Intervista a Francesco Fiorentini (RetroMagazine)

Abbiamo parlato con Il direttore della fanzine che si occupa del mondo retro

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Da quasi un anno e mezzo gli appassionati di retro, che si tratti di videogiochi o di hardware o ancora di programmazione,  possono avvalersi della presenza sul web di RetroMagazine, una fanzine amatoriale che con regolarità esce regolarmente a cadenza mensile.

Una fanzine entrata nel terzo anno di vita ed pubblicata gratuitamente in pdf. Una rivista digitale che fa il punto della situazione retro provando, grazie alla passione di alcuni amatori ed esperti del settore, a dire a sua in un ecosistema che è davvero molto variegate e seguito soprattutto a livello internazionale.

Anche chi vi scrive collabora, quando può, con la redazione virtuale di questa fanzine che conta più di 30 collaboratori sparsi in tutta Italia (e non solo) ed è diretta dal nostro amico Francesco Fiorentini.

A tal proposito, abbiamo parlato con lui per scoprirne di più su RetroMagazine e per far conoscere questa lodevole iniziativa fatta di passione e qualità che si mette al servizio di una vasta community amante del passato. Una community esigente, competente che apprezza sempre più il lavoro svolto da RetroMagazine. Quest’ultima vanta numeri crescenti in fatto di download. Un attestato di stima per il lavoro svolto.

Vi auguriamo una buona lettura.

Chi è Francesco Fiorentini? Si presenti al pubblico…

Innanzitutto grazie per questa opportunita’ Edoardo. Sono un “ragazzo” di 46 anni, nato e cresciuto in Italia, in Toscana, ma attualmente residente in Olanda per motivi di lavoro. Come tutti i miei coetanei ho vissuto l’era d’oro dell’informatica avendo avuto la fortuna di crescere insieme alle macchine che ne hanno fatto la storia. La passione per i computer e per l’informatica in generale è iniziata quando ho ricevuto il mio primo computer, un Commodore 64; da quel momento in poi ho capito che i computer mi avrebbero accompagnato per tutta la vita, sia privata che professionale.

Presenti la redazione…

I componenti della redazione di RM sono il vero cuore pulsante della rivista. Per comodità, visto che viviamo tutti in posti distanti, abbiamo creato un gruppo Facebook ad accesso ristretto dove prendiamo collegialmente tutte le decisioni e definiamo l’approccio dei nuovi numeri. Attualmente fanno parte della redazione circa 30 persone, animate dalla stessa passione e con le più disparate conoscenze nel campo del retrocomputing e del retrogaming. Senza queste persone, che ad ogni uscita firmano uno o più articoli, RM non avrebbe modo di esistere, colgo quindi l’occasione per ringraziare di cuore tutti quelli che hanno aderito al progetto sin dall’inizio o che si sono aggiunti in corso d’opera.

L’idea di una rivista dedicata al mondo del retrogame è piuttosto diffusa. Perché si è tuffato anche lei in questi (dolci) meandri?

Un paio di anni fa avevo notato che tutte le pubblicazioni cartacee relative al retrocomputing parlavano quasi esclusivamente di giochi. Ovviamente ero attratto da quelle riviste, le schermate dei giochi richiamavano alla mia memoria un sacco di ricordi bellissimi e non vedevo l’ora di leggere tutto quello che c’era scritto… Ma purtroppo non c’era scritto molto, le immagini erano quasi fini a se stesse e le notizie incomplete o poco approfondite, così dopo pochi minuti l’effetto nostalgia svaniva lasciando in me un senso di vuoto. Mi sono quindi chiesto che cosa mancasse e che cosa avrei voluto vedere in una rivista di retrocomputing ed ho avuto la netta sensazione di una carenza riguardo la storia e la parte tecnica, chiamiamola “seriosa”, di questo meraviglioso mondo. Del resto il target di questo tipo di riviste sono le persone che hanno la mia eta’ (più o meno 10 anni); le immagini dei giochi sono utili per conquistare il lettore ad uan prima occhiata, ma poi serve qualcosa di più. Servono spiegazioni dettagliate ed approfondite, perché i lettori di questa fascia di età sono esigenti e preparati e vogliono capire le cose. Forse anche perché magari non hanno avuto modo di farlo quando erano ragazzi ed adesso hanno una seconda opportunità e la vogliono sfruttare pienamente. Sentivo la mancanza di qualcosa del genere e quindi, insieme ad altri appassionati, abbiamo provato a farla.

Perché ha pensato ad una fanzine digitale “cartacea” e non ad un sito che è molto più facile da gestire?

Perché volevo rendere omaggio alle riviste storiche che hanno fatto la storia dell’informatica in Italia, come TGM, K, Commodore Computer Club, MC… Inoltre di siti, blog e gruppi che trattano di retrocomputing ce ne erano già diversi, mentre una rivista digitale (in realtà una fanzine) era da un po’ che mancava e volevo dare ai potenziali lettori qualcosa che volendo, potesse essere facilmente stampata.

Cosa ha RetroMagazine che le altre fanzine non hanno?

Se dicessi che ha la passione, sarei banale e scontato; anche le altre fanzine sono scritte da appassionati. Quello che invece credo ci contraddistingua, è la collaborazione che abbiamo sempre invocato ed ottenuto con parte dei nostri lettori. Sin dai primi numeri abbiamo annunciato come RetroMagazine sarebbe stato soltanto il modo di veicolare un messaggio; volevamo che fosse un mezzo per dare voce a tutti quelli che hanno qualcosa da dire, riguardo al retrocomputing, e che allo stesso tempo avessero voglia di raccontarlo. Alcuni dei nostri lettori si sono nel tempo trasformati in redattori, fissi o saltuari, attestando così la bontà del progetto. RetroMagazine inoltre si pone lo scopo di preservare la memoria storica riguardo macchine, software e codice che altrimenti rischierebbe di andare perduta nei meandri di Internet. Ci riempe d’orgoglio il fatto che il nostro intento sia stato recepito e condiviso; non può che giovare al movimento italiano, forse uno dei piu’ attivi in assoluto.

La rivista ha fatto 13, ci racconta la lavorazione dei numeri?

Il processo creativo di RM è molto distante dallo standard delle logiche editoriali. Generalmente, in una rivista tecnica, il direttore responsabile assegna gli articoli ai redattori e questi hanno determinati giorni di tempo per portare a termine il lavoro. Ovviamente questo modello ha i suoi benefici in ambito professionale, ma non in una realtà amatoriale come la nostra. Tutti i redattori, me compreso, scrivono per RM nei ritagli di tempo e lo fanno perché hanno la possibilita’ di esprimersi nei tempi e nei modi che prediligono su argomenti che li appassionano veramente. Se fossero obbligati a scrivere con delle tempistiche da rispettare, il tutto si trasformerebbe in un secondo lavoro e la passione dopo poco verrebbe meno. Questo modello potrà forse non essere perfetto, ma per noi funziona alla grande. Ne consegue quindi come la pianificazione di ogni numero sia veloce, frenetica ed al tempo stesso sfidante. Potrebbe sembrare che tutto sia lasciato al caso, ma il livello di ingaggio di ogni redattore fa sì che, nonostante ognuno abbia le proprie idee su cosa scrivere, sappia perfettamente come inserirle nel contesto. Parlando in termini a noi familiari, sembra di vedere un Tetris giocato dal computer.

Ogni volume uscito è chiaramente come la nascita di un figlio. A quale numero è più legato, oltre al numero 1?

Senza ombra di dubbio il numero 2, il primo numero creato in collaborazione con i volontari che hanno aderito al progetto dopo la pubblicazione del numero 1. Non avevo e non ho esperienza editoriale, per lavoro faccio tutt’altro, quindi è stata una vera sfida cercare di adattare un processo creativo personale in un’attività di gruppo. L’esperienza dell’uscita di quel numero, condivisa insieme ad altri entusiasti redattori ed accolta favorevolmente dai lettori, e’ stata veramente un’emozione.

Qual è la sua piattaforma retro preferita?

Il mio primo computer e’ stato un Commodore 64, ma la mia piattaforma retro preferita è indubbiamente l’Amiga. Il salto generazionale che ho vissuto dagli 8 bit del C64 ai 16 dell’Amiga è forse una di quelle cose che difficilmente si ripeterà nella storia. Qualcuno potrebbe paragonarlo al salto che si e’ avuto dalla Play Station 1 alla 2, ma in quello degli 8 ai 16 bit c’era molto di più. Per un ragazzo degli anni 80 e’ stato come passare da semplici giochi casalinghi (seppur belli e ben realizzati) ad avere la sala giochi in casa. È cambiato tutto, da una semplice interfaccia a caratteri ci siamo ritrovati in mano un mouse ed un sistema operativo grafico.
Voglio ricordare che ho avuto anche io all’epoca il GEOS ma l’Amiga, per me, è stata una vera rivoluzione.

E quella attuale?

Difficile sceglierne una, quindi saro’ pratico. Attualmente subisco il fascino delle FPGA, sistemi HW che, se opportunamente programmati, sono in grado di riprodurre il funzionamento della quasi totalità delle macchine e console degli anni 80. Ho una MIST a casa che uso spesso con il core Amiga per giocare a Kick Off 2. La sensazione giocando a KO2 di trovarsi di fronte all’hardware reale è impagabile.

Puntate molto sulla qualità ma offrite anche quantità. Quali sono gli ingredienti di questo successo in crescendo?

RetroMagazine ha avuto la fortuna di trovare collaboratori di grande esperienza che hanno sposato il progetto facendolo proprio. Fondamentalmente ci divertiamo ed al contempo studiamo e scopriamo cose nuove che condividiamo con i lettori.

Il pezzo che secondo lei è stato più difficile scrivere, o ottenere e pubblicare?

Credo che l’inizio di ogni nuovo articolo sia la parte piu’ difficile da scrivere. Una volta partiti e trovato il filo logico da seguire, il resto viene da se.

La sua più grande soddisfazione?

Il progetto RetroMagazine attualmente va molto bene, ma la soddisfazione più grande è quella di aver conosciuto nuove persone che condividono questa stessa passione. Non ho idea di quanto RetroMagazine potrà andare avanti; tutti i progetti nascono, si evolvono, a volte si trasformano, altre volte si interrompono… Ma l’aver conosciuto tante persone che adesso reputo amici, e’ sicuramente il premio più grande che potessi sperare di ottenere.

Cosa vorrebbe migliorare?

Per natura sono molto esigente con me stesso, più che con gli altri. Chi ha avuto modo di seguirci dall’inizio avra’ sicuramente avuto modo di notare come ogni numero abbia apportato delle migliorie; alcune volte chiaramente visibili (la copertina), altre volte meno immediate da notare (l’impaginazione o la distribuzione logica degli argomenti). Ritengo che ci sia ancora molto da migliorare, soprattutto nella veste grafica degli articoli, ma lo faremo lentamente, come ormai nostro costume, per non rovinare il piacere di pubblicare ogni mese/mese e mezzo la nostra rivista.