Assassin’s Creed Rogue Remastered, Recensione PS4

Ubisoft ripropone sulle nuove console uno dei capitoli più interessanti della serie

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Nel 2014 Ubisoft era fortemente concentrata sul lancio del suo primo episodio di Assassin’s Creed su PlayStation 4 e Xbox One, cioè a dire l’ambizioso e attesissimo Assassin’s Creed: Unity.
E anche critica e pubblico sembravano avere occhi solo per questo titolo. Per queste ragioni l’arrivo contemporaneo sui mercati di Assassin’s Creed Rogue, episodio a parte esclusivo per la ormai vecchia generazione di console, passò quasi del tutto inosservato, e tacciato dai pochi che gli rivolsero qualche attenzione inizialmente come una sorta di contentino per i fan.
In realtà il titolo sviluppato da Ubisoft Sofia, coadiuvato dagli studi di Singapore, Montreal, Quebec, Chengdu, Milano e Bucarest a conti fatti si rivelò un prodotto tutto sommato valido, seppur privo di novità di rilievo in termini di gameplay.

Così, settimane dopo settimane Rogue venne rivalutato dal pubblico e da parte della critica, e oggi l’azienda francese ce lo ripropone in una versione rimasterizzata a 1080p (almeno su PlayStation 4), tutti i contenuti rilasciati a suo tempo attraverso i dlc e alcune migliorie grafiche su PS4 ed Xbox One.

Il NUOVO MONDO

Per gli sviluppatori di una saga a cadenza annuale non deve essere facile produrre ogni dodici mesi un nuovo episodio. Perché se è vero che il lavoro può essere agevolato dal fatto di poter ripartire da basi già collaudate, dall’altro viene complicato dal fatto di dover rendere appetibile un prodotto senza però potersi distaccare troppo dai precedenti. Assassin’s Creed Rogue Remastered non offre quindi le novità contenute negli ultimi capitoli, da Unity fino a Origins, ma è stato costruito sulle basi delle edizioni old-gen.

La struttura rimane pertanto invariata, ma al contempo viene arricchita in termini quantitativi dall’aumento delle dimensioni della mappa, del numero di zone esplorabili e delle situazioni in cui è possibile ritrovarsi.  Soprattutto punta molto sulla novità più importante del gioco, che consiste nell’impersonare un Templare impegnato nella caccia ad alcuni esponenti di spicco della setta degli Assassini.
La novità di per sé non sarebbe eclatante, se si considera che nel terzo capitolo della serie regolare il videogiocatore ha indossato i panni di Haytham Kenway. Lo diventa però nel momento in cui questo ruolo viene rivestito per tutta la durata dell’avventura, e dunque non per una sola porzione, con tutti i risvolti del caso per quanto concerne l’evolversi delle situazioni e della trama. La storia presenta di fatto degli sviluppi inediti nell’intreccio narrativo classico della serie, mettendo per la prima volta in discussione il punto di vista che dopo tanto tempo è stato fatto proprio dal giocatore.

Tutto ciò ponendo gli eventi sotto una nuova prospettiva, sconvolgendo i punti di riferimento dell’appassionato di Assassin’s Creed, e mettendo in evidenza le ragioni di coloro che per tanti capitoli hanno rappresentato solo il nemico da abbattere, in una storia forse a tratti poco approfondita, ma abbastanza intrigante da non annoiare.

DA ASSASSINO A TEMPLARE

Assassin’s Creed Rogue Remastered è ambientato tra il 1752 e il 1761, un periodo cruciale sia per gli Assassini che per i Templari nell’America coloniale, con le due fazioni che cercano di prendere il controllo del Nuovo Mondo. Protagonista dell’avventura è Shay Patrick Cormac, che entra a far parte della Confraternita degli Assassini in giovane età.

Tuttavia dopo un’esperienza particolarmente traumatica che lo pone di fronte all’ambiguità dei metodi dei suoi confratelli, mette in discussione il Credo decidendo di abbandonarlo e di unirsi ai nemici storici di quest’ultimo. Shay ha un carattere forte, ed è disposto a lottare per i suoi principi, anche se questo significa tradire i suoi ex compagni e diventare un loro acerrimo nemico.
Chiaro quindi che quell’innovazione che la produzione di Ubisoft non propone in toto dal punto di vista tecnico, emerge sul fronte della storia, ambito in cui il gioco come detto prima diverge in maniera evidente rispetto ai capitoli precedenti, mettendo in scena un personaggio combattuto e infine caratterizzato da un punto di vista opposto in relazione a quanto visto negli anni scorsi.

CHI SI ESTRANEA DALLA LOTTA…

Nel ruolo di Templare, infatti, il giocatore si trova a svolgere dei compiti “invertiti”, e quindi a proteggere qualche personaggio dell’Ordine dagli attacchi della Fratellanza, a eliminare gli Assassini locali più importanti dopo essersi intrufolato nelle loro roccaforti, o a portare a termine delle missioni secondarie con la minaccia costante di essere braccato e colpito a sorpresa da uno degli ex-compagni di battaglie.

Oltre ai soliti nemici, quindi, il giocatore deve stare attento agli Assassini nascosti nel buio, che da un certo momento della storia in poi sono a loro volta a caccia di Shay. E rispetto agli altri avversari sono molto più ostici non solo da individuare, ma anche da controbattere.
A proposito di combattimenti, l’approccio per quelli corpo a corpo resta molto simile a quanto visto nei precedenti capitoli, con combattimenti che si svolgono in maniera poco sciolta e nemici non in grado di offrire un’adeguata sfida, mentre cambia un po’ in quella dalla distanza, perché il protagonista dispone di un arsenale tecnologicamente più complesso in relazione al periodo storico, con diverse armi da fuoco a lungo raggio come il multifunzionale fucile ad aria compressa.

Non mancano poi tutti quegli oggetti utili per difendersi, creare diversivi e consentire a Shay di darsela a gambe levate quando serve, saltando di tetto in tetto o appendendosi alle sporgenze di edifici e alberi. Proprio il parkour, elemento cardine nelle meccaniche di gioco dell’intera saga (anche se negli ultimi episodi la sua presenza è stata un po’ ridotta), laddove presente, si rivela talvolta spettacolare, nonché utile nei momenti più caotici dov’è richiesta una fuga disperata o un inseguimento altrettanto frenetico, nonostante permanga qualche difetto oramai storico della saga, come quello degli ostacoli invisibili che ogni tanto sembrano frapporsi fra il personaggio e il suo percorso, o quello di alcuni movimenti non voluti.  Ad ogni modo, la giocabilità non ne risente più di tanto, specie per chi è abituato a queste cose fin dal primo episodio.

PER MARE E PER FIUMI

Anche in Assassin’s Creed Rogue Remastered ci sono delle missioni a bordo di una nave (ma senza le immersioni, visto il clima gelido), e così come abbiamo visto per le sessioni a piedi, la formula è quella di sempre, con alcune aggiunte marginali alla consolidata struttura di Black Flag. Ad onore del vero, c’è da dire però che queste sono in grado comunque di rendere in parte diversa l’esperienza, soprattutto durante le battaglie navali.

Basti pensare al fatto che adesso, in mare aperto, il videogiocatore può essere anche vittima di un arrembaggio da parte degli Assassini, o alla possibilità in quelli gelidi di interagire con gli iceberg, che consente di cambiare, in parte, l’approccio ad alcune battaglie. Una volta fatti a pezzi, gli iceberg provocano per esempio un’onda anomala che investe le navi, distruggendo le più piccole e rendendo instabili al controllo e vulnerabili per qualche momento quelle più grosse, oppure possono essere usati come ripari dalle cannonate nemiche o per nascondersi.
La nave di Shay si chiama Morrigan, ed è dotata di un armamentario di tutto rispetto e tecnologicamente avanzato grazie alla “scienza” dei Templari. Il Puckle, per esempio, diventa una sorta di mitragliatrice in grado di frantumare i vascelli in pochi secondi, mentre un olio combustibile particolare può essere liberato in mare per incendiare le navi inseguitrici. Per il resto nulla di nuovo: il veliero può essere potenziato ,personalizzato nel look, e così via come da tradizione, accumulando soldi e materiale dopo le battaglie, depredando navi e forti nemici o in giro a caccia di tesori.

GHIACCIO BOLLENTE

Non possiamo concludere la nostra recensione di Assassin’s Creed Rogue Remastered senza averlo passato in rassegna da un punto di vista tecnico.
Per quanto riguarda la grafica, il titolo non è minimamente paragonabile alle produzioni più recenti, compreso ovviamente il già citato Assassin’s Creed: Origins, ma vista la base di partenza resta comunque discreto complice un’ambientazione azzeccata: oltre alle vallate fluviali del continente americano e la zona di New York, particolarmente affascinanti sono le aree nordiche, che rappresentano un elemento caratterizzante di buona parte dell’atmosfera di questo capitolo. Come Black Flag, da cui chiaramente mutua motore e soluzioni grafiche, il gioco sa comunque restituire un’ottima qualità visiva generale, e con i 1080p l’immagine risulta più pulita e nitida, valorizzando certi  scorci ambientali, il cui design viene impreziosito da una piacevole gestione delle luci.

Gli effetti luminosi sono particolarmente apprezzabili nelle zone più all’aperto o nelle aree marittime, quando a bordo della nave si può assistere ammirati a tramonti mozzafiato, coi raggi del sole che si riflettono sulle onde o sui ghiacciai, disegnando su di essi degli arabeschi colorati di azzurro e arancio. Buona anche la modellazione dei personaggi, un po’ meno certe animazioni, che in alcuni frangenti sembrano mancare di punti chiave nei movimenti. Le texture non fanno gridare al miracolo, anzi, il più delle volte se ne scorgono di vecchie, ma qualcuna nuova e leggermente più complessa c’è e rende più apprezzabili certi scenari e gli abiti.

Per quanto concerne il comparto audio, è assolutamente encomiabile il lavoro svolto sul doppiaggio italiano, tutto sommato ben recitato e con la giusta tonalità interpretativa a seconda del momento dell’avventura o dello stato d’animo dei personaggi.
Ottima anche la colonna sonora, che vanta un accompagnamento fatto di brani che ricordano un po’ certe musiche irlandesi. Tutte sono comunque in grado di accompagnare bene i momenti di maggiore o minore tensione narrativa.

COMMENTO FINALE

Da una produzione ocme Assassin’s Creed Rogue Remastered non ci si poteva certo aspettare novità eclatanti in termini tecnici o di gameplay. Il titolo ripropone in full HD un gioco che già all’epoca del suo rilascio nel 2014 ripartiva quasi totalmente dalle basi di Black Flag (senza alcuna modalità online), aggiungendovi un paio di novità che non sconvolgevano la giocabilità classica di Assassin’s Creed ma che comunque provavano a migliorarla e a portare qualcosina di nuovo.

Il risultato, in generale, è un titolo non scevro da difetti, alcuni dei quali ovviamente storici ma lo stesso bello da vedere e giocare se si è disposti a chiudere un occhio su meccaniche ormai superate grazie a Origins, con una trama dal respiro cinematografico che pone per la prima volta nella storia della serie il videogiocatore nei panni di un Templare.

 

Pregi

La lotta tra Templari e Assassini dal punto di vista dei “cattivi”. Un mondo affascinante da esplorare, per terra e per mare. Buona conversione.

Difetti

La struttura classica e poco innovativa potrebbe tenere lontani molti fan. La storia principale è più breve di quella degli altri giochi della serie. Intelligenza artificiale dei nemici non impeccabile

Voto

7+