Through the Darkest of Times, Recensione

Lo studio esordiente Paintbucket Games si è cimentato in un titolo coraggioso che simboleggia l'intraprendenza e la sperimentazione percorribile dagli indie

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La storia è una guerra contro il tempo, in quanto chiama a nuova vita fatti ed eroi del passato. Così scriveva Alessandro Manzoni, ancora inconsapevole di ciò che ci sarebbe stato meno di un secolo dopo rispetto alla sua morte (1873). Through the Darkest of Times si avventura infatti in uno dei periodi più delicati della storia contemporanea, quegli anni trenta del ‘900 segnati, in Germania, dalla resistenza contro la salita al potere di Adolf Hitler, nominato cancelliere del Reich nel 1933. A riprova delle potenzialità del linguaggio videoludico, il titolo edito da HandyGames e sviluppato dallo studio esordiente Paintbucket Games chiama sì a nuova vita fatti del passato, focalizzandosi tuttavia sui tanti eroi senza nome che sono stati protagonisti di quel tempo.

Si dice sempre che la storia viene scritta dai vincitori, con i nomi dei generali, dei comandanti e in generale dei leader che rimangono scolpiti nelle lapidi del tempo. Eppure è proprio nel novecento che prende piede in maniera profittevole lo studio della Storia Sociale, che si concentra in particolare sulla gente comune, sui tanti eroi senza nome che pur costituiscono le fondamenta delle gesta di altri individui i cui nomi hanno, viceversa, resistito all’erosione del tempo.

E così, nei panni di un gruppo di membri della Resistenza, i giocatori possono cimentarsi nell’opposizione al regime di Hitler, da attuare nella cornice di uno strategico a turni simulativo. Di seguito la nostra recensione dell’unica versione del gioco al momento disponibile, ovvero quella di Steam. Buona lettura.

LA LOTTA NELL’OMBRA

Un videogioco “tradizionale” si sarebbe concentrato sulla prospettiva del cancelliere Hitler o su quella di qualche altro nome “pesante” di quel tempo: la scelta di Paintbucket Games in Through the Darkest of Times ricade invece, in maniera originale, sulla prospettiva di uno dei tanti gruppi di resistenza nati proprio in quel 1933.

Il titolo si sviluppa infatti attraverso gli anni successivi, seguendo i cambiamenti della Berlino del tempo, capitale di una nazione caduta in depressione, e non soltanto a livello economico. Il tutto attraverso le tante piccole (e apparentemente insignificanti) azioni quotidiane del gruppo guidato dal giocatore, che tra reclutamenti nelle fabbriche, manifestazioni e modeste azioni di sabotaggio darà il suo contributo nell’opposizione al regime. Un governo, quello di Hitler, che comunque riscosse una vasta approvazione da parte del popolo tedesco, straziato dalle ferite aperte con il trattato di Versailles, che obbligava la Germania a pagare i debiti della prima Grande Guerra alle nazioni vincitrici Francia e Gran Bretagna, a loro volta indebitate con gli Stati Uniti.

Un popolo che comunque ritrovò, oltre a un progressivo benessere economico, una sorta di orgoglio nazionale fino a quel momento calpestato. Un popolo che venne ammaliato da una delle due facce della medaglia del nazismo, che dietro a tanti nobili e patriottici intenti nascondeva una pletora di mostruosità, che furono proprio quelli della resistenza a cercare di mettere in luce. Individui come tanti che facendo fronte comune in una situazione tanto disperata, cercarono di sensibilizzare le coscienze sopite, atrofizzate dalla “bella faccia” del nazismo.

E il gioco inizia proprio con la creazione di uno di loro, un comune cittadino che sarà in tutto e per tutto il tramite del giocatore nella resistenza. Un personaggio che oltre a essere discretamente modificabile a livello estetico, avrà un “profilo” (generato casualmente) contenente nome e cognome, professione e orientamento politico/religioso. Fattori, questi ultimi due, che incideranno anche sul gameplay.

IL PESO DELLA QUOTIDIANITÀ

Una volta creato il personaggio, ci si troverà di fronte all’annuncio su carta stampata dell’elezione di Hitler a cancelliere da parte del presidente del Reich Paul von Hindenburg. Tali schermate dense di titoli di giornali segneranno, nel corso del gioco, il passaggio tra i vari capitoli, paralleli ai cambiamenti che ci furono nella Berlino dell’epoca. Through the Darkest of Times si sviluppa, come abbiamo detto in principio, come uno strategico a turni simulativo, il cui gameplay sarà scandito da diverse fasi. Tutto partirà dall’hub del gioco, una stanza che fungerà da quartier generale del proprio gruppo di resistenza, con l’avatar del giocatore seduto di fronte a una scrivania, sulla quale sarà poggiata la mappa di Berlino.

Da lì si potrà poi accedere alla pianificazione vera e propria, al termine della quale si susseguiranno gli intermezzi narrativi a scelta multipla (stile avventura grafica) e in generale il proseguimento della propria avventura. E qui emerge forse la mancanza più evidente del titolo, ovvero l’assenza di un obiettivo ben preciso, fatta eccezione per la mera sopravvivenza alla minaccia della Gestapo. In questi termini, il gioco di Paintbucket Games assume quasi i connotati di un sandbox, dove ogni partita potrà essere assai diversa da quella precedente in virtù delle scelte compiute e della successiva elaborazione delle conseguenze a livello simulativo.

Il fulcro del titolo ruota attorno alla suddetta pianificazione, che avverrà attraverso la scelta di varie missioni selezionabili dalla mappa di Berlino. Convincere degli operai a sostenere il proprio movimento di resistenza, partecipare a una manifestazione di protesta, raccogliere fondi presso gli industriali, stampare e distribuire volantini di propaganda anti-regime e molto altro ancora. Il giocatore dovrà scegliere strategicamente come portare avanti la propria battaglia, impiegando saggiamente sia le proprie risorse (in termini di denaro, ma non solo) sia i membri del proprio gruppo, reclutabili a più riprese nel corso del gioco.

Ogni missione avrà un livello/percentuale (visualizzabile attraverso una barra) di riuscita e di “rischio”, entrambi determinati da una serie di fattori. A partire dal mestiere e dalla fede/religiosa politica di ciascuno dei membri, che influenzerà non poco la percentuale di successo di una delle tante, piccole missioni. Inviare un ateo a fare propaganda presso un gruppo di cattolici risulterà poco lungimirante, mentre mandare un operaio a fare propaganda in una fabbrica avrà tutt’altro peso.

Oltre a un background che ne determinerà l’efficacia a seconda dei frangenti, ogni membro sarà, in stile rpg, in possesso di determinate statistiche come ad esempio Empatia, Forza e Propaganda, tutte migliorabili nel tempo. Nel corso del gioco, dove gli intermezzi in stile avventura grafica menzionati in precedenza potranno determinare allo stesso modo le sorti dei singoli membri e non solo, ci si dovrà guardare anche dall’evolversi della situazione a livello di sicurezza.

La Gestapo sarà una minaccia costante, con i propri membri che a seconda delle scelte fatte potranno finire arrestati, picchiati o nel peggiore dei casi, uccisi. Assegnare una bicicletta a un membro durante una missione alzerà non poco la sua probabilità di riuscire a fuggire in caso di guai, e nel caso in cui si venga scoperti si potrà sempre scegliere se provare a nascondersi, se fuggire o se reagire. Le sorti di ogni componente del gruppo saranno totalmente determinate dalla lungimiranza del giocatore, e dalla sua strategia nell’atto di considerare rischi e benefici per ognuno dei tanti, piccoli compiti che, uniti, compongono la grande opera di opposizione al regime.

SEMPLICE MA ASSAI ESPRESSIVO

A livello artistico Through the Darkest of Times mette in mostra uno stile peculiare dall’alto valore simbolico. Il tratto è quello di un fumetto, con le teste che risultano oltremodo grandi rispetto al busto.
Ma ciò ha un significato, che è quello riposto nel focus deliberatamente spostato sui volti dei tanti individui comuni membri della resistenza. Operai, avvocati, maestre e in generale persone comuni che un giorno hanno deciso di mettere in gioco le proprie vite in nome di una lotta a qualcosa di enormemente più grande di loro. E così, nonostante il livello di dettaglio non sia particolarmente raffinato, l’espressività che traspare dai personaggi costituisce una delle vette artistiche raggiunte dal titolo.

L’ottimo comparto sonoro completa il quadro proiettando l’utente direttamente nell’atmosfera cupa e opprimente tipica del periodo, riportato alla vita un frame dopo l’altro. Il titolo, già di suo poco esigente a livello di hardware, gira in maniera ottimale senza alcuna incertezza a livello di framerate, pur non disdegnando qualche piccolo bug ogni tanto. Piccole sbavature comunque incapaci di togliere smalto al titolo, che è disponibile solamente in inglese e tedesco. Visto e considerato che alcune scelte di testo (delle sezioni in stile avventura grafica) dovranno essere prese in pochi secondi, ciò potrebbe costituire un problema per quelli sprovvisti di una buona dimestichezza con una delle due lingue in questione.

COMMENTO FINALE

Lo studio di sviluppo esordiente Paintbucket Games si è lanciato, nella sua prima produzione ufficiale, in un progetto modesto ma ugualmente coraggioso e audace. Through the Darkest of Times conduce i giocatori in una simulazione strategica degli anni in cui il nazismo ha proliferato in Germania, gettando le radici di quello che sarebbe stato il secondo, grande conflitto mondiale. Poche meccaniche finemente realizzate atte a restituire, complice una narrazione curata e coinvolgente, un’immagine storicamente accurata dell’atmosfera cupa e opprimente che aleggiava sopra una fetta della popolazione, che a un certo punto decise di passare all’azione.

La mancanza di un obiettivo specifico si fa sentire non poco, minando nelle fondamenta l’appetibilità e il “senso” della produzione, relegata quasi a un sandbox contenente una lezione di storia interattiva. Il piccolo indie è tuttavia più di questo, arrivando a simboleggiare le possibilità comunicative e dialogiche che il videogioco, anche di modeste dimensioni a livello di produzione, può percorrere con i suoi mezzi nel tentativo di portare un messaggio, di sensibilizzare una coscienza o di, semplicemente, lasciare qualcosa nell’utente. Un’alternativa pacifica e pedagogica all’intento di volersi sbarazzare dei nazisti a suon di piombo, come in un Wolfenstein.

Pregi

Idea coraggiosa sviluppata in una formula originale, con pochi ma importanti punti cardine. Realizzazione artistica semplice ma peculiare. Grande fedeltà storica a livello di narrazione e sviluppi.

Difetti

La mancanza di un obiettivo specifico a parte la mera sopravvivenza tarpa le ali ad un potenziale piccolo capolavoro. Ripetitività di fondo delle varie azioni, che contribuiscono a una rigiocabilità assai limitata.

Voto

7,5