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Signalis, la nostra recensione Switch

Sintonizziamoci sulle frequenze di un horror in stile PS1

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Telecamera fissa, controlli tank e orrori nell’oscurità. Da 26 anni la formula si ripete sulle piattaforme di milioni di amanti dell’horror, rimasti sentimentalmente rinchiusi a villa Spencer. Vogliosi non di scappare bensì di ripetere quell’esperienza in ogni salsa possibile. Questo morboso attaccamento alla formula, nata con Alone in the Dark, incisa da Resident Evil e deviata da Silent Hill, ha coinvolto nel corso di quasi tre decenni sempre più software house nel tentativo di cavalcarne l’onda.

Signalis non è solo il titolo di debutto per la software house indie Rose-engine, composta da soli due illustratori e game designer tedeschi. Ma è anche il progetto che raccoglie quell’eredità e la manipola, abbellendola di qualche chicca estetica in stile schermo a tubo catodico. Il tutto permeando l’atmosfera di rumori metallici e industriali, tanto cari al maestro Akira Yamaoka. Scialba retro-nostalgia o re-immaginazione del mito? Non siate impazienti, andiamo con ordine.

Di seguito la nostra recensione della versione Switch di Signalis, curata da Giuseppe Pirozzi. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Humble Games e Playism, è disponibile anche su Pc, PS4, PS5, Xbox One e Xbox Series X/S. Buona lettura.

REMEMBER OUR PROMISE//

Signalis non specula. Yuri Stern e Barbara Wittman, i due volti dietro al team di Rose-engine, hanno lavorato per ben otto anni a questo progetto. E non a caso ogni singolo pixel trasura una cura per i dettagli non scontata. Lo scheletro è quello di un survival horror con visuale dall’alto, rivestito di (pochi) pixel per rimarcare l’appartenenza al filone dell’era Playstation, a cui si aggiungono cutscene in stile anime che aggiungono enfasi e dolcezza in un mondo altrimenti tetro e claustrofobico.

Abitato da androidi un tempo simili agli umani, ma ora corrotti fin nelle viscere. Un mondo in realtà composto da più mondi, cioè colonie di un impero spintosi in un altro sistema solare preda di lotte intestine, che basa la propria sopravvivenza su viaggi spaziali e pugno di ferro, con un totalitarismo che annichilisce il singolo tanto da disumanizzarlo. Letteralmente. In Signalis la scissione dell’Io è un tema ricorrente, e lo è a partire dalla società impostata sul binomio gestalt (uomo) – replika (androide).

Signalis

Dove i primi vengono scortati nei viaggi interstellari da questi gusci umanoidi, programmati con la personalità di un archetipo umano e dunque facilmente rimpiazzabile. Gli sviluppatori non hanno avuto timore nell’ampliare la lore, lasciando molteplici aspetti della storia liberi di essere soggetti a interpretazione e conciliabolo. Basti pensare che tra i riferimenti più espliciti si annoverano Neon Genesis Evangelion, Blame!, Lovecraft e il Re Giallo di Chambers.

Tematiche come il transumanesimo, la discesa nell’animo umano, il terrore cosmico e i cicli temporali fanno dunque da sfondo a un survival horror psicologico, dalla trama non banale. Durante una missione di ricerca la nave spaziale Penrose precipita su una luna inospitale, completamente ricoperta di neve. Risvegliatasi dalla criostasi, l’unità replika Elster scopre di essere sola tra le macerie. Così decide di ripartire alla ricerca della gestalt sua compagna di viaggio, giungendo a una colonia mineraria apparentemente abbandonata. I giochi hanno così inizio.

//LA REGOLA DEL SEI

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L’oppressione è il motore di tutto. Gli ambienti sono bui e stretti e i personaggi criptici, e di tanto in tanto compaiono frasi in tedesco e kanji giapponesi per straniare ulteriormente il giocatore dal contesto. Lo strumento utilizzato per sortire ansia nel giocatore non è una serie di banali jumpscare, bensì un gameplay lento e limitato, volutamente realizzato nel solco dei classici del genere. A cui però viene data una chiave del tutto immersa nel contesto di gioco.

Un numero ristrettissimo di munizioni, nemici che tornano in vita ma soprattutto un inventario limitato a soli sei oggetti, che il gioco giustifica con “la regola del sei”, ovvero “la proprietà privata è un privilegio, tieni sempre le tasche vuote e lo zaino leggero!”. Questo sicuramente rende molto più difficoltosa la gestione delle risorse, ma aggiunge anche un tocco personale al gameplay, che fa suo un design ludico storicamente proprio dei survival horror. E non è cosa da poco.

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Nonostante ciò, alcune limature sarebbero state apprezzate. Come la possibilità di “indossare” la torcia (indipensabile in alcune stanze), o di poter utilizzare un kit medico anche con l’inventario pieno. L’azione passa dall’uso di armi da fuoco e bastoni stordenti da utilizzare con un sistema di mira non particolarmente preciso basato sulle levette analogiche, sistema che richiede un paio di secondi col mirino puntato per poter effettuare un colpo critico.

Le munizioni in pieno stile Resident Evil sono scarse, quindi pensateci due volte prima di ripulire una stanza. Lo slalom potrebbe semplificarvi la vita. Altra cosa da notare è che quando Elster raccoglie un oggetto il tempo “non si ferma” come nella maggioranza dei survival horror, ma anzi ai nemici verrà fornita una finestra d’attacco in più. Perciò pianificate ogni mossa, perchè il gioco sa essere punitivo anche a difficoltà normale.

SEGNALI RADIO//

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La componente ludica di Signalis non si limita agli scontri a fuoco, ma ruota intorno a decine di enigmi e puzzle da risolvere per poter avanzare nell’edifico. Essi toccano ogni fattispecie già vista in passato, come trovare la tensione giusta per ripristinare la corrente, decifrare codici, recuperare chiavi e via discorrendo. Dopo poche ore di gioco nell’inventario di Elster troveremo un’indispensabile radio in stile Metar Gear Solid.

Essa ci permetterà non solo di collegarci a frequenze utili a scovare messaggi in codice e segnali di aiuto, ma anche di mettere K.O un determinato tipo di aberrazione. Questa è indubbiamente l’aggiunta più interessante a livello di gameplay di tutta la produzione, e non a caso viene sapientemente sfruttata dal team di sviluppo in un buon numero di situazioni.

//RETRO-NOSTALGIA

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Girare per i corridoi infestati dalle crescenti escrescenze, riposarsi nella confortevole ma ambigua save room o perdersi nel leggere note di alcune cutscene è un’esperienza assolutamente memorabile. Abbiamo già accennato alla colonna sonora, che tende a richiamare le note talvolta livide e talvolta pure che anche Akira Yamaoka ha composto per Konami.

In Signalis le musiche sono invece state composte dai 1000 Eyes e dai Cicada Sirens, con risultati davvero apprezzabili sia in gioco che in cuffia. Le atmosfere fatte di rumori di fondo portano un costante disagio e inquietudine, ma sanno anche commuovere nelle scene più toccanti.

Signalis

Il lato estetico è uno dei più curati e sente forte l’influsso della quinta generazione di console. Una pixel art molto densa accompagnata da un filtro CRT rende davvero bene l’idea, riuscendo a omaggiare le atmosfere di inizio anni 2000 che i survival horror odierni hanno tendenzialmente abbandonato, in favore di 4K e ray-tracing. Anche qui notiamo numerose citazioni cinematografiche. Su tutte di David Lynch e Stanley Kubrick.

Ottime le animazioni e le sequenze in stile anime che accompagnano le fasi salienti della trama. Anche se alcune imprecisioni si fanno sentire nelle mappe più scure, come le miniere, dove alcune volte non si riesce a capire immediatamente come proseguire a causa dei modelli delle porte che risultano un bel po’ nascosti.

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DA AVERE SENZA RISERVE

Dunque Signalis è da considerarsi retro-fuffa o una fresca aggiunta alla formula originale? Non ci sono dubbi sul fatto che, al netto di qualche elemento fin troppo conservativo (specie nel gameplay), l’opera di Rose-engine sia davvero splendida. Un survival horror che riesce a crearsi una propria nicchia all’interno di un genere così popolare, grazie agli enigmi radio e alla trama intricata. Nelle 16 ore complessive che abbiamo impiegato per giungere ai titoli di coda, siamo rimasti molte più volte soddisfatti che delusi.

Pregi

Andrà incontro ai gusti degli appassionati del genere. La radio è un’ottima introduzione. Personaggi e storie molto ben inserite nel contesto di gioco. Vari finali da scoprire.

Difetti

Sistema di combattimento fin troppo conservativo. Navigazione nella mappa non sempre intuitiva.

Voto

9-

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