Swords & Bones, recensione Pc

Un'italiana ode al classico Ghosts 'n Goblins, serve aggiungere altro?

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Gli anni passano e i videogiochi diventano ogni giorno più realistici e curati, in una corsa verso il futuro che non conosce fine. Eppure c’è qualcosa che non passerà mai di moda per i giocatori di vecchia data. La nostalgia di quelle avventure semplici. Pochi bit e imprese dalle difficoltà folli, che ancora oggi rimangono impresse nelle memorie dei veterani. A darci pane per i nostri denti arrivano lo studio indipendente nostrano Seep, con il loro Swords & Bones.

I due sviluppatori torinesi (nonchè fratelli) Sergio ed Enrico Giansoldati, già autori di Thunderflash (qui la nostra recensione), per questo loro nuova creazione si sono ispirati nientemeno che a Ghosts ‘n Goblins. Riuscirà il gioco a rendere onore al suo brutale mentore dei bei tempi andati? Scopriamo in questa recensione della versione Pc di Swords & Bones. Ricordiamo che il titolo, pubbicato da RedDeerGames, è anche disponibile su Switch. Buona lettura.

LE OSSA? QUELLE SONO LE NOSTRE…

Ci troviamo nello sfortunato regno di Vestus, che si trova a dover affrontare minacce demoniache ogni 500 anni per colpa di una congiunzione astrale. Il Demone Lupo, a capo di un’orda di demoni, conquista il castello e condanna il paese in un eterno maleficio di fiamme inestinguibili. La situazione sembra perduta e, come se non bastasse, un malvagio licantropo usurpa il trono e si autoproclama re di Vestus, scatenando ondate di non morti nel regno.

Ed ecco che l’avventura in Swords & Bones inizia. Come chiamati al dovere, arriviamo nei panni di un anonimo cavaliere dalle vesti purpuree, con indosso una scintillante armatura. Armati e coraggiosi, ci tuffiamo quindi in questa classica avventura 16-bit a scorrimento. Il titolo di Seep ha tutta l’intenzione di farci rivivere la magia, la semplicità e soprattutto la vera sfida dei giochi vecchio stampo che oggi chiamiamo “retrò”.

Il viola sarà una colore predominante

La campagna di Swords & Bones si svolge attraverso singoli livelli a gruppi di dieci, al termine dei quali ci aspetterà sempre un boss finale. Gli scenari hanno sezioni più o meno articolate dalla durata relativamente breve, salvo (ovviamente) morti ripetute da parte nostra. Il completamento di un livello prevede di riuscire a raggiungere la fine con “la testa sulle spalle”, possibilmente raccogliendo un trofeo nascosto lungo il tragitto.

Le coppe dorate saranno quasi sempre ottenibili senza sforzo. Nascoste in bella vista, saranno alla mercè dei giocatori con la passione per la frantumazione di casse e ossa nemiche. In altri casi invece, sarà necessario tornare dopo aver acquisito dal negozio alcune abilità. Non obbligatorie per giungere ai titoli di coda, ma decisamente comode. Doppio salto, accessori che svelano muri invisibili, vita o mana extra e potenti incantesimi che sapranno fare decisamente la differenza.

I DARK SOULS DI UNA VOLTA

Quella in alto non è la vita del boss… Ma il conteggio delle imprecazioni

Inizialmente Swords & Bones lascia al giocatore imprudente l’idea di avere il controllo della situazione. Quei mostri che prima sorgevano prevedibilmente dalle loro tombe, più avanti diventeranno un casuale appuntamento con la morte. Le continue e sempre più imprevedibili sorprese ci faranno spesso ricominciare il livello dall’inizio, arrivando quasi a trasformare il gioco in un “trial & error”. Morte dopo morte saremo sempre più pronti e consapevoli. Almeno fino al livello successivo…

La creatura di Seep ci farà soffrire, ma non di frustrazione. Certo, sarà quasi imbarazzante continuare a morire per mano di nemici dai singoli pattern d’attacco. Spesso “sputeranno” a distanza con ritmi incerti, altre volte invece passeggeranno davanti i nostri occhi, ignorando a morte le nostre sciabolate. Anche i boss si limiteranno spesso ad agire come se non ci fossimo. Eppure si muore, e parecchio pure. Nella sua estrema semplicità il titolo riesce ad offrire una sfida reale, e questo lo abbiamo davvero apprezzato.

Meglio alleggerire i fantasmi da quelle belle monete

Giocando a Swords & Bones abbiamo notato innumerevoli rimandi ai generi classici da cui il titolo si ispira dichiaratamente. La colonna sonora per esempio, con suoi toni medievali incalzanti ci ha ricordato quanto sentito in Shovel Knight e nell’originale Ghosts ‘n Goblins. Per il resto invece, tra i suoni dei colpi, le magie e il ritornello post-morte, siamo tornati indietro con la mente ai tempi di Castelvania.

Per quanto riguarda la palette cromatica probabilmente si sarebbe potuto osare di più. Il gioco rimane quasi sempre ancorato ad uno spettro di colori vicini al viola, senza mai allontanarsene troppo. Le caverne di melma verde invece, con i loro colori più accesi, ci sono rimaste più impresse di tutti gli altri livelli. Forse anche per colpa di quelle maledette rane salterine.

“FARAI LA FINE DEGLI ALTRI…”

Le melme, una vera agonia per i giocatori più impazienti

In Swords & Bones il gameplay, per quanto semplice, necessita di un minimo di padronanza. Non riusciremo da subito a colpire al momento giusto alcune tipologie di nemici. Giocando con un joypad non abbiamo avuto alcun problema e ci siamo goduti la piacevole immediatezza del titolo. L’unica cosa che andrà affinata nell’arco della campagna saranno i nostri tempi di reazione, costantemente messi alla prova da trappole e mostri.

Gli appassionati di Ghosts ‘n Goblins, in ogni caso, non rimarranno delusi. Il titolo di Seep non si fa mancare nulla, seppur offrendo un’avventura “ridimensionata” e più accessibile a tutti. Difficoltà alta ma mai frustrante, proprio grazie alla brevità dei livelli e alla loro scorrevolezza. Nel suo stile semplificato, questo indie riuscirà facilmente a spingerci verso il completamento totale. Ovviamente non mancheranno le sorprese, ma non vi diremo altro al riguardo.

I simpatici mostri di melma verde

Lunge da noi cercare il pelo nell’uovo in questo piccolo lavoro di passione retrò, ma qualche dimenticanza c’è stata. Tutti piccoli e passabili errori che comunque non hanno modificato il nostro punteggio finale. Come per esempio i piccoli errori di ortografia nei testi delle boss fight, che ci hanno fatto un po’ storcere il naso. Inoltre i “liquidi” del gioco come acqua e lava ignoreranno la caduta del nostro elmo in caso di morte, finendo “dietro il cartonato”.

Insomma, piccoli scivoloni che di certo non possiamo considerare difetti nella piena accezione del termine. L’esperienza generale ci ha fatto viaggiare nel tempo e non abbiamo quindi dato peso a queste piccolezze. Siamo sicuri che una prossima esperienza retrò da parte dei ragazzi di Seep potrà essere altrettanto avvincente e curata. Swords & Bones possiamo dunque ritenerlo una piccola perla italiana, che nessun nostalgico retrò dovrebbe farsi sfuggire.

Il vecchio cartone di Zelda, avete presente?

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Una piccola perla nostrana che saprà farci divertire e infuriare come un tempo. Swords & Bones non è il seguito del gioco a cui si ispira, bensì un degno omaggio creato con sentita e nostalgica passione da Seep. Non abbiamo dubbi sul fatto che saprà soddisfare i veterani del genere e appassionare gli amanti dei platform in generale. I fan di Ghosts ‘n Goblins avranno pane per i loro denti.

Pregi

Riuscito omaggio ad un famoso classico dei platform. Un bel viaggio nel tempo che sfida e appassiona anche i più rodati del genere.

Difetti

Qualche leggera dimenticanza. I disegni, anche se ispirati da influenze passate, non risultano sempre piacevoli alla vista.

Voto

7,5