Facciamo il lavoro più bello del mondo ed a volte ce lo dimentichiamo

Polemiche tra colleghi, notizie e recensioni farlocche, stilettate a distanza, ma perché?

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La polemica probabilmente è il sale della vita. Soprattutto se la polemica è costruttiva. Capita però di assistere a spiacevoli episodi in cui ci si fa prendere troppo la mano.

Un commento fuori posto di qua, una risposta pizzicata di la, iniziative più o meno censurabili di un altro e rappresaglie. In tutto questo né chi scrive, né chi legge ne trae un bene. O forse si (non sono nato ieri) quello di farsi leggere nel bene o nel male, poco importa che i commenti siano quelli che siano e che il contenuto di quello che si è appena scritto sia inaccettabile: l’importante è far numero, far parlare di sé, fare audience… e SEO.

Ed in tutto questo ci dimentichiamo un particolare importante: noi giornalisti facciamo per nostra scelta un lavoro e, proprio per nostra scelta, riteniamo sia il più bello del mondo.

Raccontare storie, far conoscere personaggi, informare gli altri. Farli riflettere magari. A questo serve il nostro lavoro. Che si racconti una partita di calcio amatoriale, che una finale di Coppa del Mondo, che sia un furtarello di galline o una scoperta scientifica o raccontare le storie degli ultimi o degli eroi. Personalmente lo considero un privilegio.

Ed il discorso vale anche in ambito videoludico. Abbiamo un compito importante: informare. È il nostro primo dovere. Le polemiche possono starci ma fino ad un certo punto. 

Il mio non è buonismo, me ne sto fregando del buonismo che ritengo uno dei mali peggiori del nostro periodo perché si permette tutto e non si ottiene niente. Ma il mio articolo vuole invitare alla riflessione tra tutti soprattutto dopo aver letto alcune cose – i più informati sapranno certamente di cosa stia parlando – che lasciano con l’amaro in bocca e fanno perdere anche credibilità al settore. Ma perché fare polemiche anche tra di noi? 

Poi tra colleghi fanno veramente ridere, sembra una guerra tra poveri e comunque per niente elegante anche se molti hanno anche risposto con il silenzio che è la migliore via in questi fatti. Ma bisogna comunque stigmatizzare certi episodi. 

Vogliamo far si che il settore giornalistico dei videogiochi sia più credibile, più forte e visto professionalmente bene ed in modo rispettabile da tutti? Bene, evitiamoci stilettate, evitiamoci colpi bassi, evitiamo risposte piccate al pubblico anche quando provoca. Del resto a molti sembra facile fare il nostro lavoro quando sappiamo bene che non è così. E questo vale per la flash di 3 righe come per un editoriale da 100.
Il nostro compito è quello di informare secondo le nostre capacità, fonti e mezzi. Inoltre, visto che lo scoop con internet e sempre più crescenti mezzi di comunicazione, lascia il tempo che trova, inutile farsi la guerra scrivendo congetture e quant’altro. Meglio il silenzio. Si, vendiamo parole, ma che queste abbiano un peso. E, visto che remiamo tutti dallo stesso lato (almeno così credo), mi auguro una migliore collaborazione tra grandi e piccoli. Non possiamo purtroppo piacere a tutti ma non possiamo inventarci pezzi per sbeffeggiare i colleghi che condividono con noi la nostra passione ed il sudore della fronte per informare al meglio delle proprie possibilità i propri lettori. Mi permetto di scrivere questo perché nonostante sia poco conosciuto nel settore, ho comunque 18 anni d’esperienza nel settore dove ho scritto in un quotidiano che mi ha formato facendomi fare una palestra completa. Ed anche per motivi anagrafici (tra poco saranno 41). E poi, cavolo, è soltanto un invito al buon senso perché facciamo il mestiere più bello del mondo e non dobbiamo rovinarci con polemiche inutili che davvero diventano stucchevoli. Chiudo qui il mio articolo che probabilmente non ha un senso ma alla fine può anche starci.

Ed in tutto questo, buon 25 aprile a tutti. Che sia una liberazione dai cattivi pensieri.