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Need for Speed: Payback, Recensione Pc

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Need for Speed: Payback è il ventitreesimo videogioco di corse (il più delle volte clandestine) della serie Need for Speed di Electronic Arts, che ha accompagnato almeno tre generazioni di videogiocatori nel corso degli ultimi.

In principio erano corse su strada con auto da sogno quali Lamborghini, Porsche, Mercedes, poi la serie si è mossa verso il car tuning che ha reso celebre la serie cinematografica di Fast & Furious e – ad eccezione di Hot Pursuit del 2010 – quello delle macchine modificate e trasformate è sempre stato il leit motiv degli ultimi anni, se non prendiamo in considerazione le parentesi semi-simulative di Need for Speed: Shift. Ghost Games, studio nato dall’unione delle forze di Black Box, Criterion Games e Playground Games ci riprova dopo aver convinto (non a pieni voti) con il reboot del 2015 e lo fa su Pc, Xbox One e PS4.

UNA TRAMA DEGNA DI UN FILM(ETTO)

Fortune Valley è la contea di fantasia che riproduce strade e città americane in Need for Speed. E’ divisa in vaste aree di influenza ed è contesa da bande di piloti non proprio osservanti della legge e del codice della strada. Il gioco propone una trama dedicata al giocatore singolo, che ripercorre le avventure della banda Silver Rock, formata Tyler, Mac e Jess, che il giocatore andrà a impersonare al volante per superare una serie di missioni tra le quali viene narrata una vicenda estremamente canonica e che attinge a piene mani da Fast & Furious, Need for Speed (il film) e una mezza tonnellata di altre pellicole d’azione, tipicamente hollywoodiane, dedicate alle corse su strada. Lo scopo finale è quello di prendere il controllo di tutte le aree della città e di mettere fine allo strapotere, di stampo mafioso, della banda che si fa chiamare la Loggia.

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Non basta la presenza di mezzo cast di The Expanse (serie tv apparsa su Netflix) per sollevare le sorti e tenere alta l’attenzione del giocatore-spettatore. La trama si dipana tra un incarico ed un altro, spesso e volentieri caratterizzato da una prova a tempo oppure dalla necessità di superare – in rigoroso ordine – dei checkpoint disseminati sulla mappa. Come in ogni gioco concepito, principalmente, per essere giocato in stile “Mmo”, quindi online e con tutti gli altri membri della community, anche Need for Speed: Payback sembra prenderci per mano per un lunghissimo tutorial, piuttosto che farci godere la vastità della mappa creata per noi. Mappa che, non lo neghiamo, secondo il nostro parere fatica a farsi apprezzare, vista la manciata d’ore richiesta a soddisfare gli incarichi, che ci impediscono di godercela fino in fondo.

UN PO’ QUESTO UN PO’ QUELLO

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Durante la nostra prova, Need for Speed: Payback ci è sembrato attingere un po’ troppo da due serie che lo hanno preceduto e – quasi evidentemente – ispirato tanto: Forza Horizon e The Crew. Diversi aspetti di gioco presenti in Payback ci hanno ricordato quelli dell’esclusiva motoristica di Microsoft e quelli dell’ultima creazione a quattro ruote di Ubisoft. Il sistema di progressione, potenziamento e modifica del veicolo, in particolare, ci è sembrato proprio ricalcato su quello di The Crew, con tanto di “carte” da cambiare per sostituire le parti della vettura con quelle di livello superiore, e livello di potenza macchina richiesto, o suggerito, prima di andare ad affrontare una missione o una prova. Un sistema, insomma, del tutto simile a quello di un videogioco di ruolo, semplificato e adattato all’esigenza motoristica e – infine – fuso insieme ad un sistema di microtransazioni che permette (con soldi veri e meno ore di gioco spese) di guadagnare il potenziamento desiderato senza sudare troppo sul joypad.

Proprio come The Crew e Forza Horizon, non ci sono soltanto prove su asfalto a farla da padrone, ma anche discipline su sterrato e macchine tipiche da fuoristrada o gare di drifting. Possiamo comprare una macchina pensata allo scopo oppure provare a modificare l’assetto di una di quelle che abbiamo già per affrontare al meglio la prova che ci attende.

MULTIPLAYER E FROSTBITE NON PERVENUTI

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Abbiamo provato Need for Speed: Payback a più riprese, dal suo day one ad oggi e dobbiamo tristemente constatare che, almeno sulla piattaforma Pc, l’esperienza multiplayer online non ha lasciato molto soddisfatti. I tempi di attesa per far partire una partita non sono brevi, mentre la sensazione di fondo è quella di giocare un titolo che non vanta una schiera di appassionati tale da permettere un paio d’ore di derapate in compagnia. Per fortuna c’è l’onnipresente Autolog, che dal 2010 ci accompagna evidenziando i record e le prestazioni di amici, che possiamo sfidare e battere per spostare l’asticella dei record un po’ più in là di dove l’abbiamo trovata.

Action Shot

Sotto l’aspetto tecnico, bisogna ammettere che il Frostbite che muove Need for Speed: Payback non è stato sfruttato a dovere ed è un concentrato di controsensi. Da un lato abbiamo modelli di auto ben riprodotti e affiancati da buoni effetti sonori, dall’altro, invece, un effetto pop-up delle texture evidente e vari effetti a bassa risoluzione. I personaggi alternano una qualità di espressione e movimento buona a momenti un po’ imbarazzanti dove tutto sembra un po’ troppo posticcio. Al di là di questi aspetti, la scalabilità delle opzioni grafiche, su Pc, permette di portare il gioco nelle case di ogni genere di appassionato, a prescindere dalla sua configurazione hardware e questo può essere solo positivo. Degno di nota e molto positivo è il lavoro svolto per realizzare la mappa, le ambientazioni e le città, unitamente al ciclo giorno/notte: lì il Frostbite da il meglio di sé e il merito è tutto degli sviluppatori.

COMMENTO FINALE

Need for Speed: Payback è un titolo di corse per nulla simulativo, sviluppato da Ghost Games per Electronic Arts e disponibile per Pc (Origin), Xbox One e PlayStation 4. Offre una modalità offline per il giocatore singolo o la solita modalità ibrida da cui accedere ad eventi e corse online mentre si gioca in solitaria.

L’offerta di base mette sul piatto 74 vetture di ogni genere, provenienza e decade (anche la vecchia Golf GTI o vecchi modelli di Volvo), una vasta mappa liberamente esplorabile e decide di ore di corse, prove e da collezione che vanno ad alimentare un sistema di progressione vagamente simile a quello di un videogioco di ruolo, dove il “loot” sono delle carte che vanno a potenziare le parti fondamentali della vettura.

Tecnicamente parlando, nel complesso, è bello a vedersi, scalabile e quindi fluido, ma non si è tenuto molto ai particolari e i cacciatori di dettagli o di una pulizia grafica straordinaria potrebbero essere delusi. Sul fronte del gameplay si tratta di ritornare a giocare alla maniera del reboot del 2015, un classico Need for Speed senza fronzoli, dunque, ma con pesanti variazioni al gameplay portate dalla presenza di gare di drifting e di rally, per la maggiore. Non mancano gli inseguimenti e le scene degne di un film, ma indubbiamente manca una trama degna di essere chiamata tale e quel “mordente” che ti teneva incollato ai tempi del primissimo Most Wanted o di Underground. Non pervenuta nemmeno la classica formula di “un’altra e poi smetto”, grandiosamente proposta nel 2010 con Need for Speed: Hot Pursuit di Criterion Games, titolo che – a modesto parere di chi vi scrive – resta l’ultimo Need for Speed degno di nota.

Pregi

Il Frostbite è sempre bello da vedere. Free-roaming e sistema di progressione ben rodati. Molto vario rispetto al passato. Ammicca molto a pellicole tipo Fast & Furious.

Difetti

Le prime ore di gioco scorrono noiosamente e troppo guidate. Il sistema di guida è buono da una parte e cattivo dall’altra. Somiglia a tanti giochi venuti prima di lui ma poco ad un autentico Need for Speed.

Voto

7

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