Quando è stato rilasciato il mese scorso, nessuno avrebbe mai potuto immaginare o prevedere quanto successo Valheim avrebbe riscosso di lì a poco. Ma d’altronde la caratteristica principale dei miracoli è quella di essere quasi o del tutto inaspettati. Il primo a essere stato colto di sorpresa, non a caso, è stato il piccolo team di sviluppo. Stiamo parlando di Iron Gate Studio, una (ormai ex) startup nata poco più di due anni fa nella piccola città svedese di Skövde, e composta da appena cinque persone.
A detta degli autori il progetto è partito ispirandosi a The Legend of Zelda: Breath of the Wild, ed è stato scelto il tema “vichingo” in quanto molto in voga negli ultimi anni. Sia a tema videoludico (ultimo in ordine cronologico Assassin’s Creed Valhalla) che televisivo, come nel caso della popolarissima serie The Vikings. Il rischio di risultare banali era molto alto, ma il team svedese è comunque andato avanti, spinto anche dalla fiducia accordatagli, nella veste di publisher indipendente, da Coffee Stain Studios. Che come ha già dimostrato con Satisfactory e Deep Rock Galactic, nella veste di “talent scout” difficilmente sbaglia un colpo.
Dati i milioni di copie già venduti dopo poche settimane, c’è da scommettere che il gioco arriverà anche su altre piattaforme, una volta che sarà rilasciata la versione 1.0. Nell’attesa vi lasciamo alla nostra anteprima di Valheim, che ricordiamo essere disponibile in accesso anticipato su Steam. Buona lettura.
VALHEIM, PURGATORIO VICHINGO
Iniziamo da subito col dire che Valheim è principalmente un survival, e che dunque si svolge secondo i dettami del genere. Raccolta di risorse, crafting, combattimenti per la sopravvivenza ecc. Un genere oltremodo inflazionato, che ha visto nel corso degli anni la nascita di tantissimi esponenti. Di questi ben pochi hanno superato la prova del tempo, risultando veramente molto validi.
Per provare a spiegare almeno in parte il successo del titolo di Iron Gate Studio, partiamo dall’ambientazione. Dopo aver creato il nostro personaggio verremo trasportati in un mondo generato proceduralmente, e rigorosamente “vichingo”. Foreste, montagne, mari e tutto ciò che può essere compreso in un tipico paesaggio scandinavo. Arriveremo durante una tempesta, dove un corvo gigante ci depositerà al centro di alcune rune.
Qui verremo accolti da uno dei leggendari corvi del dio Odino, Huginn, che ci spiegherà il perchè della nostra presenza in quel luogo. Ci troviamo infatti in una sorta di purgatorio in cui dovremo conquistare il favore delle divinità sconfiggendo molti nemici pericolosi. Così facendo potremo guadagnarci l’accesso al Valhalla, al mitico “paradiso dei guerrieri” descritto nella mitologia norrena. A cui il gioco si rifà ampiamente.
La progressione è scandita attraverso la sconfitta dei boss, uno per bioma. Nell’attuale versione in accesso anticipato ce ne sono cinque, ed è dunque lecito aspettarsi che nelle versione finale ne saranno aggiunti altri. Ciascuno di loro andrà evocato presso il rispettivo altare offrendo degli oggetti specifici, e una volta sconfitto permetterà di accedere a nuovi luoghi e soprattutto sbloccare nuove tecnologie.
SANGUE E ONORE
A differenza di molti survival che formalmente lasciano i giocatori abbandonati a loro stessi, in Valheim verremo quantomeno istruiti da Huginn. Nel corso della partita il buon volatile comparirà più volte con l’icona di un punto esclamativo sopra la testa. Interagendo con lui ci verrà spiegato in poche righe ciò che ci sarà da sapere in un dato momento. Per il resto dovremo cercare di fare del nostro meglio secondo le logiche tipiche del genere. Fermo restando che capiterà inevitabilmente di morire (con onore o meno starà a noi).
Fame, freddo, un gruppo di scheletri particolarmente agguerrito in un dungeon o persino per colpa di un albero. Ebbene sì, la fisica del gioco risulta essere più realistica di quanto non ci aspetti. Tagliando un tronco a colpi d’ascia dovremo stare attenti a dove cadrà… Poichè facendolo potrebbe anche innescare la caduta di altri tronchi, specie in foreste particolarmente fitte. Occhio dunque a non finire schiacciati.
In caso di morte verremo spawnati presso il letto che avremo settato allo scopo, senza nulla nell’inventario. Gli oggetti che avevamo con noi potremo tuttavia andare a recuperarli (senza alcun limite di tempo) presso la tomba che troveremo sul posto. E che potremo visualizzare comodamente sulla mappa. Questa è solo una delle svariate funzioni appositamente inserite per rendere meno frustrante l’esperienza di gioco.
Valheim comprende infatti numerose meccaniche vincenti, mutuate da altri titoli famosi. Abbiamo per esempio un sistema di progressione delle abilità che strizza l’occhio a The Elder Scrolls V: Skyrim. Nuoto, corsa, abilità nell’uso dell’arco ecc cresceranno solamente tramite l’utilizzo specifico di tali capacità. Il sistema di combattimento ricorda invece quelli tipico dei soulslike, con rotolate, parate, contrattacchi ecc. Semplice (quasi rudimentale), ma molto efficace e appagante.
MODERNO MA NON TROPPO
Ciò che sicuramente colpisce di Valheim a primo impatto è la veste grafica, che ricorda volutamente la resa low-res dei titoli per la prima Playstation. Una prospettiva “retrò” squisitamente accompagnata da numerosi effetti grafici moderni, a partire dall’illuminazione. Che giocherà un ruolo determinante nell’atto di far comparire dinanzi ai nostri occhi dei paesaggi da togliere il fiato.
Uno dei pregi principali del gioco è sicuramente la facilità con cui si viene immersi nel contesto. Di come, pur non introducendo assolutamente nulla di innovativo, vengono fatte “dialogare” le varie componenti per realizzare un’esperienza da vero guerriero vichingo, in lotta per conquistarsi un posto nel Valhalla. Trattandosi di un accesso anticipato non mancano tuttavia dei difetti, primo fra tutti il lato ottimizzazione.
Valheim comprende consumi veramente anomali sia di CPU che di GPU, che rendono il framerate ballerino in svariate circostanze. Qualcosa che sicuramente verrà risolto più avanti, insieme ad altri piccoli difetti. Come per esempio la precisione richiesta per fissare i blocchi (che siano muri, pavimenti ecc), che può rendere l’atto di costruire un tantino frustrante. Macchie che tuttavia non bastano a sminuire quello che in fin dei conti è un successo meritato.
Un’esperienza memorabile che può ancora migliorarsi molto, ma che è già possibile condividere con gli amici. I server possono infatti ospitare fino a 10 giocatori contemporaneamente. Gli sviluppatori oltretutto sono stati intelligenti a fare due cose. La prima è la possibilità di creare un proprio server, con tanto di password per proteggere ciò che si crea da griefer e altri malintenzionati. La seconda è che per far sì che il PvP funzioni, tutti i giocatori devono averlo necessariamente abilitato all’interno di un server, e quindi di una partita.
COMMENTO FINALE
Valheim sarà certamente ricordato come una delle più belle favole indie del 2021 (e, probabilmente, non solo). Iron Gate Studio ha veramente fatto centro, proponendo alla massa un titolo capace di far breccia nel cuore di milioni di appassionati. Compresi quelli che, magari, fino a ora si erano approcciati poco o nulla con esponenti del genere survival. Parliamoci chiaro, si sta parlando di un gioco veramente “paraculo”. Ovviamente nel senso più buono e affettuoso del termine.
Questo perchè pur non presentando sostanzialmente alcun elemento veramente originale è riuscito/sta riuscendo ad amalgare in maniera eccellente numerose meccaniche derivate da altri titoli di successo. Un calderone profumato di mitologia norrena che da qui in avanti potrà migliorarsi ancora molto. Vedremo dove saprà arrivare, ma il cammino per il raggiungimento del Valhalla videoludico è sicuramente cominciato sotto i migliori auspici.
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