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Warhammer 40.000: Inquisitor – Martyr, Recensione Pc

Nei panni di un Inquisitore in un titolo di rara fattura

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Warhammer 40.000: Inquisitor – Martyr è l’ultima fatica partorita dalle menti e dalle mani di Neocore Games, gli auturi della trilogia di Van Helsing e di uno spin-off appartenente al genere dei tower defense di nome Deathtrap.

Annunciato nel 2015, è uscito dallo status di accesso anticipato su Steam, e quindi su Pc, lo scorso 5 giugno. Il suo arrivo è previsto anche su PS4 e Xbox One nel corso di questa estate.

NON TEMONO NULLA PERCHE’ SONO GLI ALTRI A TEMERE LORO

Nel quarantesimo millennio, l’umanità si raccoglie intorno a quello che molti etichettano come Imperatore-dio, che in realtà è un uomo potenziato geneticamente e con forti capacità psioniche. L’imperatore-dio – sul finire di una terrificante guerra civile che è costata miliardi di vittime – è ridotto in fin di vita, tenuto in questo mondo in maniera artificiale. Secondo alcuni, anche in questo stato “vegetativo”, per merito della sua divina volontà, impedisce alle forze perniciose e ai potentissimi invasori alieni di schiacciare o estinguere l’umanità intera.

I Sacri Ordini dell’Inquisizione dell’Imperatore (o semplicemente l’Inquisizione) sono una polizia segreta che risponde direttamente alla volontà dell’Imperatore-dio senza mediazioni e senza rendere conto ad altre autorità dell’impero. E’ suddivisa in sacri ordini che combattono minacce aliene, eresie che mettono in dubbio la figura dell’imperatore e segreti degli imperi avversi a quello dell’umanità.

Warhammer 40.000: Inquisitor – Martyr mette il giocatore nei panni di un Inquisitore dell’Impero dell’Uomo. In sede di creazione del personaggio possiamo scegliere da quale ordine discende (Malleus, Hereticus, Xenos) e per questo troviamo un crociato, unopsionico o un assassino (odierne declinazioni del classico trio guerriero, mago, ladro).
La scelta della classe di partenza non è esclusiva, dal momento che ciascuna di essere prevede tre sottoclassi e a nome di quelle possiamo agire: in dipendenza dall’equipaggiamento impugnato. Il crociato che noi abbiamo scelto durante la prova, può procedere con un’armatura che prevede dei lanciarazzi montati sulla spalla, oppure un’armatura dotata di jetpack, oppure un’armatura tattica che lo avvantaggia nei movimenti ed è dotata di sistemi di spiegamento torrette automatiche, mine stordenti ed altri vantaggi tattici di partenza.

Ribadiamo che si ha l’assoluta libertà di equipaggiare quello che si vuole, quindi si può passare da armature tattiche a pesanti, oppure a quelle di assalto. Categorie di armi non sono ad uso esclusivo: il crociato può usare armi di ogni sua sottoclasse, sebbene utilizzare quelle proprie di ciascuna specializzazione renda più efficienti in battaglia.

UN PIACERE DA GUARDARE E ASCOLTARE

Tecnicamente parlando, Warhammer 40.000: Inquisitor – Martyr si difende molto bene su ogni fronte. Colonna sonora originale ed effetti sonori sono di buon livello e la direzione del sonoro ci è sembrata di assoluto rilievo. Anche il doppiaggio in lingua originale (inglese) è ben reso, senza infamia né lode.

Graficamente parlando, poi, assistiamo ad un’ottima ricostruzione dello Space Hulk Martyr (da cui il titolo del gioco) intorno a cui ruota tutto l’interesse dell’inquisitore che impersoniamo. Le indagini, tuttavia, non si limitano a farci esplorare in lungo e in largo una delle più grandi navi monastero degli Space Marine dell’umanità. Siamo chiamati ad esplorare una mappa del settore Caligari, una grande porzione galattica in cui decine di pianeti attendono le nostre inquisitorie attenzioni.

VARIO ED EVENTUALE

A volte occorre atterrare su un pianeta e sabotare i punti di forza dei nemici degli uomini; a volte bisogna semplicemente sterminare tutto quello che corrompe e sporca dei luoghi di importanza strategica o mistica; a volte bisogna frenare gli istinti sterminatori e puntare sullo stordimento e l’arresto di una personalità influente. Ci sono tanti e vari compiti da eseguire, insomma, e questo rende il videogioco di Neocore Game sempre stimolante e poco noioso.

Prima di ogni missione possiamo personalizzare il nostro equipaggiamento, ma non possiamo cambiarlo in corso d’opera. Tutto il recuperato viene portato sulla nostra nave madre al termine della missione, insieme ad un bottino misto di punti esperienza e una cassa-premio (non acquistabile separatamente via micro-transazioni). Questo bottino può essere sostituito al nostro equipaggiamento corrente, conservato, rivenduto per preziosi crediti.

Non manca la possibilità di fare crafting, cioè forgiare ex novo degli equipaggiamenti. I materiali da forgia e gli indispensabili progetti da affidare all’artigiano si ottengono solo mandando a buon fine certe missioni. Immancabilmente, infine, il personaggio va personalizzato e potenziato in base ai proverbiali punti abilità, punti attributo e talenti: si ottengono facendo carriera nell’Inquisizione, accumulando punti esperienza, portando a casa onorificenze o autentiche imprese (un solo esempio tra decine: uccidere un certo quantitativo di nemici solo con armi laser).

Se cercaste un gioco vastissimo, con ottima ambientazione, buona narrazione, tanta “lore”, varietà e un gameplay solido, facile da approcciare, che ricordi soprattutto Diablo a primo impatto, forse l’avete trovato in Warhammer 40.000: Inquisitor – Martyr.

COMMENTO FINALE

Warhammer 40.000: Inquisitor – Martyr è un videogioco di ruolo d’azione in terza persona, con visuale isometrica, che lo inserisce a buon diritto nel novero dei giochi che si ispirano al mitico Diablo del 1996 e da cui, per oltre vent’anni, discendono tanti giochi simili, alla vista.

Il lavoro di NeocoreGames, tuttavia, porta gli appassionati nell’universo fantascientifico di Warhammer 40.000 di Games Workshop, un’ambientazione estremamente futuristica ma altrettanto gotica, medievaleggiante e densa di misticismo. Niente Fantasy propriamente detto, insomma. Ma storia bella, intrigante e mai noiosa. A cadenza regolare, poi, viene aggiornato con missioni giornaliere, incarichi settimanali e obbiettivi da raggiungere per merito di tutta la community che si sta costruendo intorno al gioco. E’ possibile anche una modalità cooperativa fino a 4 giocatori, a garanzia di un’esperienza che potrebbe impegnare per mesi (oppure anni, come accade per Diablo 3 con le stagioni).

Tecnicamente parlando si attesta su ottimi livelli. A patto di avere una discreta configurazione hardware, non troppo datata, si può godere di una presentazione grafica di tutto rispetto, buona fluidità e ottimi effetti speciali (fuoco, fumo, detriti). Sul fronte del gameplay, i primi minuti passano a prendere la misura su una configurazione dei pulsanti e della gestione della telecamera poco ortodossi (e quanto di più lontano possa esistere da Diablo 3 o da altri diablo-cloni).

Una volta prese tutte le misure, tuttavia, Martyr si lascia giocare con estremo piacere ed è difficile staccarsene.
Insomma: una campagna solitaria lunghissima, un end-game in salsa sand-box che ci lascia assoluta libertà di ingaggio. Incarichi stagionali, giornalieri e settimanali. Crafting degli oggetti, libera personalizzazione delle classi per accontentare ogni stile di gioco. Sistema di copertura che, una volta padroneggiato, risulta anche divertente da sfruttare. Neocore, in sostanza, non ha sbagliato quasi nulla questa volta. Impone nuovi standard di qualità e – soprattutto – vastità, con un end-game virtualmente infinito. Con buona pace dei tre Diablo e di tutti suoi cloni venuti dopo.

Le uniche cose non proprio convincenti restano: una telecamera liberamente gestibile che, nelle fasi più concitate, più che aiutare mette in difficoltà; una richiesta di requisiti hardware mediamente alta e (da buona tradizione gdr d’azione) poca materia grigia da spremere, solo tanta carne aliena da macellare.

 

Pregi

Comparto tecnico invidiabile. Gameplay vario e profondo. Ore ed ore di divertimento assicurato, anche cooperativo. Supporto costante a nuovi contenuti che ne espandono esperienza e longevità. Ambientazioni varie e ben caratterizzate. Trama intrigante. End-game tendente all'infinito.

Difetti

Telecamera a gestione libera non all’altezza di certe situazioni molto concitate. Miglior ottimizzazione rispetto all’accesso anticipato, ma richiede hardware discretamente recente per essere apprezzato senza affanni. Astenersi tatticisti esasperati.

Voto

9

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