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Steel Seed, un’unione tra platform e stealth, recensione

Non sempre per salvare l'umanità occorre combattere a viso aperto, e ce lo dimostra Carlo Ivo Alimo Bianchi e il suo team

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A cinque anni da Close to the Sun (qui la nostra recensione), con Steel Seed lo studio italiano Storm in a Teacup torna sulla scena videoludica con un progetto ambizioso che punta a ritagliarsi un posto nel palcoscenico internazionale. Ambientato in un futuro post-apocalittico, il gioco conduce i giocatori in un mondo tanto affascinante quanto ostile, in cui umanità e intelligenza artificiale si confrontano e sfidano per vedere chi riuscirà a sopravvivere.

Nei panni di Zoe, giovane protagonista accompagnata dal fedele drone Koby, ci siamo addentrati in una struttura sotterranea governate da un’IA che ha sterminato gli esseri umani. Il risultato? Un’avventura capace di unire platforming, fasi stealth e altre action con una certa dose di coraggio, seppur non senza imperfezioni. Ma andiamo nel dettaglio con la nostra recensione della versione PS5 di Steel Seed. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da ESDigital Games, è disponibile anche su Pc e Xbox Series X/S. Buona lettura.

TRA LE CREPE DI UNA CIVILTÀ SCOMPARSA

La narrazione di Steel Seed si dipana all’interno di un complesso industriale futuristico, tra corridoi metallici, cupi paesaggi e zone immerse nell’oscurità. Il design dei livelli richiama da subito un senso di claustrofobia “controllata”, che esalta la natura stealth dell’esperienza.

Attraverso registrazioni, dialoghi tra Zoe e Koby e frammenti ambientali, arriveremo a ricostruire una trama che, pur rivelando il suo cuore emotivo nel rapporto tra la protagonista e il drone, risulta perlopiù prevedibile e priva di grandi sorprese. Ma non è la storia a tenere insieme l’opera di Storm in a Teacup, bensì il suo gameplay. Ora vedremo come.

UN GIOCO, TRE ANIME

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Steel Seed si costruisce su tre pilastri fondamentali: stealth, platforming e combattimento. La prima anima, quella stealth, è sicuramente la più riuscita. Muoversi nell’ombra, evitare droni di pattuglia e telecamere, distrarre guardie meccaniche con Koby o abbatterle silenziosamente dà una certa soddisfazione.

Le aree sono progettate per offrire più approcci e, sebbene non raggiunga la libertà di un Hitman, scovare la miglior strategia o il giusto percorso da seguire è genuinamente divertente. La seconda anima, il platforming, si manifesta attraverso le sezioni in cui Zoe deve scalare pareti, superare baratri e usare salti millimetrici per raggiungere zone elevate.

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Il tutto è supportato da animazioni fluide e ambientazioni verticali che invitano all’esplorazione, anche se questa in realtà si rivela piuttosto limitata. Alcuni passaggi ricordano le sezioni più adrenaliniche di titoli come Horizon o Uncharted, con un ritmo che alterna tensione e contemplazione. Il terzo pilastro, il combattimento, è invece quello che a conti fa “zoppica” di più.

Sulla carta Zoe può affrontare direttamente i nemici usando un’arma a energia e diverse abilità sbloccabili nel corso dell’avventura. Nella pratica però gli scontri risultano spesso poco reattivi e meno coinvolgenti rispetto alle sezioni stealth. Nonostante la varietà di approcci permessi, l’impianto action appare inevitabilmente come l’anello debole della catena, rendendo le sezioni obbligatorie più un peso che una scelta strategica.

IL NOSTRO STILE, LA NOSTRA PARTITA

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Steel Seed ci ha lasciato ampio margine di personalizzazione. È possibile potenziare Zoe e Koby raccogliendo risorse e completando missioni secondarie, modificando così l’approccio a ogni incontro. Preferiamo hackare le difese con Koby per creare una distrazione? Possiamo farlo. Vogliamo invece potenziare gli attacchi a distanza? Anche questo è possibile. La progressione, pur lineare, offre un discreto senso di crescita.

Il tutto culmina in alcune sezioni davvero ben congegnate, in cui ogni abilità appresa viene messa alla prova. Un altro elemento interessante riguarda l’alternanza tra il controllo diretto di Zoe e quello del drone. Alcune sezioni infatti richiedono che Koby si intrufoli in condotti d’aerazione, che hackeri terminali o disattivi difese. Questo dualismo arricchisce il gameplay e rompe il ritmo, evitando la monotonia che vicecersa avrebbe potuto colpire un’esperienza troppo focalizzata su un solo stile di gioco.

LATI OPACHI E ZONE D’OMBRA

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Nonostante i diversi spunti positivi, Steel Seed non è privo di difetti. Oltre al già citato sistema di combattimento poco rifinito, abbiamo riscontrato checkpoint mal posizionati che costringono talvolta a ripetere intere sezioni. Ma quello che più ci ha delusi è il punto di vista tecnico. Infatti abbiamo incontrato alcuni bug, come nemici che si bloccano o animazioni che non si attivano correttamente, oltre a frequenti cali di framerate anche durante la semplice esplorazione.

Ci aspettiamo comunque che una patch correttiva arrivi presto e sistemi questi elementi che nella fattispecie possono concretamente rovinare l’esperienza di gioco. La colonna sonora, invece, ci ha colpito positivamente con tracce ambientali che esaltano la tensione e la malinconia dell’ambientazione. Abbiamo infine apprezzato il buon doppiaggio in italiano offerto dalla produzione, la cui presenza non è scontata a dispetto della nazionalità del team di sviluppo.

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CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Con Steel Seed il team di Storm in a Teacup ha davvero seminato tanto. Il titolo combina tre approcci di gioco distinti (furtività, esplorazione-platform e combattimenti action), senza rivoluzionarli ma riuscendo comunque a integrarli in maniera armoniosa o quantomeno funzionale all’esperienza complessiva.A rimanere impressa è in particolare la componente stealth, arricchita dalla sinergia tra Zoe e Koby, mentre le sezioni action restano da perfezionare. Peccato non poter dire lo stesso sulla trama, che pur risultando interessante finisce con l’utilizzare cliché visti e rivisti, e non riesce a dare quel quid in più che avrebbe potuto fare la differenza. In ogni caso, è un titolo che merita considerazione e che ci auguriamo possa avere il giusto successo.

Pregi

Fasi stealth e platforming curate e divertenti, con le interazioni tra la protagonista e il suo aiutante che aggiungono varietà e immersione. Buona colonna sonora e doppiaggio.

Difetti

Alcuni problemi tecnici che rovinano l'esperienza. Fasi action poco rifinite. Narrazione priva di mordente.

Voto

7+

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