Interviste

Intervista a Marco Giammetti dalla DevFest Mediterranean

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La DevFest Mediterranean 2017 di S. Agata di Militello, è andata agli archivi con una edizione interessante sotto tutti i punti di vista con circa 250 sviluppatori Android provenienti da tutta Italia e da Grecia, Spagna, Israele ed USA. Ma ha detto la sua anche sul lato gaming.

Tra i relatori che si sono alternati sul palco del Palauxilium, Marco Giammetti, vulcanico ex collega, adesso sviluppatore (Hypotermic Games) di videogiochi nonché autore del fumetto Beavers. Dopo aver parlato di realtà virtuale e sul suo andamento, oltre ad aver dato consigli sull’utilizzo di librerie che semplificano la vita di molti “dev” in alcuni passaggi, ha scambiato quattro chiacchiere con noi.

Ecco la nostra intervista con questa figura poliedrica giornalista-illustratore-sviluppatore come ben evidenziato in una foto che alleghiamo. Vi auguriamo una buona lettura mangiandoci le mani per non aver avuto il numero di Natasha…

Marco Giammetti parla di Realtà Virtuale... e delle sue problematiche
Marco Giammetti parla di Realtà Virtuale… e delle sue problematiche

DevFest di S. Agata, come hai trovato la situazione in Sicilia a livello di sviluppo di videogiochi?

“So bene che la scena siciliana è in fermento da un po’. Ho diversi amici che mi aggiornano su come vanno avanti i lavori e direi che a livello di produzione ci sono prodotti di alto profilo (vedi remothered) e so di altri progetti “grossi” fermi nel limbo, ma molto interessanti. Insomma non è di certo la scena del nord Italia”.

E nel resto d’Italia?

“Appunto, diciamo che siamo, noi del sud dico, messi un po’ in disparte a causa proprio delle distanze e dei collegamenti. Abbiamo un paese spaccato anche sotto il profilo videoludico insomma, soprattutto perché al nord ci sono molte realtà grandi che col tempo hanno saputo ritagliarsi uno spazio che va ben oltre gli indipendenti. La presenza di scuole dedicate in crescita in tutta Italia è una bella cosa (Digital Bros Acatdemy, IUDAV, AIV) bisogna vedere quanto frutta. Indie ne conosco di tutte le regioni, moriamo di fame tutti, con e senza publisher”.

Marco Giammetti DevFestMed 2017

Sei nato giornalista videoludico, adesso è sviluppatore. Come si sta dall’altra parte della “barricata”?

“Io non mi definisco giornalista perché il giornalista è quello che s’è preso il libretto. Diciamo che scrivo di videogame da tanti anni e disegno da tanti anni. Da questa parte si sta come per qualsiasi altro lavoro, ansia, paura di scommettere sulle persone sbagliate, soldi che mancano, però è quello che volevo fare fin da quando ero un bambino, quindi vado avanti per la mia strada”.

Rimpiangi qualche cosa della “vecchia vita” da giornalista?

“Giocare”.

Come mai ti sei avvicinato al mondo dei developer?

“Ho sempre voluto fare videogiochi la domanda è “come si fanno”? Studiando. Però prima di studiare mi sono preso una botta in faccia con la global game jam del 2012, così ho capito subito dove si andava a parare: non si dorme, si lavora un sacco e si cerca di far divertire gli altri. Quindi insomma, ci sono entrato di forza”.

Prima di approfondire questo aspetto… come è nato Beavers?

“Ehh Beavers è nato per caso. Dissi ad una persona che i suoi fumetti facevano cagare e che avrei saputo fare di meglio. I suoi non ci sono più, i miei sono li da quasi 13 anni. Questo non vuol dire che siano meglio dei suoi. Anzi”.

Ha influito (in qualche modo) nel tuo approccio alla programmazione?

“Si, soprattutto per quanto riguarda la sintesi. Dallo sviluppo web a quello dei videogame ho sempre ritenuto che se devi scrivere troppo per spiegare qualcosa vuol dire che stai andando nella direzione sbagliata. Beavers è uguale, anche perché lo faccio nei ritagli di tempo e devo puntare dritto alla meta, con 3 vignette di solito”.

Come e quanto è cambiato (ed è in movimento) lo sviluppo di giochi ed app?

“La programmazione di qualcosa è sempre in base allo scopo: non è che cambia, si evolve. Se prima dovevamo morire per fare andare un personaggio da destra verso sinistra ora la situazione è decisamente migliorata. Non a caso è aumentato anche il livello di “munnezza” in giro per gli storefront. Secondo me sta andando nella direzione sbagliatissima, cioè cercare di creare i giochi come se fossero dei servizi. Loot Box e Mircrotransazioni devo stare nel mercato multiplayer f2p e mobile, non sul mio prodotto retail”.

Realtà Virtuale, parlaci del tuo nuovo gioco. A che punto è lo sviluppo e quali saranno le caratteristiche principali?

“Ti posso parlare di quello vecchio, Edge Guardian, del nuovo no :V Lo sviluppo è ricominciato da zero 4 mesi fa, quindi diciamo che ora siamo in dirittura di arrivo con la versione nuova che si chiama Edge Guardian RDX, che sarà sostitutiva della precedente. La demo dovrebbe essere pronta nel giro di un paio di mesi”.

C’è una roadmap precisa?

“C’era, è saltata a causa dell’abbandono di un membro del team. Appena sarà pronta la demo aggiorneremo anche la roadmap”.

Come è nato l’amore per la Realtà Virtuale?

“Quando avevo 10 anni ed ho provato il virtuality all’EUR a Roma, mi dissi “fa schifo”, ma nel 2014, quando mi è arrivato in casa il DK2 di un amico mi sono detto “porca miseria funziona” quindi ho cominciato a studiare diversi design di diversi giochi. Edge Guardian è il risultato di un progetto che non è andato in porto, per esempio”.

E cosa è cambiato da quando hai iniziato a sviluppare per VR e mobile VR?

“Te lo dico quando ho finito entrambi i giochi”.

Marco Giammetti Cover

Secondo te, quali sono i titoli che meriterebbero l’acquisto di un visore (e relativi controller) per la realtà virtuale?

“I visori vanno comprati quando usciamo da questa generazione, adesso sono dei prototipi. Questo continuo a dirlo, anche se va contro il mio interesse. Di titoli che vale la pena giocare Oculus ne ha fatto uscire praticamente uno al mese da maggio, roba spaventosa e bellissima, Lone Echo è un capolavoro, Robo Recall è l’esperienza FPS più adrenalinica che ci sia, lo stramaledetto Chair in a Room:Greenwater che non mi ha fatto dormire una settimana, the Lab un anno dopo sta ancora li come uno dei migliori showcase della VR, RatchetNX è uno spasso, Edge Guardian quando uscirà completo. Però la lista è lunghissima, di esperienze fatte appositamente per la VR ci si può sbizzarrire. Provare un gioco come Vanishing Realms ti cambia la prospettiva su tutti i giochi “alla zelda” che sono stati fatti. Potrei parlarne per ore”.

PS VR, Oculus Rift, Vive, Gear, quale scegliere?

“Nessuno: aspettate fine 2018”.

Come mai?

“Oculus Santa Cruz ed il nuovo visore di Valve (fatto da altre case) saranno disponibili l’anno prossimo, alla fine dell’anno… sarà una guerra simile a HDDVD vs Blue Ray, solo che sarà Lighthouse vs Insideout traking”

Riuscirà la VR ad avere una quota consistente di mercato?

“Se riescono a diventare piattaforme stand alone e a liberarsi dal Pc o dalle Console, si. Finché c’hanno il filo collegato o il cellulare da agganciare no”.

VR non è per tutti ma potrebbe diventare per tutte le tasche?

“Dovrebbe. Sarebbe un peccato se non succedesse, è uno spasso vero e proprio”.

 

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