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Super Blood Hockey, Recensione

Loren Lemcke e Digerati portano su Switch il loro sportivo arcade dal gameplay sanguinolento

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Se si nomina l’accoppiata hockey su ghiaccio e videogiochi, il primo titolo che viene in mente è senza dubbi NHL, celebre serie di EA Sports. Un franchise solidissimo (grazie anche alle licenze ufficiali) che dall’inizio degli anni 2000 non ha avuto praticamente rivali visto che la concorrenza, una volta caduta Actua Sport, praticamente non c’è stata. E ad oggi non ci sono troppe alternative a livello simulativo in grado di competere. Anzi, non ne esistono. Chi vuole un’altra scelta e giocare ad hockey deve sperare nelle produzioni indie. A tal proposito, due anni fa, Loren Lemcke pubblicò su Steam per Pc Windows, Mac e Linux un titolo particolare: Super Blood Hockey. Non si può certo definire un rivale di NHL ma, piuttosto, è un titolo in pixel art con un gameplay spiccatamente arcade che ricordava i classici ad 8 bit degli anni ’80 ed inizio anni ’90. Quelli fatti di pixel, azione smodata e tanto divertimento.

La stessa software house indie ha recentemente pubblicato grazie all’editore Digerati la versione Switch di questo gioco che è senza dubbio, lo diciamo fin da subito, una interessante interpretazione di uno degli sport più amati in tutto il mondo e conosciuto anche per la sua rudezza e le sue proverbiali risse. E sono proprio le gazzarre ad essere uno dei tratti distintivi di questo titolo che grazie alla sua atmosfera ed alla presenza di falli gratuiti ci ricorda moltissimo il classico del 1987 di Konami, Blades of Steel, famosissimo in quel periodo proprio per le azzuffate presenti nel gameplay.

Vi lasciamo alla recensione della versione Switch di Super Blood Hockey, pubblicato lo scorso 26 aprile sull’eShop Nintendo. Ricordando che il titolo arriverà il prossimo 7 giugno anche su PS4 ed Xbox One.

Buona visione.

LA MODALITA’ FRANCHIGIA È LA PIÙ INTERESSANTE

Super Blood Hockey offre diverse opzioni. Ma quella la modalità che riteniamo più profonda ed interessante è la Franchigia. Qui faremo conoscenza con l’ambientazione più profonda del gioco. Nei panni di un allenatore dovremo allestire una squadra competitiva allestendo la nostra rosa da zero sclegliendo tra i galeotti del penitenziario.

L’inizio della nostra carriera, perché questa modalità equivale a quelle che troviamo nei giochi sportivi più blasonati, è a dir poco traumatica. L’ambientino non è dei più cordiali e raccomandabili: per iscrivere la squadra al campionato bisognerà donare un rene (proprio così). Vedremo la scena cruenta che per fortuna è in pixel art. Fatto ciò potremo iniziare ad utilizzare la nostra struttura per gestire il nostro team.

Dovremo inizialmente acquistare almeno cinque giocatori, quelli che scendono in campo, quattro di movimento ed un portiere (nell’hockey reale i giocatori in campo sono 6, cinque di movimento ed il portiere, giusto ricordarlo, nrd). Consigliamo anche di acquistare un paio di giocatori di movimento in più. Ogni “atleta” ha le proprie caratteristiche ed anche grazie all’aspetto fisico, possiamo capire il suo ruolo. Ragazzotti alti un metro ed ottanta che pesano più di 120 chili è bene metterli al centro. Almeno all’inizio. Per le ali si preferisce ragazzi più snelli e veloci.

Ad ogni modo è possibile anche farli allenare in palestra al sacco, al tapis roulant e con i pesi per far accrescere le loro caratteristiche peculiari: pattinaggio, forza fisica e così via. I portieri fanno gioco a sé ed accresceranno la loro abilità soprattutto in campo: più pareranno, maggiore sarà il tasso di crescita.

Ma non finisce qui. Potremo anche far eseguire ai nostri giocatori una dieta adeguata (per far perdere o guadagnare loro il peso che servirà comunque) o curarli (gli infortuni più leggeri si curano (con tanto di ricovero e diagnosi in infermeria), ma c’è il rischio che un giocatore tiri le cuoia in campo), o – ancora – dagli un piccolo aiutino chimico… ossia drogarli.

La gestione della squadra, degli infortuni, della dieta ma anche le scelte se doparli o meno o su chi far scendere in campo offre una bella profondità a Super Blood Hockey. Bisognerà anche gestire i fondi: le diete, gli allenamenti ed anche le cure ed il doping costano. Ovviamente vengono in aiuto i premi delle vittorie delle partite di campionato che, a sua volta, si divide in stagione regolare ed in play off. Inoltre, a questi premi vengono aggiunti quelli per il grado di violenza del match. Al termine di ogni match, infatti, vengono visualizzate le classiche statistiche: tiri in porta, parate dei portieri, ingaggi vinti, risse vinte e così via. Infine troviamo il livello di violenza del match: più è alto, più conferirà premi in denaro alla squadra vincente.

Tra le altre modalità di gioco, abbiamo l’Esibizione, ovvero l’amichevole godibile con altri tre giocatori con o contro l’IA. Tra le opzioni della partita segnaliamo la possibilità di selezionare il livello di difficoltà, la durata dei tre periodi ed il livello di sangue presente sullo schermo. Non per niente il titolo è Super Blood Hockey.

Troviamo altre opzioni che si sbloccano giocando la modalità Challenge composta da cinque sfide che sbloccano ulteriori impostazioni.

Non manca la modalità Torneo nella quale si potrà creare un torneo scegliendo una delle Nazionali presenti. Giusto ricordare come si possano selezionare 8 nazionali. Nella Franchigia, invece, costruiremo la nostra squadra di club, se così si può dire, appartenete ad uno degli otto Paesi presenti.

Presente, infine, il tutorial che ci permetterà di imparare i rudimenti del gameplay che si basa essenzialmente sul menare gli avversari oltre che a fare più gol possibili.

GAMEPLAY FRENETICO E SENZA REGOLE

Uno dei punti chiave di Super Blood Hockey è senza dubbio il gameplay. Violentissimo, sanguinolento, e senza regole ed al tempo stesso frenetico (a tratti confusionario). Scopriremo fin da subito che sarà fondamentale avere la tempistica per i passaggi e per i tiri, essere in grado di difendere il disco (o puck se preferite) tentando di creare l’occasione favorevole o la superiorità in attacco. Difficile, vista la natura del gameplay, fare azioni pulite ma è possibile costruirle e, soprattutto, dopo che si impareranno le basi, si giocherà in scioltezza ricreando le più classiche azioni hockeistiche. Il tutto viene aiutato dalla classica visuale da destra verso sinistra con inquadratura leggermente rialzata. La classica che si vede in TV.

Ma fin da subito impareremo, soprattutto a nostre spese – almeno nelle prime fasi – che i contrasti saranno altrettanto cruciali per vincere le partite. La forza fisica servirà parecchio e comunque non avrà alcune conseguenze disciplinari. La presenza dell’arbitro è così figurativa che lo si nota più sul ghiaccio quando cade ed involontariamente devia il puck o frena i giocatori che per altro.

Saremo liberi di fermare l’avversario tagliandogli la strada o usando il bastone. Ad ogni contatto schizzerà il sangue. Ma la caratteristica che ci ha fatto ritornare in mente Blades of Steel è senza dubbio la rissa. Se nel classico di Konami la rissa era una questione a due (con tanto di scena dedicata), le risse in Super Blood Hockey sono su “larga” scala in quanto tutti i giocatori di movimento sono coinvolti. La gazzarra si conclude quando tutti i giocatori di una squadra sono a terra. E li sono dolori per chi soccombe in questi scontri. Il perché è presto detto: chi vince non subirà alcun infortunio, chi perde, invece, può perdere per infortunio temporaneo o ben più grave (finanche la morte), uno o più atleti. In Blades of Steel la cosa era simile: chi vinceva non aveva conseguenze, chi perdeva la scazzottata giocava con un uomo in meno in seguito all’espulsione momentanea del componente del team.

In Super Blood Hockey vincere le risse diventa fondamentale per due motivi: salvaguardare la salute (precaria) dei propri giocatori e creare il power play, ovvero la superiorità numerica che dura fino alla fine del periodo. Naturalmente nell’hockey reale determinati contatti vengono sanzionati con punizioni, espulsioni momentanee per i falli gravi o comportamenti antisportivi, il power play dura a seconda la gravità della scorrettezza o fin quando una delle squadre non segna un goal. Ma qui non ci sono regole.

Inoltre, come già accennato, i giocatori feriti dovranno essere curati e saranno spese supplementari. Senza dimenticare che se il roster è ristretto, si dovranno spendere risorse importanti per acquistare un sostituto.

Superati gli inghippi iniziali e soprattutto imparato i comandi, il gioco comincia ad essere più semplice e fluido con azioni da manuale o comunque maggiori possibilità di vittoria.

GHIACCIO, PIXEL ROSSO SANGUE E CHIPUTNE

Il lato tecnico di Super Blood Hockey ricalca perfettamente i titoli sportivi ad 8 e 16 bit di una volta. Il gioco è in pixel art dove la fa da padrona il rosso sangue che scorre a fiumi sulla pista ghiacciata. La pixel art è molto semplice anche se non manca qualche dettaglio gradevole come le animazioni dal puck.

Forse la risoluzione di questa pixel art è un po’ bassina ma può anche andar bene così. Anche perché in modalità portabile la risoluzione non è più un problema. Fa molto anni ’80 e lo si vede soprattutto nei menu delle varie opzioni e modalità. Le animazioni sono fluide ed il ritmo è veloce. Non mancano alcuni tocchi interessanti come quando, ad esempio, si infortuna un giocatore e rimane in campo. Farà (o faranno) da ostacolo agli altri.

Buono il comparto sonoro con alcuni brani in chiptune e gli effetti sonori che accompagnano il gameplay e sottolineano alcune fasi cruciali.

COMMENTO FINALE

Super Blood Hockey ci fa fare un passo indietro. Rievoca (ed amplifica ovviamente) i fasti di Blades of Steel, titolo dal quale Loren Lemcke ha sicuramente tratto ispirazione. Il gameplay al sangue, offre naturalmente qualche spunto in più. Inoltre, ci sono alcuni dettagli interessanti sulla fisica e sorprendentemente profondi (leggasi i giocatori infortunati che rimangono a terra e fanno da “ostacoli” agli altri in campo) o ancora la modalità Franchigia che è senza dubbio la ciliegina sulla torta di questa simpatica produzione indie.

Consigliato a chi vuol passare qualche minuto in spensieratezza. Ma anche qualche oretta grazie alla modalità Franchigia che regala sfide e la gestione del team molto interessante sotto tanti aspetti. Certo, sono presenti molti spunti “violenti e gratuiti” aumentati dai fiumi di sangue in pixel sul ghiaccio mitigati, a loro volta volta proprio dalla pixel art.

Chi cerca una simulazione di hockey dovrà per forza vedere alle produzioni EA Sport. Gli altri, invece, potranno dare più di una chance al gioco.

Pregi

Un hockey arcade ben fatto. Tanti contenuti e longevità assicurata. La modalità Franchigia è una perla. Gameplay gradevole; leggero come un arcade, profondo nel gestire il team. Sfida alla portata di tutti. Pixel art senza fronzoli. Rievoca, ed amplia, i fasti di Blades of Steel.

Difetti

Chi cerca la simulazione può tranquillamente saltare questa produzione. A non tutti piace il sangue (che però può essere ridotto dalle opzioni).

Voto

8,5

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