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Crackdown 3, Recensione

Salti, esplosioni e azione nuda e cruda nel terzo capitolo della serie di Microsoft Game Studios: ma basterà tutto questo per mascherarne i difetti?

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Crackdown è una di quelle serie ludiche destinate sempre e comunque a far discutere e a dividere l’opinione pubblica: di fatto, ogni gioco di questa saga o lo si ama, o lo si odia, quasi mai senza vie di mezzo. La conferma la si è avuta anche quest’anno, con l’uscita sul mercato di Crackdown 3, l’ultimo capitolo della serie di free roaming in terza persona di Microsoft Game Studios, che di fatto ripropone gran parte delle meccaniche dei predecessori e soprattutto il concept, cioè a dire quello di un titolo incentrato sulle esplosioni e su un divertimento senza fronzoli dove la trama è solo un pretesto per giustificare l’azione sullo schermo.

Una scelta che, appunto, ha fatto molto discutere i fan, divisi tra quelli a cui va benissimo così e coloro che invece speravano in uno svecchiamento del gameplay e nell’introduzione di alcuni fattori che donassero a quest’ultimo una maggiore profondità, come del resto sembrava potesse accadere quando il gioco venne annunciato nel lontano 2014 (videoludicamente parlando) con la promessa che avrebbe mostrato al mondo le mirabilie della tecnologia cloud targata Microsoft.

Non a caso dibattiti accesi sono nati anche sulla travagliata lavorazione del titolo, comprovata dalla presenza di diversi team impegnati nel suo sviluppo e da una evoluzione diversa del progetto rispetto a quanto promesso cinque anni fa, che hanno fatto temere a molti un prodotto finale ibrido e confusionario.

LO SPECIALISTA

Quello che potrebbe far storcere il naso a molti è il forte legame con le edizioni passate, dalle quali vengono ereditati difetti ormai storici per la cui risoluzione sembra che non venga fatto il necessario sforzo da parte degli sviluppatori. Il gioco è infatti ancora imbrigliato negli schemi che ogni appassionato conosce ormai a memoria, con poche novità e rare eccezioni.

L’uscita del gioco oggi sul mercato (e sul Game Pass) ha comunque sciolto tutti i dubbi, come potete leggere nelle prossime righe. Vediamo perché. Iniziamo col dire che Crackdown 3 propone sia una campagna che una modalità online multigiocatore. Nell’avventura vera e propria, sviluppata da Sumo Digital e giocabile anche in cooperativa a due, il giocatore interpreta inizialmente l’agente Isaiah Jaxon (ma può volendo cambiare più avanti avatar), che ha le fattezze dell’attore Terry Crews (Tutti odiano ChrisDeadpool 2 tra le sue interpretazioni più famose) e deve liberare la città di New Providence dall’organizzazione criminale TerraNova guidata dalla sensuale quanto pericolosissima Elizabeth Niemand.

 

La capoccia è poi supportata da un gruppo di luogotenenti che controllano ciascuno una particolare zona della mappa, che va quindi liberata dalla loro presenza e da quella dei loro scagnozzi. Questi ultimi sono presenti in buon numero e ben armati, anche se non costituiscono una vera e propria minaccia presi singolarmente.
Di fatto se adeguatamente armato Isaiah può liberarsene più o meno semplicemente, sfruttando anche un level design che esalta parecchio la verticalità, e di conseguenza le capacità atletiche del protagonista, in grado di effettuare potenti salti in avanti e scatti velocissimi a mezz’aria per evitare i colpi nemici o sorprenderli con azioni fulminee e devastanti. In fondo in Crackdown 3 non sono le peculiarità dell’equipaggiamento in sé a fare la differenza come magari avviene in altri sparatutto, ma la cadenza di fuoco e la quantità di proiettili disponibile nel caricatore unite alle sopra citate capacità dei personaggi di muoversi agilmente sfruttando alcuni elementi della mappa di gioco.

Per facilitare il compito di compiere acrobazie e sparare in contemporaneamente senza perdere di vista il bersaglio, gli sviluppatori hanno implementato un sistema di aggancio automatico dei nemici. Questo metodo da un lato risulta funzionale nelle occasioni appena descritte, dall’altro risulta particolarmente fastidioso, soprattutto quando ci sono molti avversari sullo schermo e il mirino automatico va un po’ in tilt puntando ai pericoli magari più distanti, piuttosto che a quelli più vicini. E visto che la visuale di gioco rimane bloccata sul bersaglio anche quando si nasconde dietro un riparo, è facile che o suoi compagni ne approfittino per riempire di piombo il personaggio gestito dall’utente.

 

Una volta liberata un’area compare la posizione del relativo luogotenente che bisogna poi eliminare per rendere sicura la zona. Da questo punto di vista c’è da dire che le boss-fight si rivelano generalmente piuttosto impegnative da affrontare e concludere vittoriosamente, non tanto per le abilità tattiche dei vari contendenti, quanto piuttosto per la loro forza bruta e una grande quantità di salute.

Per questi motivi, potenziando adeguatamente il proprio personaggio prima dello scontro, questi si rivelerà ovviamente più semplice da condurre in porto. In tal senso Isaiah (o chiunque sia l’avatar poi selezionato) ha a disposizione cinque abilità su cui è possibile intervenire per migliorarlo: tre, cioè a dire la capacità di usare bene armi ed esplosivi, e più forza nei combattimenti a mani nude, si migliorano semplicemente uccidendo i nemici, mentre le altre due, agilità e guida, prendendo parte a gare dedicate.

DEMOLITION MAN

 

Crackdown 3 doveva essere in partenza un’esperienza fortemente incentrata anche sul gioco online, non a caso molta enfasi era stata posta in fase di sviluppo sulla modalità multigiocatore.

Invece non è così, come abbiamo avuto modo di provare in due sessioni private per la stampa della durata di due ore ciascuna organizzate dal publisher. Ribattezzata Zona di Demolizione, la componente online del gioco offre solo una manciata di sessioni all’interno delle quali a farla da padrona sono scontri ad alto tasso di distruzione, caratterizzati da ritmi frenetici ed esagerati.

La modalità prevede battaglie cinque contro cinque all’interno delle modalità Territori e Cacciatore di Agenti. Nella prima bisogna conquistare e difendere zone della mappa da sbloccare in cambio di punti: per trionfare ne servono duecentocinquanta.

La seconda si basa sui classici stilemi di molti sparatutto online, con le squadre che devono operare uccisioni in un periodo limitato di tempo o arrivare per prime ad un punteggio prefissato. A regolare il tutto ci sono però delle medaglie: il vincitore deve raccogliere quelle rilasciate da un nemico sconfitto, ma entro un limitato lasso di tempo, altrimenti spariscono.

Questo aspetto particolare consente alla sessione di diversificarsi da proposte analoghe presenti in altre produzioni: qui, infatti, l’obiettivo di chi attacca non è solo uccidere ma sottrarre la medaglia, mentre per chi si ritrova a difendere, proteggere quando serve il “bottino” perso dal compagno fino a quando sparisce allo scadere del timer, impedendo così ai contendenti di far punti. A vincere  quindi è la squadra che ottiene per prima venticinque distintivi o che se ne trova comunque di più alla fine dei dieci minuti del match. Per quanto riguarda il proprio personaggio, si può scegliere un modello base prima di cominciare, per poi personalizzarlo a livello di equipaggiamento e abilità. Nel primo caso si possono assegnare una serie di armi primarie e secondarie a lungo e medio raggio, selezionandole da un discreto armamentario fatto di fucili, mitragliatrici di ogni tipo e pistole, mentre nel secondo assegnargli un’abilità speciale come per esempio uno scudo in grado di assorbire i colpi, e così via.

Le mappe disponibili sono poche, ma abbastanza variegate nel loro stile sparagnino ispirato a una simulazione, per conformità con ambienti interamente distruttibili al contrario di ciò che avviene nella modalità campagna, così da offrire comunque diverse opzioni all’interno della stessa sfida.

Un minimo di varietà, nonostante l’offerta online resti comunque povera di contenuti, viene garantita anche dalla presenza di vicoli labirintici, grattacieli, saliscendi e balconate. A mancare però è tutto il resto: i party, le classifiche, le ricompense e soprattutto un sistema di progressione che invogli quindi i giocatori a sfidarsi di continuo e non solo per il piacere di fare una partita.

La modalità Zona di Demolizione ha in definitiva una giocabilità atipica, incentrata sull’azione caciarona tipica di certi film action anni ‘90, con qualche buono spunto che viene limitato da momenti confusi, dal già citato auto-mirino e dalla mancanza di reali obiettivi, elementi chiave a nostro parere di una produzione del genere. Se poi ci aggiungiamo un matchmaking non molto rapido e partite non esenti da lag, il quadro è completo.

RITMI FRENETICI

Passando alla componente tecnica, anche qui il gioco non ci ha convinti del tutto. Come nel resto, il titolo sulla nostra piattaforma di prova, Xbox One, presenta infatti alti e bassi che ne rendono difficile una valutazione generale senza evidenziarne singoli elementi.

La palette cromatica è buona di giorno, con colori brillanti e vivaci, mentre risulta piuttosto limitata ai toni freddi e scuri col buio, con luci al neon, strutture estremamente geometrizzate e poco complesse da un punto di vista poligonale: elementi che se da un lato danno all’ambientazione un certo tratto distintivo, complice il cel shading, dall’altro restituiscono una visione d’insieme abbastanza spoglia e “ferma”. Se la linea visiva è abbastanza profonda, infatti, la grafica appare piuttosto statica quando ci si ferma a contemplare lo scenario. Per fortuna la cosa viene in parte mitigata dalla buona gestione delle luci a da quei minimi effetti particellari che gestiscono la polvere e i detriti che smorzano l’immobilismo di fondo.

Quello che invece proprio non ci hanno convinti sono i modelli dei personaggi e, soprattutto le animazioni. Entrambi gli aspetti lasciano molto a desiderare, soprattutto nei personaggi secondari. Per fortuna il tutto viene compensato da un’ottima fisica, da un ragdoll accuratamente implementato, specie nelle sequenze di morte e dal fatto che Crackdown 3 si basa in gran parte sui combattimenti movimentati e a distanza, cosa che impedisce all’utente di vedere i nemici da vicino mentre cercano di agire con movenze rigide e approssimative.

Bisogna infine segnalare qualche sporadico rallentamento nei 30fps, specie nelle zone strutturalmente più affollate, e una telecamera ballerina non sempre facile da controllare legata al più volte citato auto-lock. Nota conclusiva dedicata all’audio, che invece si comporta piuttosto bene con una colonna sonora azzeccatissima per il contesto, ottimi effetti di fondo per esplosioni, armi e via discorrendo, e un doppiaggio in lingua inglese discretamente recitato dai doppiatori.

COMMENTO FINALE

Crackdown 3 è uno sparatutto in terza persona tutto azione e caciara, pieno di “movimento”, esplosioni e situazioni grossolane, ma con un gameplay semplicistico e diversi problemi di ottimizzazione, che fallisce, in parte, in quello che sulla carta doveva essere il suo fiore all’occhiello, ovverosia il comparto multigiocatore online.

Se la modalità campagna infatti può tutto sommato risultare piacevole per chi ama divertirsi a sparare e distruggere tutto ciò che si muove sullo schermo senza eccessivi fronzoli, Zona di Demolizione un po’ meno, visto che presta il fianco a una serie di mancanze strutturali e di difetti che ne limitano fortemente la fruizione e la godibilità.

Un vero peccato, perché in fondo il gioco avrebbe grandi potenzialità. Ma come recita un vecchio detto popolare “Troppi cuochi guastano la cucina”, ed è stato così per questo gioco.

Pregi

Esplosioni, salti mortali, battute da B-movie action anni ’90: un ottovolante sullo schermo. Sistema di combattimento senza fronzoli, pensato per esaltare la spettacolarità degli scontri, almeno nella campagna. Titolo con un gameplay dalle buone potenzialità…

Difetti

…non sfruttate purtroppo a dovere. Comparto tecnico non all’altezza dell’hardware di Xbox One. Poca varietà di contenuti per l’online. Trama solo di contorno.

Voto

6+

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