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Elden Ring Nightreign, l’unione tra Senzaluce fa la forza, recensione

Non più soli: è tempo di formare un team di tre eroi per combattere i pericoli in agguato nella notte

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Elden Ring Nightreign ci ha illuso, sorpreso, frustrato, esaltato, scosso e infine catturato. Il primo titolo di FromSoftware concepito espressamente per il gioco cooperativo online è una distillazione purissima delle emozioni che hanno reso celebri Elden Ring (qui la nostra recensione)e Dark Souls, ma al tempo stesso è qualcosa di nuovo. Più diretto, più intenso e, a seconda dell’approccio del giocatore, persino più avvincente dei precedenti capolavori degli autori, tra gli altri, di Bloodborne.

L’esperienza ci ha regalato momenti straordinari e situazioni indimenticabili, soprattutto durante gli scontri contro i boss finali, capaci di raggiungere vette di epicità davvero fuori scala. A rendere l’opera consigliabile o meno è però l’approccio che i giocatori possono scegliere di adottare. Andiamo nel dettaglio in questa recensione della versione Pc di Elden Ring Nightreign, curata dal nostro Claudio Szatko. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Bandai Namco, è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One e Xbox Series X/S. Buona lettura.

UN ROGUELIKE D’AZIONE CON UN LOOP AVVINCENTE

Quello che propone la celebre software house giapponese è, a conti fatti, un roguelike (più che un roguelite) d’azione pensato per tre giocatori in cooperativa online. Sebbene sia possibile affrontarlo anche in solitaria. Nightreign riutilizza in modo intelligente nemici, oggetti, ambientazioni e boss tratti da Elden Ring (e in parte anche da Dark Souls), offrendo sessioni di gioco frenetiche all’interno di una struttura particolarissima.

L’obiettivo è chiaro fin da subito: potenziare il proprio personaggio e ottimizzare l’equipaggiamento il più rapidamente possibile, così da arrivare al confronto finale con il grande boss di turno nelle migliori condizioni.
Ma superare quello scontro non è affatto semplice. Non accadrà al primo tentativo, né al secondo, e probabilmente neanche al terzo.

La tensione che si respira in ogni run nasce proprio da qui: una struttura che fonde l’imprevedibilità dei roguelike, la pressione costante dei battle royale e il raffinato design dei titoli FromSoftware. Un mix rischioso, ma che (nella maggior parte dei casi) funziona sorprendentemente bene.

UN MONDO OSTILE DA ESPLORARE… IN FRETTA

Elden Ring Nightreign

Elden Ring Nightreign ci catapulta a Plagaride, una terra frammentata e minacciosa, che ricorda un collage visionario delle ambientazioni di Elden Ring. Qui veniamo trasportati in un punto casuale della mappa da un falco spettrale, dopo aver scelto (all’inizio di ogni run) quale boss finale intendiamo affrontare. Una volta a terra, la corsa contro il tempo ha inizio. Per sopravvivere e arrivare preparati allo scontro conclusivo, bisogna eliminare nemici per ottenere rune, da spendere nei Luoghi di Grazia per salire di livello.

Affrontare creature intermedie e mostri d’élite per recuperare equipaggiamento. Cercare le chiese di Marika per potenziare le ampolle curative. Esplorare campi, torri e caverne in cerca di forzieri contenenti risorse cruciali. Tutto questo però va compiuto a un ritmo serratissimo. La mappa va consultata di continuo, così come è fondamentale la collaborazione con i compagni di squadra per decidere le mosse successive. Non c’è tempo da perdere.

Elden Ring Nightreign

Infatti una tempesta magica si stringe progressivamente su Plagaride, restringendo l’area sicura proprio come accade in celebri battle royale come Fortnite e PUBG: Battlegrounds. Restare fuori dal cerchio significa subire danni costanti. Dopo alcuni minuti dall’inizio della partita, il cerchio si restringe progressivamente fino a concentrarsi attorno a un albero centrale, dove compare un boss casuale, selezionato tra diverse opzioni collegate al grande boss scelto all’inizio della run.

Si tratta di avversari provenienti direttamente dal “pantheon” di Elden Ring e Dark Souls, reinterpretati per l’occasione con una ferocia rinnovata. Il combattimento contro i boss rappresenta neanche a dirlo l’ostacolo principale. Se il boss riesce a sconfiggere l’intero gruppo (o il singolo giocatore solitario), o se si muore nel tentativo di raggiungere l’arena sfuggendo alla nebbia che avanza, la partita finisce. Nel caso si perde tutto: equipaggiamento, livello e oggetti raccolti lungo il percorso.

MUORI, ELABORA, RIPETI

Elden Ring Nightreign

E si riparte da zero, in un nuovo punto della mappa, con nuove sfide e (forse) un pizzico di esperienza in più. Si tratta di un loop spietato ma tremendamente stimolante, che dà identità alla produzione. Se invece il team (o il giocatore) riesce a prevalere sul primo boss, si accede al “secondo giorno” di partita. La nebbia si dirada e vengono segnati i nemici più potenti, eventi speciali e nuove opportunità per potenziarsi ulteriormente. Tuttavia, anche in questa fase la pressione non accenna a calare.

La tempesta riprende a stringersi, costringendo i tre giocatori a un nuovo scontro con un boss casuale di potenza maggiore, sempre selezionato in base alla scelta iniziale. Ancora una volta, la regola è semplice e crudele: se il gruppo viene sconfitto, è game over. Si perde tutto e si ricomincia da capo. Se però la squadra riesce a superare anche questo secondo ostacolo, non c’è un terzo giorno: si viene catapultati direttamente nel combattimento finale.

Elden Ring Nightreign

Un duello contro un boss inedito, creato appositamente per Elden Ring Nightreign, estremamente impegnativo e senza alcuna pietà. Nei primi tentativi, è quasi certo che farà masticare la polvere anche ai team più affiatati. Ma come spesso accade nei migliori roguelike d’azione, affinare le proprie abilità è fondamentale per ambire alla vittoria. L’esperienza maturata con i precedenti titoli di FromSoftware può sicuramente offrire un vantaggio iniziale, ma non basta.

La nuova opera del team nipponico richiede anche di imparare meccaniche nuove e disimpararne altre, adattandosi a un ritmo e a una struttura molto diversi rispetto ai tradizionali Souls. proprio per questo motivo, riteniamo che anche chi non è un veterano del genere possa godersi appieno l’esperienza. Anche perché, al di là della pura abilità, ci sono due elementi ancora più determinanti. La cooperazione con gli altri due giocatori e la conoscenza del mondo di gioco: un pilastro essenziale in ogni roguelike che si rispetti.

Elden Ring Nightreign

Run dopo run, si finisce per conoscere la mappa e i suoi pericoli a memoria. Si impara a ottimizzare il tempo, a gestire le risorse, a stabilire priorità tattiche e a riconoscere quando è il momento giusto per rischiare… E quando invece è meglio battere in ritirata. È in questa crescita costante, collettiva e personale, che il gioco dà il meglio di sé. Certo, Elden Ring Nightreign non rinuncia mai all’imprevedibilità.

Ci saranno sempre run segnate da situazioni fuori controllo, errori inevitabili o semplicemente da una fortuna che gira nel verso sbagliato. Ma la sensazione costante, ed è quella che tiene incollati allo schermo, è di avvicinarsi ogni volta un po’ di più alla meta. Magari perché si è scoperto un nuovo percorso, un oggetto chiave, o semplicemente perché si è imparato ad affrontare con freddezza e lucidità quegli ostacoli che, qualche ora prima, sembravano insormontabili.

NATURALMENTE, LA MAPPA NON È FISSA

Elden Ring Nightreign

Plagaride può presentarsi in varie configurazioni, diverse a ogni run, con eventi dinamici, accadimenti casuali e modificatori ambientali che alterano sensibilmente l’andamento della partita. Non si sa mai con certezza cosa ci aspetta dietro l’angolo, e questo rende ogni sessione unica. A rendere il tutto ancora più interessante ci sono poi gli eventi speciali sbloccabili, capaci di trasformare in maniera drastica il mondo di gioco. Essi introducono nuove aree interamente esplorabili, ambientazioni labirintiche e persino elementi che strizzano l’occhio all’enigma ambientale.

Rispetto alla struttura relativamente “piatta” (ma molto verticale) di Plagaride, alcune di queste zone sembrano uscite direttamente da un livello di Dark Souls o da un dungeon di Elden Ring: dense, stratificate, pericolose, affascinanti. Un vero piacere da esplorare… Se si è pronti a pagarne il prezzo. Entrare in queste aree, come quasi ogni scelta presa durante una partita a Elden Ring Nightreign, rappresenta un perfetto esempio di quel classico equilibrio tra rischio, calcolo e ricompensa che caratterizza i migliori roguelike.

Elden Ring Nightreign

Come squadra, ci si trova costantemente a valutare il tempo a disposizione, o a chiedersi se si riesce a eliminare il boss di una prigione prima che la tempesta stringa il cerchio, magari per ottenere qualche livello in più. Ci si chiede se può valere la pena infilarsi in una miniera per raccogliere pietre da forgia e migliorare le armi, o se sia più saggio ignorare un mini-boss incontrato per caso, rimandare lo scontro a un momento più favorevole o, semplicemente, evitarlo per puntare ad altri obiettivi più urgenti.

Nel frattempo ci si muove in continuazione, si comunica senza sosta, si segnalano punti sulla mappa e si rischia ogni singola run per una decisione apparentemente di minore importanza. Questo perchè basta un attimo affinchè tutto possa andare storto, anche in una partita che fino a quel momento sembrava filare liscia. Un evento casuale vi ha colti di sorpresa, le rune sono rimaste intrappolate nella tempesta dopo la vostra sconfitta, e anche se in teoria potreste tornare a recuperarle, adesso vi trovate davanti al boss del giorno con un livello troppo basso e senza i potenziamenti sperati.

Elden Ring Nightreign

E allora basta una caduta, un attacco mal calcolato, una schivata mancata. Se tutti e tre cadete in battaglia, compare l’inevitabile “Sei morto”. In Elden Ring Nightreign la morte non è soltanto una punizione. Rappresenta infatti una meccanica centrale, pensata per amplificare il ritmo frenetico e rendere ogni decisione ancora più carica di tensione. Quando un giocatore muore, le rune accumulate (essenziali per salire di livello) restano nel punto della sconfitta. Se a infliggere il colpo mortale è stato un nemico minore, sarà lui a custodirle. Oltre a questo si perde un livello, che però può essere recuperato tornando sul luogo e riconquistando le rune perdute.

Ma è nella resurrezione dei compagni che la tensione raggiunge i massimi livelli: i giocatori possono riportarsi in vita a vicenda, sia con colpi corpo a corpo che con attacchi a distanza. Tuttavia il numero di colpi necessari aumenta drasticamente a ogni morte. Già la seconda volta serve uno sforzo maggiore, mentre alla terza diventa un’impresa. Il risultato è un sistema che favorisce la coesione del gruppo e impone collaborazione costante. Non basta essere abili, bisogna pensare e agire come una squadra, leggere ogni situazione al volo, adattarsi rapidamente agli imprevisti e improvvisare strategie sul momento per sopravvivere. Ogni morte, ogni resurrezione, ogni scelta di salvare un alleato o continuare a combattere può cambiare il corso della run.

L’IMPORTANZA DELLA FORTUNA

Elden Ring Nightreign

Elden Ring Nightreign è un gioco che ti obbliga a reagire costantemente a ciò che ti capita, anche (e soprattutto) quando tutto sembra andare per il verso giusto. E forse, sotto certi aspetti, chiede troppo. Perché anche dopo una partita quasi perfetta, può succedere di arrivare al boss finale senza essere abbastanza forti per affrontarlo. Come abbiamo già detto, abilità, coordinazione e conoscenza del mondo sono elementi fondamentali per arrivare alla vittoria. Ma non bastano. Infatti serve anche fortuna. Serve che l’RNG (la componente di casualità) giochi a nostro favore.

Arrivare allo scontro finale al livello 10, 12 o 15 (e sì, la differenza si sente eccome) dipende in larga parte da una serie di variabili fuori dal controllo del giocatore. Quali nemici appaiono durante la run, come sono distribuite le location e se consentono un percorso di crescita efficiente, o quali mini-boss si manifestano alla fine di ogni notte. Alcuni possono essere abbattuti con relativa facilità, altri rappresentano un muro insormontabile.
In questo senso, il titolo abbraccia in pieno la filosofia dei roguelike: non ti garantisce nulla, ma ti insegna a gestire l’imprevisto, a fare il massimo con quello che hai, e a non dare mai niente per scontato.

L’RNG SU EQUIPAGGIAMENTI E BONUS

Elden Ring Nightreign

La componente casuale si manifesta in modo particolarmente evidente nella scelta dell’equipaggiamento e delle abilità passive ottenute sconfiggendo mini-boss o boss principali. Di norma viene offerta una selezione tra più opzioni, ma la loro reale utilità dipende fortemente dalla fortuna. Non sempre ciò che viene proposto si adatta alla build o alla strategia del team, e questo può fare la differenza tra una run promettente e una condannata fin dall’inizio.

Il problema si accentua soprattutto con i danni elementali. Dalla minimappa è possibile individuare il tipo di elemento (fuoco, gelo, fulmine, ecc) che caratterizza le ricompense di un’area, come un castello o un accampamento. In teoria, questo dovrebbe aiutare i giocatori a pianificare un percorso intelligente, alla ricerca di armi efficaci contro il boss finale selezionato. Ma nel pratico non c’è alcuna garanzia che quelle armi si possano trovare davvero.

Anche in un’area “elettrica”, per esempio, può capitare di non ottenere nemmeno un’arma basata sul fulmine. E quando ci si presenta allo scontro finale con una build poco efficace contro quel determinato boss, l’intera run rischia di naufragare, a prescindere dalla bravura della squadra. Sono situazioni che il gioco lascia troppo al caso, e che speriamo vengano riequilibrate nei futuri aggiornamenti. Perché in un titolo dove la cooperazione, la pianificazione e la conoscenza del mondo contano così tanto, vedere vanificati i propri sforzi a causa di un loot poco “coerente” può risultare ingiustamente punitivo, soprattutto per i team più preparati.

BOSS DI UN’EPICITÁ IMPAREGGIABILE

Elden Ring Nightreign

Tutto questo assume un peso enorme perché i boss finali di Elden Ring Nightreign costituiscono vere e proprie sfide, anche per i veterani del genere. Arrivarci con l’equipaggiamento giusto è indispensabile, ma non basta. Questo perchè anche nelle condizioni ideali, è raro riuscire a sconfiggerli al primo tentativo. Di solito serviranno numerosi tentativi per conquistare quella vittoria tanto agognata, e proprio per questo incredibilmente appagante.
Il gioco include otto grandi boss principali. All’inizio, il matchmaking consente di affrontarne solo uno. Una volta sconfitto, si sbloccano altri sei boss, ampliando così il ventaglio di possibilità per le partite successive.

L’ottavo e ultimo boss, “quello vero”, rimane invece nascosto finché non si riesce a battere almeno quattro dei cosiddetti Signori della Notte. Si tratta di un sistema pensato per valorizzare la rigiocabilità e premiare l’impegno sul lungo periodo, accompagnando i giocatori in un percorso che culmina in uno scontro finale estremamente impegnativo e memorabile, degno del nome di FromSoftware. Un traguardo che si raggiunge solo dopo aver attraversato tempeste (letteralmente e metaforicamente) e che restituisce tutto il senso della fatica fatta per arrivarci.

Elden Ring Nightreign

Alcuni personaggi richiedono più tempo per essere padroneggiati, altri risultano più accessibili sin da subito. Ma ciò che sorprende davvero è quanto siano distinti tra loro, non solo sul piano estetico o narrativo, ma soprattutto nel gameplay. Pur condividendo gli stessi obiettivi (sopravvivere, esplorare, crescere e abbattere boss), ogni partita cambia profondamente a seconda del personaggio scelto. L’esperienza è radicalmente diversa se si affrontano i nemici trasformandosi in una bestia feroce, oppure se si preferisce mantenere le distanze ed evocare alleati spettrali a combattere per noi.

Tutti i personaggi risultano divertenti da utilizzare e ricchi di sfumature, con meccaniche che emergono solo col tempo, spesso successivamente alle prime run. Le peculiarità di ciascuno non vengono spiegate in modo esplicito: sta al giocatore scoprirle attraverso l’esperienza diretta, come da tradizione di FromSoftware. A dare ulteriore profondità a ciascun eroe contribuiscono anche brevi storie personali, uno dei pochi elementi narrativi presenti in Elden Ring Nightreign. Del resto, la premessa iniziale è ridotta all’osso: eliminare il Signore della Notte, senza troppe spiegazioni o contorni narrativi.

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Queste micro-narrazioni emergono principalmente nella Tavola Rotonda, che funge da hub centrale tra una run e l’altra, e si svelano tramite annotazioni di diario che si sbloccano progressivamente durante il gioco. Ogni personaggio ha più capitoli da scoprire, collegati al completamento di sfide specifiche, come sconfiggere un certo boss oppure ottenere un oggetto raro. È un tocco di lore discreto ma significativo, che arricchisce il mondo di gioco senza invadere l’esperienza principale. Anche la Tavola Rotonda, oltre a fungere da hub per matchmaking e gestione delle spedizioni, ospita il sistema delle reliquie.

Il quale rappresenta l’unico elemento di progressione permanente tra una run e l’altra. Ma è proprio questo sistema, però, a rappresentare una delle maggiori delusioni del titolo. Dopo ogni partita infatti si ottengono un certo numero di reliquie, con qualità e quantità crescenti in base al livello raggiunto. Tuttavia, nelle prime ore molte di queste hanno un impatto trascurabile sull’esperienza. Considerando che si tratta dell’unico meccanismo che lega la crescita del personaggio a lungo termine, la sensazione di progressione persistente risulta debole. Il miglioramento percepito è dato più dall’esperienza e dalla conoscenza accumulata che da potenziamenti effettivi.

Ogni sconfitta può quindi sembrare più una battuta d’arresto che un’occasione di crescita. Con l’avanzare del gioco (completando archi narrativi o abbattendo i boss principali) si sbloccano reliquie più potenti, ma la loro rilevanza rimane secondaria rispetto al ruolo della fortuna. Equipaggiamento trovato sul campo e abilità passive assegnate casualmente condizionano in modo molto più diretto l’esito di una run. In un’esperienza già fortemente influenzata dalla fortuna, è un peccato che le reliquie non rappresentino un reale contrappeso, o che costituiscano un incentivo forte per continuare dopo una sconfitta.

La Tavola Rotonda consente anche di spendere i Punti Buio, ottenuti nelle spedizioni, per acquistare reliquie (in gran parte poco incisive) e costumi estetici, alcuni dei quali chiaramente pensati come fanservice. Sebbene offrano una personalizzazione visiva apprezzabile, non aggiungono nulla in termini di gameplay. Anche solo il fatto che non sia possibile incontrare o interagire con i propri amici all’interno della Tavola Rotonda prima di avviare una partita va in contrasto con lo spirito cooperativo del gioco.

Per uno studio come FromSoftware, che in passato ha trasformato i suoi hub in luoghi iconici e carichi di atmosfera, la Tavola Rotonda di Elden Ring Nightreign sembra la proverbiale occasione mancata. Un’ambientazione a metà tra un menu interattivo e uno scenario evocativo, che però non riesce mai a diventare davvero anche solo uno dei due.

GLI ERRORI DA “PIVELLI” DI FROMSOFTWARE NEL MULTIPLAYER

Elden Ring Nightreign

Alcuni dettagli più e meno gravi rivelano la complessiva inesperienza del team nipponico in materia di multigiocatore online. Nel 2025, l’assenza del cross-play tra Pc e console appare alquanto discutibile, specie in ottica cooperativa. Ancora più frustrante è l’impossibilità di arrendersi durante una partita andata male. Non esiste un’opzione per abbandonare senza penalità, e uscire prematuramente comporta il rischio di un ban temporaneo dal matchmaking. L’unico modo “previsto” per terminare una sessione in anticipo è spingersi fino al boss del giorno e lasciarsi uccidere intenzionalmente.

Ma il limite più rigido è l’assenza di una modalità a due giocatori. Elden Ring Nightreign è costruito attorno a squadre da tre, e si nota. Non solo il gameplay appare “pensato” per un trio, ma pure uno coordinato, in costante comunicazione. Le opzioni di interazione (come marcare oggetti o indicare aree sulla mappa) sono minime, e spesso insufficienti per coordinarsi con sconosciuti. Concludere una buona partita con due compagni casuali non è impossibile, ma resta a dir poco improbabile.

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Queste carenze strutturali, unite a una discutibile gestione delle dinamiche sociali del multiplayer moderno, indicano chiaramente che FromSoftware ha ancora margini di crescita nel campo del co-op online, a dispetto dell’ottima base ludica su cui il gioco si fonda. Il fatto che non esista una vera modalità per due giocatori rende ancora più evidente uno dei problemi strutturali della produzione. Giocando in coppia infatti, il sistema cerca automaticamente un terzo partecipante, un giocatore sconosciuto che senza un sistema di comunicazione adeguato, finirà quasi sempre per agire in autonomia, compromettendo la sinergia del gruppo.

L’interfaccia offre strumenti basilari, ma del tutto inadatti a pianificare strategie complesse. Questa rigidità solleva dubbi anche sulla longevità del titolo, sapendo che nel caso non si trovi un terzo giocatore, saremo costretti a giocare da soli. Se nelle prime settimane si può indubbiamente fare affidamento su una community attiva, è legittimo chiedersi cosa potrebbe accadere tra sei mesi, un anno, o anche di più. Un giocatore che si approccerà “tardi” al gioco, magari senza due amici subito pronti a seguirlo, rischierà dunque di restare escluso da gran parte dell’esperienza.

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Il punto più critico, almeno inzialmente, riguarda però la modalità per giocatore singolo. Sebbene sia presente, risulta realmente ardua nelle fasi iniziali. Può servire da palestra per apprendere le basi o come sfida per veterani, ma non rappresenta un’alternativa bilanciata. Infatti danni, punti vita e ricompense non sono stati “adattati” in modo coerente per una persona. Come abbiamo detto pocanzi tutto, dai boss ai poteri, dalle reliquie al ritmo di gioco, risulta progettato per un team affiatato di tre giocatori.

Non si tratta di un errore di design, ma di una scelta consapevole. Elden Ring Nightreign non è un titolo per tutti, e nemmeno per tutti i fan dei Souls: è un’esperienza pensata per un pubblico preciso. Ovvero gli appassionati degli ARPG di FromSoftware che possono contare su due amici con la stessa dedizione e lo stesso tempo da investire.

IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO

Elden Ring Nightreign

Sul piano visivo e sonoro, Elden Ring Nightreign si conferma l’erede diretto di Elden Ring, nel bene e nel male.
L’impronta artistica di FromSoftware è immediatamente riconoscibile: architetture maestose, atmosfere oscure, creature inquietanti, abiti riccamente dettagliati, effetti suggestivi e cieli dipinti con cura maniacale. Molti di questi elementi derivano direttamente dal precedente capolavoro dello studio, ma il loro fascino resta intatto e continua a esercitare un potente richiamo estetico. Tuttavia, insieme all’eccellenza stilistica, il gioco ha ereditato anche alcune debolezze tecniche.

Il problema più evidente è la fluidità: sia su Pc che su console in modalità Prestazioni si verificano cali di framerate improvvisi e difficili da spiegare, talvolta anche in aree visivamente poco elaborate. Pur non compromettendo i duelli con i boss, questi rallentamenti incidono negativamente sull’esperienza generale. A ciò si aggiungono imperfezioni minori, come ombre dell’erba che compaiono all’improvviso, bug visivi sporadici e comportamenti erratici della telecamera in spazi ristretti.

Elden Ring Nightreign

Nulla che renda il titolo ingiocabile, ma abbastanza da trasmettere la sensazione di un prodotto tecnicamente meno rifinito di quanto ci si aspetterebbe da FromSoftware. In sintesi, Nightreign conferma la solidità della visione artistica dello studio giapponese, ma evidenzia al contempo la necessità di maggiore attenzione tecnica, specie in un gioco dove fluidità e precisione sono essenziali. Il comparto sonoro si distingue in particolare nei momenti topici. Le otto battaglie principali sono accompagnate da musiche orchestrali imponenti, capaci di amplificare tensione, epica e coinvolgimento emotivo.

Le boss-fight beneficiano di una colonna sonora magistrale, capace di valorizzare ogni scontro decisivo e renderlo memorabile. Di contro, le fasi esplorative risultano molto meno ispirate sul piano musicale. Le tracce ambientali tendono alla ripetitività e spesso si perdono sullo sfondo, senza contribuire realmente all’atmosfera o al senso di immersione. Anche gli effetti sonori e i temi musicali pescano a piene mani dal repertorio di Elden Ring e, in parte, da Dark Souls. Questo garantisce coerenza stilistica, ma può deludere chi si aspettava una maggiore originalità. La localizzazione infine è ben curata: la traduzione in italiano (e nelle altre lingue principali) è solida, mentre le poche linee di dialogo doppiate in inglese si integrano senza lamentele nel contesto narrativo.

Elden Ring Nightreign

DA AVERE SENZA RISERVE

Nonostante i dubbi iniziali sollevati dalla sua formula (un’inedita combinazione tra l’inconfondibile stile FromSoftware, elementi roguelike e dinamiche da battle royale) Elden Ring Nightreign riesce a convincere pienamente dopo decine di ore di gioco, e promette di catturarne molte altre. Il titolo si presenta come un roguelike cooperativo estremamente frenetico e impegnativo, dove ogni run rappresenta un’esperienza unica, ricca di decisioni cruciali da prendere in squadra. La varietà delle situazioni, il ritmo sostenuto e l’imprevedibilità delle partite spingono i giocatori a collaborare, adattarsi e sperimentare costantemente. Sotto la superficie, Nightreign nasconde segreti, meccaniche profonde e una solida struttura di progressione.

La rielaborazione degli asset da Elden Ring e Dark Souls (lungi dal risultare pigra) viene valorizzata e reintegrata con coerenza e intelligenza, contribuendo a creare un mondo dall’atmosfera familiare ma al tempo stesso rinnovata. Il roster dei personaggi è ricco e ben differenziato, e offre numerose opzioni strategiche e sinergie di squadra. Alcuni dei boss principali, poi, rientrano tra i più epici e memorabili mai realizzati da FromSoftware, sia per il design che per l’intensità dello scontro. Il senso di scoperta e avanzamento è costante, sostenuto da un gameplay che premia la coordinazione, la conoscenza delle meccaniche e la capacità di adattarsi.

È però fondamentale chiarire un punto: Elden Ring Nightreign non è un live service né un gioco pensato per essere infinito. È un’esperienza multigiocatore “a contenuto finito”, con un obiettivo chiaro (sconfiggere otto boss principali) e una durata che varia a seconda dell’affiatamento e dell’abilità del team. In questo contesto definito, il gioco funziona alla perfezione e riesce ad appassionare profondamente, a patto di poter contare su un gruppo di amici con cui affrontarlo. Un esperimento coraggioso per FromSoftware, che pur mostrando alcune sbavature tecniche e delle incertezze tipiche di una prima incursione nel mondo del multiplayer online strutturato, apre una nuova strada creativa per il futuro dello studio. Una strada che, se seguita e perfezionata, potrebbe rivelarsi sorprendentemente fertile.

Pregi

Le battaglie contro i nuovi boss finali sono tra le più spettacolari e appaganti mai viste in un gioco FromSoftware. Il core gameplay è frenetico, coinvolgente e adrenalinico, con decisioni importanti da prendere in squadra in ogni run. Gli otto (al lancio) eroi giocabili sono ben differenziati, divertenti da padroneggiare e offrono stili molto vari con una buona profondità strategica. A livello grafico e artistico il team nipponico si conferma una garanzia.

Difetti

Il fattore fortuna incide troppo sull’esito delle partite, e ci sono squilibri evidenti tra nemici, aree e boss. Mancano alcune funzionalità di base, come la possibilità di arrendersi o il cross-play tra piattaforme, e ci sono problemi tecnici evidenti in termini di prestazioni. Il design del mondo può diventare ripetitivo col tempo: servirebbero più variazioni nella mappa o la presenza di più mappe differenti.

Voto

8

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