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2Dark, Recensione PlayStation 4

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Il nome di Frédérick Raynal è strettamente legato alla storia dei videogiochi horror. Già nel lontano 1992 rivoluzionò il genere grazie ad Alone in the Dark, titolo ancora oggi ricordato da molti.

Il game designer francese realizzò anche Little Big Adventure nel 1994 ed altri progetti più o meno riusciti. Il mese scorso, il 10 marzo per l’esattezza, è uscita la sua ultima fatica: 2Dark un titolo che mescola diversi ingredienti in cui lo sviluppatore transalpino è maestro: survival horror, stealth e thriller incastonati in una trama investigativa dai toni tetri, cupi e noir.

Il titolo, sviluppato da Gloomywood (la sua software house) è uscito il mese scorso su Pc, PlayStation 4 ed Xbox One firmato BigBen Interactive e noi vi parliamo dell’edizione per la console di casa Sony.

Raynal saprà ritrovare il tocco magico che 25 anni or sono lo fece salire alla ribalta delle cronache videoludiche? Ecco cosa ne pensiamo.

UN PO’ DI STORIA

2D Dark ci fa tornare indietro nel tempo alla fine degli anni ’60. Più precisamente nella primavera del 1969. Il signor Smith e consorte si prendono un weekend di sosta dalla routine quotidiana e decidono di andare in campeggio.

Tutto sembra normale ma… ben presto, quello che doveva essere un normale fine settimana di relax (o di stress) familiare con moglie e bambini si trasforma in una immane tragedia: nell’oscurità della notte (il buio, vi diciamo fin da subito e come è facile intuire dal titolo del gioco, la fa da padrona, ndr), la moglie viene massacrata mentre i due bambini sono rapiti da un criminale sconosciuto.

Angoscia, dolore e paura si mescolano trasformando la personalità del protagonista. Smith è un detective ma questa tragedia ne segna irrimediabilmente il resto dell’esistenza. Le sequenze iniziali ci mostrano articoli di giornale che parlano della sua irrimediabile decadenza. L’ormai ex detective è una persona totalmente diversa, consumata per ovvi motivi, dall’odio e dal dolore ma mai rassegnato. La sua vita è entrata in una spirale di oscurità e non soltanto metaforicamente parlando: il suo appartamento è un tripudio di lampadine fulminate, interruttori della luce da riattivare e bollette più o meno pagate.

2Dark in game

Smith, di fatto, anche se sembra alla deriva non si è mai veramente arreso: cammina nelle stradine di Gloomwood, una piccola cittadina anch’essa piuttosto oscura, alla caccia di indizi ed appigli che possano fargli ritrovare la pista giusta per trovare chi gli ha rovinato la vita.

Questa cittadina, però, da qualche tempo è teatro di crimini inquietanti: spariscono bambini.

La trama di 2Dark è sostanzialmente racchiusa in questa storia: il nostro trasandato eroe brancola sostanzialmente nel buio angustiato da quell’episodio che gli rovinò la vita al quale si accende un barlume, la scintilla per far luce su questa serie di inspiegabili ed efferati crimini contro i più innocenti ed indifesi.

Basti solo pensare al tipo di crimine, rapimento di bambini, per far rizzare i peli e gelare il sangue benché si tratti di un’opera di fantasia e di un videogioco.

Ed è proprio questo uno dei punti forti del gioco: il senso di angoscia che si ha nel provare a far luce in questi crimini e la speranza di risolverli al meglio. Sarete davvero contenti di trovare i bambini e portarli in salvo. Tanta la soddisfazione. Questa sensazione va oltre la narrazione (spicciola ed è un peccato) che viene affidata a poche righe di testo e molto gameplay liberamente interpretabile. Andando avanti scopriremo anche i segreti (terribili) di Gloomywood e dei suoi oscuri criminali.

ORRORE ED ANGOSCIA PER UN GAMEPLAY DA IMPARARE A PICCOLI PASSI

Il gameplay di 2Dark è uno dei punti forti di tutta la produzione. O meglio, la sua summa perché nel dettaglio troveremo alcune pecche. Abbiamo un misto di stealth e di azione allo stato puro ma anche ad un po’ di strategia dove ogni piccolo dettaglio ha la sua importanza e dove ogni passo può essere l’ultimo e survival.

Il motivo è facilmente riconducibile al fatto che ci muoviamo inizialmente disarmati, da soli e senza luce. Sarà nostro compito reperire gli indizi utili alle nostre indagini ed oggetti che faranno al caso nostro interagendo con gli ambienti (azione del tutto automatica, ndr). Tra armi da fuoco o da taglio di ogni genere, pile, torce elettriche, accendini e candele dovremo muoverci in ambienti non solo bui ma decisamente ostili, ricchi non solo di nemici infidi ma anche di ostacoli di ogni genere. Trappole mortali.

L’infiltrazione e la ricerca di indizi per trovare il modo di salvare i bambini in ogni location stanno alla base di tutto. Non sarà per niente facile muoversi nell’oscurità che, spesso e volentieri, oltre ai pericoli copre anche gli orrori sparsi nelle location dei vari livelli.

Bisognerà affrontare nemici discretamente intelligenti ed aggressivi ma nelle ambientazioni risiedono le cattiverie peggiori vista la loro conformazione. Ogni mappa nasconde trappole mortali (ed anche piuttosto impietose) che non lasciano scampo… ed alcune volte fanno saltare dalla sedia.

Qui sta il grande merito di 2Dark, un titolo come pochi in grado di tenere in ansia e sulla corda i giocatori. Ansia ed angoscia che aumentano quando si trovano i bambini. Perché il trovarli è soltanto la parte dell’opera: bisognerà scortarli al sicuro. Qui si fa ancora più netta la vena survival di questo titolo. Non sarà per niente facile salvarli: la loro compagnia è potenzialmente destabilizzante anche perché molti, in preda alla paura, strilleranno, saranno diffidenti e potranno essere una zavorra supplementare non seguendo precisamente i nostri movimenti. Bisognerà convincerli a seguirci, ed a farli camminare piano piano vicino a a noi. A tal proposito c’è anche il comando esplicito di far silenzio, una possibilità in più per salvaguardarli e scortarli verso l’uscita ovviamente facendo attenzione ad ogni singolo rumore.

Con i bimbi ci si può aiutare certamente con le caramelle che troviamo lungo gli stage. Per destreggiarci lungo i meandri oscuri, invece, dovremo centellinare le risorse (candele, pile elettriche, torce e così via) usandole solo quando utili e soprattutto lontano da occhi maligni ed indiscreti.

Va da sé che dovremo valutare bene i coni d’ombra, le fonti di luce e, laddove si riesca ad individuare in discreto anticipo il nemico, anche il movimento di chi abita gli stage. Non tutti saranno cattivi ma non è detto che tutti siano propensi a parlare. Sarà fondamentale anche imparare, per quanto possibile, la struttura dello stage in modo da poter trovare sempre il punto favorevole per nascondersi dalle sentinelle. Anche perché in tutto questo dovremo anche cercare chiavi ed oggetti per poter andare avanti e raggiungere tutti i punti delle “mappe” che man mano andremo avanti saranno sempre più vaste, ricche e dettagliate favorendo anche approcci alternativi. Sarà bravura del giocatore sfruttare anche le impervie di queste location perché le trappole sono letali anche per i nemici.

Il gameplay è sostanzialmente questo con una gestione degli oggetti favorita da un’interfaccia spartana che permette anche di combinare quanto trovato lungo il nostro cammino (ad esempio l’accendino con la candela o le munizioni con le armi da fuoco e così via).

Discreti i comandi da joypad, un po’ macchinosi, a dire il vero, ma col tempo ci si prende l’abitudine anche se non del tutto. La difficoltà è alta, altissima. Almeno così abbiamo la abbiamo percepita, forse colpiti dalla crudezza del contesto. Agire è sostanzialmente semplice ma a questa avrebbe fatto bene una migliore reazione dei comandi soprattutto nei combattimenti: equipaggiare ed usare un’arma è relativamente semplice ma non rapido per cui anche i ragni e ratti possono anche colpirci… Problematico anche non farsi scovare: agire di soppiatto per il nostro Smith potrebbe non essere sufficiente ma sicuramente è una delle armi migliori che si ha per, ad esempio, eliminare un nemico con una sola coltellata, o prenderlo di sorpresa sparando un colpo letale. Anche perché, il combattimento a tu per tu è troppo primitivo e privo di stimoli, oltre che risultare letale e macchinoso nonostante sia essenziale.

2Dark in game D

Ma per raggiungere un buon grado di abilità bisognerà collezionare morti più o meno atroci ed assurde. Un’altra nota da sottolineare sta nell’intelligenza artificiale. E’ altalenante. Troviamo punte altissime nelle quali le guardie, in modo credibile, ci cercheranno e ci inseguiranno per stanarci al nostro minimo rumore intuendo la nostra presenza. In altre occasioni, invece, può capitare di trovarsi di fronte a sentinelle incapaci di agire efficacemente.

C’è da segnalare, inoltre, una caratteristica piuttosto curiosa e, se vogliamo, innovativa: per salvare le partite bisognerà fumare le Gloomy Strike, le sigarette inseparabili sigarette di Smith (che ricorda vagamente Sarri, l’allenatore del Napoli, ma senza occhiali). Ma c’è una sfumatura interessante: è sconsigliabile fare tanti salvataggi in un solo stage perché equivarrebbe a far fumare troppo il nostro protagonista che potrebbe tossire e quindi farsi sgamare. Accendendo la sigaretta, inoltre, creeremo un punto luce che può farci individuare, quindi… occhio a dove fumars… a dove salvare.

Alla fine di ogni stage, il numero di bambini tratti in salvo e di uccisioni decreterà il punteggio che servirà a migliorare le statistiche. Per farlo bisognerà ottenere il punteggio massimo ma sarà comunque possibile rigiocare ognuno dei dieci livelli nella Modalità Sfida.

PIXEL ART (TECNICA VOXEL) D’ATMOSFERA, OTTIMO SONORO

2Dark in game F

2Dark si presenta con una grafica in Pixel Art di buon livello e sicuramente di grande impatto se consideriamo il contesto. Gli sviluppatori hanno usato la tecnologia Voxel e più precisamente il Gloomy Voxel Editor per la modellazione e l’animazione dei modelli dei personaggi del gioco in 2,5d. La visuale dall’alto è studiata per favorire il gameplay ed offre una panoramica comunque spezzettata a causa della scarsa luce e dall’ambientazione tetra e cupa ben strutturata. Il tutto funziona comunque bene ed ha uno stile essenziale e si confà molto bene anche ai costumi dell’epoca facendoci tornare in un credibile 1976.

Gli sprite (realizzati come già accennato col Voxel Editor) sono in stile chiamato “Neo-Pixel” mentre i dettagli sono comunque ben realizzati ed aumentano l’atmosfera. Almeno a nostro avviso. Stesso discorso vale per il sonoro che ci è piaciuto molto e che abbiamo ritenuto piuttosto azzeccato. I passi, gli effetti sonori ambientali ma anche le musiche fanno il resto e non sono soltanto fini a se stesse. Proprio gli ottimi effetti sonori (rumori ambientali ed altro) fanno parte integrante del gameplay.

COMMENTO FINALE

Paura, angoscia, tensione. Non si può certo dire che in 2Dark questi sentimenti manchino. Questo è già un ottimo risultato per gli sviluppatori e per il suo autore, Frédérick Raynal, che 25 anni fa si fece conoscere grazie alla sua intuizione in Alone in the Dark.

Dal punto di vista del gameplay ci troviamo di fronte ad un gioco severissimo che non ammette incertezze e che fa dell’atmosfera cupa uno dei suoi punti di merito. La summa funziona. Del resto, trovarsi soli, andare in posti bui e pericolosi perché ricchi di pericoli e nemici per andare a salvare dei bimbi, non è una passeggiata e, possiamo solo immaginare per fortuna, quanto sia estremamente difficile. Insomma, il gameplay è una questione di vita o di morte che se fosse stato accompagnato da comandi più reattivi e da una intelligenza artificiale meno altalenante sarebbe stato perfetto.

2Dark è anche cattivissimo, ignobile, frustrante e combina azione, strategia, doti stealth e capacità di infiltrazione e di sopravvivenza in condizioni ostili con poca luce e braccati da nemici infami in luoghi pericolosissimi. Ma tutto questo è giustificato dal nobile intendo: salvare bimbi innocenti.

Fatto questo, si è già a metà dell’opera. Artisticamente le scelte grafiche ci sono piaciute assieme all’ottimo sonoro sia negli effetti che nella colonna sonora.

2Dark non è un gioco perfetto ma ci è piaciuto molto nel suo complesso, nonostante la sua difficoltà (troppe morti assurde e troppi tentativi a la va o la spacca, ndr), grazie non solo a tutte quelle sensazioni che è stato in grado di farci provare (anche enorme soddisfazione nel portare i piccoli in salvo, pur con tantissime difficoltà), ma anche per quanto realizzato. Avremmo voluto comandi più immediati e forse meno rigidità, ma comprendiamo che 2Dark non sia un gioco per tutti. In definitiva, si tratta di un buonissimo titolo, decisamente fuori dalla media, però se scriviamo il nome di Frédérick Raynal lo troveremo legato ancora indissolubilmente ad Alone in The Dark con 2Dark un po’ staccato ma senza dubbio meritorio di essere ricordato.

 

Pregi

PREGI: Atmosfera cupa eccellente. Capace di instaurare sentimenti di paura, angoscia e tensione. Tecnicamente gradevole con pixel art buona ed ottimi disegni artistici. Buona varietà nel gameplay.

Difetti

Gameplay severissimo. A tratti frustrante. Intelligenza artificiale altalenante. Combattimenti macchinosi.

Voto

8+

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