Mimesis è uno di quei giochi che, sulla carta, si erigono su un’idea tanto semplice quanto potente: e se il vero orrore non fosse il mostro, ma il proprio compagno di squadra? Il progetto della software house sudcoreana nota come ReLU Games si inserisce nel filone dei cosiddetti “social horror” cooperativi, ma lo fa con un’identità sorprendentemente precisa e, soprattutto, con l’intento di puntare più sulla tensione psicologica che sul jumpscare facile.
Andiamo quindi a conoscere meglio Mimesis in questa anteprima. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Krafton, è disponibile in accesso anticipato solo su Pc, via Steam. Buona lettura.
UN MONDO CHE IMITA, CONSUMA E TRADISCE
L’ambientazione è volutamente minimale, ma carica di suggestione. Il gioco è ambientato in un mondo devastato da una pioggia anomala, capace di trasformare gli esseri umani in entità chiamate appunto Mimesis. Creature che non si limitano a uccidere, ma copiano. Imitano le sembianze, i comportamenti, le voci e persino alcune abitudini dei giocatori. Il risultato è un orrore sottile, quasi invisibile, che si insinua lentamente nelle dinamiche del gruppo.
Non esistono segnali evidenti o interfacce che ti dicano chi è ancora umano. L’unico strumento a disposizione è l’osservazione, la memoria e quella strana sensazione allo stomaco che nasce quando qualcosa “non torna”. Il cuore dell’esperienza ruota attorno a un vecchio tram, che funge da rifugio mobile, HUB e simbolo stesso della sopravvivenza. È lì che si pianifica, si ripara, si discute. Ed è sempre lì che iniziano i dubbi.
ROUTINE E PARANOIA

Mimesis si sviluppa secondo un ciclo giorno/notte piuttosto classico sulla carta, ma efficace nella pratica. Di giorno si esplora l’ambiente, si raccolgono risorse, si riparano componenti del tram e si pianifica la notte. Durante quest’ultima la pioggia torna a cadere, le Mimesis diventano attive e il gioco cambia completamente ritmo, trasformandosi in una lotta nervosa per la sopravvivenza.
Questa alternanza funziona perché crea una falsa sensazione di controllo. Durante il giorno tutto sembra gestibile, quasi ordinario. Di notte, invece, ogni errore pesa il doppio e ogni parola pronunciata può diventare un’arma contro di te. La vera forza del gameplay però non risiede nelle meccaniche survival in sé (assolutamente rientranti nei canoni del genere) quanto invece nella componente sociale. Parlare è necessario, ma parlare troppo può essere fatale. Tacere è sospetto. Ma fidarsi può essere rischioso.
IL NEMICO SA CHI SIAMO

Le Mimesis non sono semplici IA ostili. Il loro valore sta nel modo in cui replicano il comportamento umano. Possono imitare frasi dette in precedenza, seguire routine apprese, simulare esitazioni e persino errori. Non siamo ancora ai livelli di una simulazione perfetta, ma il risultato è sufficiente a generare momenti di autentico disagio.
Quando un compagno ti risponde con la tua/sua stessa voce, o ripete una battuta detta mezz’ora prima, il cervello va in cortocircuito. Ed è qui che l’opera di ReLU Games colpisce più forte. L’intento non è quello di spaventare costantemente, ma logorare lentamente la fiducia. Ed è un approccio che funziona, soprattutto nelle sessioni con amici e chat vocale attiva.
L’IMPORTANZA DELLA COMPAGNIA

Dal punto di vista tecnico, Mimesis non cerca il fotorealismo esasperato. La direzione artistica predilige toni spenti, ambienti sporchi, illuminazione incerta, tutti elementi che contribuiscono a un’atmosfera opprimente. L’audio gioca un ruolo fondamentale: la pioggia, i rumori metallici del tram, i passi lontani. Ma soprattutto le voci, vero fulcro dell’esperienza. L’uso intelligente del sonoro amplifica la paranoia e rende ogni silenzio potenzialmente minaccioso. Certo non mancano alcune asperità tecniche, tanto più che si tratta di un accesso anticipato.
Animazioni non sempre rifinite, interazioni un po’ rigide e un’IA che, in certi frangenti, lascia intravedere i suoi limiti. Come molti titoli sui generis, Mimesis oltretutto dipende fortemente dal gruppo con cui viene giocato. Con amici affiatati e comunicazione attiva, riesce a generare momenti memorabili, discussioni accese e tradimenti degni di un film horror psicologico. Con giocatori casuali e poca interazione vocale, invece, buona parte della magia finisce col perdersi . È un rischio intrinseco del genere, che gli sviluppatori sembrano consapevoli di voler mitigare con sistemi di gioco sempre più reattivi e dinamici.

MOLTO PROMETTENTE
Mimesis non è ancora un’esperienza definitiva, ma le fondamenta sono indubbiamente solide. L’idea centrale è forte, coerente e ben integrata nel gameplay. Quando funziona, riesce a creare un tipo di tensione rara nel panorama horror contemporaneo: ovvero quella che nasce dal dubbio invece che dalla paura immediata. Resta da vedere quanto il progetto saprà crescere in profondità, varietà e rifinitura tecnica. Ma se il team di ReLU Games riuscirà a mantenere fede alla visione iniziale, il loro progetto potrebbe ritagliarsi uno spazio importante tra i “social horror” più interessanti degli ultimi anni.