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Hawken Reborn, la rinascita (?) di un cult

Il tempo guarisce tutte le ferite, o può aprirne di nuove. Questa è la sfortunata storia di Hawken

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In questo speciale il qui presente Flavio Daryx vi parlerà di un gioco dall’infausto destino. Già a partire dalla sua nascita, nel 2012, il mondo videoludico risultava già avviato sul fronte dei free-to-play. Da Pasadena, in California, il piccolo studio indipendente Adhesive Games provò a cavalcare l’onda del momento con Hawken, titolo FPS su mech, avveniristico per moltissimi giocatori. Nonostante un lancio non così popolare in Europa, in poco tempo si creò un’accanita schiera di fan, che ogni giorno si davano battaglia sui server online.

Eppure non tutto filò per il verso giusto e Hawken chiuse i battenti. Il progetto originale fu inizialmente riportato in vita da un gruppo di fan chiamato “Hawakening”, i quali però riuscirono a rendere il titolo disponibile solo offline e contro dei semplici bot. Hawken però riuscì a rimanere in vita su console, benchè l’esperienza generale, tra bug e difetti grafici, rimane ad oggi alquanto dolorosa. E così 505 Games ha deciso di rilanciare (sia come sviluppo che come editore) una nuova versione single player dell’amata vecchia gloria su mech. Tuttavia si è generata in poco tempo una tempesta di commenti negativi… E ora analizzeremo insieme il perchè con la versione Steam di Hawken Reborn. Buona lettura, piloti!

TUTTI QUESTI PILOTI SENZA FRONTIERA…

Di attendibile in rete c’è solo una frase: “riorientare i nostri sforzi di sviluppo”. Questa fu la necessità espressa dagli sviluppatori di Hawken prima di annunciare la chiusura dei server Pc, avvenuta nel 2018. Dopo qualche anno dal lancio il titolo su mech iniziava a centellinare aggiornamenti con tempi sempre più dilatati, facendo presagire ai suoi utenti che qualcosa non stava andando bene… La situazione poi peggiorò ulteriormente con l’arrivo del primo Titanfall, che sbaragliò la concorrenza in questo preciso ambito.

In un’intervista uno degli sviluppatori di Hawken, Jason Hughes, fece chiarezza su quanto per lui fosse importante che il gioco non risultasse pay-to-win, sottolineando però la necessità di un’impostazione free-to-play per il loro modello di business. “Supporteremo il gioco fintanto che le persone vorranno giocarci” fu una delle sue dichiarazioni. Purtroppo l’avanzamento nei livelli richiedeva settimane di duro grinding, che poteva essere “aggirato” solo acquistando valuta in-game, stancando così molto presto la sua folta utenza… 

A sinistra il mio ultimo screen, a destra il mio ultimo screen

L’esperienza di Hawken inoltre si frammentò anche per la pesante differenza di abilità tra nuovi giocatori e piloti esperti. Un livello account più alto dava accesso a tecnologie, mech e statistiche “migliori”, creando un forte sbilanciamento in un gioco dove riflessi e abilità (allenati con dedizione) spesso non erano neanche lontanamente sufficienti per vincere uno scontro.

Se aggiungiamo che raramente il matchmaking ci abbinava in partite in grado di non terminare col totale annichilimento di una delle due fazioni, beh… Verso la fine, a tenere in vita i server rimasero poche migliaia di piloti esperti che, anche dopo l’approdo del titolo su Steam, continuarono ad eradicare senza colpe i potenziali nuovi giocatori sul nascere. Ma parliamo ora di questa “rinascita”, di Hawken Reborn.

QUESTE NUOVE GENERAZIONI…

Avremo il primo tra i più anonimi mech del gioco originale

Siamo sinceri, Hawken Reborn è tutt’altro che un gioco da buttare: è solo “sbagliato”. Il suo originale predecessore era proiettato nel futuro già nel 2012, mentre questa nuova iterazione possiamo dire che è nata già vecchia. Su Hawken ogni mech aveva delle abilità speciali che rendevano il gameplay unico nel suo genere. Azzerare il surriscaldamento, diventare invisibile, più preciso, veloce o addirittura chiudersi dietro una spessa corazza. Come si poteva non amarlo?

Le riparazioni dovevano essere manuali e sul campo di battaglia, disattivando il mech per permettere ai droni di fare il loro lavoro. Inoltre i cari “robottoni” avevano tutti dei punti deboli su cui mirare per poter infliggere colpi critici. Queste e altre meccaniche rendevano l’esperienza di gioco sempre stimolante e mai stancante. Bene, tutto ciò in Hawken Reborn semplicemente non c’è. Perché? Perché resuscitare un gioco così amato privandolo dei suoi principali punti di forza?

I pay-to-win sono i bot qui

Nel 2023 i free-to-play sono praticamente la normalità. Nel tempo e con vari martiri (RIP Gigantic) si sono persino generate delle linee guida su cosa fare (e soprattutto cosa non fare) per avere un modello di business di successo in tale ambito (leggasi Apex Legends). Eppure Hawken Reborn come il calabrone non lo sa, e continua a trainare l’inutile peso di essere un gioco fuori tempo, per giunta impostato male. Avete presente i free-to-play su mobile? Ci andiamo molto vicino; mancano solo le pubblicità.

Eppure i contenuti presenti, seppur non molti, sono piuttosto validi e ben realizzati. Se fosse stato pubblicato con un altro nome, probabilmente il gioco non avrebbe accumulato la bellezza di un 78% di opinioni negative su Steam in pochi giorni. Sintomo forse di una generazione impaziente, composta da giocatori troppo pretenziosi e intenzionati a essere “serviti” più che incuriositi dalle novità, scegliendo la polemica prima di ogni altra forma di riflessione ed espressione.

IL FUTURO NON È (ANCORA) SCRITTO

Auguri con il farm

Il primo arco narrativo offerto da Hawken Reborn propone sei missioni abbastanza variegate, della durata complessiva di circa due ore e con una trama quantomeno interessante. Una volta completate le missioni verranno “bloccate” e rimarrà la sola modalità “Patrol”, cioè una sorta di free roaming con missioni casuali (circa una decina diverse) da completare. Più missioni, più difficoltà, più pezzi rari. Peccato che già dopo qualche missione le IA nemiche diventeranno delle one-shot-machine, in pratica.

Saremo quindi costretti a “barare”, aspettando fuori dalle aree da ripulire, dove i nemici ci ignoreranno rimanendo fermi a farsi crivellare. Le munizioni saranno limitate e ricaricabili solo distruggendo i nemici o tornando alla base. Di conseguenza verremo spinti a ingaggiare scontri ravvicinati, perfetti per morire. Se ciò dovesse accadere, dovremo scegliere se perdere ore di farm e tornare a casa, o ricostruire il mech con la valuta acquistabile. In pratica un vero e proprio circolo vizioso.

Poter sbloccare qualcosa di nuovo è appagante, ma fin troppo frustrante subito dopo. Ricominciare il farm da capo infatti è decisamente insostenibile, anche per chi come me non si arreso a una prima impressione. Continuare a ripetere missioni non sarebbe neanche male, se non fosse che dopo poco diventano semplicemente impossibili. Un modello di free-to-play davvero troppo aggressivo…

Hawken Reborn inoltre non si basa più sull’abilità, ma sul “livello di minaccia”. Più è alto e più ci sarà un abisso di differenza in danni e resistenza, sia per i nemici che per noi. Obliterare i nemici o essere obliterati: la via di mezzo sarà molto sottile. I mech oltretutto non hanno più un “peso” percepibile come in passato, tutto sembra troppo leggero e questo non aiuta il gameplay. Interessante la possibilità di creare ogni arma o mech, comprese quelle dello store, ma la fatica  richiesta è folle, e la pazienza per sopportarla ripetendo gli attuali contenuti semplicemente ingestibile.

Si, ma no

“OPINIONE FINALE”

Attualmente Hawken Reborn si sta scavando la fossa con le proprie armi. Il modello free-to-play messo in campo risulta troppo punitivo, oltre che eccessivamente improntato alla spesa con valuta reale. Non ci riferiamo tanto ai contenuti in sé, tecnicamente validi seppur mancanti di quasi ogni elemento originale. Parliamo invece di un titolo che a oggi non invoglia i giocatori a supportare la sua rinascita. Piuttosto li obbliga a spendere per avere un’esperienza quantomeno godibile. E come si sà, in nessun universo conosciuto questo ha mai funzionato.

Se i rumor riguardo l’arrivo di un multiplayer fossero veri, ci sarebbe da farsi il segno della croce, in quanto la creazione di 505 Games diventerebbe ciò che nessuno, Jason Hughes compreso, avrebbe voluto. Ovvero un pay-to-win senz’anima. Per ora di Hawken possiamo collezionare solo il ricordo, e visto che avete partecipato con me in questo speciale, vi aspetta una sorpresa alla fine del video allegato all’articolo. Agli sviluppatori invece vorrei chiedere di fare un passo indietro, perché se questa rinascita non è riuscita a fare breccia nei nostri cuori di veterani del titolo originale, difficilmente lo farà in quelli degli altri, nuovi giocatori.

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