E’ da circa un anno che il piccolo twin stick shooter roguelite Codename: Ocean Keeper (qui la nostra anteprima) continua a essere perfezionato. La nostra prima esperienza fu gradevole, ma carente di molti contenuti arrivati solo recentemente insieme alla release della versione completa del gioco, anche su console. Nuove armi, boss, location, upgrade, un miglior aspetto grafico e l’aggiunta di una storia progressiva hanno decreato un’evoluzione del titolo, che ha anche cambiato nome Ocean Keeper: Dome Survival.
Dietro la realizzazione di questo peculiare survival oceanico c’è la casa di sviluppo indie ucraina RetroStyle Games, che tra l’altro è una delle poche software house a offrire i propri servizi per lo sviluppo videoludico anche su richiesta di privati. Sicuramente un faro di speranza per tanti neo-sviluppatori appassionati di questa realtà. Prepariamoci ora a scoprire se il duro lavoro ha ripagato l’attesa o se sarà un buco nell’acqua con la nostra recensione della versione Pc di Ocean Keeper: Dome Survival.
Ricordiamo che il gioco, pubblicato dagli stessi sviluppatori, si è lasciato alle spalle l’accesso anticipato ed è ora disponibile anche su PS5, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.
IL FONDALE PIÚ PERICOLOSO DEL PIANETA…
Ocean Keeper: Dome Survival si aprirà a noi con il classico tutorial riguardo il funzionamento principale della nostra (così definita da noi) “Aracno Suite” o “mecha”, se preferite. Un possente mech che per allegoria visiva assoceremo a un ragno meccanico anche se, per la precisione, dovremmo definire “esapode” viste le sue sei zampe. Digger invece sarà il nome del nostro pilota, risvegliatosi senza ricordi del suo passato.
Nonostante tutto ci ritroveremo a prendere ordini da un riservato uomo d’affari che ci inciterà a completare il lavoro per cui ci siamo offerti. Ovvero quello di recuperare dei precisi artefatti sul fondo dell’oceano, scoprendo al contempo cosa ha reso così ostili queste profondità marine… Piccoli frammenti di lore ci daranno una visione dell’insieme non particolarmente originale, ma certamente di piacevole presenza. Senza la quale il tutto risulterebbe come una semplice e banale esperienza roguelite con cui testare i propri limiti.

Visto il contesto generale sci-fi post-apocalittico gremito di svariati tipi di creature marine che sembrano odiare la nostra presenza, ci avrebbe fatto piacere scoprire qualche dettaglio in più. Con tante esperienze roguelite simili sul mercato, saper mascherare la fisiologica ripetitività di questo genere può fare la differenza. Per cui avere diversi obiettivi suddivisi in missioni progressive è sicuramente un punto a favore per la longevità generale.
E’ anche vero che Ocean Keeper: Dome Survival può ancora offrire molto, essendo questo un genere con infinite possibilità di trama e possibili contenuti legati ai continui respawn. Che siano loop temporali, cloni fotocopiati in fuga, o maledizioni da sciogliere (a voi capire a quali titoli stiamo strizzando l’occhio). Così come il dare un senso alla violenta fauna marina ossessionata dal nostro mech, che potrebbe possedere qualcosa (ai fini di trama) che la “natura” vuole eliminare con così tanto ardore, senza puntare per forza sul già visto fattore climatico.
LA MIGLIOR DIFESA È L’ATTACCO

Nella pratica Ocean Keeper: Dome Survival si baserà su un concetto semplice. Sopravvivere, farmare, potenziarsi e sopravvivere ancora, fino a morte certa. Appena arrivati sul fondale avremo poco più di un minuto per scegliere una delle tante caverne sottomarine sparse nella mappa. Una volta parcheggiato il mech faremo scendere il nostro scavatore in grotte generate casualmente, in cui dover scavare e recuperare minerali preziosi. Più scaveremo, migliori saranno le ricompense.
Quando il tempo sarà scaduto e la terra inizierà a tremare, noi dovremo aver portato in superficie tutto il possibile, considerando anche la massa e la velocità di trasporto dei vari materiali. Se saremo fortunati rinveniremo anche dei nuclei in grado di offrirci una scelta di tre potenziamenti di valore per il nostro mech o per noi stessi. Maggiore potenza agli attrezzi da scavo, perk momentanei, più potenza di fuoco per le armi e nuove bocche da fuoco automatiche da collegare allo scafo.

Una volta completata l’ondata di mostri marini, avremo ogni volta il nostro “abbondante” (molte virgolette) minuto di tempo prima della prossima orda. I tempi stretti che dovremo imparare a gestire non ammetteranno perdite di tempo, considerando che le schiere nemiche si moltiplicheranno in numero e forza a velocità elevata. Potenziarsi usando i minerali sarà l’unico modo per tenere il passo, o quantomeno provarci. Il senso di sfida infatti sarà costante e il pericolo di morte farà presenza fissa dietro l’angolo.
Entrando nelle caverne Ocean Keeper: Dome Survival passerà da una visuale isometrica tridimensionale a una 2D, aumentando il focus sul lavoro dello scavatore. Ogni blocco scavato ci fornirà la valuta per poter acquistare nuove armi e potenziamenti, assolutamente necessari per avere una possibiltà nel fondale. Se troveremo la giusta caverna inoltre, potremo imbatterci in semplici puzzle con cui rinvenire i famosi artefatti e proseguire la trama.
TUTTO È CONTRO DI NOI, SOPRATTUTTO IL TEMPO

Avendo potuto provare Ocean Keeper: Dome Survival sin dalla sua anteprima, siamo stati ricompensati con uno speciale mitragliatore dorato in grado di fornire valuta di gioco per ogni uccisione. A nostro parere però dovrebbe essere uno strumento disponibile anche a quelli che si approcciano al gioco soltanto adesso. O meglio ancora, dovrebbe essere un potenziamento passivo da poter applicare sulle nostre armi preferite, per rendere il tutto più equilibrato…
Giocando con le armi tradizionali infatti il tempo di farming sarà decisamente più esteso, a volte anche oltre il necessario, rischiando di finire in quel circolo di frustrazione classico di molti titoli mobile gratuiti, in cui il farm è volutamente elaborato senza un incentivo economico. Essendo in questo caso un tradizionale titolo “buy to play” sarebbe dunque lecito aspettarsi tale equilibrio.

Il farm e la ripetizione in Ocean Keeper: Dome Survival non sarebbero neanche un problema se avessimo la possibilità (con il nostro impegno) di poter acquistare nuove armi e potenziamenti fin da subito, in modo da variare il gameplay senza dover per forza progredire nella trama. Essendo spesso necessarie diverse ore di farm per trovare la caverna giusta e riuscire nell’intento, il tutto potrebbe iniziare a diventare stressante senza delle giuste variabili.
Potremo comunque potenziare altri elementi come la salute del mech e la sua velocità di movimento. Lo stesso varrà per lo scavatore al quale si potrà aumentare la velocità di spostamento, la resistenza alla pressione e il danno della trivella. Molte altre opzioni tuttavia saranno bloccate, acquistabili poco per volta progredendo nella storia. A tal proposito una piccola descrizione ad indicazione di ciò sarebbe utile, giusto per rendere le cose meno confusionarie, sia per gli sbloccabili, che per alcuni dispositivi dall’uso non sempre chiaro…
LE COSE INIZIERANNO A DIVENTARE INTERESSANTI…

C’è da dire che Ocean Keeper: Dome Survival è un caso di roguelite atipico in quanto migliorerà col tempo, ma non nel modo in cui siamo abituati a pensare. All’inizio infatti, a prescindere dalla nostra abilità, non riusciremo a gestire le ondate nemiche neanche provandoci con tutti noi stessi. Queste arriveranno letteralmente da ogni direzione e non avremo né la velocità sufficiente, né la potenza di fuoco adatta per sopravvivere abbastanza.
Fattori che cambieranno solo una volta essere riusciti a progredire (nonostante tutte le difficoltà nel farlo) nella trama. Solo così potremo acquistare nuovi potenziamenti, nuove armi primarie e secondarie e aiuti come scudi e incrementi a danni e velocità. Necessari per poter combattere alla pari, ma disponibili solo dopo aver “affrontato il peggio”. Queste novità aggiungeranno finalmente nuovi elementi sul campo e ci permetteranno di goderci il titolo apipieno, ma solo dopo diverse ore di farm iniziale, non sempre piacevole…

Le armi raccolte e montate sul nostro mech durante le sessioni di gioco saranno automatiche in mira e fuoco, mentre noi avremo la gestione dell’arma principale scelta dal menù. Su questo è stato esaltante poter essere delle piattaforme di morte semoventi, peccato solo che lo spazio cieco nel cono di fuoco della nostra arma sia troppo distaccato dalla base.
Realisticamente Ocean Keeper: Dome Survival potrebbe essere sensato se pensiamo alla struttura del mech… Ma in un contesto già così arduo, dove quasi tutti i nemici attaccheranno corpo a corpo proprio alla base, quel punto morto decreterà spesso sconfitte frustranti. Questione che non riguarda invece le armi ausiliarie sulle quali tuttavia non avremo controllo, prive di “spazio morto”. Per questo abbiamo desiderato più volte un attacco a corto raggio, come una lama a catena o simili con cui difenderci, almeno finchè non avremo potenziato la velocità di movimento.
SUSHI ALL YOU CAN EAT ARCADE

Le nuove aree introdotte in questa versione aggiungeranno un po’ di fascino a questo mare, distinguendosi dalle aree più spoglie. Grandi scheletri di creature decedute, aree più o meno dense di cristalli marini e qualche famoso relitto della storia dell’uomo si potranno notare spesso. Se riusciremo a potenziarci a sufficienza potremo anche fare la conoscenza di svariate nuove razze di pesci, meduse, rane pescatrici e mostri simili.
Tuttavia il numero di potenziamenti in Ocean Keeper: Dome Survival sarà molto limitato e le armi da fuoco otterranno solo dei piccoli aumenti passivi. La nostra avanzata tecnologica quindi si arresterà presto, e ci rimarranno da potenziare solo elementi non relativi al combattimento come lo scavatore e altri secondari. Oltre una certa soglia infatti le attività nelle cave potrebbero diventare superflue…

Mentre saremo impegnati a gestire i picchi di difficoltà di Ocean Keeper: Dome Survival dovremo anche fare i conti con una mappa fisica di gioco spesso ingombrante. Camminare sopra o vicino a rocce poco più sporgenti infatti farà detonare le armi esplosive al lancio come se fossimo dentro l’ostacolo, mettendoci in difficoltà. Per questo le armi esplosive, per quanto divertenti, potrebbero (e aggiungeremo purtroppo) venir snobbate facilmente…
Se però riuscirete a sopportare queste piccole distrazioni e avrete la pazienza di potenziarvi in modo permanente, le cose inizieranno a cambiare, diventando una piacevole sfida alla pari. Potenziarsi oltre una certa soglia infatti trasformerà l’estetica del nostro mech in modo sempre più aggressivo (e appagante). Mentre non ci dispiacerebbero dei comandi remoti per Digger, con cui attivare funzioni come lo scudo e altre abilità del mech nella sua auto-difesa, magari durante la risalita dalle cave.
FINCHE’ LO SCAFO VA… LASCIALO ANDARE

Siamo arrivati fin qui, è stato un lungo viaggio e non ci resta che parlare del lato tecnico di Ocean Keeper: Dome Survival. Lo stile arcade vecchia scuola di RetroStyle Games si noterà anche sul fronte grafico, con modelli dalle texture solide e opache che ricordano i classici PS2. A livello generale risulterà piacevole alla vista senza esagerare, con aree isolate alternate a più gradevoli nuove aree, maggiormente ricche di dettagli ed elementi estetici.
Anche l’aggiunta della colonna sonora e della nuova veste grafica più luminosa e rifinita sapranno fare la loro figura in questo mondo sommerso. La stabilità di gioco inoltre non è mai stata intaccata e abbiamo potuto giocare senza problemi di alcun tipo. Tuttavia, alcuni piccoli caricamenti durante il passaggio dalle cave al mech ci faranno perdere quei pochi secondi che terranno impegnati noi, ma non i nemici…
Ci sentiamo infine di consigliare ai ragazzi di Ocean Keeper: Dome Survival un maggiore bilanciamento per quanto riguarda le armi e i nuovi unlock. Di cui alcuni nuovi e faticati elementi che non sempre varranno il “prezzo” del nostro tempo. Il guanto da miniera ad esempio (sbloccato successivamente) sarà meno efficente della trivella. Magari sarebbe più efficace se danneggiasse un’area quadrata di diversi blocchi insieme, tanto per dirne una.
Alcune abilità invece andrebbero sistemate. Il lanciamissili sparerà oltre i nemici ad esempio, mentre il dispiegatore di torrette, se potenziato, non rilascerà altre unità come invece viene menzionato negli upgrade… Segnaliamo inoltre che dopo aver trovato i primi 4 o 5 teminali di lore, gli altri non forniranno altri dati, dando l’impressione di essere stati lasciati al caso. Infine alcuni perk momentanei ottenibili dai nuclei potrebbero essere ancora più potenti, vista la loro rarità.

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI
Ocean Keeper: Dome Survival è un atipico roguelite sottomarino che potremmo paragonare a un vino a riposo, cioè a una di quelle esperienze che diventa migliore col tempo. A differenza di altre produzioni simili infatti saremo inizialmente molto limitati, e inesorabilmente destinati a morte rapida. Ma il mondo di gioco non si amplierà giocando e potenziandosi fino al reset, piuttosto e soprattutto progredendo nella storia. Il che potrebbe far desistere i meno pazienti.
Anche il fattore ripetitività all’inizio si unirà ad una difficoltà punitiva, e insieme formeranno una combo capace di spaccare l’utenza a metà. Tuttavia se sarete pazienti potreste ritrovarvi infine a combattere come se ne valesse della vostra vita su una piattaforma dispensatrice di morte, in grado di decimare mostri in ogni direzione. Una piccola esperienza quella di RetroStyle Games che, con qualche aggiunta su vari fronti e un bilanciamento generale più user-friendly, potrebbe fare diversi passi avanti. Resta tuttavia una piacevole esperienza per gli amanti delle sfide, in cerca di qualcosa di nuovo.
Pregi
Un atipico mix di elementi sottomarini originali per un roguelite. Il nostro mecha-ragno armato fino ai denti saprà restituire molte soddisfazioni (soprattutto a massima potenza). Le missioni di ricerca offrono un piccolo ma non indifferente incentivo di continuità alla longevità del titolo. Le armi e gli effetti subaquei,per quanto semplici, offrono piacevoli riscontri. Una piccola esperienza da consumare fino alla fine.
Difetti
Trama di piacevole presenza ma non particolarmente originale. La difficoltà artificiosa spinge sulla longevità, ma rende il progresso iniziale spesso frustrante. Gli armamenti bloccati e alcuni elementi sprovvisti di descrizione remano contro l'esperienza generale, non aiutando nella ripetitività globale. Il punto morto sotto il mech e alcune sviste nella mappa di gioco e nelle abilità andrebbero sistemate...
Voto
7