Quando Deliver At All Costs venne annunciato per la prima volta lo scorso settembre, molti addetti ai lavori non hanno potuto fare a meno di trovare, per certi versi, ironica la cosa. Un titolo con una componente narrativa basato su delle consegne in un mondo open world, sviluppato sotto l’egida di Konami? Alcuni di voi avranno già capito dove vogliamo andare a parare. Death Stranding (qui la nostra recensione), annunciato nel 2016 e rilasciato per la prima volta nel 2019, rappresentò infatti il primo videogioco sviluppato autonomamente da Hideo Kojima e dal suo team dopo il divorzio tra il celebre game designer e il colosso nipponico, avvenuto nel 2015.
Probabilmente non c’è alcun nesso tra le due cose, però non possiamo fare a meno di trovare un minimo surreale il tutto. Tornando al protagonista di oggi, possiamo intanto dirvi che dietro lo sviluppo troviamo Far Out Games, una piccola software house svedese al suo esordio nel mercato videoludico. Come si svolgeranno quindi le consegne? Scopriamo in questa recensione della versione Pc di Deliver At All Costs. Ricordiamo che il gioco, pubblicato quindi da Konami, è disponibile anche su PS5 e Xbox Series X/S. Buona lettura.
L’IMPORTANTE È CONSEGNARE…
Deliver At All Costs si presenta, a prima vista, come una versione meno violenta e controversa di uno dei primi GTA, però in stile anni ’50. Si tratta di un’avventura esplorativa open world ambientata in tre città americane insulari fittizie, nel 1959. Nel gioco vestiremo i panni di Winston Green, un giovane e brillante ingegnere che per vari motivi si ritrova a non poter esercitare ciò per cui ha studiato.
Indietro con l’affitto, decide quindi di trovare un impiego presso un’azienda di consegne locale. Da lì comincerà la nostra esperienza da fattorini più e meno spericolati: quello dipenderà solo da noi. Completando gli incarichi il passato del protagonista e in generale la trama verranno fuori poco a poco. La narrazione si articola in tre archi distinti, dove nuovi ambienti e meccaniche arricchiscono progressivamente l’esperienza di gioco.
L’opera di Far Out Games cattura con successo l’atmosfera di mistero da film noir, proponendo inoltre un cast di personaggi secondari (con cui il protagonista interagisce) piuttosto memorabile. Peccato però che tutto questo potenziale finisca col non esprimersi appieno, complici le cutscenes tecnicamente sottotono e il focus, alquanto palese, sul gameplay.
Come si può immaginare, quest’ultimo si concentra sulle consegne in sé. A bordo del nostro veicolo dovremo prelevare della merce e recapitarla, da un punto A a un punto B: tutto ruota però su ciò che accade, o può accadere, lungo il tragitto. Il gioco, vissuto da una prospettiva isometrica, si basa infatti su un’ambientazione completamente distruttibile e sulla possibilità di seminare un caos capace di sfidare le leggi della fisica.
… NON IMPORTA COME
Tutto nel mondo di Deliver At All Cost può essere demolito con il minimo tocco da parte del nostro veicolo, dalle recinzioni ai lampioni, fino ad arrivare a interi edifici. Si può dire che Winston Green sia alla guida, fondamentalmente, di una palla da demolizione su ruote capace di spianarsi la strada in una maniera che definire irrealistica sarebbe un eufemismo.
Ma da parte del team di sviluppo non c’è l’intenzione di proporre un’esperienza simulativa, quindi va benissimo così. Da giocatori siamo quindi chiamati a bilanciare secondo il nostro gusto caos e disciplina/precisione durante la guida. I veicoli oltretutto rispondono in maniera davvero precisa agli input, rendendo la “navigazione” piacevole e divertente.
Ogni missione di consegna disponibile presenta oltretutto delle sfide uniche. Come quella in cui dovremo recapitare un pesce Marlin mutato, che però dovremo tenere in vita rompendo barili contenenti del pesce così da tenerlo nutrito. Questa varietà di scenari, anche parecchio creativi, offre dunque una notevole quantità di divertimento, necessaria a ravvivare quello che altrimenti sarebbe stato un “banale” titolo di semplici e innocue consegne.
L’approccio “sandbox“ adoperato dagli sviluppatori è indubbiamente accattivante, ma presenta anche dei limiti sostanziali. Per esempio è evidente come tutta questa libertà d’azione costituisca una lama a doppio taglio. Anche scegliendo deliberatamente una condotta spericolata, fatta di tantissimi danni a proprietà e investimenti di persone, non dovremo patire conseguenze di sorta.
Tale permissività potrà risultare liberatoria all’inizio, ma col passare delle ore l’abbiamo sentita diventare frustrante. Il gioco oltretutto non offre ricompense circa la modalità di completamento per le consegne, né penalità per una distruzione eccessiva magari. In sostanza, mancano delle vere sfide per il giocatore, qualcosa che lo motivi ad adottare un approccio invece di un altro.
Come se non bastasse, in parallelo la ripetitività intrinseca del gameplay diventerà via via più evidente. La sequenza in fin dei conti rimane sempre quella: Winston si sveglia, riceve un incarico, completa la consegna indipendentemente dal caos generato e poi torna a casa a dormire come se nulla fosse. Si sente quindi la mancanza di un sistema di progressione, anche solo accennato.
VECCHIO NELL’AMBIENTAZIONE… E NON SOLO
I contenuti aggiuntivi e opzionali, comunque presenti, non riescono a spezzare la sopracitata monotonia di Deliver At All Cost. La presenza di oggetti collezionabili da raccogliere, per dirne una, viene vanificata (oseremmo dire) dal fatto che risultano da subito contrassegnati sulla mappa. D’accordo, magari il fatto di non doverli cercare per ore potrà essere fonte di sollievo.
Ma il senso di inserirli, se non occorre neppure cercarli? Ai posteri l’ardua sentenza. Anche i potenziamenti dei veicoli ci sono sembrati superflui, visto e considerato che l‘atto di seminare distruzione, cuore pulsante della produzione, è sostanzialmente facoltativo. Inoltre non c’è dubbio che l’ambientazione e l’atmosfera anni ’50 si sarebbero potuti sfruttare meglio, con una sceneggiatura e in generale una narrazione più elaborata.
A livello visivo invece non possiamo che apprezzare il lavoro svolto da Far Out Games. Il gioco infatti presenta uno stile grafico davvero caratteristico capace di richiamare perfettamente l’immaginario da cartolina dell’America anni ’50. La colonna sonora, principalmente composta da tracce surf rock e doo-wop, costituisce poi la proverbiale ciliegina sulla torta, restituendo al giocatore un’ambientazione affascinante e storicamente verosimile, almeno sul fronte estetico.
A spezzare l’entusiasmo e la resa generale sono purtroppo le precedentemente menzionate cutscenes, composta da animazioni piuttosto datate ed espressioni facciali dei personaggi molto poco convincenti. L’impatto complessivo in tal senso è quello di un titolo PS2, con tutto quello che ne deriva. Nei frangenti narrativi “ravvicinati”, tutto ciò si avverte in maniera particolare. Peccato.
CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI
Più purtroppo che per fortuna, di titoli come Deliver At All Costs ce ne sono davvero pochi. Di certo non serve un capolavoro come Death Stranding e in generale l’inventiva di Hideo Kojima per rendere interessante un videogioco basato sulle consegne. E il team di Far Out Games ne ha dato prova in maniera efficace. Il loro titolo d’esordio è originale e divertente, e si sviluppa in un contesto e in un’ambientazione storicamente e visivamente accattivante. Spiace per il potenziale, narrativo e sotto alcuni aspetti ludico, rimasto sfortunatamente inespresso. Resta comunque una produzione meritevole di attenzione, e che mostra l’assurda e (molto) fantasiosa vita di un corriere americano negli anni ’50.
Pregi
Il contesto e l'ambientazione sono davvero interessanti, e i loro fascino viene accentuato da uno stile grafico e una colonna sonora coerenti che lavorano in maniera sinergica. Gameplay di stampo arcade divertentissimo nella sua "assurdità". A livello artistico è un piccolo gioiellino...
Difetti
... Peccato però per gli intermezzi narrativi a livello di un titolo PS2. Una parte non indifferente del potenziale narrativo e finanche ludico è rimasto inespresso. Manca un sistema di progressione definito e un livello di sfida che possa spezzare la monotonia.
Voto
7