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Star Overdrive, recensione di uno Zelda-like fantascientifico tutto italiano

Esploriamo un suggestivo pianeta alieno a bordo di uno skate volante, salviamo la nostra amata e risolviamo dei misteri

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Il modo più semplice per dare un’idea precisa di cosa sia Star Overdrive è uno “what if”, forse scontato ma assai efficace. Se proviamo a immaginare The Legend of Zelda: Breath of the Wild senza avere alle spalle le grandi risorse di Nintendo e un’ambientazione, un tema, decisamente fantascientifico, ecco che possiamo delineare con una certa precisione la nuova creazione di Caracal Games.

Piccola software house indipendente tutta italiana, fondata a Roma nel 2015 e principalmente conosciuta per il buon Downward (2017), che stavolta ci propone un’avventura (principalmente esplorativa, ma non solo) in terza persona in cui i giocatori vestiranno i panni di un viaggiatore spaziale che per alcuni aspetti ricorda un po’ Starlord, dei Guardiani della Galassia.

Mettiamo però un freno alle comparazioni e andiamo a scoprire l’anima di Star Overdrive in questa recensione della versione Pc. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Dear Villagers, è disponibile anche su PS5, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.

UN’AVVENTURA SU TAVOLA

In Star Overdrive impersoneremo Bios, un giovane esploratore alla ricerca della sua amata, Nous, scomparsa sul pianeta Cebete dove stava conducendo delle importanti ricerche. Il protagonista risponde quindi al segnale di soccorso e si reca sul posto, dove man mano si accorgerà dei misteri che avvolgono il pianeta. La trama, che nel complesso si presenta quantomeno interessante, non arriva mai tuttavia a catturare davvero l’attenzione.

Da una parte per via del protagonista “silenzioso” (un classico in numerosi videogiochi, soprattutto indie), e quindi incapace di conferire da sé dello spessore alla narrazione. Dall’altra il fatto che la storia dà chiaramente l’impressione di fungere da sfondo per l’avventura vera e propria. Sul fronte del gameplay infatti l’opera di Caracal Games ha parecchio di più da offrire.

Star Overdrive

L’hoverboard di Bios è il pezzo forte dell’arsenale, e in generale della produzione. Questo strumento, fulcro dell’importante componente esplorativa del gioco, è il cuore pulsante dell’avventura. L’attraverso dei luoghi infatti avviene principalmente tramite il suddetto, che oltretutto presenta dei controlli solidi e intuitivi, incluso l’importante meccanismo basato sul turbo. Il pianeta di Cebete risulta piuttosto vasto, e incoraggia i giocatori a sfruttare al massimo il potenziale dell’hoverboard, e in particolare la sua capacità di accelerare.

Quando ci avvicineremo a una pendenza, anche minima, tenendo premuto il comando appropriato sarà possibile caricare un salto che, se eseguito correttamente, ci farà librare in aria. Da lì potremo aumentare la velocità, anche nell’atterraggio, eseguendo acrobazie in aria. Tale pratica, che se eseguita ripetutamente aumenta via via la sua efficacia, risulta davvero avvincente. E dal momento che nel mondo di gioco non mancheranno delle sfide che richiederanno di superare dei checkpoint (in dei percorso stabiliti ndr) entro un limite di tempo, la sopracitata funzionalità sarà importante da padroneggiare.

MEGLIO ESPLORARE CHE COMBATTERE..

Star Overdrive

Come ci si aspetta da un’avventura con una predominante componente esplorativa, raggiungere nuovi luoghi e raccogliere collezionabili sarà una parte importante di Star Overdrive. Ciò varrà anche per gli spostamenti a piedi che, oltre agli strumenti sbloccabili tramite una sorta di ruota utilizza per il combattimento e la risoluzione di enigmi, includeranno un jetpack e una funzionalità di scatto che potranno essere concatenati nel platforming.

Un’attività in cui la fisica e la quantità di carica utilizzata in vari movimenti giocheranno un ruolo cruciale. Un potenziamento che a un certo punto otterremo prevede ad esempio una sorta di effetto “trampolino”: maggiore sarà l’altezza da cui cadremo, maggiore sarà l’altezza del salto immediatamente successivo che potremo fare. Certo, in alcuni fasi platform capiterà di non riuscire a prendere “bene le misure” per via di risposte agli input non sempre precisissime, ma rimarrà comunque un’esperienza divertente e appassionante.

Star Overdrive

Passiamo però al principale punto debole della produzione, ovvero il sistema di combattimento. Nel corso dell’avventura ci capiterà di incontrare nemici che richiederanno l’utilizzo del nostro altro strumento principale, la keytar, per essere eliminati. Tecnicamente avremo diverse opzioni a disposizione, tra le combo dell’arma e i potenziamenti apprendibili.

Tuttavia, al netto delle buone idee messe sul campo dagli sviluppatori, ogni scontro potrà essere risolto spammando attacchi semplici e schivate, oppure facendo affidamento su attacchi a distanza. Questi ultimi saranno particolarmente potenti, e renderanno “vuote” anche quelle che in caso contrario sarebbero state delle boss-fight quantomeno interessanti.

IL BUONO, IL BRUTTO E IL CATTIVO

Star Overdrive

Anche i dungeon che esploreremo in Star Overdrive risultano abbastanza noiosi. Composti da enigmi (talvolta ingegnosi) e gruppi di nemici, essi daranno presto una sensazione di ripetitività per via dell’eccessivo affidamento sulle loro meccaniche principali, senza contare l’aspetto spesso assai simile tra l’uno e l’altro. Un altro elemento importante del gioco è invece il sistema di potenziamento, suddiviso in due menu distinti. Il primo è un tradizionale alberto delle abilità, composto da nodi selezionabili atti a migliorare la potenza, lo scudo e l’energia da utilizzare per le tecniche speciali.

Altri potenziamenti includono maggiore velocità di scatto e capacità di teletrasporto verso dei punti specifici. Il tutto si presente semplice ma funzionale, a differenza del secondo, che viceversa riguarda solamente l’hoverboard. L’idea alla base prevede la raccolta di materiali sulla mappa con cui creare componenti per il dispositivo. Talvolta i risultati sono anche interessanti, come nel caso di un materiale raro, il Gravitanium, i cui componenti ci renderanno capaci di cavalcare l’acqua. In tutti gli altri casi però i miglioramenti sono sempre stati molto lievi, dando l’impressione di star perdendo troppo tempo dietro alla raccolta dei suddetti materiali.

Star Overdrive

Lo stile artistico di Star Overdrive merita di essere menzionato a parte. Pur intravedendosi i limiti definiti dal budget, è interessante notare la narrazione “visiva” dei biomi, che attraverso la loro composizione (splendidi paesaggi interrotti da strutture abbandonate) ci comunicano lo stato in cui versa il pianeta. E al netto delle variazioni forse troppo marginali tra un ambiente e l’altro, va riconosciuto quanto il mondo di gioco nel suo complesso risulti comunque suggestivo. A spiccare però è l’ottima colonna sonora composta da Andrea Federici, che alterna grintose tracce rock ad altre synth/techno.

Esplorando il pianeta troveremo delle musicassette da aggiungere alla nostra collezione, ognuna delle quali sblocca una traccia. Interessante poi è il fatto che al di fuori dei combattimenti e di pochi momenti chiave nella storia, non c’è un sottofondo musicale definito nell’esperienza. I giocatori vengono quindi incoraggiati a scegliere una traccia e a lasciarla andare, in base al loro mood del momento. Avete presente la scena di apertura del primo film dei Guardiani della Galassia, in cui vediamo Starlord/Peter Quill esplorare una rovina su Morag con le cuffie atte a pompare Come and Get Your Love dei Redbone? Potremo fare qualcosa del genere. Fantastico.

Star Overdrive

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Star Ovedrive è un progetto pieno d’ambizione, che al netto della sua netta ispirazione a un colosso delle avventure open world come BOTW riesce comunque a dimostrare una propria identità. L’esplorazione con libera “scelta musicale” è il principale punto di forza di un titolo che, probabilmente, ha voluto osare troppo nell’atto di aggiungere nel calderone più componenti del necessario. Alcune delle quali (combattimento in primis), non a caso, risultano non approfondite a sufficienza o comunque non rifinite. L’opera di Caracal Games merita comunque attenzione, e suggerisce un futuro roseo per il team di sviluppo romano.

Pregi

Il gameplay hoverboard-centrico è una delizia: fluido, veloce e coinvolgente, rende l'esplorazione un autentico piacere. Buon comparto artistico, dove su tutti spicca la colonna sonora (per giunta quasi del tutto "impostabile" in maniera libera, durante l'esplorazione). La trama si presenta bene...

Difetti

... Ma non prende mai il volo, complice la scarsa espressività (e il mutismo) del protagonista. Il combattimento risulta poco approfondito e in generale un po' rozzo, indubbiamente è il tallone d'achille del progetto. Nemici e design dei dungeon un po' troppo ripetitivi.

Voto

7

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