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King’s Quest, parte 1: A Knight to Remember, Recensione Pc

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Il nome di King’s Quest è uno di quelli che apre il cuore agli appassionati di avventure grafiche punta e clicca e fa viaggiare a bellissimi ricordi.

Una saga nata nell’ormai lontanissimo (e non solo a livello videoludico) 1983 che è stata in auge fino al 1998. Trovarcela nuovamente di fronte in questo 2015 è senza dubbio motivo di sorpresa, speranze ed ansie perché non sempre i reboot sono quelli che ci aspettiamo e perché non sempre riscrivere in chiave moderna dei grandi classici riesce bene.

Dopo ben 17 anni di assenza, quindi, Activision, Sierra e Roberta Williams riportano King’s Quest sugli schermi Pc ma anche di quelli console, PlayStation 4, Xbox One, PlayStation 3 ed Xbox 360, grazie al lavoro di The Odd Gentlemen che sviluppa questo reboot suddiviso in cinque parti e ci fa rivivere le gesta di Re Graham e le mille vicende del Regno di Daventry.

Noi – in attesa del secondo episodio – vi parliamo della prima parte del nuovo King’s Quest intitolata A Knight to Rember, pubblicata a fine luglio su Steam e sui servizi di distribuzione digitale di PlayStation ed Xbox. Diciamo fin da ora che si tratta sotto diversi punti di vista di una buona sorpresa che ha saputo battere un nostro scetticismo iniziale combattuto dal desiderio di rivedere un grande classico in azione.

IL VECCHIO RE GRAHAM SI RACCONTA

Ritroviamo quindi Re Graham, molto invecchiato, che racconta alla piccola nipotina Gwendolyn le sue gesta, le sue avventure che lo hanno portato ad essere a capo del Regno di Daventry.

Ci piace immaginare, in una nostra visione “romantica”, vedere autori e sviluppatori che raccontano ai più giovani cosa è stato King’s Quest per i ragazzi degli anni ’80 e ’90 diventati ormai uomini.

Fatta questa piccola parentesi torniamo a noi: Re Graham racconta le sue gesta alla nipote. Le primissime fasi sono molto action e sembra quasi di trovarsi, per il tipo di gameplay (ma per fortuna non per la sua eccessiva severità), di fronte a Dragon’s Lair. “Colpa dell’ambientazione” e delle cose da fare che comunque hanno un ritmo lento e facilmente eseguibili.
Questa sorta di avventura introduttiva serve a farci fare confidenza col (nuovo) gioco. Facile e lineare come un tutorial deve essere ma ci si rende conto che ci troviamo di fronte ad un’avventura punta e clicca dai toni action molto più spiccati rispetto al passato.

Conclusa questa fase introduttiva si entra nel vivo della situazione e l’adolescente Graham arriva a Daventry per esaudire un sogno: diventare cavaliere al servizio del Re. Per realizzarlo dovrà superare tre prove (cosa ci ricorda?) ed avere la meglio su quattro avversari temibili battendoli in tutti i fronti: forza, intelligenza, saggezza ed abilità.

NARRAZIONE INTERESSANTE, GAMEPLAY MISTO

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Non proseguiamo oltre con la trama. Non è nostro compito in sede di recensione andare più avanti. Ci soffermiamo ora sul gameplay e la narrazione. Il primo aspetto è quello del gameply che a prima vista appare decisamente più “snello” rispetto ai canoni tradizionali delle avventure grafiche punta e clicca.

In King’s Quest: A Knight to Remember, c’è anche una discreta dose d’azione al punto, come abbiamo visto, che le prime fasi di questo capitolo ci hanno ricordato le meccaniche del classico di Don Bluth, Dragon’s Lair vista la parte action “guidata” ma per fortuna non troppo legata alle tempistiche visto che si avrà comunque un minimo di tempo per agire e l’esito positivo dell’azione non è strettamente legato al millesimo di secondo. Si tratta sostanzialmente di Quick Time Event ma molto larghi.

Gli enigmi, invece, sono di vario genere e generalmente non sono difficili. All’inizio piuttosto semplici poi, via via, si complicano ma non c’è nulla di particolarmente difficile. Alcune volte le azioni si ripetono ma nulla di trascendentale.
La parte adventure è piuttosto classica con la possibilità di interagire con gli ambienti che si materializza con la comparsa sullo schermo delle icone con le azioni da fare. L’inventario, piuttosto piccolino, è pratico e stessa cosa è l’interfaccia con icone a scomparsa che appaiono in prossimità di oggetti, luoghi o persone con i quali interagire.

I dialoghi, piuttosto divertenti, servono inoltre a raccogliere informazioni fondamentali per il proseguimento dell’avventura suggerendoci, come è giusto che sia, cosa fare in determinate situazioni. Chiacchierare sarà fondamentale per andare avanti, aggiungiamo noi. La narrazione degli eventi è interessante con alcuni intermezzi del vecchio Graham che continua a raccontare la sua storia a Gwendolyn e serve a fare da grazioso stacco alle varie fasi e la trama sa coniugare momenti ti “tensione” ad altri più leggeri.
Ah, dimenticavamo, in questo gioco si muore (beh, anche nei King’s Quest originari in effetti) ma si riparte dall’ultimo punto di salvataggio. Fortunatamente i punti di salvataggio sono frequenti e non si perderà quasi nulla degli sforzi precedentemente fatti.

CHE BELLA GRAFICA CHE HAI… E CHE BELLE VOCI CHE HAI

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L’aspetto grafico di King’s Quest: A Knight to Remember è senza dubbio interessante. Il titolo è realizzato con l’Unreal Engine 3 ed offre fondali dipinti a mano e digitalizzati. Le ambientazioni sono molto evocative.

Guardare il nuovo King’s Quest è come fare un bel viaggio nel tempo ed offre quello che in molti sognavano dal 1983: una grafica fiabesca. Qui sono aggiunti anche toni cartooneschi visto che i personaggi hanno questo stile e le loro animazioni sono caratterizzate in questo senso. Attenzione, nessuno gridi al miracolo perché non c’è nulla di nuovo per i canoni odierni. Anzi, si potrebbe anche parlare di grafica retro per certi versi ma si tratta di un’avventura grafica (molto action) per cui non servono mirabolanti effetti particellari, piuttosto paesaggi ben disegnati, ambientazioni particolareggiate ed un bello stile classico. Caratteristiche che ritroviamo appieno.

Vedere, però, questo tipo di comparto grafico, fa bene agli occhi, benché non tutto sia perfetto. Ci sono alcuni difettucci (un po’ di tearing e qualche altra piccola cosa) che però (e fortunatamente) non minano l’esperienza di gioco.

Bene anche le animazioni che sono piuttosto fluide e che in alcune fasi sono molto divertenti: Graham, essendo molto giovane (un adolescente) ha durante alcuni dialoghi degli impeti che ritroviamo in alcuni dialoghi nei cartoni animati.

A proposito di dialoghi e di doppiaggio, King’s Quest è mastodontico. I dialoghi, profondi e divertenti non sono mai fini a se stessi e sono l’anima nascosta del gioco. Benché in inglese (speriamo non tanto nel doppiaggio ma nei sottotitoli in italiano più in la), le frasi sono piuttosto comprensibili e sono godibili anche a chi non è esattamente ferrato con la lingua di Albione.

Le freddure o i commenti del narratore Graham e di sua nipote sono eloquenti soprattutto quando si muore.

I dialoghi, però, sono valorizzati dal doppiaggio inglese stellare. A dare la voce ai personaggi troviamo Christopher Lloyd (Doc di Ritorno al Futuro ma anche famoso per La Famiglia Addams, Chi ha incastrato Roger Rabbit, così come la serie per la TV Taxi), Josh Keaton. Maggie Elizabeth Jones ed altri che sentiremo e nei prossimi capitoli: come Tom Kenny e Zelda Williams insieme a Michael Benyaer, Loretta Devine, Gideon Emery, Jean Gilpin, Michael Gough, Andy Pessoa, Kevin Michael Richardson, Kath Soucie, Fred Tatasciore, Richard White e Michael-Leon Wooley.

Sempre sui dialoghi c’è da segnalare la possibilità (che in questa prima parte è comunque solo “abbozzata”) di fare alcune scelte che influenzano gli eventi. Sicuramente questa caratteristica sarà più accentuata nei capitoli successivi.

Finiamo questo paragrafo sul dato tecnico parlando della longevità di A Knight to Remember che si attesta attorno alle 6-7 ore. Dipende anche da alcuni passaggi e dalla vostra sintonia con gli enigmi. Il tempo può anche aumentare o diminuire ma difficile scendere sotto le cinque ore e se tale dato sarà confermato anche per i prossimi quattro episodi, ci troveremo di fronte ad una lunga avventura, un omaggio alla saga.

COMMENTO FINALE

Eravamo scettici nei confronti del ritorno di King’s Quest. Rispolverare un classico riportandolo in chiave attuale non è mai un compito semplice. Tuttavia, dopo aver giocato A Knight to Remember ci siamo ricreduti.

Non parliamo di un capolavoro assoluto ma di un gioco degno, di un ottimo prologo realizzato piuttosto bene dal punto di vista tecnico e dotato di un buon gameplay “snellito” in certi passaggi da una fase action relativamente semplice.

Si apprezzano molto i dialoghi (benché in inglese), il doppiaggio (davvero di qualità), la narrativa e l’humor nonché la caratterizzazione dei personaggi.

Di rilievo anche l’effetto emozionale con una grafica mista tra 3d dei personaggi e cel-shading non priva di difetti ma gradevole nel complesso capace di fare in molte occasioni il suo dovere e di dare un tono fiabesco al tutto. Non ci è piaciuta la troppa linearità in alcune fasi e con enigmi piuttosto semplici. Ma stiamo parlando di un buon gioco adatto anche a chi non ha mai provato l’emozione (all’epoca era tanta) dei giochi King’s Quest.

Ci sono molte buone speranze per i prossimi capitoli del reboot di King’s Quest con la speranza che la trama si dirami ancor di più e che i tempi di attesa per l’uscita dei vari episodi non sia troppo. Ah, si spera anche nei sottotitoli in italiano che sicuramente aiuterebbero non poco a far godere appieno (a patto che la traduzione e l’adattamento dei testi siano all’altezza) dell’essenza della trama. Ma da a Knight to Remember possiamo trarre la conclusione che Re Graham è invecchiato, il mito ed il fascino di King’s Quest no.


Pregi

Comparto grafico discreto. Dialoghi splendidi. Ottimo doppiaggio e sonoro. Atmosfere giuste ed azzeccate da bel racconto. Buona longevità.

Difetti

Poche scelte effettive (per ora). Alcuni difettucci grafici. Mancano i sottotitoli in italiano (questo non influisce sulla votazione del gioco).

Voto

8+

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