Life Is Strange: Episodio Due, Recensione Xbox One

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Abbastanza soddisfatti del primo episodio, sebbene si trattasse di un prologo alle strane ed intriganti vicende di Max Caulfield, da qualche settimana è giunto sui principali sistemi di intrattenimento il secondo episodio di Life is Strange, intitolato Out of Time.

Gli interrogativi principali erano riferiti alle scelte narrative proposte, timorosi che anche a questo giro venissero presentate come caratterizzanti di tutta l’avventura per poi risolversi nella pochezza a cui abbiamo assistito in altre serie di questo genere, come le recenti avventure a tema zombesco di TellTale Games.

Sarà stato così o è ancora troppo presto per capire quanto profondo ed articolato sarà il lavoro di ? E, a livello di qualità più spicciola, questo secondo episodio ha compiuto un salto in avanti rispetto al suo esordio o, come spesso avviene, funge soltanto da collegamento a qualcosa di più grande e di ancora ignoto? Scopritelo leggendo la nostra recensione.

PERSONAGGI SECONDARI ALLA RIBALTA

Una delle più grandi problematiche delle serie episodiche è fare in modo che gli eventi e i fatti narrati siano ben bilanciati ed esposti tra di loro, in modo da avere capitoli sempre interessanti e intriganti, che alla lunga premiano e ripagano il giocatore del tempo speso davanti alla TV o al monitor del proprio computer.

Fatto sta che questa prerogativa spesso e volentieri fugge via dalle mani degli sviluppatori che cavalcano il mare di incertezze narrative senza farsi troppi problemi, alternando quindi episodi brillanti ed emozionanti ad altrettanto piatti, quasi insignificanti e a dir poco noiosi. Ci eravamo lasciati, mesi addietro, con un primo episodio interessante e stuzzicante, che apriva il sipario sulla vita della tenera Max, tra studio e compagni di corso poco simpatici, insomma ci introduceva all’interno di una situazione adolescenziale piuttosto classica, teatro perfetto per arrivare allo step successivo, alle speciali abilità di Max, che imparerà ad utilizzare sempre meglio.

In Out of Time le premesse son le stesse, così come le location, eccezion fatta per una piccola capatina all’interno della discarica e della tavola calda presso la quale lavora la madre della sua migliore amica. Il focus, però, è sui personaggi che potremmo definire secondari: come la disperata Kate Marsh, vittima di abusi, che si aprirà a noi raccontandoci quanto successo.

L’intento di Dontnod è chiarissimo: creare un insieme di racconti, situazioni, eventi e misfatti che portino l’avventura di Max ad un livello di immedesimazione molto alto, lo stesso che abbiamo avuto in Out of Time, ma per pochi istanti.
Il perché è presto detto: lo sviluppatore nel raccontarci i problemi di Kate ha altresì palesato tutti i limiti di una sceneggiatura frivola dal punto di vista dei contenuti; insomma, per diluire il nuovo piccolo assaggio concesso al giocatore ha optato per fasi centrali soporifere e di scarso interesse, in modo tale da farci giungere ai titoli di coda in circa due ore, decisamente meno rispetto al primo episodio, nonostante la conferma delle dieci foto opzionali da scattare (ognuna delle quali legata allo sblocco di un trofeo di gioco specifico).
È apprezzabile però lo sforzo nel tentare di creare una infrastruttura di legami e stati d’animo tipici degli adolescenti, conferendo all’opera tanta credibilità, a questo giro poco supportata dalla quantità, come ribadito, e dall’occasione persa di fare ulteriore chiarezza su alcuni dettagli lasciati in sospeso, catapultati infine all’interno di un finale suggestivo ed inaspettato, che potrebbe comunque valere il prezzo del biglietto per alcuni. Si tratta pur sempre di gusti.

Chi, al contrario, preferisce farsi trasportare da una trama esaltante, ben sviluppata e narrata, in Out of Time troverà il giusto pretesto per arrivare al finale in più tornate, a causa del canovaccio narrativo poco incisivo a lungo andare, che avrebbe potuto risalire la china qualora fosse stata introdotta una nuova meccanica, o qualche buon enigma, piuttosto che la ricerca di bottiglie all’interno di una discarica o di una sezione scriptata sui binari, per giunta di semplice risoluzione.

Un episodio che ci lascia un po’ di amaro in bocca, che sa di opportunità persa, che non affonda soltanto grazie alla perspicacia degli autori nel volere approfondire la storia dei comprimari – un po’ come è avvenuto con l’interessante serie TV Orange is the New Black – e per una evoluzione che si profila interessante, sia per le scelte finora compiute e disponibili, sia perché potenzialmente la serie ha tantissimo da dire e da mostrare, ma non è detto che questo avvenga nel breve, o in una sola stagione.

Un passo indietro è avvertibile anche sul fronte grafico, la versione Xbox One è infatti afflitta da un ritardo di caricamento delle texture e da un dettaglio qualitativo inferiore rispetto all’episodio di esordio.
Niente di eclatante, perché nell’insieme Life is Strange: Out of Time esprime la semplicità dei tratti disegnati e dei colori di cui si compone la palette, e parlando di un titolo dal basso budget non ci sentiamo di considerarlo come un problema molto grave. Al contrario, l’audio è ancora una volta brillante ed originale, con tracce audio bene inserite nel contesto e un doppiaggio in inglese davvero ben recitato.

COMMENTO FINALE

Un passo indietro. Questo ci sentiamo di dire riguardo al secondo episodio di Life is Strange. È vero, vengono approfondite alcune figure che speriamo trovino ulteriore spazio nella serie, ma per lunghi tratti Out of Time risulta essere fin troppo noioso, ingarbugliandosi tra fitti dialoghi poco utili e scene di gioco affatto interessanti. Chi ha iniziato a giocare la serie dovrebbe continuare a farlo, a patto di essere ben consapevoli di quanto riportato: la lentezza di molte fasi e una sezione di gioco centrale anestetica potrebbero aiutarvi nel desistere dal completarlo tutto d’un fiato.

PREGI: Approfondita la storia di alcuni comprimari. Un buon finale. Colonna sonora davvero suggestiva.

DIFETTI: Per lunghi tratti poco interessante, a causa di sezioni noiose. Tecnicamente è stato compiuto un passo indietro. Dura ancor meno del primo episodio.

VOTO: 6,5/10