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Old World, la nostra recensione

Che eredità lasceremo ai nostri successori?

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Old World rappresenta la più recente creazione di Mohawk Games, team di sviluppo già autore di Offworld Trading Company che questa volta ha deciso di puntare ancora più in alto. Questo consapevoli di avere alla base un professionista capace come Soren Johnson, co-fondatore dello studio nel 2013 e principale artefice di Civilization IV.

Un vero e proprio veterano degli strategici su larga scala, che in questa circostanza intende offrire agli appassionati qualcosa di nuovo. Ovvero avere la responsabilità di fondare e guidare una dinastia nel corso del tempo, facendosi strada in un mondo ostile colmo di culture (e quindi leader) rivali. Il tutto con l’obiettivo di garantire una continuità nel tempo, e prosperità per il nostro popolo.

Andiamo quindi a scoprire Old World in questa recensione, curata dal nostro Claudio Szatko. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Hooded Horse, è recentemente approdato su Steam e GOG dopo circa un anno di esclusiva temporale di Epic Games Store. Buona lettura.

DINASTIE SOTTOPOSTE ALLA PROVA DEL TEMPO

Progettato come un tradizionale gioco di strategia 4X, Old World palesa subito la sua somiglianza con il franchise di Civilization. Il design del mondo di gioco, lo “stile” di combattimento e la componente di base-building, tanto per fare alcuni esempi, rispecchiano fin troppo bene la leggendaria serie firmata Sid Meier. Non fraintendeteci, vi sono comunque diverse differenze di cui ora parleremo.

Tuttavia, confrontando il titolo di Mohawk Games con un altro ottimo esponente del genere quale Humankind (qui la nostra recensione), si può notare come il secondo, obiettivamente, cerca di distanziarsi dai mostri sacri degli strategici 4X. Non che tutte queste somiglianze siano un male. Obiettivamente saremmo dispiaciuti qualora l’esperienza maturata da Soren Johnson in Civilization non venisse messa a frutto altrove.

Old World

Con queste premesse, ci approcciamo a un gioco di strategia curato e ben congegnato, dove il giocatore ha a disposizione un’ampia varietà di opzioni per gestire la propria dinastia. Ciò che ci ha colpito subito è la scelta dei personaggi perchè, a prima vista, uno potrebbe pensare che siano effettivamente pochi. Ma vi è una ragione dietro a questo. In Old World infatti non si sceglie un leader che duri per tutta la partita, ma si opta bensì per una dinastia.

Intendiamo dire che i leader sono umani, e che quindi moriranno nel corso del gioco. E il fatto di avere un successore pronto a prenderne il posto determina nella fattispecie il proseguimento della partita o la sua fine. Una meccanica originale, che fa sì che i suddetti leader possano morire di vecchiaia dopo una vita lunga e soddisfacente. O anche che possano trovare la morte nel calore della battaglia. In ogni caso, avere un successore pronto è e sarà di vitale importanza.

FORZARE LA MANO

Old World

Dar vita a una dinastia in grado di sopravvivere a una realtà ostile nel corso del tempo significa anche combinare matrimoni e crescere i propri figli. Dopotutto, prima o poi finiremo per giocare nei panni di uno di loro. Inoltre dovremo anche far attenzione a creare una società funzionale, mantenendo relazioni diplomatiche con le altre civiltà rivali.

Inutile dire che tutto questo è lungi dall’essere semplice, specialmente se in mezzo vi saranno anche dei conflitti bellici da gestire. Per quanto riguarda il combattimento invece non è che ci sia tanto dire. Infatti è quello di un tipico strategico 4X. Si creano unità utilizzando le risorse, le si “spostano” a distanze predefinite a ogni turno (scegliendo se attaccare con esse o anche potenziarle), e così via.

Old World

Una particolarità che troviamo in Old World sono le azioni “forzate” che si possono intraprendere. Per esempio spostare più lontano del normale un’unità nel corso di un turno. Questo però ci costerà delle risorse aggiuntive, cosa che alla popolazione non andrà esattamente a genio. Per il resto abbiamo riscontrato alcune delle criticità presenti in molti titoli di questo genere.

Per esempio il fatto che alcune civiltà avversarie sembrano avere “truppe infinite”. Non importa quante risorse spenderemo e quanti sforzi compieremo per sviluppare il nostro esercito. Loro saranno sempre in superiorità numerica, e questo renderà più difficile giustificare l’impegno in battaglia. Specialmente quando, viceversa, potremmo concentrare tutti gli sforzi sul lato gestionale cittadino.

DEFICIT TECNOLOGICO

Old World

Parlando di sviluppo urbano, invece di premere un pulsante e avere un nuovo edificio su una delle “tessere”, Old World utilizza un sistema distrttuale che consente di creare una città “in crescita”. Invece di avere tutto nello stesso posto, potremo scegliere dove costruire miniere, caserme, fortezze e persino pascoli. Vi sono anche opzioni di personalizzazione extra che permetteranno di affinare la produttività della propria nazione e delle sue città.

Il sistema delle risorse, viceversa, si avvicina maggiormente ai canoni degli strategici 4X. Saremo in grado di coltivare la terra all’interno dei nostri confini per aiutare le città a mantenersi e svilupparsi. Un problema che ci è capitato di avere riguarda la disparità tra le risorse (averne troppa di una e troppo poca di un’altra). Ma questo inconveniente viene brillantemente risolto dalla presenza di un mercato che, sfruttando gli algoritmi di Offworld Trading Company, consente ai giocatori di acquistare e vendere risorse a volontà.

Old World

A questo punto la domanda da porsi è: come si vince nel Vecchio Mondo? Bene, il modo migliore per farlo è avviare e completare le ambizioni, lunghe sfide generate dinamicamente e fornite dai membri della propria dinastia. La particolarità sta nel fatto che richiedono molta dedizione, e che scompaiono poco dopo la morte di chi le ha proposte.

E in caso di mancato completamento, potranno esserci delle ripercussioni negative. Anche in questo caso il sistema di gioco si è dimostrato piuttosto originale, offrendo comunque un modo per vincere alternativo al semplicemente versamento di sangue nemico. Un altro elemento importante di Old World è il sistema tecnologico, di cui finora non abbiamo parlato perchè rappresenta, in sostanza, ciò che ci ha convinto meno del titolo.

Old World

A differenza di Civilization e altri esponenti del genere, nella fattispecie saremo sprovvisti di un albero tecnologico vero e proprio su cui pianificare gli sviluppi per la nostra dinastia. Ciò che avremo di fronte sarà invece un sistema basato su delle carte, in cui dopo aver ricercato una tecnologica, dovremo sceglierne una fra quattro su cui concentrarsi. Inutile dire che in un gioco strategico come questo, ci sono già fin troppi contenuti generati casualmente, che possono complicare le cose anche per via di un sistema tecnologico basato su numeri casuali.

A nostro avviso sottrae fin troppo “controllo” al giocatore. Tecnicamente parlando, infine, Old World svolge un lavoro più che dignitoso. Ottime prestazioni si combinano con un comparto grafico che pur non facendo gridare al miracolo, offre una resa buona ma senza particolari pretese. Buona anche la colonna sonora di accompagnamento, mentre non abbiamo potuto fare a meno di notare l’assenza della lingua italiana, a fronte della presenza di inglese, tedesco, giapponese, cinese, spagnolo, francese e russo.

Old World

DA AVERE SENZA RISERVE

Fatta eccezione per il sistema tecnologico, Old World funziona complessivamente bene. L’interfaccia utente risulta parecchio intuitiva nonostante la presenza di così tante opzioni e icone che in certi momenti sembrerà di trovarsi nelle cabina di pilotaggio di un caccia da combattimento. La creatura di Mohawk Games diverte dall’inizio alla fine, anche se per potersi accostare a pari merito al franchise di Civilization e a titoli come Humankind, forse sarebbe servito qualcosa in più.

Pregi

Il sistema di successione è originale e ben congegnato, e conferisce un'identità molto marcata alla produzione. Lo sviluppo urbano offre tantissime opzioni. Nel complesso il gameplay funziona davvero bene...

Difetti

... A dispetto del sistema tecnologico, dove il fattore legato alla casualità non si è rivelato particolarmente vincente. Le similitudini con Civilization possono risultare a tratti eccessive. Niente lingua italiana.

Voto

8

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