Outriders, la nostra recensione PS5

Il ritorno dei MMORPG è giunto

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Tornano i MMORPG “di una volta” con Outriders, il titolo della nostra recensione per la versione PS5. Il gioco arriva in versione cross-play e disponibile, inoltre, per Microsoft Windows, PlayStation 4, Xbox One, Xbox Series X/S e Stadia. Square Enix affida lo sviluppo di questa interessante IP a People Can Fly. Questo rappresenta il primo grande passo in autonomia, dopo la parentesi di circa 8 anni sotto l’ombrello di Epic Games.

Un periodo che l’ha vista sempre a disposizione dei creatori dell’Unreal Engine, utile, però, per la crescita di questo studio polacco. Dagli iniziali 20 componenti del 2002, l’anno della fondazione, si è passati ai 250 del 2020, senza contare le nuove aperture in America e Polonia. E poi arriva la ciliegina sulla torta, con la collaborazione con Square Enix e l’uscita di Outriders.

People Can Fly si è fatta le ossa con Fortnite, Bulletstorm e Gears of War: Judgement. In questa nuova IP troviamo un lascito, che prende il nome di esperienza. Questa ti permette di capire cosa funziona e cosa no, o quanto meno dovrebbe servire per evitare di incorrere in problematiche già note a noi gamer. Come avete visto, la pubblicazione della nostra recensione di Outriders è andata un “tantino” lunga.

Non è un caso che ci siamo voluti prendere il giusto tempo per valutare questo gioco, con l’obiettivo di avvicinarci quanto più possibile all’end game. Tutto questo non solo per capire dove la storia voleva andare a parare (trama, tra l’altro, molto interessante, ndr), ma anche per comprendere se il gioco era in grado di rinnovarsi in funzione dell’avanzamento. È un classico di ogni MMORPG, e chi gioca a questo genere lamenta, “quasi” sempre, questa problematica.

Ci casca oppure la supera? Se volete conoscere la risposta a questa domanda non vi resta che proseguire con la lettura della recensione di Outriders, dedicata alla versione per PS5.

C’ERA UNA VOLTA IL MMORPG

 

Il genere, si sa, detta le regole del gameplay. Qui siamo a casa del MMORPG, dove nella vena action scorrono fiumi di adrenalina in formato looter shooter. Un giusto modo per invogliare il giocatore ad avanzare verso l’end game è quello di fruire un titolo per stadi di avanzamento. In parole povere, più giochi e più migliori il tuo personaggio. E per miglioramento si intende armi e armature più forti. Giusto e pacifico, che diventa pure onesto se la crescita non è viziata da meccanismi di loot box e compagnia bella.

La vena action serve a “stemperare” la complessità della costruzione della build, uno dei concetti cardine per un MMORPG degno di tale nome. L’obiettivo, infatti, è quello di costruire un archetipo di personaggio che rispecchia il nostro modo di giocare. In questo, però, non siamo del tutto liberi ma dobbiamo seguire le regole della classe scelta. Al lancio di Outriders ne sono state inserite 4, tutte diverse tra loro. Ognuna di queste porta con se regole di gameplay e abilità esclusive.

Gli sviluppatori, per obbligarci a rispettarle, legano il meccanismo delle cure al loro rispetto. Non esistono, infatti, cure o medikit di sorta ma solo aderendo a quello che la classe ci suggerisce si potrà portare a casa la pelle ed affrontare le inondazioni di piombo. Giusto per capirci, se scegliete il Distruttore sarete sempre obbligati ad affrontare la situazione “da vicino”. Solo in questo modo le cure arriveranno in maniera costante. Questo però vi obbliga a prendere delle decisioni all’atto della costruzione della build.

Non esiste un modo giusto o sbagliato di fare, a patto che vi sentiate sempre a vostro agio con il personaggio. La cosa bella è che People Can Fly ha deciso di non complicare troppo le cose in Outriders. Il crafting degli oggetti è verticalizzato sulla modifica di quelli esistenti, andando a lavorare su perk e abilità. Dovete essere bravi a capire come innestare un flusso, creando un giusto compromesso tra potenza di fuoco e capacità di sopravvivenza.

UN OPEN MAP CHE ILLUDE

 

Outriders è un open world o un open map? Una domanda, questa, che ha trovato una risposta certa in occasione della demo, anche se gli sviluppatori avevano già fatto capire come sarebbe stata la parte esplorativa del titolo. Sebbene il pianeta Enoch, il teatro degli eventi di gioco, sia piuttosto grande, tutto gira attorno allo spostamento rapido. Ogni zona esplorabile è interconnessa alle altre ma è come se fossero tanti contenitori stagni.

Ed è qui che si verifica una cosa piuttosto spiacevole, e che ci fa ricordare qualcosa di già visto in Anthem: i caricamenti. Ce ne sono troppi in Outriders, decisamente troppi. Anche la singola apertura di una porta, con una cutscene di 2-3 secondi (in cui si vede il nostro personaggio che apre la porta e basta, ndr), nasconde un caricamento. A volte è visibile, con tanto di percentuale di avanzamento, altre volte, invece, non si vede ma c’è.

Questo lo possiamo capire con la vecchia generazione di console che non avevano SSD e i cavalli della next-gen. Commettere, però, gli stessi identici errori progettuali visti in Anthem, onestamente, non ne capiamo il senso. Ci sono momenti in cui sembra tutto un caricamento, con una sequela di cutscene che (letteralmente) ammazzano il gameplay. Per carità, quando ci sono e sono ben costruite (e non artefatte con un fine, ndr), la loro funzione di relax la assolvono pure. Ma sono troppe per un action MMORPG looter shooter, dove il dito è sempre pronto sul grilletto.

Tornando, quindi, al concetto di open map, le ambientazioni sono molto originali e in grado di raccontare una parte della storia del gioco. Il level design offre un discreto numero di ripari da sfruttare, vitali in alcune situazioni. Come le serie di Gears of War e The Division, il concetto di copertura rientra tra gli assett del gameplay, visto che rappresenta il primo e unico strumento di difesa. Occhio, però, a non abusarne. Il concetto di “camperaggio” in Outriders non esiste.

Che siano o meno umani, i vostri nemici avanzeranno a seconda del loro script, che cambia a seconda del tiers in cui vi trovate. Questi altri non sono che le fasce di mondo, scaglioni progressivi di difficoltà che aumentano di pari passo con il vostro livello di esperienza. Più il tier sarà alto e più l’IA dei nemici migliora, non dandovi mai dei punti di riferimento di gioco certi.

IL GIUSTO COMPROMESSO

 

Ogni videogioco basa il suo engagement su un giusto compromesso di elementi strutturali. È ovvio che non esiste il gameplay bilanciato alla perfezione, e probabilmente lo inventeranno in un prossimo futuro. Ciò che conta, invece, è che questa alchimia sia compatibile con il giocatore di turno. Resta il fatto, però, che prima di aderire a qualcosa bisogna comprenderla.

La curva di apprendimento di questo titolo è pressoché inesistente. Sembra di conoscere il gioco da sempre. Non sapevamo se questo era figlio del nostro passato, che ci ha visto sempre sul pezzo sul genere MMORPG, oppure era merito degli sviluppatori. Questo è uno dei tanti motivi che ci hanno spinto a prenderci del tempo extra per scrivere questa recensione PS5 di Outriders.

Alla fine abbiamo capito che la chiave del divertimento era insito nel giusto compromesso tra la parte action e RPG, senza però mai eccedere nell’una e nell’altra. Certo, la componente action è quella che spicca di più, ma quella RPG non gli da mai fastidio, anche se, conti alla mano, è subliminale ma fondamentale. Le abilità è come se fossero delle armi in più, molto buone come “way out” quando la situazione diventa calda. Ma non riuscirete a vivere solo di queste e non usare mai le armi, come nemmeno l’esatto opposto.

La build serve a migliorare l’uso di armi e abilità, anche in funzione del meta stabilito dalla classe. Tornando sempre al Distruttore, le cure arriveranno solo in caso di attacchi ravvicinati. Questi, per forza di cose, vi lasciano scoperti e diventate delle vere e proprie calamite per i proiettili (nel gergo MMORPG si dice fare aggro, ndr). Tutti i nemici, di fatto, avranno occhi solo per voi. In questo contesto diventano fondamentali la “% di salute recuperata” e la “% di danno a corto raggio”. Questi perk li trovate sia sulle armi che sull’armatura e sono, altresì, craftabili.

All’aumentare del vostro livello di esperienza, il tier si alza sempre di più, portando con sé oneri e onori. Questo significa, sì, nemici più “bastardi” e agguerritti, ma anche un loot migliore con la possibilità di trovare oggetti rari e potenti. E in tutto questo non ci possiamo dimenticare dei punti abilità, da spendere in un rigoglioso skill tree che prevede delle interessanti contaminazioni tra le varie classi.

LE DIFFERENZE CON LA VERSIONE XBOX SERIES X

 

Ed eccoci a una delle parti che vi scrive ci tiene personalmente, e vale a dire il confronto tra le versioni PS5 e Xbox Series X di Outriders. Prima di ogni considerazione “tecnica” non possiamo non ricordare che, già a partire dal D1, il titolo di People Can Fly e Square Enix è presente nel catalogo del Game Pass di Microsoft. Un bel colpo per l’azienda americana, che con questa mossa si è accapparrata una nuova e cospicua fetta di utenti “indecisi”.

Parlando di tecnicismi, la next-gen di casa Sony ha puntato tutto sul fattore esperienza. Outriders non è rimasto immune a questo effetto, anche se parlare di “esperienza” in un gioco in cui conta, principalmente, sparare e costruire una build, in solo o in co-op, lascia un po’ il tempo che trova. Il resto è puro godimento, con il feedback aptico in grado di far sentire l’emozione del momento con vibrazioni inedite per un MMORPG.

Questi sono stimoli che non si trovano su Xbox Series X. La componente esperienziale non è stata molto approfondita dalla next-gen di casa Microsoft. Ma questo non è mica un segreto, semplicemente una precisa scelta progettuale. Ma, quindi, Outriders, dal punto di vista dell’esperienza di gioco, è meglio su PS5 rispetto alla versione Xbox Series X? La risposta è semplice: dipende.

Dipende da cosa si intende per concetto di esperienza. Se la vediamo dal punto di vista della next-gen Microsoft, il nuovo controller di gioco è qualcosa di favoloso. E non parliamo di feedback aptico o similari, ma del concetto base di controllo.
Con il gamepad di Xbox Series X, infatti, non si ha mai la sensazione di non poter gestire una situazione a rischio, anche se il livello di frenesia sembra aumentare a perdita d’occhio. Con un MMORPG, poi, questo aspetto diventa fondamentale, anche se lo riteniamo vitale solo in chiave PVP e non in PVE, strada, quest’ultima, percorsa in Outriders. Mai dire mai, però. 

COMMENTO FINALE

Intensa. È forse questo l’aggettivo che qualifica al meglio la nostra esperienza di gioco con Outriders e che vogliamo raccontare in questa recensione. Abbiamo messo le mani avanti spiegando il perchè di questo nostro ritardo nella pubblicazione della recensione, ma ve lo dovevamo e, soprattutto, serviva a noi per capire se stavamo “capendo”. E alla fine lo abbiamo capito.

Outriders è un gioco che va compreso, ma per farlo vi dovete prendere il giusto tempo. Non si tratta di complessità del gameplay, ma di pregresse esperienze. Se siete “vergini” per il genere non avrete difficoltà a entrare sin da subito in sintonia con il gioco. Se, invece, avete un passato da “malati” di MMORPG, sarà difficile far finta di nulla su alcune “stranezze”.

A noi il gioco è piaciuto, ma non ne siamo follemente innamorati. Non vi nascondiamo che l’attesa per questo titolo non era poca, un po’ scemata già dopo la demo. La somiglianza con Anthem, in alcuni suoi aspetti negativi, è una cosa che non ci è andata giù. Questo, però, non deve incenerire il buono che si trova nel gioco, perchè di materiale ce n’è tanto.

Si entra subito in sintonia ed il gameplay è studiato per risaltarne la sua vena action, rispettando il substrato RPG. Da soli, o in gruppo, non importa, l’azione e il divertimento non mancheranno mai. Il problema della monotonia non è stato del tutto superato, ma il conoscere la trama e gli eventi di gioco rappresenta una valido motivo per arrivare all’endagame.

Pregi

Il giusto compromesso tra azione e RPG funziona, e non si eccede nell'uno e l'altro. La progressione viene premiata con il meccanismo del looting, non viziato da meccaniche pay to win. La trama non è banale, e serve come valido motivo per proseguire verso l'endgame. Le dinamiche di gameplay contengono degli spunti molto interessanti, che spiccano per originalità...

Difetti

... anche se ci sono delle somiglianze con passate esperienze negative (vedasi Anthem). Troppe cutscene e caricamenti che non rendono fluida l'esperienza di gioco, dettaglio che stona che le dinamiche action del gioco. I freni a mano in discesa sono pericolosi.

Voto

8