permette anche ai più bravi di aver la meglio su chi, relativamente, parte con il vantaggio di un equipaggiamento migliore.
For Honor non inventa un nuovo genere, forse, ma indubbiamente resta un faro nella notte in un settore, quello dei picchiaduro, che offre molto poco e sicuramente poco di originale da anni.

 

Pregi

Decisamente il titolo più singolare degli ultimi anni. Unisce tutti gli aspetti dei picchiaduro e dei competitivi online. Ambientazione medievale fantasy di tutto rispetto. Gameplay profondo e vario. Tecnicamente impressionante.

Difetti

Modalità storia trascurata. Scarso carisma dei personaggi della modalità storia. Senza un gruppo affiatato le mischie e le battaglie di gruppo rischiano di essere troppo caotiche e poco divertenti. Community sempre poco cortese e poco cavalleresca.

Voto

8,5

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