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Kao the Kangaroo, recensione

Mai sfidare un canguro ad un incontro di boxe...

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Croc, Rayman, Kao the Kangaroo. Questi e molti altri titoli con cui abbiamo passato la nostra infanzia sembrano voler risorgere uno ad uno dai loro anni 2000. E questa stavolta è toccato a Kao il canguro. Non parliamo però di un remake della prima avventura vista su Windows e Dreamcast, bensì di un nuovo capitolo a sé stante. Se qualcuno di voi ricorda The Legend of Spyro: A New Beginning, potremmo chiaramente fare un paragone. Un nuovo inizio, nuove avventure, nuovi poteri ma senza dimenticare uno sguardo alle origini.

Gli sviluppatori di Tate Multimedia, padri della serie fin dal primo gioco originale, hanno festeggiato i 20 anni dell’amato canguro picchiatore realizzando questo nuovo capitolo. Tra il ritorno di Spyro e Crash, un terzo contendente si è fatto avanti. Vediamo come andrà l’incontro nella nostra recensione della versione Pc di Kao the Kangaroo. Ricordiamo che il gioco, pubblicato dagli stessi sviluppatori, è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.

KNOCKOUT!

La nuova avventura di Kao si presenta non solo con una rinnovata veste moderna, ma anche con una nuova trama.  Proprio come ci aspetteremo da un gioco di una volta, il nostro obiettivo sarà relativamente semplice. Ovvero salvare nostra sorella Kaia e ritrovare nostro padre Koby. Una trama terra terra dal tocco nostalgico, quella dei tempi in cui animali antropomorfi salvavano amici e familiari per hobby.

Stavolta però in Kao the Kangaroo i nostri guantoni non saranno dei semplici accessori, ma piuttosto dei magici guantoni parlanti dagli incredibili poteri. Non solo pestaggi quindi, ma anche divertenti fasi puzzle legate alla magia e agli elementi con cui potremo infondere i nostri guantoni. Una volta superato l’addestramento iniziale, saremo prontissimi a mandare KO chiunque si pari sul nostro cammino.

La vacanza che ci serviva

Kao the Kangaroo ci propone fin da subito ampi spazi aperti da esplorare quasi interamente. Le isole principali fungeranno da grandi “warp room” dalle quali potremmo accedere ai vari livelli di quel mondo. Le isole sono anche piene di segreti, ducati (le monete di gioco) e collezionabili. Con i ducati potremo acquistare nuove vesti e accessori per Kao, componente ormai quasi stardard per i nostri tempi che abbiamo subito gradito.

Le pergamene sbloccheranno informazioni e contenuti nella Kaopedia, un glossario con tutte le informazioni sul mondo di gioco e i suoi personaggi. Le rune invece saranno le chiavi che apriranno i livelli successivi. Non mancano le care vecchie lettere da collezionare e i diamanti, in classico stile old gen. Esplorare e cercare forzieri regalerà al giocatore grandi quantità di monete, con le quali potremo anche avvantaggiarci comprando vite extra o parti di cuore per potenziare la nostra salute.

SUONA QUELLA CAMPANA

Risse da bar

Il gameplay modernizzato di Kao the Kangaroo funziona e diverte. Senza dimenticare le sue origini, mantiene infatti molti aspetti già visti nei precedenti capitoli. La serie di tre pugni di Kao è ripresa da Kao the Kangaroo Round 2, quasi sempre sufficienti a mandare KO la maggior parte dei nemici. Si aggiunge a questi il potere dei guantoni, che una volta caricati “menando le mani”, potranno rilasciare un esplosivo colpo finale in base all’elemento di cui sono infusi.

Anche i classici boomerang della serie saranno presenti, e potranno essere usati sia come armi da lancio che come oggetti chiave per la risoluzione di semplici puzzle ambientali. In generale, il titolo del team polacco non sembra portare un livello di sfida elevato. Almeno non come i suoi colleghi di genere o come i primi capitoli della serie. Le boss fight invece ci sono sembrate leggermente sottotono, anche se divertenti.

Una delle fasi boss

I singoli livelli in Kao the Kangaroo saranno sostanziosi. Potranno occupare anche una mezz’ora abbondante se ci si dedicherà ad esplorare ogni strada e raccogliere ogni collezionabile. Per quanto il design dei livelli possa sembrare lineare ci ha comunque saputo impegnare a dovere, soprattutto nella ricerca delle pergamene. Noi, come consigliato dal gioco stesso, l’abbiamo gustato con un pad. Un’esperienza che si è rivelata estremamente reattiva e appagante.

La famosa campana della serie anche qui salverà i nostri progressi, riportandoci in gioco in caso di sconfitta. Sparse il giusto lungo i livelli e mai troppo ravvicinate tra loro. Abbiamo inoltre apprezzato il mix di animazione 3d e disegni 2d, sia nelle movenze di Kao quanto nelle location. Alcuni modelli ed effetti visivi mostrano una certa “vecchiaia”, che però non stonano con lo stile di gioco.

MESSI ALLE CORDE?

Qualche nota di traduzione stona tra letto e parlato

Purtroppo Kao the Kangaroo da vicino potrà apparire “grezzo” agli occhi più attenti. Se graficamente risulta vivace e colorato, dall’altro lato sembra essere meno rifinito di altri suoi simili tornati in voga come remake. I modelli dei personaggi secondari appaiono decisamente meno definiti in confronto a Kao. Quest’ultimo invece è ben realizzato, anche se con un certo sentore da cartone per famiglie in stile Nickelodeon.

Giocando abbiamo potuto notare dei dettagli che ci hanno fatto storcere il naso. I vasi ad esempio sembrano essere “legati” tra loro. Colpirne uno farà cadere gli altri, anche se nella fattispecie saranno distanti. Colpire un vaso caduto inoltre lo fa sparire e non spezzare come quelli eretti. Un’ animazione grezza che “infetta” anche alcune tipologie di nemici, stonando sulla qualità generale.

Attraverso dei pozzi magici, potremmo affrontare i livelli sfida

In Kao the Kangaroo abbiamo certamente apprezzato la distruttibilità presente nelle ambientazioni, ma ci siamo chiesti anche il perché di alcuni oggetti che non si frantumano come altri simili. Spiacevole anche aver letto “quest name” al posto del nome della missione con il nostro amico pellicano. Una distrazione da poco ma chiaramente visibile.

Alla fine della fiera non ci sentiamo di penalizzare troppo questo ritorno. Parliamo di un capitolo completamente nuovo, con tanto impegno nel modernizzare un’avventura di altri tempi che, ancora oggi, riesce a divertire con poco. Non parliamo di una rivoluzione nel plaftorm adventure, ma di piuttosto di un gioco per tutti (forse troppo), con cui passare diversi piacevoli pomeriggi in tranquillità.

Una chicca non da poco

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Kao the Kangaroo è il ritorno che nessuno si aspettava, ma che tutti i nostalgici cresciuti nel 2000 avevano bisogno. Tate Multimedia è venuta incontro a giocatori di ogni età, realizzando un gioco che non offre la difficoltà originaria della serie, ma che comunque riesce a divertire e appagare. L’influenza assorbita dal mondo dei plaftorm più famosi si percepisce. Un po’ di Spyro, un po’ di A Hat in Time, ma tutto adattato e in linea con il prodotto. Possiamo solo augurare un buon ventennale al canguro pugile più famoso di sempre, sperando di veder limati quei piccoli difetti che un nostro gioco d’infanzia non meriterebbe.

Pregi

Il caro vecchio piacere di giocare, semplicemente. Vivace e colorato, un piacere per gli occhi. Stile arcade reattivo e centrato.

Difetti

Piccoli difetti di struttura. Una traduzione del parlato inglese che non rende sempre a dovere. Forse troppo "ciovine" su alcuni aspetti.

Voto

7,5

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