Abbiamo affrontato The Outer Worlds 2 con lo stesso sorriso scettico di chi ha già bevuto la prima tazza di caffè della mattina e sa che qualcosa potrebbe esplodere, o peggio, offrirti un abbonamento. Obsidian Entertainment torna a raccontare un universo dove la pubblicità è religione e la morale ha un prezzo in crediti, con la solita ironia pungente che fa sorridere e poi pensare.
Il senso di familiarità che si vive se avete giocato al primo capitolo (qui la nostra recensione) è un pregio e un limite insieme, perché chi lo ha amato ritroverà la stessa anima, anche se rinnovata con accortezze utili. Chi non lo conosce invece si troverà di fronte un prodotto piuttosto “particolare”. Bando agli indugi e tuffiamoci dunque in The Outer Worlds 2 con questa recensione della versione PS5. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Xbox Game Studios, è disponibile anche su Pc e Xbox Series X/S. Buona lettura.
TRAME, SCELTE E SATIRA BEN DOSATA
The Outer Worlds 2 ci mette nei panni di un protagonista plasmabile: infatti potremo scegliere tra vari background, aggiungendo bonus e malus che influenzeranno la partita. L’universo di Arcadia è un mosaico di colonie dove la logica del profitto plasma tutto, compresa l’anima delle persone. I dialoghi colpiscono per la freschezza e l’ironia che fanno trasparire, con i riferimenti pungenti alle dinamiche corporative che faranno sorridere più di una volta.
Ci troveremo sul pianeta Gorgon Prime, centro nevralgico delle nuove colonie, dove un progetto aziendale fallito ha scatenato una serie di catastrofi a catena. Da qui parte un intreccio che mescola esplorazione, politica, etica e un’abbondante dose di sarcasmo. Dovremo scegliere da che parte stare tra conglomerati spietati, ribelli idealisti e fazioni abituete a cambiare idea in base al miglior offerente.

Alcuni passaggi funzionano meglio di altri, ma nel complesso l’intreccio ci terrà coinvolti e spesso ci obbligherà a riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni, che spesso potranno cambiare la nostra storia e far la differenza tra continuare a giocare o smettere. Le missioni secondarie brillano quando lasciano spazio alla creatività e alla scelta, meno quando mostrano chiaramente di costituire un mero riempitivo.
Abbiamo apprezzato le storie capaci di mettere in discussione la nostra morale. Quelle che non offrono risposte facili ma invitano a prendere una posizione, anche sbagliata. In generale la narrazione non cerca l’epopea monumentale ma preferisce scavare nelle micro-storie, e a volte il risultato è più efficace di quanto ci saremmo aspettati.
CREARE E MODIFICARE OGNI COSA

Il cuore del gioco, il sistema RPG, è stato potenziato, e lo si avverte sin da subito. Perk più incisivi, tratti negativi che cambiano davvero le partite, e libertà di approccio che premia la sperimentazione. Si può scegliere di creare personaggi davvero vari: stealth, speaker motivazionali o tiratori da oltre 200 metri. Ogni scelta presenta una grossa e tangibile influenza sul campo, creando approcci diversi capaci di ribaltare intere missioni.
Il gunplay, tanto criticato nel primo capitolo, risulta ora decisamente più concreto. Il feeling delle armi è migliorato, e le abilità speciali regalano momenti spettacolari, quando tutto va per il verso giusto. Infatti non tutto è perfetto, visto che in alcuni scontri la gestione del ritmo cala decisamente. Ma nel complesso la sensazione è di controllo e divertimento. Inoltre la varietà di build e l’effetto di certe scelte sulla storia rendono il titolo sicuramente rigiocabile.

Anche le boss-fight sono migliorate, dal momento che richiedono un minimo di approccio strategico a fronte di uno sparare a tutto spiano che sarebbe insufficiente, e ciò è sicuramente apprezzabile. Certo abbiamo talvolta riscontrato un’IA “pigra” o comunque poco brillante: in determinati frangenti il comportamento dei nemici ha mostrato diverse ingenuità. Aver rifinito meglio questo aspetto avrebbe rappresentato quel “quid” in più che uno si sarebbe potuto aspettare dal team di Obsidian Entertainment.
Altri difetti li possiamo riscontrare in certe missioni secondarie che risultano ripetitive più del dovuto, e alcune aree open world incapaci di offrire forti incentivi per la loro completa esplorazione. Anche piccoli bug e glitch grafici si sono visti nel corso della nostra prova, ma si tratta di peccati veniali per chi ama il genere, per quanto sia doveroso farlo presente.
UN MONDO VIBRANTE DI COLORI E LUCI

Sul piano estetico The Outer Worlds 2 mostra una cura evidente: ambientazioni ben disegnate, palette di colori che funzionano, e una direzione artistica che unisce il kitsch pubblicitario con il decadente. I suoni ambientali, il doppiaggio e le musiche sostengono il tono satirico con intelligenza, e spesso il mix audio amplifica la comicità dei dialoghi e la tensione degli scontri.
Come già affermato in precedenza, qualche pecca tecnica non manca. Alcune volte il framerate diminuisce, ma nulla che rovini l’esperienza complessiva. Anzi, l’insieme visivo e sonoro contribuisce a creare un senso di mondo vivo e credibile. La resa grafica è coerente con le scelte stilistiche, e quando il gioco decide di mostrare il suo lato più grottesco lo fa con gusto.

DA AVERE SENZA RISERVE
The Outer Worlds 2 è un sequel intelligente, divertente e satirico, che consolida i punti forti del primo titolo, anche se rimangono alcuni punti da limare. Obsidian Entertainment ci consegna un gioco spesso brillante, che premia la curiosità, la voglia di sperimentare build stravaganti e la capacità di scegliere con ironia. Non è rivoluzionario, bensì rifinito, e in un panorama saturo di titoli che spronano all’azione bruta, più che al fine ragionamento, questo è un valore da non sottovalutare. Se amate RPG con scelte morali, humor nero e tanto crafting narrativo, prenotate subito un viaggio per Arcadia.
Pregi
Trama ben strutturata e modellabile in base alle nostre scelte. Buona varietà di build e personalizzazione in generale.
Difetti
IA alcune volte pigra. Lievi difetti tecnici.
Voto
8,5