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Hyperdimension Neptunia Re;Birth1, Recensione Pc

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Non è tra le serie Jrpg preferite dai giocatori occidentali, ma se fino a qualche tempo fa produzioni pensate e vincolate al territorio nipponico attendevano anni prima di arrivare da noi, oggigiorno le cose si muovono un pochino più in fretta, salvo rare eccezioni ovviamente.

È storia recente l’enorme mole di lavoro accollatasi da Idea Factory o dalla stessa NIS America, intente nel localizzare e presentare al pubblico europeo ed americano dei videogiochi di nicchia, ma che sanno appassionare gli amanti della cultura giapponese, i ruolisti ostinati e sempre alla ricerca di qualcosa di fresco, così come gli amanti del fanservice.

Giunto da qualche mese su PlayStation Vita, Hyperdimension Neptuna Re;Birth1 è sbarcato anche su Steam e ne abbiamo studiato i dettagli per descrivere al meglio i suoi punti di forza e le debolezze, che un porting economico come questo – partiamo subito con l’affermare di cosa si tratta in realtà – non può fare a meno di avere.

UNA CONSOLE WAR COME NON L’AVETE MAI VISTA

Remake dell’originale Hyperdimension Neptunia, predecessore di Hyperdimension Neptunia mk2 e Victory, Re;Birth 1 è giunto da noi l’anno passato esclusivamente su PlayStation Vita e soltanto recentemente su Pc, tramite Steam.
Si tratta di una versione rivista e migliorata che porta numerosi cambiamenti al titolo originale, nuovi brani audio, un nuovo doppiaggio (seppur preso in prestito da mk2 e Victory) e cambiamenti più radicali nei dungeon e nel battle system, che di fatto ora è identico a quello introdotto in mk2 e Victory. Gli aspetti in comune non sono finiti, perché sia il sistema di teletrasporto che il remake system sono gli stessi, ma procediamo con ordine.

Come per ogni titolo nipponico di nicchia parliamo di un videogioco che ha saputo farsi strada tra i fan occidentali del genere, prima su console fissa e da qualche tempo anche su quelle portatili. Re;Birth 1 tenta così di gettarci in un contesto molto divertente: quattro CPU si contendono il fantastico mondo di Gameindustri e da tempo immemore sono al centro di un conflitto classificato come “Console War” finché una di queste (Neptune) precipita sulla Terra.
Portata in salvo da una carina infermiera, Neptune intraprenderà un lungo percorso che la porterà a riprendere memoria del proprio essere, battagliando in dungeon pieni zeppi di nemici e strani mostri. Uno degli aspetti più riusciti è sicuramente la trama, o almeno l’incipit iniziale, che si fa beffa dei bisticci e delle spesso sterili argomentazioni di fan di questa o quell’altra console di gioco, costruendo attorno a tali banalità un canovaccio che tiene attenti un ottimo numero di ore (siamo sull’ordine delle 25 ore per la trama e di oltre il doppio per completarlo in toto), anche qualora si fosse già giocato il titolo originale, considerando le tante migliorie in parte già esposte, o i nuovi dialoghi introdotti.

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Così, presa l’opportuna dimestichezza coi comandi, che su Pc mostrano qualche imprecisione di troppo, avremo il compito di portare a termine quest e di avanzare nella trama, consultando la mappa 2D che evidenzia i punti di interesse, siano esse nuove missioni o nuove interazioni coi vari personaggi non giocabili.
All’apparenza sembrerebbe tutto molto semplice, immediato e superficiale, in realtà non è così perché potremo potenziare le nostre abilità e craftare oggetti utili alla nostra causa proprio tramite quel Remake System di cui sopra. Le possibilità offerte sono numerose, venendoci così incontro nella realizzazione di particolari equipaggiamenti o armi e tanto altro. Tutto ruota, però, attorno all’esplorazione dei dungeon, entro cui oltre alle numerose minacce che andranno debellate troveremo le materie prime utili alla costruzioni di item, e si introduce così la sezione di combattimento che avviene in ambienti a tre dimensioni poco caratterizzati.

È qui che gli amanti e gli appassionati della serie noteranno come sia effettivamente cambiato il combat system rispetto all’opera originale, con personaggi vincolati al compimento di attacchi a turni ma liberi di muoversi a piacimento nella piccola arena relegata allo scontro.
A quel punto, sarà premura e scelta del giocatore selezionare la mossa o l’abilità speciale da scatenare contro l’avversario, per abbatterlo, in modo da acquisire esperienza utile all’innalzamento del proprio livello. Non solo, la scelta del party si rivela opportuna e va considerato anche il feeling che corre tra di loro, influenzabile nel corso della trama e tramite i dialoghi che sono molto cambiati rispetto al titolo originale.

Aumentare questo valore porterà allo sblocco di speciali attacchi, utili sopratutto contro nemici più tenaci del solito.
Sono comunque inevitabili i riferimenti ad un pubblico molto di nicchia, che apprezza il fanservice: le forme delle signorine lasciano poco all’immaginazione, anche grazie ai loro succinti costumi, tutti attillati, senza dimenticare alcuni dialoghi che danno vita a chiarissimi doppi sensi; inoltre, Neptune così come le altre CPU di Gameindustri, ha la possibilità di trasformarsi, passando dalla forma umana a quella divina, che aumenta le statistiche base e viene incontro ai giocatori nei combattimenti più difficili.

UN PORTING QUASI MALEDETTO

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Con la versione PlayStation Vita già poco in forma in ambito tecnico, da quella Pc ci si sarebbe potuto aspettare un piccolo balzo in avanti in quanto a qualità dei dungeon, ma così non è stato.
Ad un aumento generale della risoluzione – stranamente bloccata a 1600×900 pixel – il team di sviluppo non è riuscito ad accompagnare ulteriori migliorie: la grafica in cel shading è la stessa ammirata sulla piccola di casa Sony, il design e gli sprite dei personaggi sono carini e adatti a chi apprezza il fanservice, così come il doppiaggio, presente sia in giapponese che in inglese. Dove Hyperdimension Neptuna Re;Birth1 accusa il colpo è nella progettazione e nella realizzazione degli ambienti tridimensionali, anonimi e poco curati in quanto a stile e texture, che evidenziano anche una difficoltà creativa dovuta ad un budget di sviluppo non esaltante.

Risaltano all’occhio ancor più su personal computer, ed è un aspetto da non sottovalutare considerando l’impostazione del gioco, che vi chiederà di salire di livello e di rivisitare più volte gli stessi posti; questo incedere potrebbe quindi portare a noia e disinteresse nei confronti di una produzione sostanzialmente aperta a tutti, ma giocabile fino in fondo dai pochi amanti della serie Hyperdimension Neptunia.

COMMENTO FINALE

Hyperdimension Neptunia Re;Birth 1 di per sé non si presentò come un titolo perfetto, ma la versione per personal computer rappresenta un ulteriore passo indietro per sviluppatore e publisher. Sebbene siano palesi alcuni miglioramenti apportati in questa versione rivista, non possiamo fare a meno di notare quanta poca attenzione sia stata riposta nel porting arrivato su Steam: tra risoluzioni castrate e comandi imprecisi ancora una volta fanno capolino i problemi di qualità tecnica evidenti anche su PlayStation Vita, con dungeon anonimi e poco curati, o dialoghi talvolta troppo prolissi e di scarso interesse. Un titolo consigliato, pertanto, soltanto agli amanti della serie, che ne apprezzeranno ogni particolare e il dilagante fanservice realizzato dagli sviluppatori.

PREGI: Diverte se preso a piccole dosi. Pieno zeppo di fanservice, cosa che gli amanti apprezzeranno a dismisura.

DIFETTI: Dungeon scarsamente curati e del tutto anonimi. Dialoghi spesso noiosi. La versione Pc è un porting piuttosto frettoloso.

VOTO: 6,5/10

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