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Blades of Fire, il metallo torna a brillare, recensione

Un action adventure solido e brutale, dove la forgiatura dell’arma è anche quella dell’identità del giocatore

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Quando si parla di MercurySteam, è inevitabile tornare con la mente ai loro successi passati, come Metroid Dread e Castlevania: Lords of Shadow. Con Blades of Fire, la software house spagnola torna a sviluppare una nuova IP originale e lo fa con grande ambizione, mescolando suggestioni da dark fantasy medievale, meccaniche da ARPG classico e una forte componente di personalizzazione. Il risultato è un titolo che cerca di collocarsi nel difficile equilibrio tra tradizione e innovazione, guardando a modelli come Dark Souls, God of War e Blade of Darkness. Il tutto però senza rinunciare a una propria identità.

Andiamo quindi a scoprire Blades of Fire in questa recensione della versione PS5, curata dal nostro Simone Mafara. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da 505 Games, è disponibile anche su Xbox Series X/S e Pc, via Epic Games Store. Buona lettura.

IL PESO DEL SANGUE E DEL FERRO

Il mondo di gioco di Blades of Fire è governato da un incantesimo lanciato dalla regina Nerea. Tutto l’acciaio è stato trasformato in pietra, a eccezione di quello benedetto da lei stessa. Questo gesto ha cambiato per sempre gli equilibri del regno, consegnando a una sola fazione l’accesso alle armi e alla guerra. Il giocatore veste i panni di Aran de Lira, primogenito del comandante della guardia reale, che assieme a un giovane studioso di nome Adso si mette in viaggio per comprendere, e forse rovesciare, questo ordine delle cose.

La narrativa si sviluppa con toni epici ma mai eccessivamente complessi, preferendo un approccio diretto e funzionale all’azione. Gli eventi si dipanano in modo chiaro, accompagnati da una buona costruzione del mondo e da personaggi che, sebbene archetipici, riescono a lasciare il segno grazie a dialoghi ben scritti e un doppiaggio convincente. Ad arricchire l’esperienza contribuiscono anche documenti collezionabili e dettagli ambientali che raccontano la decadenza del mondo circostante.

PRECISIONE, BRUTALITÀ, SODDISFAZIONE

Blades of Fire

Il cuore pulsante dell’opera di MercurySteam è senza dubbio il suo sistema di combattimento. Tecnicamente profondo, brutale e raffinato, richiede al giocatore concentrazione e consapevolezza. Non si tratta di premere pulsanti a caso: ogni nemico infatti presenta punti deboli specifici che potremo sfruttare colpendo da ogni direzione. Ogni tasto (non direzionale) equivarrà a una direzione d’attacco, mentre il sistema di parate, schivate e contrattacchi si ispira ai migliori esponenti del genere soulslike, pur mantenendo un feeling più diretto e meno punitivo.

Le animazioni di attacco sono fluide e credibili, e la sensazione di impatto delle armi è ottima. Le boss-fight, in particolare, rappresentano i momenti più alti del gioco. Sfide intense, ognuna con meccaniche uniche e con un design visivo che sa come imprimersi nella memoria. Alcuni boss secondari, nascosti in zone opzionali, sono persino più originali di quelli della storia principale. Un plauso va anche alla varietà delle armi: spade a due mani, asce, lance, pugnali, martelli da guerra… Ognuna con un proprio moveset e vantaggi specifici.

FORGIATURA: LA VERA ARMA SEI TU

Blades of Fire

Il sistema di forgiatura rappresenta il cuore creativo di Blades of Fire. Utilizzando le Pergamene della Forgia è possibile creare armi su misura, scegliendo in ogni fase materiali, bilanciamento, impugnatura, lama, decorazioni e rune. Ogni parametro influisce realmente sul comportamento dell’arma: peso, velocità, durata, capacità di penetrazione delle armature nemiche. Il minigioco di forgiatura inoltre è sorprendentemente coinvolgente. Non si limita a una schermata di crafting automatica, ma simula davvero il processo con precisione.

Si martella, si tempra, si affila. C’è un senso di artigianato che raramente si vede in un RPG moderno, e che spinge il giocatore a sperimentare e a “sentirsi fabbro”. Il tutto viene gestito con una curva di apprendimento ben calibrata. All’inizio si potrebbe rimanere disorientati, ma il sistema diventa presto intuitivo, offrendo soddisfazione a ogni nuova arma forgiata. È uno degli elementi più riusciti dell’intera esperienza. Certo alla lunga potrebbe risultare stancante, ma da questo punto di vista il team di sviluppo ci è venuto incontro, qualora avessimo già forgiato un’arma di quel tipo, con la possibilità di caricare i risultati dell’ultima forgiatura.

UN MONDO CHE NON TI TIENE PER MANO

Blades of Fire

La struttura del mondo si basa su un sistema di zone interconnesse e semi-aperte, con scorciatoie, segreti e aree opzionali che premiano la curiosità. Non siamo di fronte a un open world nel senso classico, ma a un design che ricorda molto quello dei primi Dark Souls o del reboot di God of War del 2018. I livelli sono costruiti con intelligenza, presentando bivi fin dalle prime fasi e offrendo una verticalità notevole.

L’assenza di una mappa dettagliata rafforza l’immersione e l’attenzione: ci si orienta a memoria, osservando punti di riferimento e imparando a riconoscere i dettagli. È un design pensato per i giocatori che amano scoprire da soli, e che non vogliono essere accompagnati per mano. L’esplorazione oltretutto non è mai fine a sé stessa. Tra boss nascosti, oggetti rari e materiali per la forgiatura, ogni deviazione viene concretamente giustificata.

SOLIDITÀ E STILE, MA NON SEMPRE BRILLANTE

Blades of Fire

Visivamente, Blades of Fire non si presenta al passo con i tempi e ci porta indietro ricordando una grafica comparabile a quello della generazione PS3/Xbox 360. Nonostante ciò sarà facile abituarsi a essa grazie anche al suo stile dark fantasy che mescola influenze occidentali e orientali. Le ambientazioni sono imponenti, gotiche, spesso cupe ma mai monotone. I modelli dei personaggi sono dettagliati, anche se non raggiungono i livelli delle produzioni AAA più blasonate, e va detto che alcune animazioni secondarie (come quelle dei PNG) risultano un po’ rigide.

Le prestazioni su PS5 invece sono risultate solide. 60 fps stabili in quasi tutte le situazioni, caricamenti rapidi, e una buona gestione della profondità di campo. Gli effetti particellari nelle forge, le luci dinamiche nelle caverne e i riflessi su metallo e sangue sono ben implementati. Il sonoro merita infine una menzione speciale: la colonna sonora è epica, orchestrale, ben inserita nei momenti chiave del gioco. Gli effetti sonori delle armi, delle esplosioni e delle ambientazioni sono realistici e amplificano l’immersione, mentre il doppiaggio (disponibile anche in italiano) è generalmente buono.

Blades of Fire

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Blades of Fire è una piacevole sorpresa. Un action adventure che riesce a dire qualcosa di nuovo in un panorama saturo di cloni e derivazioni. E per riuscirci utilizza un sistema di combattimento appagante, una struttura di gioco ben pensata e soprattutto con una meccanica di forgiatura che riesce a dare senso a ogni scontro e a ogni esplorazione. Tuttavia non tutto è perfetto: la narrativa, seppur funzionale, non osa mai troppo, e l’estetica generale a volte rischia di sembrare fin troppo derivativa. Ma questi sono difetti marginali di fronte a un’opera che dimostra carattere, coerenza e un’identità ben definita. Per chi ama il genere e cerca una sfida avvincente ma non proibitiva, l’opera di MercurySteam è una proposta solida, ambiziosa e, soprattutto, ben forgiata.

Pregi

Sistema di combattimento profondo e appagante. Forgiatura delle armi originale e ben realizzata. Level design intelligente e stimolante.

Difetti

Direzione artistica tutto sommato poco ispirata. Narrativa funzionale ma che non osa come avrebbe potuto/dovuto.

Voto

7+

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