L’universo indipendente ha il merito di riportare in auge alcuni generi che in passato hanno scritto la storia del mondo videoludico ma che ora recitano una parte non più da protagonista. Colpa dei tempi, del 3d e delle mode. I platform in passato sono stati la spina dorsale del mercato ed il banco di prova di molti giocatori; ora sono costretti a sgomitare ma non per questo sono dimenticati. Anzi.
Ed ecco che il mese scorso (il 6 marzo 2017 per l’esattezza) ha fatto il debutto su Steam un gioco arrivato dalla lontana India. Un platform 2d che si intitola Switch – or die trying sviluppato da Threye Interactive al suo primo titolo in assoluto e destinato al pubblico Pc Windows e Mac con una versione per Xbox One dietro l’angolo in arrivo entro fine della primavera.
Il gioco promette di farci sudare le fatidiche sette camicie dandoci una sfida ardua. Ecco cosa ne pensiamo.
UNA SFIDA MINIMALE
Il gameplay di Switch – or die trying mantiene effettivamente le premesse e le promesse. Ma andiamo con ordine. Protagonista della storia – un tenue filo che unisce i 75 livelli proposti – è una “i” che ha litigato con le altre lettere dell’alfabeto inglese e che deve ritrovarle attraverso tutti i vari stage per far pace con loro. Perché la “i” ha litigato con tutte le altre lettere? Beh, il suo caratterino niente male è stata la causa di questo attrito, ma si sa che le lettere sono “animali sociali” e non amano vivere in solitudine. La trama è questa e viene spiegata in modo estremamente sintetico attraverso alcune indicazioni nei livelli.
Ci troviamo, dunque, ad affrontare un viaggio quasi di redenzione per far pace con tutti che inizia con un brevissimo dialogo tra la parte buona e cattiva della nostra lettera. Dopo questo preambolo si parte con il primo livello che farà da tutorial. Questo si estenderà anche per alcuni stage successivi attivandosi in determinati punti strategici e presentandoci, sostanzialmente, le novità che offre il gameplay fino a quando conosceremo le varie meccaniche di gioco.
La peculiarità di Switch è la possibilità di alternarsi dalla “i” minuscola alla “I” maiuscola. Da qui il titolo principale (Switch, da non confondere con la nuova console Nintendo ovviamente). Questo cambio di forma non comporterà troppe differente nei movimenti ma se si effettua il cambio durante il salto si farà un balzo più ampio. Meccanica basilare per superare grandi distanze anche grazie ad un “doppio switch”. Inoltre, essere in forma maiuscola sarà utile nei livelli più avanzati per poter attivare pulsanti e piedistalli a pressione e risolvere alcuni “puzzle” ambientali. In entrambe le sue forme, il protagonista sarà in grado di sparare proiettili, delle gocce di inchiostro che serviranno a spostare leve o pulsanti a distanza altrimenti irraggiungibili.
Potremo quindi saltare ma anche rimanere appesi alle pareti laterali per qualche secondo, sarà utile per balzare tra una parete all’altra, a patto ovviamente che queste siano discretamente vicine. In caso contrario si dovrà “switchare” all’inverosimile. Non mancheranno gli ostacoli a rendere il tutto molto più complicato nonché la sfida a tempo e la possibilità di raccogliere una goccia messa in un punto solitamente complicato (alias strategico) del livello. Già perché Switch – or die trying applica a fine livello delle valutazioni in stelle. Per avere la massima valutazione si dovranno completare gli stage nel tempo prestabilito e raccogliere la goccia speciale. I puristi ne saranno contenti e sicuramente questo aumenterà la longevità.
Per far questo è altamente raccomandato l’utilizzo del joypad ed anche col pad in mano, vi assicuriamo, che le difficoltà ci saranno.
Il gioco è questo ed i 75 livelli suddivisi in cinque mondi diversi narrano il ricongiungimento difficile tra la nostra “i” e le altre 24 lettere dell’alfabeto inglese. Un concetto facile, però, nasconde meccaniche difficili. Il gameplay è concettualmente interessante nella sua semplicità ma è problematico per quanto riguarda l’applicazione. I livelli a volte sono molto molto brevi ma sono un concentrato difficoltà che spesso e volentieri sfocia nel cattivo. Distanze impossibili e trappole disseminate fanno si che alcuni stage siano davvero problematici.
Le forme semplici nascondono una vera e proprio cattiveria che non lascia scampo: sbagliare la tempistica del salto significa fare inevitabilmente una brutta fine e ricominciare. Le vite sono infinite, ma non sempre la pazienza può accompagnarci nei vari tentativi.
Simpatica l’idea di rendere giocabile tutto compresi i menu di gioco dove è possibile anche morire. Sostanzialmente, però, la sfida elevata fin da subito può scoraggiare molti. Le difficoltà arrivano subito e nette già nei primi 15 livelli. A proposito, interessante il fatto che per sbloccare il mondo successivo basterà sbloccare i primi 10 stage. Bene, invece, a proposito di gameplay, il fatto che gli autori abbiano lavorato per eliminare alcuni bug fastidiosi nelle collisioni. E pare che la maggior parte siano stati eliminati.
ANCHE LA GRAFICA E’ MINIMALE
Dal punto di vista tecnico, Switch – or die trying, si presenta in modo piuttosto pulito. La grafica rispecchia la volontà degli sviluppatori di presentare un prodotto snello e senza fronzoli. Un 2d con qualche livello di parallesse ma senza troppi dettagli, fatto di linee piuttosto nette ed uno stile davvero spartano ma a nostro avviso efficace nella sua sostanza.
Il design è spartano con pochi dettagli essenziali e nulla più mentre risulta piuttosto vario se si pensa ai cinque grandi mondi che racchiudono i 75 livelli complessivi. Bene le animazioni, molto fluide ma è chiaro che gli autori abbiano puntato molto più sul gameplay e sulla sfida piuttosto che sull’aspetto che, comunque, ricordiamo non fa il monaco.
La colonna sonora che accompagna il gameplay è adeguata ma nulla che sia indimenticabile. Ad ogni modo, Switch – or die trying mostra anche spunti carini tra uno stage e l’altro ma nulla più.
COMMENTO FINALE
Chi ama il gameplay basilare e la vera sfida, troverà Switch or die trying molto interessante. Ci farà sudare davvero le classiche sette camicie e forse anche qualcuna in più. Un gioco che prova a dire la sua proprio con il gameplay e con la “forza” della semplicità. Una semplicità che nasconde una difficoltà davvero elevata con una giocabilità al limite del punitivo.
Interessante la meccanica “switch” che ci permette di alternare il protagonista da minuscolo e maiuscolo con alcuni spunti quali il salto piuttosto carini. Simpatici i menù giocabili… ma non si vede niente di veramente incisivo o che in passato si sia già visto altrove. Graficamente apprezziamo lo stile estremamente semplice e quasi spartano che però è ben fatto. Generalmente, Threye Interactive ha svolto un buon lavoro ma che non va fino in fondo. Idee da sfruttare meglio, magari attraverso nuovi aggiornamenti o lo sviluppo di un sequel. Switch or die trying è sicuramente consigliato a chi ama il genere platform (che include qualche sporadico puzzle) e le sfide difficili.
Pregi
Aspetto generale minimale e simpatico. Alcune meccaniche del gameplay interessanti. Longevo. Buon grado di sfida…
Difetti
… Gameplay a volte davvero punitivo. Nulla di particolarmente innovativo.
Voto
6,5