Killer in the Cabin, la nostra recensione

Dopo alcuni mesi di accesso anticipato, la creazione di Games People Play debutta ufficialmente; vediamo come è andata

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Un nome, un programma. Killer in the Cabin è il titolo di debutto di Games People Play, neonato studio indipendente di stanza in Norvegia, che dopo diversi mesi di accesso anticipato ha recentemente rilasciato il titolo nella sua versione completa.

Osservando le meccaniche principali, il gioco può essere facilmente accostato al popolare Among Us. Tuttavia possiede in più una componente survival. Andiamo quindi a scoprire di più su Killer in the Cabin in questa recensione.

Vi ricordiamo che il gioco è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam. Buona lettura.

GUARDARSI LE SPALLE

Killer in the Cabin è un videogioco che integra meccaniche di PvP online con altre incentrate sulla sopravvivenza. E come abbiamo detto pocanzi, è stato rilasciato nella sua versione 1.0 dopo diversi mesi di accesso anticipato.

Si tratta di un titolo multigiocatore che offre partite fino a otto giocatori, ispirandosi all’ormai celebre Among Us. In seguito a un incidente, i protagonisti (che potranno essere selezionati dall’apposito menu iniziale) si ritrovano a vagare in una foresta.

Nei pressi di quest’ultima sorge un campeggio abbandonato, e l’obiettivo del gruppo, che risulterà chiaro dal principio, sarà quello di sopravvivere fino allo scadere del tempo. Fin qui nulla di complicato, se non fosse che all’inizio di ciascuna partita verrà selezionato casualmente uno dei giocatori, che ricoprirà il ruolo di assassino. Egli (o ella) dovrà sfruttare la situazione per uccidere gli altri giocatori a patto, ovviamente, di non farsi scoprire.

Cosa che decreterà la fine della partita, alla pari del suo successo nell’atto di eliminare i compagni di avventura. Per vincere l’assassino potrà utilizzare diversi metodi. Attaccare direttamente gli altri giocatori sia con armi bianche che da fuoco, oppure adottare un approccio stealth. Con sotterfugi e stratagemmi anche particolari, come avvelenare il cibo o l’acqua nel campeggio.

L’ABC DELLA SOPRAVVIVENZA

Rispetto ad altri titoli sui generis, Killer in the Cabin prova a distinguersi inserendo alcune meccaniche survival. I personaggi infatti dovranno tenere conto della propria temperatura corporea, dei livelli di fame e sete e persino delle energie spese per eseguire diversi tipi di azioni.

Ogni partita avrà un rapido ciclo giorno-notte; se rimarremo troppo tempo all’aperto, il freddo finirà per congelare i nostri muscoli. Di conseguenza successivamente i movimenti saranno sempre più difficili. Certo sarà anche possibile recuperare le forze attraverso il riposo…

Ma in questo caso rischieremo di essere strangolati nel sonno dall’assassino senza poter reagire (né comunicare agli altri la sua identità). Inoltre, se anche una sola delle condizioni fisiche del nostro personaggio dovesse azzerarsi, esso inizierà gradualmente a perdere salute, fino a morire inesorabilmente. I giocatori potranno muoversi autonomamente lungo l’unica mappa di gioco disponibile (per di più di dimensioni piuttosto contenute) per cercare cibo o in generale altre oggetti utili.

Bisognerà fare attenzione perchè le risorse rinvenibili saranno scarse. Di conseguenza, tenendo a mente il discorso delle energie da conservare, la cosa migliore sarà puntualmente quella di dividersi per trovare tutto l’occorrente in maniera più veloce. Così facendo però daremo all’assassino la possibilità di eliminarci più facilmente senza essere scoperto…

MINIMA SPESA MINIMA RESA

Come avrete avuto modo di intuire, il fulcro di Killer in the Cavin sarà necessariamente la cooperazione con gli giocatori, la quale dovrà necessariamente avvenire oralmente. La chat vocale infatti sarà sempre attiva (per non dire obbligatoria), senza la possibilità di agire in solitaria. Dopotutto, senza poter parlare sarebbe impossibile comunicare con gli altri giocatori, anche solo per coordinare le azioni da svolgere e tutto il resto. L’idea principale del titolo di Games People Play si basa proprio sul fatto che a fornire all’assassino informazioni cruciali sulla situazione (permettendogli così di delineare un piano) saranno proprio i giocatori stessi.

Per questo motivo essi dovranno stare molto attenti anche al modo (e all’occasione) in cui decideranno di comunicare. Tra le funzioni presenti in-game ci sarà anche quella di effettuare una sorta di sondaggio con gli altri giocatori per espelle dal gruppo un determinato membro. Tuttavia fino alla fine della partita non sarà possibile sapere se in questo modo sarà stato fatto allontanare il vero assassino oppure qualcuno di innocente. Oltretutto l’assassino potrà vincere anche in caso di morte, qualora gli altri giocatori non riescano a sopravvivere fino allo scadere del tempo, magari per colpa della fame, della sete o del freddo.

Killer in the Cabin ha dunque il merito di offrire delle dinamiche piuttosto interessanti. L’unico grande problema è che questo sistema risulta essere basato sulla comunicazione vocale effettiva con gli altri giocatori. Dal momento che ci è risultato difficile fin da subito reperire altri giocatori nelle lobby online (probabilmente a causa dello scarso riscontro che il titolo ha avuto e sta avendo), la maggior parte delle volte siamo stati costretti a ricorrere a degli npc. Certo la loro presenza in un titolo del genere rimane sorprendente, tuttavia la loro utilità è pressochè inesistente.

Non potendo comunicare con loro, ci ritroveremo puntualmente ad agire in solitaria. Per esempio vagando per la mappa senza sapere se una data area è già stata esplorata e “lootata”. Dunque sarà inevitabile finire con lo svolgere sempre le medesime azioni, come l’esplorazione di piccole baracche abbandonate e il soddisfacimento di fame, sete ecc. D’altra parte certe attività potranno essere svolte solo in coppia, come l’esplorazione di una piccola isola nel lago, che però sarà raggiungibile solo con una barca a remi.

La mancanza di giocatori attivi risulta quindi un notevole fardello per Killer in the Cabin, che viceversa non ha fatto nulla per far sì di rendere le partite “possibili” anche con gli npc a vestire i panni degli altri giocatori. Poi c’è la questione della barriera linguistica. Nel caso in cui si avesse la fortuna di trovare qualche giocatore nelle lobby, bisognerà saper parlare inglese o norvegese, pena l’impossibilità di giocare in modo decente.

Per questo motivo consigliamo di giocare il titolo (che oltretutto ha un costo veramente irrisorio) con un gruppo di 6-7 amici, con i quali poter creare delle divertenti sessioni di gioco private. Per quanto riguarda invece il comparto grafico, il lavoro di Games People Play lascia tendenzialmente a desiderare, con modelli e animazioni parecchio antiquati. Ma dato il sopracitato costo contenuto, il nostro eventuale investimento/perdita sarà davvero minimo.

SCONSIGLIATO

Killer in the Cabin può essere considerato, per certi versi, un rifacimento tridimensionale del più noto Among Us. Quello di Games People Play infatti è un progetto dai costi di produzioni veramente bassi, come si può evincere dal comparto tecnico e grafico. Ma a limitare il titolo sarà perlopiù la carente disponibilità di contenuti veramente interessanti. Una sola mappa di gioco, pochi giocatori nelle lobby online, npc assolutamente inconsistenti e così via. Qualche buono spunto c’è (come l’introduzione di elementi survival), ma non basta a ribaltare un quadro, nel complesso, abbastanza deprimente. In ogni caso, complice il modestissimo costo, è un titolo che consigliamo di acquistare e giocare in gruppo, con gli amici. Per delle sessioni di gioco divertenti e spensierate.

Pregi

Le dinamiche survival si sposano bene con il resto. Costo molto contenuto. Divertente con gli amici...

Difetti

... Decisamente meno con degli sconosciuti, a patto oltretutto di riuscire a trovarne. Pochi contenuti di rilievo. Comparto grafico arretrato. IA degli npc non pervenuta.

Voto

5