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Little Nightmares, Recensione PlayStation 4

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Immaginate una bambina di nove anni, rapita e rinchiusa nei recessi di un girone dantesco che si chiama The Maw, traducibile in “Le Fauci” oppure “Lo Stomaco”. Sola, affamata, infreddolita, coperta da un impermeabile giallo e armata di un piccolo accendino, voglia di sopravvivere e intelligenza. Si chiama Six (Sei, in italiano) e vuole solo andare via da quel postaccio. Queste sono le premesse di Little Nightmares, l’ultima fatica di Tarsier Studios – gli stessi di Tearaway – per il pubblico di PlayStation 4, Xbox One e Steam.

Platform poligonale mosso dall’Unreal Engine 4 che promette di intrattenere, ma anche di impressionare parecchio, per la manciata d’ore che separano l’inizio dai titoli di coda.

DALLE STALLE ALLE STELLE

Little Nightmares è suddiviso in quattro capitoli che ci portano alla scoperta del sinistro “resort” in cui i bambini – nella migliore delle ipotesi– vengono segregati in piccole gabbie come animali da laboratorio. A dar loro la caccia, in ordine, incontriamo bidelli ciechi ma più sensibili di un segugio, cuochi inferociti, clienti impazziti di un ristorante sopra le righe e strane entità che vi lasciamo il piacere di scoprire. Ogni livello si porta a termine nel giro di mezz’ora, massimo un’ora e si intuisce subito quanto breve ma altrettanto intensa è l’esperienza offerta dall’ultimo lavoro di Tarsier Studios.

Si procede dalle profondità più recondite e oscure del Maw e si risale, a fatica e lentamente, verso l’agognata superficie dovendosela vedere con minacce sempre più grandi (anche letteralmente). Dalla nostra c’è soltanto l’acume, l’ingegno, il sotterfugio, lo sgattaiolare non visti né sentiti, il distrarre per spianare la strada di fuga. Per arrivare in posti che, fisicamente, non può raggiungere, Six deve tirare o trascinare rialzi, attivare meccanismi, scalare, correre e scivolare. Tutto questo lo si fa tramite joypad, con i canonici tasti deputati al salto, alla corsa e all’afferrare gli oggetti ammissibili. In alcune circostante, soprattutto in scene piuttosto oscure e ombrose, viene in nostro soccorso un piccolo accendino, che illumina di fioca luce quel poco intorno alla figura della bambina.

TANTO SEMPLICE QUANTO PROFONDO

Little Nightmares A

Little Nightamares è davvero tutto qui. E parlarne di più significa rovinarvi il piacere di scoprire un gioco che fa della metafora, dell’allegoria e delle congetture i suoi massimi punti di forza. Ispirandosi a giochi quali Limbo, o il recente Inside (dagli stessi creatori di Limbo), il lavoro di Tarsier Studios ammalia, affascina, impressiona, desta interesse ma anche scandalo.

E’ un gioco diverso da quelli ordinari, non si spara, bisogna ragionare, spinge a pensare e a guardarsi un po’ dentro. Spinge anche a riflettere sulla società e sul tempo che stiamo vivendo, a suo modo. E’ un titolo impegnativo, dunque, poetico, allegorico, metaforico, non smetteremo mai di ribadirlo. E’ il suo più grande pregio ma anche il suo più grande difetto, perché molti non apprezzano il doversi “impegnare”, per tanti il videogioco è – giustamente – sfogo e relax.

Little Nightmares non è sfogo né relax. E’ una passeggiata, lunga un pomeriggio, nelle paure di bambini, sia che abbiano realmente nove anni, come la protagonista Six, sia che ne abbiamo qualcuno in più ma hanno paura di ritrovarsi in un ambiente sempre più ostile e fuori controllo, sempre più disumano, come quello di The Maw, che non fa altro che privarci dell’umanità che ci distingue.

COMMENTO FINALE

Little Nightmares si presenta come un platform classico, con semplici elementi di logica e situazioni in cui il ragionamento ha la meglio sulla velocità di esecuzione. Si affida ai poligoni e ai giochi di luci ed ombre dell’Unreal Engine 4 e si può giocare su Steam, su PlayStation 4 e su Xbox One.

Dopo i fasti di Tearaway, insomma, Tarsier Studios torna a far parlare di sé con questo gioco tanto breve quanto intenso. Molto allegorico da una parte e molto ermetico dall’altra, con luoghi, persone ed entità non perfettamente spiegate o giustificate, che lasciano spazio alla libera interpretazione. Molto gradevole da vedere, seppure semplice. Non scade mai nel banale ed ogni ambientazione è ricostruita minuziosamente. I giocatori più sensibili saranno in grado, quasi, di percepire freddo, umidità, paura e ansia mentre giocano.

Il gameplay si affida a stilemi estremamente classici e rodati, tipi dei platform degli anni ‘80: si procede da sinistra a destra con poca licenza di andare su e giù oppure in senso opposto. Six, la protagonista, è fragile, lenta, debole, ma grazie alla nostra intelligenza e alle nostre intuizioni può sopravvivere. E quando gli ambienti si fanno troppo oscuri può affidarsi alla tenue fiamma di un piccolo accendino. Six può camminare, correre, scalare, tirare, spingere, raccogliere e scagliare poco lontano e non può far nulla contro tutte le minacce che le si parano di fronte: più veloci, più grandi, più forti di lei in ogni aspetto meno che l’intelligenza.

Little Nightmares è un gioco alla portata di tutti, ma non è un gioco per tutti. Non si spara, non è psichedelico, è adrenalinico ma non vertiginoso, i ritmi sono lenti e ragionati, non ci sono spiegazioni prolisse e lunghe scene di intermezzo, non ci sono dialoghi. E’ un piccolo viaggio negli incubi di una bambina di nove anni, che deve fuggire da un infernale ristorante in cui si mangia in eterno, come in un girone dantesco.

Pregi

Ambientazioni disturbanti ed inquietanti al punto giusto. Mai banale e mai frustrante. A tratti molto metaforico e altre volte piacevolmente ermetico.

Difetti

Estremamente breve e lineare. Oscuro, serioso e ben lontano dal risultare rilassante.

Voto

8,5

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