Mafia: Definitive Edition, recensione PS4

Hangar 13 ci riporta a Lost Heaven ed è più bella di quanto ricordassimo

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Prendiamo il toro per le corna: Hangar 13 i videogiochi li sa fare, e li sa fare anche molto bene. Come prova concreta di questa affermazione arriva Mafia: Definitive Edition, remake del capostipite d’azione e avventura in terza persona, Mafia: The City of Lost Heaven che ha dato il “là” a quella che si è delineata come una trilogia. Mafia II è stato pubblicato originalmente nel 2010 e Mafia III è stato pubblicato nel 2016.

Con l’arrivo di Mafia: Definitive Edition lo scorso 25 settembre, su Pc, Xbox One e PS4, è stata pubblicata per intero la Mafia Trilogy che comprende i remaster del secondo e del terzo capitolo. Ogni gioco può, in ogni caso, essere acquistato singolarmente venendo incontro alle esigenze di tutti.

Vi lasciamo alla nostra recensione dell’action adventure diffuso da 2K. Buona lettura.

DALLE STALLE ALLE STELLE, ANDATA E RITORNO

Mafia: Definitive Edition è ambientato negli anni ’30 del secolo Ventesimo. Sono gli anni della Grande depressione, la tremenda crisi finanziaria che ha colpito gli Stati Uniti d’America alla fine degli anni ’20 e dalla quale non si è ripresa prima degli anni ’50. Miseria, povertà e disoccupazione, oltre ai consueti problemi sociali ed economici, ha favorito l’insorgere del potere criminale organizzato: la Mafia.

La Mafia (a grandissime linee e riassumendo molto) prospera nella povertà e si sostituisce, di fatto, allo Stato. Garantisce effimera sicurezza ed effimero guadagno immediato che viene da attività illegali, accresce potere ed influenza ed infine tende i tentacoli sulle cariche istituzionali, corrompendole.

Lost Heaven, fittizia metropoli inventata per noi da Illusion Softworks (negli anni diventata prima 2K Czech e poi Hangar 13) non viene risparmiata dalla Malavita italoamericana. Viene divisa in aree di influenza da due potenti famiglie/clan: Salieri e Morelli. E in questo contesto sopravvive Thomas “Tommy” Angelo, alter-ego del giocatore.

Tommy Angelo, più perché ha cara la vita che per reali aspirazioni criminali, si ritrova suo malgrado invischiato nella vita dei gangsters. Si mette al servizio di Don Salieri e le sue straordinarie capacità di sopravvivenza e improvvisazione gli garantiscono una lenta e sicura scalata al potere. Un potere che, in un contesto di costante malafede e doppiogioco, solo un vero ingenuo può pensare di mantenere. E Thomas Angelo non è un ingenuo.

THE CITY OF LOST HEAVEN

Lost Heaven è l’autentico “Personaggio non giocante” di Mafia: Definitive Edition. Ora come allora, si presenta al giocatore nella sua maestosità, ricorda New York degli anni ’30. E’ polverosa quando è estate, viscida quando è inverno, umida e fredda quando piove. E’ viva, pulsante di vita, brulicante di attività e talmente grande che non si cura di quello che facciamo tra le sue strade. E’ vigilata, da poliziotti più o meno corrotti, che possono diventare delle autentiche spine nel fianco, qualora tirassimo troppo la corda.

L’ambientazione, come i personaggi e la colonna sonora, è stata interamente rifatta, ricostruita. Non è semplicemente migliorata o tirata a lucido: è questa la differenza tra remake e remastered, che ancora troppi ignorano e non intendono comprendere.

UN’OFFERTA DA NON RIFIUTARE

Mafia: Definitive Edition si fonda sul motore grafico di Mafia III. Questo si traduce in una presentazione assolutamente convincente dell’ambientazione e dei modelli dei personaggi. Hangar 13 non si è fermata qui: ha migliorato le già impressionanti animazioni facciali, ha resto quasi tangibili le stoffe degli abiti. Ha effettuato un nuovo doppiaggio e arrangiato nuovamente la colonna sonora. Il risultato finale? Un videogioco tutto d’un pezzo, bellissimo da vedere e ancor più da sentire (convincente anche l’interpretazione in italiano, ma troviamo di altissimo livello e più sensata quella in inglese).

I peli nell’uovo da scovare riguardano le limitazioni hardware di PS4 e Xbox One, che sono ormai più una zavorra che altro. Ce ne accorgiamo soprattutto in periferia di Lost Heaven, dove grandi palazzi, fumi e nubi non possono nascondere efficacemente la solita coperta corta: sono molto più evidenti gli effetti popup, sia dell’erba ai lati della strada che degli elementi dello scenario. Non sono esenti da questo effetto che ci ricorda che stiamo videogiocando veicoli e personaggi secondari.

A proposito di veicoli: segnaliamo la novità assoluta della presenza delle motociclette, fino ad ora grandi assenti.

OPEN WORLD EPPURE NON LO VEDI

Mafia: Definitive Edition è un videogioco che permette di andare liberamente dove si vuole, di prendere la strada che si preferisce per raggiungere la meta. Tuttavia ha una storia memorabile da raccontare, una storia che tiene incollati allo schermo, che commuove, che esalta, che rende tristi e che porta rabbia o frustrazione.
Oltre alla modalità storia, torna la graditissima modalità “Fatti un giro” che alleggerisce dalle pressioni di sceneggiatura e ci permette di scorrazzare liberamente per ogni strada di Lost Heaven.

Pad alla mano, si torna ai fasti di Mafia III, con migliorie opportune per esaltare piccoli tratti stealth. Il sistema di guida è convincente e restituisce la sensazione che ogni vettura (sono quasi quaranta) abbia una propria “guidabilità”. In fasi di sparatorie, ogni arma restituisce bene un “feeling”. Sparare con un revolver o una semi-automatica è diverso, come lo è usare un fucile mitragliatore o una lupara.

Mafia: Definitive Edition parte dall’esempio cinematografico de Il Padrino ma arriva ad imporre una visione di mafia e mafiosi che è distante dalle luci di Hollywood. A tratti risulta anche tremendamente vera. La storia, quella del nostro secolo, ci ha anche spiegato che la realtà è riuscita a superare la fantasia. Là dove in un videogioco si sente un personaggio fare una battuta in merito a persone dentro a pilastri di cemento armato, la nostra storia narra di bambini sciolti nell’acido per l’unica colpa di essere figli di collaboratori di giustizia. Giusto per aprire e chiudere un esempio concreto.

COMMENTO FINALE

A distanza di anni, per lo stupore e la meraviglia, restiamo a bocca aperta di fronte ad un’opera come Mafia: Definitive Edition. Un progetto che va al di là dell’operazione “amarcord”. Ritorna in una nuova veste grafica, che lo avvicina ai suoi due eredi. In più si conferma impareggiabile nel suo modo di raccontare, di raccontarsi.

Mafia: Definitive Edition era un gioco avveniristico diciotto anni fa. E’ un gioco che insegna “ai più giovani” come si fa. Come si fa a raccontare una storia, come si fa a caratterizzare i personaggi, come si fa a creare un mondo di gioco coerente, coeso, che diventa un personaggio non giocante. Lost Heaven è più bella e più viva di Empire Bay, New Bordeaux e tutte le altre metropoli dei titoli sviluppati da altre case produttrici.

Nel 2002 restavamo a bocca aperta per senso di stupore e di sorpresa. Nel 2020 restiamo a bocca aperta ancora una volta, per la meraviglia di ritrovarsi a Lost Heaven.

Mafia: Definitive Edition è un viaggio che ogni videogiocatore che si rispetti dovrebbe fare, almeno una volta nella vita. Non è solo un videogioco. E’ una rappresentazione di vita più che convincente, è cultura, è insegnamento, è memoria, è monito, è morale. E’ un esempio brillante delle potenzialità del videogioco, al fianco di pochissime altre opere.

Pregi

Visivamente pregevole. Si gioca che è un piacere. Storia appassionante e memorabile.

Difetti

Su console gli effetti popup sono molto evidenti e rompono la sospensione di incredulità.

Voto

9