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Zombie Vikings, Recensione PlayStation 4

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Folle, geniale, divertente, soprattutto in cooperativa. Zombie Vikings, il nuovo titolo firmato Zoink!, ha fatto il suo debutto ad inizio mese su PlayStation 4 strappando tante risate, regalando divertimento e facendo subito tornare alla mente l’altro gioco della software house svedese: Stick it to the Man.

I due giochi, infatti, hanno in comune uno stile grafico molto interessante (ne parleremo dopo) nonché quella ironia che fa davvero bene nei videogiochi.

Zombie Vikings è un picchiaduro a scorrimento dalla struttura classica ambientato, come facile intuire dal titolo, nelle leggende della mitologia del Nord Europa rivedute in chiave ironica sotto tutti i punti di vista che oltre a deliziarci sull’ammiraglia di casa Sony arriverà a breve su Pc e Wii U.

LA MITOLOGIA VICHINGA SECONDO ZOINK!

La storia che offre Zombie Vikings si fonde con la mitologia vichinga. In breve: ad Asgard (la residenza degli Dei, paragonabile all’Olimpo della mitologia greca), succede un putiferio Il motivo?.

Odino il padre degli dei nella mitologia norrena, è contento della sua ultima creazione: un bastone da guerra. E lo è così tanto che decide di cavarsi “l’occhio buono” per poterlo ammirare meglio. A quel punto, Loki (e chi se no?) se ne approfitta e ruba il bulbo oculare fuggendo via ma non credete: anche lui avrà i suoi bravi problemi.

E quindi a mali estremi, estremi rimedi: Odino – è il caso di dirlo – preso dalla rabbia cieca e deciso a riprendersi il suo occhio (anche perché Thor, il Dio del Tuono, da sempre suo braccio armato, è temporaneamente occupato in altre faccende), fa resuscitare quattro guerrieri valorosi vichinghi. I nostri eroi sono: Gunborg, Seagurd, Hedgy e Caw-kaa. Tra tante peripezie surreali e piene zeppe di humor i quattro personaggi ci accompagneranno in questa missione tanto assurda quanto comica a suon di botte, mosse speciali, battute pungenti, riferimenti divertenti e tanto altro.

Il merito di Zoink! è quello di aver raccontato una storia semplice intrecciandola con tantissima ironia e momenti demenziali.
Si ripete, lo diciamo subito, quanto di buono fatto in Stick it to The Man. Del resto, per dedicare un paragrafetto alla storia di un picchiaduro a scorrimento, non è poco anche perché gli spunti di riflessione sono tanti. Così come i tocchi di “classe”.

Troviamo così un mostro felino che lecca il pelo dei gatti come se fosse zucchero filato, la vecchia strega cieca, che incontreremo in una delle prime missioni secondarie, che è preoccupata per la sua gattina Rosy di cui ne loda le fortissime ghiandole anali (in realtà non è una gatta ma… beh, non anticipiamo nulla) e molto, molto, altro.
La narrativa è senza dubbio uno dei punti di forza del gioco ed i dialoghi italiani sono ben tradotti facendo trasudare quel genio folle che, ripetiamo, dovrebbe essere più diffuso in questo nostro mondo. Un piccolo grande capolavoro.

QUATTRO VICHINGHI PER DIFENDERE LA TERRA… TUTTI ZOMBIE

Conosciamo rapidamente i quattro personaggi giocabili.

  • Gunborg è una gigantesca amazzone che integra la sua dieta a base di cervelli con proteine e creatina (ma la creatina non è una sostanza dopante? Ndr.). Ella assale i nemici brandendo armi spaventose e può pomparsi fino a scoppiare sprigionando molta energia.
  • Seagurd, dal canto suo è un curioso ibrido fra un vichingo ed un polipo, nato dalla lotta fra queste due creature, capace di spruzzare inchiostro velenoso (e fa notare che questo inchiostro lo spruzza dal sedere sella sua metà tentacolare) e di roteare vorticosamente per colpire chiunque gli capiti a tiro.
  • Hedgy è piccolino ma non per questo meno temibile. E’ un cavernicolo minuto che ama azzanare tutto. Molto veloce ed in grado di schizzare da una parte all’altra dello schermo attaccando tutti i nemici.
  • Caw-kaa, infine, è la regina dei corvi, tanto veloce quanto letale. E’ stata abbandonata dai suoi perché troppo brutta (per i troll). Può richiamare i suoi sudditi svolazzanti per eseguire una poderosa picchiata dal cielo. Quattro valorosi guerrieri, ognuno dalla storia particolare che tornano a calcare la terra sotto forma di zombie.

Il loro compito, come detto, è quello di affrontare più di 25 livelli infestati da creature ostili e bizzarre con l’obiettivo di trovare Loki e recuperare il bulbo oculare.

GAMEPLAY CLASSICO, SOLIDO E CON LE SIDE-QUEST

Dopo aver incensato questo titolo parlando del grandissimo umorismo, sicuramente uno dei punti di forza del gioco e tratto distintivo di Zoink!, vediamo come effettivamente si dipana a Zombie Vikings.

La struttura è classica, anche se ha delle piccole variazioni sul tema (le side-quest sono quel quid in più rispetto al genere), del beat’em up a scorrimento. Sarà possibile giocare in singolo o in multiplayer cooperativo dove il divertimento è assicurato.

Si sceglie il proprio eroe (ognuno come abbiamo visto dotato di proprie mosse e caratteristiche speciali) e si va avanti lungo i vari livelli prendendo a botte tutti i nemici che ci sbarrano la strada verso quel cattivone di Loki raccogliendo monete utili per comprare armi dalle varie caratteristiche o rune che migliorano le proprie prestazioni temporaneamente. Nondimeno, è possibile anche riottenere l’energia persa durante i combattimenti raccogliendo bonus raffigurati da piccoli cervelli.

Va da se che nonostante le mosse a propria disposizione, le armi, le rune ed anche la presenza di side-quest, ossia di missioni secondarie per acquisire bonus supplementari (armi gratuite ad esempio), a lungo andare l’azione soffra un po’ di ripetitività.

Tuttavia, atmosfera, dialoghi, storie strampalate strappa-risate spingono sempre ad andare avanti in una sfida che non è mai troppo ostica ma offre un giusto grado di impegno senza mai arrivare a frustrare i tentativi.

I personaggi possono attaccare normalmente, caricare un colpo, colpire di corsa, eseguire una mossa speciale, parare con lo scudo, raccogliere oggetti (o nemici) piccoli con l’arma e tirarli addosso ai nemici come ad esempio dei polli scagliati contro alcuni mostri.

ARTISTICAMENTE SPLENDIDO

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Altra freccia importante nella faretra di Zombie Vikings è il comparto artistico, ancor prima di quello tecnico, davvero splendido. E stiamo parlando, è bene sempre ricordarlo, di una produzione indie.

La grafica a scorrimento è colorata, ricca di dettagli, disegnata con uno stile particolare (ovvi i richiami a Stick it to the Man) dove i tratti sono splendidi senza dimenticare una grande varietà di ambientazioni.
I personaggi sono in 2d e senza spessore, un po’ come se fossero delle figurine di cartone in movimento che si muovono in ambientazioni a scorrimento dotate di profondità. Tanti i dettagli da incorniciare a livello grafico con scorci ed atmosfere che ci hanno scaldato il cuore.

Ottime le animazioni (anche se non tantissime) e le scene di intermezzo con un doppiaggio non professionista realizzato, tuttavia, in modo convincente. Il tutto scorre senza particolari problemi con una patch iniziale (di oltre 4GB) capace di risolvere le rogne sul frame-rate e di tearing, difetto particolare per cui la visualizzazione è disturbata ed appare slegata in più parti e quindi uno scorrimento non fluido e slegato. Per fortuna questa patch ha risolto gran parte dei problemi dando fluidità ed al tempo stesso fluidità all’azione.

Nota di merito anche per le musiche, incalzanti, con qualche virtuosismo ed orecchiabili che ben si accompagnano sia ai momenti di narrazione che durante l’azione frenetica.

COMMENTO FINALE

Abbiamo tante cose belle di Zombie Vikings. Un picchiaduro a scorrimento classico, capace di regalare tanto divertimento (soprattutto in compagnia) sia per il gameplay piuttosto classico ma solido e con qualche variante, sia per le sue doti artistiche, ancor prima che tecniche, sia per la grande ironia che trasuda da tutti i pori, a partire dai nomi, dall’aspetto e dagli effetti delle varie armi ed equipaggiamento da scegliere, per continuare con i dialoghi spettacolari e dalle musiche.

La folle storia di Odino che perde il suo occhio per motivi insulsi e tutto quello che ne deriva ci fa aprire una riflessione sul peso della storia e di come viene esposta. In questo Zoink! si è confermata maestra.

La ripetitività dell’azione, colpa della scarsità di mosse che è comunque insita in questo genere di giochi, diventa secondaria perché si è attratti dalle cose da fare, dai tanti colpi di classe che sono presenti nel gioco ed anche da una buona realizzazione tecnica che grazie ad una patch uscita qualche giorno dopo l’esordio viene valorizzata.

Se volete passare alcune ore in compagnia (il gioco è anche discretamente longevo con circa 8-12 ore di gameplay), o anche da soli (ma è preferibile non esserlo), Zombie Vikings vi conquisterà dalle prime battute con il suo essere scanzonato e la sua capacità di fare ridere con (apparentemente) poco. Deliziosa la grafica, buone le musiche ed il doppiaggio. Cosa chiedere di più? Decisamente consigliato agli amanti del genere nonché a chi vuole godere di un certo umorismo.


Pregi

Artisticamente splendido. Tecnicamente solido (grazie anche alla patch che ne ha corretto grossi difetti). Narrativa demenziale e geniale. Ironico. Stick it to the Man più vasto e più difficile. In compagnia diventa quasi irresistibile.

Difetti

Da solo offre un po' di meno mostrandosi un po' ripetitivo.

Voto

8,5

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