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For Honor, una sottile linea rossa che non ammette errori – Provato

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Dopo la closed alpha di fine estate di cui abbiamo raccontato le prime impressioni, For Honor di Ubisoft è tornato a mostrarsi e a farsi provare durante l’ultimo fine settimana di gennaio, a circa quindici giorni dall’uscita del gioco, prevista per il 14 febbraio prossimo. Noi lo abbiamo provato nuovamente, sempre su PlayStation 4.

COSA NE SAI TU DELL’ONORE

For Honor è un gioco in terza persona che si profila come un gioco di scontri all’arma bianca. Può essere una specie di picchiaduro medievale, specialmente quando si gioca 1 contro 1 oppure 2 contro 2, ma quando le cose si fanno più serie e si opta per il 4 contro 4 diventa un singolare “Moba” che unisce il meglio (ed il peggio) di League of Legends e un qualsiasi sparatutto che preveda il controllo di tre zone.

Dalla closed beta si evince che le fazioni di For Honor sono tre: Cavalieri, Samurai e Vichinghi e che i personaggi che si sono potuti provare sono nove (tre per parte), divisi per stile di combattimento e ruolo sul campo di battaglia. Le rivelazioni sulla prossima open beta, disponibile dal 9 al 12 febbraio prossimo, rivelano che i personaggi disponibili, per fazione, sono quattro e quindi salgono a sedici varianti.

Che si giochi un Duello, una Mischia o una battaglia di Dominio, in For Honor si ottengono soldi, materiali per la forgia e pezzi di equipaggiamento. I primi permettono di comprare nuovi personaggi oppure oggetti; i secondi servono a potenziare quanto abbiamo già oppure a forgiare l’oggetto del nostro desiderio; i pezzi di equipaggiamento possono essere smantellati per ricavarne materiali oppure equipaggiati in sostituzione di cose più obsolete o meno efficienti.

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Una novità che a settembre non era emersa è la cosiddetta “Guerra tra Fazioni”, che ricorda molto quella proposta da Mortal Kombat X con l’aggiunzione di una mappa del mondo di For Honor, divisa in territori come in Risiko e la facoltà da parte di ciascun giocatore di poter incidere, in parte, nel conflitto globale. I risultati delle battaglie influiscono sull’andamento globale della mappa della guerra, che andrà modificando il proprio assetto politico in base alle vittorie e sconfitte perpetrate dai giocatori di tutte le piattaforme su cui For Honor viene giocato (Pc Windows, PlayStation 4 e Xbox One).

L’INCUDINE SU CUI BATTE IL MARTELLO DELLA GRAFICA

AnvilNext è il motore di gioco che ha creato Ubisoft e che accompagna, di fatto, ogni produzione del colosso francese e For Honor non fa eccezione. Tramite questo motore grafico si muove e di sente For Honor, in un tripudio di effetti sonori e graficamente speciali d’eccezione. Le animazioni non sono seconde a nessuno e fanno impallidire persino Ryse: Son of Rome, che molti si ostinano ad accostare a For Honor, al pari di Dark Souls.

Le mappe di gioco risultano eccezionalmente realizzate, animate e ricostruite. Sono tutte abbastanza riconoscibili: la fortezza dei vichinghi, il ponte dei samurai, il castello dei cavalieri. Quello che ci sorprende sempre è che ovunque si posi la nostra attenzione non c’è niente che non venga colpito, sbriciolato, spazzato, incendiato, rendendo la sensazione di essere in un campo di battaglia vivo, pulsante, incerto, pericoloso. Ogni mappa può essere affrontata a diverse ore del giorno e della notte, con condizioni meteorologiche che spaziano dal sereno alla nebbia, passando dalla pioggia torrenziale alla tormenta di neve.

Non c’è un altissimo livello di interazione con sfondo e paesaggio, ma quel poco che c’è è ben fatto. Basti pensare al prendere e buttar giù un avversario da un dirupo, oppure spingerlo su un focolare per vederlo prendere fuoco, giusto per fare due esempi.

L’ARTE DELLA GUERRA

For Honor non è un gioco d’azione che risponde a canoni già visti in passato ed è per questo che ci esalta l’idea di poterne provare una versione definitiva e saggiare quello che ha da offrire nel pieno delle sue possibilità. Contrariamente ad un God of War, un Ryse: Son of Rome o un Dark Souls, qui si controlla il personaggio da una prospettiva più vicina alle sue spalle e con la levetta destra si sceglie il lato da difendere dai colpi avversari: fianco sinistro, fianco destro, testa. Non sono ammessi colpi bassi e le uniche varianti sono una spallata, un attacco in carica e una proiezione. L’avversario, dal canto suo, ha esattamente lo stesso numero di opzioni di azione e le uniche diversità dipendono dal tipo di guerriero scelto: c’è quello che viene valorizzato dai contrattacchi, quello che è spiccatamente offensivo, quello difensivo, quello che sopravvive solo se fa “toccata e fuga” e così via.

Il bello di For Honor è che non esistono personaggi più forti di altri ma un giocatore abile, che padroneggia uno stile di combattimento, può aver la meglio su chiunque, anche sul personaggio che, sulla carta, dovrebbe batterlo ma di fatto è controllato da un giocatore poco bravo a valorizzarlo.

COMMENTO FINALE

For Honor ci è sembrato convincente fin dalla sua prima apparizione come alpha chiusa con una manciata di contenuti. La closed beta di gennaio non fa altro che avvalorare le nostre aspettative e fanno delineare un prodotto fresco, nuovo, a suo modo originale e ludicamente stimolante.

Pensiamo che possa fare felicissimi i giocatori che si divertono con amici, o che comunque si esaltano con le componenti multigiocatore. La campagna in solitaria è ancora avvolta nel mistero e non è molto pubblicizzata, questo ci fa supporre che non sarà certamente uno dei punti di forza del gioco, concepito, ci sembra, per intrattenere gruppi di giocatori o virtuosi della singolar tenzone.

La strada che porta alla gloria di critica e pubblico è breve, considerati i giorni che ci separano dalla pubblicazione del gioco, ma è lunga ed ardua dal momento che For Honor – al di là dei facili entusiasmi che possa suscitare qui in redazione – è ben lungi dal mettere tutti d’accordo. Soprattutto non riesce a convincere su una prospettiva ad ampio spettro, sulle lunghe distanze. Quando sia capace di catalizzare l’attenzione di chi ci gioca, senza sfociare in ripetitività e scarsa longevità, questo ancora non ci è dato saperlo ma è la nostra più grande preoccupazione.

Pregi: Bilanciato e meritocratico. Ben concepito e graficamente impressionante.

Difetti: Sebbene strepitose, le mappe risultano poche. L’assenza di informazioni sulla campagna single-player fa temere per l’offerta finale e la longevità complessiva.

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