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White Night, Recensione Pc

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white-night-wallpaperL’apprensione verso l’ignoto è considerata una delle paure primordiali dell’essere umano; a maggior ragione se ad essa si accompagna il buio, che impedisce ai nostri occhi di avere chiari riferimenti. I survival horror game hanno sempre sfruttato la tenebrosità che alcune situazioni potrebbero introdurre nel giocatore, tanto da riproporre – più e più volte – il ricorrente tema del buio, dell’ignoto per l’appunto, a temi più fantastici come quello riguardante la presenza di spiriti o fantasmi, a suggellare così un tema creepy degno di questo nome.

White Night, ad opera dei francesi di OSome Studio, ne è l’ennesima conferma; ispirato ad Alone in the Dark, il piccolo team francese ha portato su schermo alcune nuove idee a sostegno di altre, già viste in passato. Dopo aver portato a termine la versione per Pc, siamo pronti a dirvi cosa ne pensiamo.

NON VEDO, PARLO POCO E SENTO FIN TROPPO

Uno strano incidente dà inizio a quella che di lì a poco sarà una notte da ricordare. Un enorme cancello aperto, un vialetto e una villa misteriosa; poco distante, un piccolo cimitero.
Tutto sembra abbandonato, decadente, ed il nostro impellente bisogno di cure ci porterà ad esplorare al meglio delle nostre possibilità gli spazi esterni circostanti la tenuta, prima di entrare al suo interno per accorgerci di avere a che fare con qualcosa di strano.

Premesse interessanti, come quelle che con l’avanzare del racconto ci porteranno a conoscere nuovi particolari dell’intricata ed oscura vicenda. Lo scopo dello sviluppatore è quello di creare un’atmosfera a tinte horror tramite l’utilizzo di un comparto audiovisivo di pregio, suscitando in più occasioni il timore di procedere nell’esplorazione degli ambienti, sempre più bui, a volte fatiscenti, infestati di strani fantasmi, pieni zeppi di documenti e foto grazie alle quali riusciremo a capirne di più, a ricostruire gli eventi passati, accostando ad essi degli enigmi piuttosto basilari e tutt’altro che originali.

Ma la componente horror di White Night va via via calando, aprendosi successivamente più agli amanti del thriller che a quelli affezionati all’orrore, in questo senso va letto anche lo stile noir, omaggio ai tempi che furono (siamo negli anni ’30, ndr) e ad un movimento musicale particolare, quello del jazz.

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Brevi momenti di ansia si accostano ad altri tranquilli e di pura esplorazione, nel tentativo di andare alla ricerca di informazioni utili, o di oggetti che possano aiutarci a risolvere il rompicapo di turno; di paura vera e propria in fin dei conti non se ne trova, eccezion fatta per le prime comparsate degli spiriti, i cui movimenti sono impossibili da prevedere e che ci porteranno al game over qualora ci avvicinassimo troppo alla loro posizione.

È ben chiaro, così, che nonostante i riferimenti ai survival horror di successo, White Night rappresenti a tutti gli effetti un’avventura grafica meno scontata del solito, ma allo stesso tempo poco coinvolgente a causa di un ritmo che superata la prima mezz’ora risulterà essere troppo lento e compassato, tornando a suscitare la completa attenzione del giocatore soltanto in prossimità dei titoli di coda.

Avventura particolare perché la componente survival è ben marcata: l’esplorazione dei luoghi è possibile soltanto tramite l’utilizzo di fiammiferi – potremo portarne con noi dodici, al massimo – da cercare all’interno delle location.
Se esposti per troppo al buio, senza fonti di luce nelle vicinanze, la nostra missione fallirà miserabilmente, e in tal senso è ben proposta l’alternanza di zone illuminate ad altre completamente tetre, col nostro alter-ego ad evidenziare una difficoltà fisica ben più marcata nelle seconde, piuttosto che nelle prime: sicure, di facile perlustrazione, e di tanto in tanto utilizzabili anche come zone di salvataggio (in caso ci sia la presenza di una poltrona, ndr).

MANCA QUALCOSA DI IMPORTANTE

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Alcune situazioni però non funzionano, in particolar modo le sequenze scriptate caratterizzate dalla presenza di fantasmi, che ci porteranno alla morte ed al successivo riavvio dell’ultimo salvataggio effettuato.

Al ritmo lento e al progressivo disinteressamento da una trama molto diluita, OSome Studio aggrava così una situazione già non rosea, arrecando frustrazione in alcuni frangenti e mettendo in mostra dettagli poco curati, che passano prima per la presenza superflua degli spettri e poi per un sistema di salvataggio forse poco adatto al genere.
Non ultimo, il problema riguardante la telecamera, che rende difficile anche il semplice girovagare: con una telecamera fissa in continuo affanno, le fasi esplorative a tratti si fanno davvero dure, sia per quanto riguarda la scelta dei movimenti da compiere, sia per l’analisi approfondita di ogni dettaglio inserito, e consultabile, nel gioco.

Se non altro, il team francese ha saputo in parte nascondere tali superficialità grazie a comparti tecnici di rilievo. Primo tra tutti un impatto visivo fortissimo e contraddistinto dal solo nero e bianco, oltre al giallo che compare per le fonti di luce, che ricordano un po’ Sin City e molto più alla lontana il MadWorld uscito anni fa su Nintendo Wii.

Poi, quell’atmosfera speciale che si respira sia grazie agli effetti sonori ben campionati che per mezzo di una colonna sonora degna di questo nome in ogni circostanza.
Niente male nemmeno il doppiaggio, completamente in inglese e sottotitolato in italiano, seppur i dialoghi non siano sempre così interessanti. Non mancano piccole sbavature, soprattutto in termini di resa grafica, con un aliasing a far la sua comparsa piuttosto di frequente, ma c’è da ricordare che siamo a tutti gli effetti dinnanzi ad un titolo indie low budget, pubblicato da Activision ma non finanziato dal colosso videoludico.
A questo proposito, ci sembra esagerata la richiesta economica (14,99 euro) per un titolo che difficilmente richiede più di quattro ore per essere portato a compimento.

COMMENTO FINALE

White Night ha dalla sua l’originalità artistica con cui gli sviluppatori hanno deciso di raccontarci una piccola e breve storia dalle tinte noir, ma alla fine dei giochi non riesce a pareggiare quest’espressione di stile innato con fattori tangibili ed altrettanto importanti per un adventure-survival horror game. La trama dalla lenta progressione tiene vivo l’interesse del giocatore soltanto nelle fasi iniziali e finali, per giunta i frequenti problemi con la telecamera ed alcune scelte di design ne pregiudicano in buona parte l’immersione e gli stimoli a portarlo a termine tutto d’un fiato.

Bastano appena tre/quattro ore per arrivare ai titoli di coda, e difficilmente vi getterete a capofitto nella raccolta di tutti i documenti per via di un ritmo di gioco troppo lento e di un sistema di salvataggio al limite della frustrazione, ma apprezziamo lo sforzo di OSome Studio, sperando in una crescita esponenziale per il loro prossimo progetto.

PREGI: Atmosfera noir. Stile grafico d’impatto. Comparto sonoro eccellente.

DIFETTI: Frequenti problemi con la telecamera. Puzzle poco ispirati. Alcune scelte, stilistiche e di gameplay, decisamente discutibili. Il prezzo di lancio non giustifica la longevità ridotta.

VOTO: 7/10

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