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Uno studio rivela che i videogiochi aiutano a ridurre il crimine

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I videogiochi fanno bene o male alla società? Il dibattito sulla violenza dei videogames e le loro ripercussioni sulla vita reale è da anni uno dei più ricorrenti sui giornali, in tv e ora anche su internet. Centinaia di sociologi, pedagoghi, giornalisti ed esperti si sono pronunciati su questo tema, ma senza arrivare ad una conclusione definitiva. E se ormai i giochi di casinò online come quelli di 32Red sono sempre più diffusi e praticati, dagli Stati Uniti arriva una nuova teoria destinata a sorprendere. Uno studio ha infatti dimostrato che i videogames aggressivi, al contrario dell’opinione generale, renderebbero la società meno violenta e addirittura faciliterebbero un certo controllo sociale.

Milioni di persone ogni giorni si divertono a massacrare con tutta la cudeltà possibile i propri nemici virtuali, con il controler della propria console. Ma dopo i tanti studi che hanno cercato di dimostrare la relazione tra questo passatempo e l’incitamento alla violenza, ecco che dagli USA arriva la rivelazione: i videogames violenti attuerebbero come un “sfogo” innocuo per le persone più aggressive e la relazione tra l’aumento del consumo di questo tipo di games e la diminuzione negli ultimi anni del tasso di crimini violenti commessi negli Stati Uniti lo dimostrerebbe.

Secondo uno studio dell’economista Steven Levitt, infatti, i videogiochi aggressivi distrarrebbero molti dei criminali in potenza, che non passerrebero all’azione proprio perché assorti nei giochi delle loro console. Per spiegare questa sua originale teoria, Levitt ha affermato che “probabilmente l’effetto maggiormente positivo che deriva dal giocare a questi vidoegames è che ci si diverte, e gli adolescenti, specialmente quelli più propensi alla violenza reale, riescono a canalizzare la loro aggressività. Tanto più il videogioco è divertente”, ha illustrato l’economista, “tanto più gli adolescenti lasceranno da parte qualsiasi altra cosa”.

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Secondo le statistiche dell’FBI, negli Stati Uniti si sta vivendo l’epoca più sicura della loro storia, dal momento che dal 2008 al 2012 i crimini violenti sono scesi del 12,9%. Più in generale, fatte salve alcune eccezioni, da vent’anni a questa parte si assiste a una netta diminuzione della delinquenza. A questo proposito, Levitt argomenta che, in una scala-macro, è dimostrato che gli adulti violenti più propensi a commettere atti delittivi rimangono incollati al proprio televisore o al proprio computer, impegnati in battaglie virtuali che non sono affatto nocive nella vita reale.

Ovviamente, questa diminuzione della criminalità non si può attribuire unicamente all’auge dei videogiochi violenti, però è interessante notare come, nonostante le frequenti crociate contro i videogames aggressivi, questo abbassamento degli indici di criminalità coincide proprio con l’aumento delle vendite di questo tipo di videogiochi.

Levitt considera che i videogiochi violenti coinvolgono maggiormanete quegli utenti più propensi ad usare l’aggressività in situazioni di convivenza sociale. Tuttavia, non tutti i videogames contribuirebbero a ridurre la criminalità, ma specialmente quelli che hanno dei contenuti ad alto tasso di brutalità. E ironico, dunque, considerare come Grand Theft Auto, Diablo o perfino Postal abbiano contribuito a rendere il mondo più sicuro.

Un recente studio del Social Science Research Network (SSRN) ha incrociato settimana per settimana il numero dei delitti violenti con i dati di vendita dei videogames più diffusi, in un periodo compreso tra il 2005 e il 2008. I ricercatori hanno concluso che, sebbene la porzione analizzata fosse piccola, era possibile affermare che i giochi aggrassivi incidevano nella riduzione della violenza, mentre quelli con contenuti non violenti non incidevano affatto. Ci sono ancora poche ricerche accademiche in questo ambito che appoggino questa teoria; ma è almeno consolante pensare che mentre Xbox Uno o PS4 mantengono milioni di giocatori occupati, il resto dell’umanità è più al sicuro.

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