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Civilization VI, Recensione Pc

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Sid Meier e Civilization sono due nomi che accompagnano gli appassionati del genere strategico e gestionale a turni fin dal 1991. Da allora ad oggi di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia consolidando sempre più una saga che festeggia i 25 anni di storia. Fra titoli ufficiali, espansioni e ottimi diversivi che hanno fatto storia a sé – come Colonization – siamo arrivati a Civilization VI, pubblicato su Pc Windows lo scorso 21 ottobre. Chi vi scrive ha giocato tutti i titoli della serie con l’eccezione del primo (che venne pubblicato anche su Amiga, ndr), avendo apprezzato in particolar modo Civilization II.

La primissima impressione, dopo aver avviato la Civilization VI è stata quella di trovarsi al cospetto di un gioco di quelli che non si vedono che una volta ogni cinque o dieci anni.

UNA VOLTA CHE AVRAI SPICCATO IL VOLO

Civilization VI è uno strategico a turni appartenente al genere dei 4X (explore, expand, exploit, exterminate cioè esplora, espandi, sfrutta e stermina, che in pronuncia inglese iniziano tutti con lettera “x”).

Arriva sui nostri monitor sotto egida 2K  – produttore – e Firaxis Games, lo sviluppatore che ha creato, oltre agli ultimi Civilization, anche gli ultimi XCOM. Sono passati sei anni da Civilization V, bell’episodio pur avendo qualche neo di troppo, rispetto al quarto e al secondo capitolo (che riteniamo i migliori mai realizzati). L’oggetto di questa recensione approda nel mercato con una veste grafica rinnovata che taglia di netto con il passato, garantisce un livello di dettaglio superiore, una mappa ancor più leggibile e uno stile inconfondibile.

Dopo aver scelto una delle diciannove civiltà a nostra disposizione, dopo aver effettuato le dovute scelte che riguardano tipo ed estensione della mappa, numero di avversari gestiti dall’intelligenza artificiale e grado di risorse sparse per il globo si prende a giocare al degno erede di una “stirpe” di giochi che pur somigliandosi tanto nei modi, specie all’inizio delle partite, riescono sempre a stupire e ad affascinare per il modo in cui si evolvono le partite.

Quell’erede di cui si faceva menzione prima, sembra essere quello da cui inizia una nuova era. Bastano poche decine di turni per accorgersi che Civilization VI è il risultato di venticinque anni di esperienza, evoluzione e apprendimento di errori passati. Si avverte subito che si è fatto tesoro di quanto di bello costruito in passato e delle cose che non funzionavano completamente, arrivando ad un’ideale, virtuosa, metà strada in cui converge un positivo compromesso, un equilibrio di tutte le parti, ed il risultato è stupefacente.

SGUARDO VERSO IL CIEL SAPRAI

CivilizationVI_Norway_Stave_Church

La mappa di Civilization VI è rigorosamente divisa ad esagoni. Il gioco procede a turni, dando a chi gioca tutto il tempo di ponderare le proprie azioni. All’inizio i turni procedono molto velocemente, ma appena ci saranno più di due o tre città da amministrare, eserciti, economia e ricerca, le cose si faranno più serie e certamente più lente, i turni più dilatati. Le ore trascorrono piacevolmente e diventa molto difficile smettere perché, nonostante non sia in tempo reale, l’evoluzione della partita, della nostra civiltà, diventano presto avvincenti.

Le città vanno fondate in punti che possano assicurare alla popolazione il cibo ed altre risorse. Espandendosi, espanderanno anche il loro raggio di influenza, estendendo il controllo ad esagoni della mappa di cui prima non potevano disporre. Controllo che, previo il dovuto pagamento in oro, si può assumere senza dover attendere che sia la città a farlo in maniera spontanea.

Gli esagoni intorno al centro cittadino possono essere convertiti ai nostri scopi in base a quello che offrono: alcuni esagoni saranno giacimenti di risorse e andrebbero sfruttati in tal senso. Altri esagoni potrebbero accogliere fattorie o miniere, portando alla città più cibo oppure più risorse per costruire altri edifici. Più avanti nel gioco gli esagoni potrebbero essere convertiti in autentici distretti (religioso, scientifico, militare, culturale, commerciale, industriale, portuale). Questo decentramento dal centro della città permette una migliore espansione e nuove possibilità di gioco: adesso una città può sorgere nell’entroterra ma avere un porto poco distante da cui controllare anche il mare come nel caso di Atene con il porto del Pireo, giusto per citarne uno.

La ricerca scientifica adesso è divisa in due alberi distinti: scienza e cultura. Dalla prima si scala il classico albero che permette alla nostra civiltà di evolversi e di arrivare a concepire viaggi interstellari partendo dalle palafitte e passando attraverso le ere. L’albero culturale permette alla civiltà di ottenere “carte” culturali, che vanno usate contestualmente alla forma di governo adottata.

Le forme di governo permettono di adottare una o più “carte”, permettendo l’accesso a più di un vantaggio (sconti sulla gestione di unità militari, maggiori introiti dal commercio, più fascino esercitato sulle grandi personalità e così via).

LI’ A CASA IL CUORE SENTIRAI

Civilization VI non è solo un gioco da guardare e giocare. Anche l’orecchio vuole la sua parte e per questo episodio è stato richiamato Christopher Tin per la sigla principale (lo stesso compositore che si è prestato in Civilization IV con Baba Yetu, vincitore di un Grammy Awards) e Geoff Knorr, veterano anche lui, dai tempi di Civ IV e sempre al servizio di Firaxis.

“Sogno di Volare” (annunciato in questo post) è un autentico capolavoro, inserito nel capolavoro più grande che è Civilization VI stesso, l’autore è partito dalla celebre frase di Leonardo Da Vinci “Quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare” ed ha creato un autentico inno dell’umanità, eccezionale metafora di tutte le grandi scoperte e i grandi viaggi dell’Uomo, senza trascurare la speranza di un futuro sempre migliore del presente che viviamo.

Al di là della colonna sonora portante, quella che ci accompagna durante le partite, prevalentemente è la musica dei musicisti Firaxis guidati da Geoff Knorr, che ha brillantemente scritto un “tema” per ogni civiltà presente e lo stesso tema, con il passare delle ere con l’espandersi della civiltà da noi guidata, diventa sempre più corale e sofisticato. Troviamo che sia un modo brillante di usare la musica come strumento di accompagnamento, senza farla scadere in mero sottofondo fine a se stesso: il risultato è quello di tenere le “corde” di chi gioca sempre tese e piacevolmente portate a fare un turno in più rispetto al dovuto.

COMMENTO FINALE

Civilization è tornato alla grande. Sei anni dopo aver deliziato critica e pubblico con il bel Civilization V, la sesta installazione ufficiale griffata Sid Meier torna a mettere tutti d’accordo: resta il punto di riferimento di giochi di genere 4x di un certo spessore, ottimamente realizzati ed orchestrati, perfetta metà strada di virtuoso equilibrio tra wargame e gestionale di intere civiltà.

Il valore educativo e la profondità di gioco non sono da sottovalutare, specie in un periodo – il nostro – in cui i videogiochi sono sempre nell’occhio del ciclone per essere fonte di presunta ignoranza e violenza. Giocare a Civilization VI è come giocare ad un gioco da tavolo – pur con i limiti derivanti dal fatto di essere un software e non un concentrato di carta e dadi – ed un gioco da tavolo eccezionalmente ben fatto e pronto a coinvolgere fino a 19 giocatori al contempo.

Il motore grafico, nuovo per celebrare il grande ritorno, ora permette di ruotare la telecamera, oltre che di scalare il dettaglio grafico per venire incontro alle esigenze di tanti. Già a livello medio di visualizzazione il gioco lascia a bocca aperta, a livelli alti diventa un autentico quadro che si muove.

La colonna sonora è semplicemente sontuosa, firmata da Christopher Tin – vincitore di un Grammy Awards già nel 2011, grazie a Baba Yetu di Civilization IV – talmente geniale che si evolve con l’evolversi della civilizzazione: genialità al servizio della giocabilità.

Era dai tempi di Civilization II che non trovavamo così esaltante giocare un titolo di Sid Meier dedicato alle civiltà. Civilization VI risulta essere il più bello della serie, nuova pietra miliare e un punto di riferimento nel suo genere, un gioco da avere assolutamente.

 

Pregi

Nuovo spettacolare motore grafico. Colonna sonora da Oscar. Implementazioni ponderate e funzionali. A livelli di difficoltà medio-alti è sempre stimolante e mai banale. Diciannove civiltà da scoprire e da guidare alla gloria.

Difetti

Nuoce gravemente al tempo libero. Comportamenti dell’intelligenza artificiale ancora migliorabili. Non adatto agli amanti della strategia in tempo reale e giochi d’azione.

Voto

9,5

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