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Pendragon, la nostra recensione

Il Ciclo Arturiano ha un nuovo autore: il giocatore

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Videogioco strategico-narrativo. Ne avete mai sentito parlare? Se la risposta fosse negativa non sarebbe sorprendente: Pendragon è esattamente questo, parola dei suoi diretti creatori, gli sviluppatori di inkle. Cinque appassionati, circondati da vari aiutanti e collaboratori, che hanno creato un sistema ludico-narrativo senza precedenti a memoria di videogiocatore.

Disponibile per Steam (versione da noi provata e recensita), GOG e App Store, dallo scorso 22 settembre (martedì scorso), Pendragon si basa sulla tecnologia ink engine, creata appositamente per il gioco. Tecnologia, questa, rilasciata apertamente e gratuitamente per permettere ad altri programmatori di dar vita alle loro narrazioni. Un esempio recente: Where the Water tastes like Wine.

Detto questo, vi lasciamo alla recensione di quello che può essere considerato una delle sorprese più interessanti di questo 2020. Buona lettura.

CI SONO GIOCHI SINGOLARI, ECCEZIONALI: POI C’E’ PENDRAGON

Quella che vi apprestate a leggere non sarà una recensione ordinaria, perché Pedragon è assolutamente straordinario. L’opera di inkle vuole narrare una storia a chi gioca. Non si tratta di una storia banale, lunga o tediosa. Dura una manciata d’ore: due oppure tre al massimo e non c’è nessuna pagina di questa narrazione, che possa definirsi scontata.

E – secondo chi vi scrive – non c’è storia più bella che si possa “sfogliare”, di quella che mette in campo i cavalieri della tavola rotonda, re Artù, Sir Mordred, mago Merlino e tutto il “legendarium” che ruota intorno alla figura del mitico sovrano che detiene l’altrettanto mitica spada, estratta dalla roccia. Personaggi carismatici, dialoghi coinvolgenti, ambientazioni impressionanti e misteriose.

L’antefatto da cui partono le avventure è la sconfitta di Artù, per mano di Mordred, lo scioglimento della cavalleria della tavola rotonda, il tradimento sentimentale di Ginevra e Lancillotto.

Pendragon

All’inizio del gioco possiamo scegliere uno fra questi ultimi due, e non sarà certamente l’ultima scelta che saremo chiamati a compiere.
Il gioco prende per mano il giocatore è lo accompagna nella lettura e nell’interpretazione di alcuni dei personaggi chiave (alcuni del tutto originali). Possiamo decidere cosa rispondere alle domande, possiamo decidere i modi, possiamo anche decidere quale strada intraprendere per raggiungere Artù e guidarlo al riscatto del regno.

Qualunque sia la scelta presa, ci sarà sempre una conseguenza. Non si tratta di conseguenze e di scelte positive o negative, ma di bivi narrativi che portano naturalmente ad una conclusione. E’ possibile scegliere di perdere tempo nell’esplorazione di foreste, monasteri, paludi, per trovare oggetti utili o validi alleati. Ma questo comporta giorni di viaggio aggiuntivi a quelli previsti, che inducono alla conseguenza della totale disfatta di Artù che stava in attesa e in bisogno di aiuto e rinforzi.

UN SOLO INIZIO E TANTI EPILOGHI

Pendragon

Quel che rende Pendragon eterno è il numero di variabili che è possibile innescare, fra tutte le scelte possibili. Ci sono quelle non propriamente volontarie da parte del giocatore, come impreviste dipartite dei protagonisti durante le esplorazioni.
E’ capitato, alla prima partita, di arrivare in un bosco con Ginevra ed un coraggioso garzone di nome Colin che vuole aiutare la causa di re Artù. Nel bosco, i due, si sono imbattuti in due orsi enormi e aggressivi. Ginevra è morta tra le zanne delle creature mentre Colin si è dato alla fuga, promettendo a se stesso che avrebbe mandato avanti di persona il viaggio iniziato da Ginevra.

La possibilità di vedersi uccidere i protagonisti, senza possibilità di riaverli indietro, apre la porta a scenari narrativi autentici, originali, mai banali. La narrazione non ne risulta mai prevedibile, forzata né tediosa. Il tutto è sempre avvincente e sapientemente dosato, così che entro tre ore si raggiunga la fine del capitolo “vissuto”.

Limitarsi a giocare Pendragon una sola volta non rende giustizia all’impressionante lavoro svolto dal motore di gioco inventato da inkle. Per avere un’idea autentica di quello che è Pendragon per la storia dei videogiochi, bisogna goderselo più di una volta. Perché è come viaggiare e visitare una metropoli stracolma di monumenti da visitare con il dovuto rispetto: non bastano certo tre ore per farlo.

ANCHE L’OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE. E LA OTTIENE

Pendragon

Visivamente parlando, Pendragon si affida a tavole che sembrano disegnate a mano, che richiamano lo stile visivo dell’Arazzo di Bayeux. Un titolo del passato, visivamente simile per via delle scelte cromatiche vivaci e dei contorni decisi delle figure e dei fondali è Little Briar Rose, con le dovute differenze. Nulla da eccepire sul fronte sonoro, sia l’accompagnamento sonoro che gli effetti sono ben resi e non fanno perdere qualità ad un progetto così singolare e interessante.

Pendragon

Il gioco si affronta tramite mouse e tastiera, le ambientazioni si mostrano composte a schiacchiera, con visuale isometrica che richiamano alla memoria The Banner Saga di Stoic. I personaggi hanno due pose: una d’attacco e una di riposo, che cambiano ad ogni movimento/turno. Al giocatore resta il compito di affrontare i turni con un minimo di criterio tattico. Lo sforzo ludico richiesto è davvero semplice, è un po’ come quello che si richiede giocando a dama: semplicissime regole di movimento e attacco ma profonda tattica per riuscire nelle imprese.

COMMENTO FINALE

Pendragon è un videogioco strategico-narrativo, con visuale isometrica, sviluppato da programmatori di stanza a Cambridge. Questi hanno creato un motore grafico prodigioso, l’ink engine e lo hanno donato ai creativi di tutto il mondo, gratuitamente, per permettere a chiunque di esprimere la propria creatività.

Basterebbe solo questo per comprendere che le menti che hanno lavorato a Pendragon sono illuminate e decisamente rivolte alle potenzialità artistiche ed espressive dei videogiochi, in particolar modo quelli narrativi.

Visivamente una gioia per gli occhi. Ludicamente ed intellettualmente stimolante quanto appagante. Pendragon, sotto la veste di “gioco semplice e di breve” durata nasconde la quintessenza della narrazione videoludica.

Può un videogioco non avere difetti degni di tal nome? Secondo noi si. E siamo davvero in difficoltà nel doverli trovare “per forza”. L’unico difetto di Pendragon sono i videogiocatori: nessuno ne parla ed è un grandissimo peccato.

Pregi

Visivamente pregevole. Narrativamente e ludicamente molto stimolante. Strategico-narrativo: praticamente unico nel suo genere. Rigiocabilità tendente all'infinito.

Difetti

Misconosciuto e non per demeriti suoi.

Voto

9

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