The Last Oricru, recensione Pc

Umani mercenari nel fuoco incrociato di una guerra civile tra fazioni aliene, combattuta in un pianeta lontano

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Annunciato per la prima volta nell’estate dell’anno scorso, The Last Oricru è l’ambizioso progetto di GoldKnights. Uno studio indipendente fondato a Praga nel 2015, che inizialmente si è concentrato sullo sviluppo di software commerciali. Successivamente gli sviluppatori hanno deciso di puntare sul mercato videoludico, iniziando a lavorare su un progetto inizialmente denominato LostHero.

Il quale tra le altre cose attirò l’attenzione di Koch Media, che decise di supportarlo. Ecco dunque qui a parlarvi di The Last Oricru (nome diverso dal progetto originale ndr), in questa recensione della versione Pc. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Prime Matter, è disponibile anche su PS5 e Xbox Series X/S. Buona lettura.

DECISIONI CHE CONTANO

The Last Oricru è ambientato a Wardenia, un pianeta alieno abitato in passato da una civiltà tecnologicamente molto avanzata di cui ora si è persa quasi ogni traccia e ricordo. Qui si sta svolgendo una guerra civile combattuta principalmente tra due distinte fazioni di alieni umanoidi. I Noboru, razza aliena dominante composta da bestie, e i Ratkin. Schiavi ribellatisi ai Noboru e aventi l’aspetto di roditori.

Sul pianeta si trovano anche alcuni esseri umani, dotati di una cintura magica che consente loro di ritornare in vita. Essendo sostanzialmente immortali, rappresentano dei guerrieri mercenari molto ambiti dalle fazioni in guerra. Noi impersoneremo proprio uno di questi umani, di nome Silver. Prima di cominciare la nostra avventura potremo determinarne l’aspetto, seppur in maniera estremamente limitata (per esempio il taglio di capelli).

Nel tentativo di portare a termine una missione che evitiamo di svelarvi, Silver dovrà prendere le parti di una delle due fazioni. Arrivando conseguentemente ad affrontare l’altra. La trama si sviluppa attraverso numerose scelte, di testo e “d’azione”, le cui conseguenze determineranno l’andamento delle cose a Wardenia. Ora, di titoli che sulla carta garantiscono un reale “peso” per le decisioni prese dal giocatore ce ne sono tanti.

Tuttavia non sono molti quelli a mantenere effettivamente tale promessa. Quello di GoldKnights tuttavia lo fa, tant’è che la narrativa ramificata costituisce il suo principale punto di forza. Prendendo decisioni diverse la differenza nell’andamento delle missioni, dei rapporti con gli npc sarà incredibilmente concreta. A tal punto che affrontare due run (una per fazione) sarà quasi inevitabile.

UNA NAVE CHE FA ACQUA…

Sfortunatamente i pregi di The Last Oricru si fermano sostanzialmente qui. A livello di gameplay si tratta di un action rpg in terza persona a carattere soulslike. Ciò dovrebbe implicare un ottimo sistema di controllo e in generale una piacevole esperienza di combattimento. Peccato che la realtà sia ben distante da ciò. In primo luogo gli attacchi peccheranno di “consistenza”, senza contare le hitbox spesso sballate.

In aggiunta i controlli non risulteranno immediatamente reattivi, contribuendo a una rigidità nei movimenti e nei colpi intollerabile per un soulslike di qualità. Come se non bastasse, la telecamera tenderà a fare le bizze. Passando da una visuale posta dietro la nostra spalla a dei “360” ad alta velocità, specialmente in presenza di gruppi di nemici. Per coloro che dovessero soffrire di cinetosi, sarà un po’ un problema.

Altro elemento piuttosto discutibile del titolo di GoldKnights è il fatto di porsi come un soulslike senza però farlo effettivamente presente al giocatore. Scoprire che interagendo con un terminale (il corrispettivo del celebre falò, per intenderci) tutti i nemici sconfitti in una data area torneranno in vita di colpo… E guai a morire, poichè facendolo perderemo esperienza, oltre al fatto che tra i vari terminali ci saranno distanze talvolta considerevoli.

Non esistendo armi a distanza, le nostre build (fondamentali da affinare, specie a partita avanzata) si concentreranno necessariamente sul lancio di incantesimi e sul combattimento corpo a corpo. Abbiamo però notato che le build improntate sulla difesa e sulla vitalità tendono a essere più efficaci, data l’elevata presenza di nemici con molta vita e attacchi veloci in grado di fiaccare la nostra resistenza.

… UN PÒ OVUNQUE

A fronte di un gameplay che non offre minimamente la fluidità e la responsività dei comandi tipiche dei soulslike, segnaliamo però la gradita presenza della modalità cooperativa. Sia online che sorprendentemente in locale, grazie alla quale potremo affrontare l’avventura in compagnia di un amico. Ma passiamo ora a vedere il comparto tecnico di The Last Oricru.

A livello grafico il titolo di GoldKnights si mantiene a un livello non eccelso ma comunque buono, in particolar modo durante le cutscene. Nelle quali tuttavia emergono problemi relativi a una mancata sincronizzazione del labiale. I modelli dei personaggi invece sono piuttosto incostanti, e assisteremo a un’alternanza tra buoni e cattivi modelli, per l’appunto.

Ciò che dovrebbe certamente migliorare (magari con patch successive) è il framerate, che subisce colpi non indifferenti in presenza di svariati nemici su schermo. In termini di design dell’interfaccia facciamo inoltre presente la mancanza di qualsivoglia guida per il giocatore. Nessuna minimappa o marcatore che indichi il prossimo obiettivo: saremo abbandonati a noi stessi. Certo vi sono titoli che si comportano così deliberatamente, evitando di “imboccare” il giocatore in tutto e per tutti.

Nel caso però delle ambientazioni dispersive e non di rado confusionarie di The Last Oricru, qualche aiuto nella navigazione non avrebbe guastato. Piuttosto impalpabile infine è il comparto sonoro, che si avvale di una colonna sonora abbastanza dimenticabile e di un doppiaggio nel complesso decente. A eccezione del protagonista, Silver, che mostra di avere una voce e in generale un tono decisamente immaturo se si considerano sia le sue caratteristiche fisiche che la “serietà” degli avvenimenti attorno a lui.

SCONSIGLIATO

The Last Oricru è il titolo d’esordio di uno studio c(i)eco, GoldKnights, che ha decisamente puntato troppo in alto rispetto alle proprie possibilità. Alcune buone idee ci sono, ma risentono di un’esecuzione tendenzialmente mediocre che, oltretutto, accentua l’arretratezza intrinseca della produzione. Tanto a livello tecnico quanto ludico. A conti fatti siamo indietro non di una, ma probabilmente di ben due generazioni. La speranza è che gli sviluppatori possano da una parte rilasciare patch in grado di rendere quantomeno godibile l’esperienza. Dall’altra che facciano tesoro degli errori commessi, in vista di un futuro progetto ben eseguito, ancor prima che ben pensato.

Pregi

Anche se non così originale la storia è ben scritta, con una gradevole ramificazione di scelte che, oltretutto, hanno un peso reale. Poter giocare in co-op locale non è da poco, di questi tempi.

Difetti

Cerca di essere un buon action rpg soulslike, fallendo però miseramente su tutta la linea. Sistema di controllo poco preciso e meno responsivo di quanto dovrebbe essere. Tecnicamente inadeguato sotto quasi tutti i punti di vista, in particolar modo in termini grafici e di ottimizzazione.

Voto

5+