Hubris, la nostra recensione

Una realtà virtuale in grado di sperimentare, lì dove nessun essere umano ha mai nuotato prima...

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Oggi tratteremo un nuovo titolo in VR, futuristico in quasi tutti i sensi. Stiamo parlando di Hubris, un’avventura sci-fi puzzle-platform condita con fasi di azione e pilotaggio di vari veicoli. Fiore all’occhiello della produzione sono inoltre le parti “subacquee”; esperienze non così comuni tra quelle in realtà virtuale disponibili sul mercato. Non solo acqua però, ma anche esplorazione, sopravvivenza e spazio fungeranno da tematiche principali. Il tutto a contorno di una missione di ricerca e soccorso planetaria.

Dietro allo sviluppo troviamo Cyborn, un team indipendente composto da sviluppatori, artisti, ingegneri e animatori digitali che realizza lavori 3D di ogni genere fin dal 1998. Questo per loro è però il primo grande progetto videoludico, che intende sfidare i colossi del mercato dei titoli in VR. Vediamo come è andata con questa nostra recensione di Hubris. Ricordiamo che il gioco, pubblicato dagli stessi sviluppatori, è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam. Noi lo abbiamo giocato con Valve Index, ma è disponibile anche su Viveport e Metaquest. Buona lettura.

SPAZIO… ULTIMA FRONTIERA?

Su Hubris ci ritroveremo a vestire i panni di una recluta, fresca di addestramento (e quindi di tutorial, sostanzialmente) per diventare un agente al servizio dell’ Ordine dell’Oggettività. Ovvero un agente tripla “O” (no, non zero). Non faremo in tempo ad ambientarci con l’astronave sulla quale ci saremo addestrati, che verremo chiamati al dovere. Un agente dell’OOO, alias Cyana, risulterà dispersa e noi saremo i più vicini in grado di rispondere alla chiamata.

Una volta arrivati sul pianeta sarà difficile non meravigliarsi dello scenario futuristico che si paleserà dinanzi ai nostri occhi. Inoltre ad accompagnarci e guidarci ci sarà la pilota della nostra astronave, Lucia, che ci seguirà con il suo drone a controllo remoto, supportandoci come possibile. Dovremo esplorare gli spaziosi ambienti alieni, tenere pronto il dito sul grilletto e fare un profondo respiro, soprattutto nelle fasi di arrampicata. Questa componente platform di modesta densità metterà alla prova coloro che soffrono di vertigini.

Il senso di immersione è notevole

Hubris ci metterà di fronte a situazioni relativamente semplici quali raccogliere oggetti, attraversare paesaggi, guidare veicoli e, a volte, difenderci a colpi di blaster. Diversa sarà la nostra applicazione in tali situazioni, complice l’essere virtualmente il protagonista di salti, nuotate e mortali assalti di fauna e tecnologie militari, umane e non. Paura dell’altezza? Potreste non essere pronti a quello che seguirà. Per le fasi sommerse invece state pure tranquilli, che con la nostra tuta spaziale la mancanza di ossigeno non sarà mai un problema.

Avremo inoltre la possibilità, guardandoci intorno, di trovare e raccogliere diverse cianfrusaglie che potremo poi utilizzare nel crafting, potenziando e/o modificando la nostra pistola energetica. Zona dopo zona, dovremo risolvere anche dei piccoli enigmi ambientali di origine “meccanica”, basati perlopiù sul collegamento, riparazione e/o creazione di una “via di fuga”. Tuttavia non saremo gli unici sul pianeta a seguire le tracce di Cyana e ciò porterà a risvolti alquanto pericolosi.

PALESTRA MENTALE

I bordi afferrabili saranno evidenziati

Nonostante le nostre preoccupazioni riguardo il motion sickness, nemmeno il nuoto sembra averci dato problemi su Hubris. Il movimento in acqua risulterà “libero” e con poco attrito, come ci si aspetterebbe nella vita reale. Esso sarà fissato sui 4 assi, una scelta che il nostro stomaco ha preferito rispetto a passati esperimenti spaziali a basso attrito. Sì, parliamo di te, ADR1FT. Le arrampicate invece risulteranno abbastanza semplici, per quanto sarà comunque necessario doverci “prendere la mano”.

In tutto ciò le braccia saranno visibili, configurate attraverso una velocissima calibrazione in T pose, elemento non da poco viste le più accessibili “mani volanti” di molti altri titoli. Potremo afferrare in contemporanea sporgenze diverse, muovendoci con la massima libertà. Diversamente da quanto visto in Robinson: The Journey, qui il movimento sarà “sbloccato”, risultando difatti più simile a quel “simulatore di fisica” che è Bonelab. Potremo muoverci, guardarci intorno, spostarci e “tirarci su”. Nel complesso le scalate saranno non a caso emozionanti e divertenti.

Frittura per cena

La tracciatura dei controller sarà sostanzialmente impeccabile in ogni occasione. Il collegamento braccio/mano invece assumerà, talvolta, forme meno naturali. Ma parliamo comunque di una componente assente in molti titoli, anche di qualità. Dopotutto, anche se ci “siamo dentro”, non abbiamo ancora raggiunto quella tecnologia del futuro. Calibrazione perfetta anche nelle fasi di shooting, dove si potranno centrare bersagli a distanza con minima difficoltà.

La raccolta dei materiali invece potrà risultare tediosa a volte, ma guardando dietro ogni angolo ne verremo sempre a capo. Sarà possibile collezionare i vari materiali con “il classico gesto” di riporli nello zaino, portandoli sopra la nostra spalla, come visto in Half-Life: Alyx. Fermo restando che la verticalità e i danni da caduta ci costringeranno a essere cauti. I nemici, d’altro canto, ci ostacoleranno con aggressività e precisione obbligandoci ad approcci più dinamici. In generale, sopravvivere non sarà poi così semplice…

A VOLTE CI VUOLE DELLO “SPAZIO”

Il benvenuto si vede dal laser

Tutto andrà piuttosto bene su Hubris, nonostante il suo procedere con (forse) fin troppa “calma” attraverso gli scenari da sbloccare man mano. A un certo punto però siamo stati “catapultati nella vita reale”, con fastidiosi crash del motore grafico Unreal Engine 5, che in punti casuali smetterà di funzionare. Nonostante i molteplici aggiornamenti di rilevante peso, il titolo di Cyborn sembra avere ancora qualche pecca di natura tecnica.

I testi, tradotti in italiano, hanno subito delle rare sovrapposizioni, specie nei lunghi discorsi. Dove questi ultimi sono stati piazzati un po’ troppo in basso per riuscire ad essere letti chiaramente senza “spostare” il visore. Nelle fasi platform invece ci siamo trovati a volte con il nostro punto di vista dentro alcuni oggetti, specie durante le arrampicate. Questo ha oscurato la nostra visuale, a volte fiinendo con l’ucciderci senza motivo. Fortunatamente i respawn saranno quasi sempre “sul posto”, quindi con poca frustrazione di sorta.

La motion capture è ben visibile

Graficamente Hubris si difende egregiamente con ambienti fantascientifici quasi reali, attraversabili quasi come fossimo su Google Earth. D’impatto saranno anche le fasi sommerse, mentre risulteranno decisamente meno entusiasmanti alcune fasi al chiuso, con location sci-fi fin troppo standard. In generale vi è una grande cura nei dettagli, visibili sui vari oggetti afferrabili anche a distanza ravvicinata (come nel gesto di “mangiare” per curarci). Visibili anche in controluce alcune texture “vissute”, con graffi e sporcizia che aumenteranno il realismo scenico.

Piccoli dettagli non troppo visibili risultano invece meno curati, e un certo tipo di azioni compiute nel modo sbagliato potranno obbligarci al riavvio del checkpoint, ma nulla di realmente preoccupante. Hubris è certamente un’esperienza unica nel suo genere, minata quindi da crash grafici sempre imprevedibili, che di certo non giovano al realismo e all’immedesimazione. Visti i numerosi aggiornamenti degli ultimi tempi, rimaniamo però fiduciosi, sperando in un successo spaziale.

Cliccando sul pannello sopra il polso potremo accedere all’inventario

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Tirando le somme, possiamo definire Hubris un riuscito nonchè futuristico esperimento di realtà virtuale, che fa del puzzle-platform il suo punto forte. Anche con i suoi pochi indizi, la trama inizialmente di contorno riuscirà comunque ad incuriosire quanto basta da spingerci a proseguire e superare ogni ostacolo, spietati alieni e soldati nemici compresi. Il titolo di Cyborn non ci metterà nei panni del classico soldato di turno, ma invece in quelli di un “tecnico armato”, in grado di sopravvivere e risolvere i tecnologici ma piuttosto semplici puzzle ambientali. Questo sia a “piedi” che alla guida di vari mezzi.

Inoltre segnaliamo che sorprendentemente non abbiamo avuto alcun problema di motion sickness, nemmeno nelle fasi subacquee. Complice forse un muscoloso comparto tecnico a supporto di un solido gameplay. Flagellato giusto da alcuni crash al desktop “randomici”. Di tanto in tanto si presenteranno dei dettagli fuori posto, e un’eccessiva libertà di esplorazione potrà condurre a morti improvvise. Ma i vari aggiornamenti che si sono susseguiti già subito dopo la release fanno ben sperare, tanto per il presente quanto per il futuro.

Pregi

Immersione (in tutti sensi) ben riuscita e d'impatto. Ottima tracciatura. Graficamente di alto livello. Motion sickness a bassissimo impatto, nonostante i movimenti complessi. Le arrampicate e le fasi esplorative prevalgono su tutto il resto in termini di divertimento.

Difetti

Alcuni elementi possono essere migliorati a favore di una maggiore immedesimazione. "Casco killer" automatico in caso di compenetrazione del nostro punto di vista. Problem solving talvolta semplicistico. Superata la mezz'ora di gioco, il rischio di crashare al desktop si pone dietro l'angolo.

Voto

7,5