Rugby 18, Recensione Pc

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Il rugby è uno sport di antica tradizione che purtroppo, in ambito videoludico difficilmente ha trovato lo spazio che merita.

Conosciuto in tutto il mondo grazie anche alle prodezze degl All Blacks, la nazionale neozelandese – tra le più forti del mondo – capace di dare spettacolo sempre ed ovunque, ma anche grazie ad altre rappresentative fortissime quali Australia, Inghilterra, Francia, Irlanda, Scozia e Sud Africa questo sport sta cominciando ad attecchire anche in Italia anche se, nonostante mondiali dignitosi (senza mai, però, passare il girone di qualificazione e quindi passare ai quarti di finale), da qualche anno sembra esserci un appiattimento verso il basso con la conquista del poco ambito cucchiaio di legno nelle ultime due edizioni del Sei Nazioni.

Parliamo così di Rugby 18, titolo sportivo uscito a fine ottobre scorso per Pc, PS4 ed Xbox One. Il gioco distribuito da Bigben e sviluppato da Eko Software punta a fare meta nei rudi cuori dei rugbisti ed a fare breccia in quello degli appassionati.

Avrà raggiunto il suo intento?

LE COSE BUONE PRIMA DI TUTTO

Andiamo a parlare degli aspetti positivi. Menu semplici da consultare, informazioni alla portata di mano. Notiamo che ci sono molte licenze ufficiali: Bigben Interactive ci tiene a far bella figura. Troviamo diverse squadre di club e nazionali su licenza nonché alcuni tornei importanti.

Ecco quindi il Top 14, il Pro 14 e Pro D2. Le competizioni di livello non mancano, seppur pochine. Tra le nazionali spiccano tutte quelle più forti e c’è anche quella Azzurra.

LE MODALITA’

Non ci sono tantissime modalità in Rugby 18. Troviamo la partita veloce, i campionati e la carriera. Purtroppo tra i campionati, non troveremo alcuna competizione ufficiale per le nazionali come la Coppa del Mondo o il Sei Nazioni o il Tre Nazioni.

Tuttavia, in questa sessione troveremo l’Aviva Premiership Rugby, la massima serie britannica, le già accennate Top 14 (che la massima serie francese), Pro 14 (che include i più forti team di Galles, Irlanda, Scozia, Sudafrica ed Italia) e Pro D2 (la seconda serie transalpina). A supporto tre competizioni “arrangiate” per le nazionali. Il Torneo settentrionale tra le migliori squadre europee (il Sei Nazioni mascherato); il Torneo meridionale con le squadre di Argentina assieme a quelle del Tre Nazioni, Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa e Torneo Internazionale con 12 rappresentative.

La modalità Carriera dovrebbe essere, come capita in questi giochi, quella trainante. Si ha la sensazione di essere vicini ad una cosa simile a quanto visto nell’Ultimate Team dove si dovrà costruire da zero la nostra rosa di 23 uomini attingendo dal database dei giocatori presenti. Se, però, il bilancio sarà negativo la nostra avventura si chiuderà in modo brusco e definitivo costringendo a ripartire dall’inizio.

È dunque consigliabile partire in sordina con giocatori magari non di primissima fascia e sperare di raggranellare risultati utili che possano far crescere il bottino nelle tasche del club. Potenzialmente interessante ma nulla più.

Troviamo anche la modalità MySquad e la Sfida Settimanale.

GAMEPLAY CHE NON INGRANA FINO IN FONDO

Ma scendendo in campo, il problema è il gameplay. Joypad alla mano ci troviamo di fronte ad un titolo macchinoso. È vero: il rugby non è molto fluido e spesso le mischie o le touche (rimesse laterali). Queste fasi in Rugby 18 sono piuttosto macchinose e sembrano quasi dei mini-game.

Bisognerà prendere la mano perché all’inizio sembrerà di essere dei pesci fuor d’acqua. Una spiacevole sensazione quando si gioca a livelli di difficoltà più elevati.

I passaggi (che si effettuano con i dorsali L1 ed R1) sono discreti. Generalmente i comandi rispondono bene ed il controllo di veri e propri bulldozer appare nella maggior parte dei casi consono. Ad ogni placcaggio inoltre, se non viene fischiato il gioco pericoloso, bisognerà portare diversi uomini sulla palla ed avere ragione della resistenza avversaria per poter acquisire il possesso palla e decidere come disporre gli attacchi: se passaggi alla mano, o calcetti tattici ad hoc per spiazzare la linea difensiva come ci viene proposto rapidamente attraverso le opzioni.

Queste situazioni (chiamate ruck) ancor prima delle mischie, saranno il piatto forte del gameplay. In Rugby 18 si possono fare le spettacolari azioni corali fatte di fitte reti di passaggi, ma saranno eventi davvero rari perché tutto tende a trasformarsi in una lotta continua in mischia con partite spesso ancorate su punteggi davvero molto bassi. Una vera guerriglia dove vincere i mini-game (anche delle mischie e delle touche) sbalzerà completamente gli equilibri. Non che nel rugby questo non succeda, anzi, i “pacchetti di mischia” sono fondamentali per far male. Ma sarà raro vedere azioni pulite ovale alla mano come i maestri di questo sport duro ma spettacolare amano fare.

Non ci sono sembrati ispirati neppure i calci piazzati. Peccato.

GRAFICA E SONORO NON AL TOP

Il comparto tecnico di Rugby 18 è piuttosto spoglio. Graficamente parlando sembra un titolo su PS3. Non ci ha impressionato per nulla l’impatto visivo con animazioni altalenanti, a tratte discrete ma anche piuttosto legnose. I modelli degli atleti in campo, a volte ci sono sembrati sproporzionati.

Pochi i modelli di stadi presenti e questo aumenta il rammarico perché vediamo partite più o meno sempre negli stessi luoghi. Gli impianti presenti, nessuno reale ma tutti realizzati su fantasia, sono meno di una decina.

Il commento in inglese affidato a Nick Mullins e Ben Kay (ex seconda linea della nazionale inglese con la quale ha vinto il Mondiale del 2003 arrivando secondo in quello del 2007), ovvero ai telecronisti ufficiali della lega inglese, è quasi privo di emozioni. Sinceramente si poteva fare di meglio.

COMMENTO FINALE

Poteva andare sicuramente meglio. Rugby 18 non fa breccia e potrebbe sembrare da Cucchiaio di Legno anche ai più appassionati di questo sport.

Non mancano le note positive: alcuni tornei (ma molto pochi) sono presenti così come tantissime nazionali ma su quest’ultimo fronte mancano le competizioni ufficiali (dicasi sempre Coppa del Mondo, Sei Nazioni, Tre Nazioni e compagnia bella). La modalità Carriera poteva essere approfondita un attimino, mentre dal punto di vista del gameplay, il risultato è piuttosto altalenante con un’azione in campo troppo limitata e quasi ripetitiva.

Tecnicamente, infine, si sarebbe potuto fare meglio con alcuni spunti senza dubbio gradevoli ma con alcuni modelli di giocatori davvero sproporzionati (alcuni sembrano delle caricature di bodybuilder), pochissimi stadi ed un commento sonoro tutt’altro che memorabile.

Peccato la poca varietà complessiva ed un comparto tecnico da rivedere. Detto questo, possiamo dire che si può solo migliorare.

 

Pregi

La presenza di alcune licenze. Alcuni campionati interessanti. Modalità Carriera tutto sommato discreta… Gameplay altalenante.

Difetti

La stessa modalità Carriera è un po’ anonima. Potevano esserci più contenuti. Gameplay lascia pochissimo spazio a giocate estrose. Tecnicamente ha moltissimi limiti.

Voto

5