The Sinking City, la nostra recensione

La nuova fatica di Frogwares Studios e Bigben Interactive ci porta nella tenebrosa Oakmont nei panni dell'investigatore Charles Reed

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Fin dalla presentazione ufficiale, The Sinking City ha da subito attirato l’attenzione per il setting, le premesse narrative e la globale atmosfera che traspariva dalle immagini. Immagini che, in modo più o meno chiaro, hanno fatto intendere da tanti piccoli particolari che il gioco fosse chiaramente ispirato alle opere di H.P. Lovecraft, autore buio della letteratura che, nonostante un successo arrivato tempo dopo la sua morte, è stato d’ispirazione a tanti artisti, fra cui Kafka, Van Gogh ecc. Quindi, attingere da questo “oscuro pozzo” può esser “facile” e “difficile” allo stesso tempo. Riuscirà il titolo a onorare una tradizione letteraria così elegantemente buia?

Leggetelo nella nostra recensione della versione Xbox One di questa particolare e tenebrosa avventura investigativa firmata da Frogwares Studio e distribuita dal publisher Bigben Interactive che ha fatto il suo debutto anche su Pc e PS4 lo scorso 27 giugno. Buona lettura.

LA TRAMA CI PORTA AD OAKMONT

The Sinking City è un gioco d’azione, avventura investigativa ed esplorazione, ambientato nella fittizia città di Oakmont, nel Massachussets. Il gioco segue le vicende dell’investigatore privato Charles Reed, da tempo afflitto da inspiegabili visioni che lo conducono proprio nella disperata cittadina, devastata da un’alluvione, dove alcuni avvenimenti di difficile spiegazione sembrano esser collegati alle vivide immagini irreali che appaiono al nostro eroe.

A livello di gameplay, il gioco sarà sostanzialmente un susseguirsi di “scene del crimine” in cui scovare tutti gli indizi a disposizione e di lì formulare un’ipotesi. In sostanza, il nostro alter-ego sarà continuamente coinvolto in casi da risolvere, che siano missioni primarie o side quest scovate esplorando il mondo di gioco. In generale, The Sinking City sarà piuttosto vasto, interessante e piuttosto longevo, anche grazie ad un’atmosfera buia e che trasuda sangue e orrore, in modo “curato ” e rispettoso dei “canoni” di Lovecraft.

GAMEPLAY

Reed approccerà ai vari casi seguendo una rigida struttura suddivisa in tre fasi: la prima, come detto, ci vedrà direttamente coinvolti nella raccolta di prove necessarie alla formulazione di una ipotesi dell’accaduto, seppur vaga. A conti fatti, la prima fase si tradurrà in un “vagabondaggio” sulla scena del crimine esaminando palmo per palmo diversi punti d’interesse, in pieno stile punta e clicca.
Una volta conclusa la sezione dedicata alla raccolta prove, il nostro investigatore userà un suo potere sovrannaturale, il “Mind’s Eye”, che gli consentirà di alzare il velo che separa la realtà degli umani da quella degli spiriti, in modo da poter interagire con entità ultraterrene che, solitamente, fungeranno da guida verso la risoluzione del caso.

La terza fase, invece, vedrà il nostro Reed creare una linea cronologica tra una serie di eventi che hanno poi portato al fatto del caso, ponendo una serie di “eventi” in un ordine sequenziale e che, finalmente, concluderà l’investigazione.
La struttura, che ovviamente si ripeterà parecchie volte, è sicuramente apprezzabile e logicamente divertente, e avrà anche dei “mini stravolgimenti” meccanici durante alcuni casi, come la possibilità di non incappare in indizi cruciali e procedere all’incriminazione di persone innocenti, con conseguenze spesso irreversibili (un po’ come succedeva in L.A. Noir). La risoluzione dei casi ci farà ottenere esperienza, che ci consentirà, in un’inattesa svolta RPG, di sistemare punti abilità che consentiranno di sviluppare il nostro alter-ego in più vie, in base alle nostre preferenze.

Naturalmente, le cose non fluiranno sempre nel migliore dei modi e il nostro sarà spesso costretto ad usare la forza contro aberrazioni mostruose dalle cattive intenzioni, il cui orrore spingeranno il nostro eroe verso la follia (ci sarà un indicatore di “sanità mentale” nel gioco). All’inizio i nostri pugni e la pistola saranno l’unico baluardo di difesa ma, con il progredire del gioco, il nostro alter-ego accederà ad un arsenale di armi non particolarmente vasto, ma sicuramente soddisfacente. Nelle fasi iniziali, ci troveremo spesso a fuggire per evitare gli scontri con più nemici, anche a causa di un livello di difficoltà insidioso.

La qualcosa però non avverrà più in la nel gioco, quando avremo accesso a strumenti di morte piuttosto potenti. In generale, le sequenze di combattimento non saranno particolarmente esaltanti da un punto di vista meccanico, data una certa “lentezza” innaturale del protagonista e ad un sistema di mira ed un gunplay non particolarmente elaborato. Nonostante il gioco sia primariamente un titolo investigativo, una maggior cura al comparto non avrebbe sicuramente guastato.

TECNICA E DESIGN DI THE SINKING CITY

A livello di mera programmazione, The Sinking City è un “what if” degno di nota. Ad un design artistico sostanzialmente ispirato e che, nonostante i richiami continui all’universo buio e disperato di Lovecraft, riesce a reinterpretare i pilastri dell’oscurità fuoriuscita dalle dita dell’immenso scrittore, donandogli un pizzico di personalità rispetto ad una notevole tradizione di ludi che hanno attinto al filone narrativo, spesso limitandosi a “ricopiare” come una sorta di amanuensi digitali, le “orribili” visioni partorite dalla mente di Lovecraft.

Ma se artisticamente il prodotto è sicuramente di buona fattura, non si può dire lo stesso da un punto di vista tecnico.

La versione Xbox One, testata su di una “furente” Xbox One X, presentava evidenti difetti tecnici, da screen tearing a pop up di texture, abbinati ad occasionali cali di frame, ma anche NPC che attraverseranno pareti e soffittature o che si “fonderanno” perché renderizzati nello stesso, identico posto.  In generale, anche la qualità grafica sarà sicuramente valida ma non particolarmente esaltante, soprattutto per quanto concerne i modelli poligonali dei personaggi che lasceranno spesso a desiderare nei particolari.
Il compart visual, al contempo, offrirà comunque oscuri scorci di una città devastata, in rovina e in larga parte sommersa dalle acque.

COMMENTO FINALE

The Sinking City è un bel gioco e, ambientazione a parte, potrebbe esser correlato a L.A. Noir come impatto generale, meccaniche e senso stretto del gameplay. Il gioco offrirà un comparto ludico di rilievo ed un’atmosfera buia al punto giusto, incorniciata però in una struttura tecnica che lascia un po’ a desiderare, costellata di bug e imperfezioni.

Un gioco, comunque, consigliato che, fra qualche tempo e col giusto supporto, potrebbe diventare un piccolo capolavoro.

Pregi

Un buio viaggio nel mondo di Lovecraft. Sistema di investigazione divertente. Piuttosto longevo.

Difetti

Sistema di combattimento non esaltante. Alcuni problemi tecnici. Graficamente altalenante.

Voto

8